Un passo avanti e due indietro. Questo è il cammino del Verona, squadra ancora alla ricerca di un’identità, molle e triste nel primo tempo, almeno un po’ volenterosa nel secondo. No, signori, mi dispiace, ma non ci siamo. Avevo intravisto qualche aspetto positivo a Reggio Emilia, confidavo in un’altro passo in avanti e nella definitiva esplosione di questa squadra, invece ho assistito ad un penoso primo tempo, uno dei peggiori degli ultimi anni. Colpisce l’involuzione di alcuni uomini, che solo qualche settimana fa sembravano devastanti. Il gioco scorre lezioso, un tran tran che fa venire il latte alle ginocchia. E poi c’è questa sensazione di pochezza caratteriale che è l’aspetto decisivo nel giudizio. Cosa salvare? Qualche spunto di Le Noci, il colpo di testa di Pichlmann, un minimo di freschezza atletica portata da Martina Rini. Ma è nulla in confronto alla delusione. C’è poco da fare. A questo punto, esaurita abbondantemente la scorta della pazienza bisogna affrontare i punti chiave: Giannini non riesce ad incidere e non c’è seguito alle sue buone intenzioni enunciate durante la settimana. Non so se il mister sia stato troppo ambizioso, se la squadra gli sia sfuggita di mano, se non riesca più a trovare il bandolo della matassa. Però così non si può andare avanti. Se Giannini arriverà alla gara con il Ravenna (e pare di sì secondo quanto ci ha detto la società), dovrà far parlare i fatti. Che poi sono i punti. Ovvero le vittorie.
UN PO’ DI SERENO ALL’ORIZZONTE
La delusione resta cocente. L’ultimo posto in classifica uno schiaffo in faccia. Eppure, qualche motivo per essere ottimisti, dopo il pareggio con la Reggiana, esiste. Vediamo allora quali sono i punti che rendono questo grigio lunedì un po’ più sereno.
1) FINE DEGLI EQUIVOCI. La squadra è stata disposta in campo con un senso logico. Ogni uomo all’interno del 3-5-2 aveva un suo ruolo e un suo significato. Le linee, di conseguenza sono rimaste molto più unite. la squadra non si è sfilacciata. La compattezza ha permesso alla difesa di svolgere un lavoro egregio (Cecca finalmente ai livelli che conosciamo…) limitando quello che era uno dei migliori attacchi della Lega Pro. Anche le scalature, a destra (Campagna) e a sinistra (Scaglia) hanno funzionato molto meglio. Per la prima volta in questa stagione possiamo parlare di vera e propria "fase difensiva" e non di estemporanea difesa.
2) PRESSING QUESTO SCONOSCIUTO. Il Verona di Giannini non conosceva, fino ad ieri, questo basilare concetto del calcio. Quando non hai il pallone devi andartelo a riprendere se vuoi fare tu la partita. La squadra era compassata proprio perchè "assisteva" immobile alle ripartenze degli avversari. Ieri invece, grazie ad Halfredsson (Indiavolato) e Russo (bentornato) il Verona ha finalmente "alitato" sul collo e sulle caviglie degli avversari. A questi due aggiungetevi pure Paghera, che ha addirittura fatto meglio in questa fase che in quella di costruzione del gioco. Il risultato è che il Verona ha fatto sempre la gara, non ha concesso tregua agli avversari, ha tenuto alto il ritmo. Si può migliorare, ma la strada è quella giusta,
3) CAPACI DI ASPETTARE. La dote che si deve avere in questa categoria è anche quella dell’attesa. Basta pensare alla partita che fece il Portogruaro al Bentegodi nell’ultima giornata della scorsa stagione. Si aspetta, ci si difende con ordine, e poi si assesta il kappaò decisivo. Ecco, il Verona ieri ha dimostrato più maturità anche da questo punto di vista. Ha aspettato, non ha avuto frenesia e ha cercato di colpire. Se Ceccarelli avesse avuto buona mira e Ferrari riflessi migliori, la gara sarebbe stata vinta. E oggi i giudizi di tutti, spesso ahinoi condizionati dai risultati, sarebbero stati molto diversi.
L’errore che si può commettere adesso è di pensare che tutto sia risolto. In realtà la linea di annegamento resta stabile e a Reggio è stato solo tracciato un percorso che dovrebbe portare a respirare più agevolmente in superficie. La vera settimana decisiva inizierà domani a Sandrà. Servirà ancora più rabbia, attenzione e concentrazione. La vera gara della svolta, c’è poco da fare, è quella di lunedì sera con la Cremonese.
IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI
Quando Nicolò Machiavelli scrisse il suo "Principe", l’Italia era divisa in mille rivoli, dilaniata da tensioni, in preda ad una confusione totale. Machiavelli prefigurò l’arrivo di un "Principe" per sistemare le cose. Credeva nella Politica (P maiuscola, non quella circense di oggi), lo scrittore fiorentino. Sosteneva che la Storia fosse un punto di riferimento per il quotidiano, un supporto per chi deve governare. E poi aggiunse che il politico deve essere colui che sa raggiungere sempre l’obiettivo. Il suo "il fine giustifica i mezzi" è stato per secoli al centro del dibattito. Forse lo è ancora oggi. Opinabile o no. Certo è che il "Principe" dell’Hellas, domani dovrà ripensare a quella lezione. L’importante adesso è il fine, qualsiasi mezzo serva per raggiungerlo. Non c’è altra via. Parlò anche di virtù e fortuna Machiavelli, come di uno scontro tra la "forza dell’uomo" e il destino incontrollabile. Ma su quel destino si può avere la meglio grazie alla doti di previsione e quelle di calcolo e di "progetto". Vai "Principe", almeno provaci…
UNA SETTIMANA DIFFICILE
E’ stata una settimana molto dura e difficile per me. E stavolta il Verona non c’entra niente. Chi mi conosce sa che amo parlare con le persone intelligenti, anche se non la pensano come me, mi piace la polemica, la discussione anche accesa. Considero la censura un’aberrazione. Nel mio piccolo e su argomenti tutto sommato banali, ho voluto in questi anni creare un’oasi di libertà. Il blog Vighini che ha superato qualche mese fa un milione di visite è stato ed è questo. Metto sempre la faccia su tutto quello che faccio, dico e scrivo. Accetto qualsiasi commento su di me, sulle mie parole e sul mio lavoro. Anche se i piani sono duplici e l’anonimato di un nick garantisce sempre un vantaggio. Questa settimana però sono stato fortemente tentato di chiudere il blog che qualcuno, purtroppo, ha scambiato per uno sfogatoio dei suoi evidenti problemi personali con la vita. Ho passato una giornata intera tra denunce, tracciamento di ip, lettere di avvocati. Potevo fare dell’altro, francamente. Ho buttato del mio tempo, sottratto alla mia famiglia che già mi vede pochissimo. E solo per la facilità con cui si entra in un blog e si dà dei mafiosi a persone oneste e perbene. Senza responsabilità. Con la vigliaccheria che garantisce un anonimato, un nick, un blog. Un anonimato si fa per dire. Il responsabile/responsabili sono già stati adeguatamente rintracciati. I loro nomi e indirizzi sono già nelle mani degli avvocati delle persone offese che li useranno, senza dubbio, per portare questi soggetti davanti ad un giudice. Presto avranno notizie. Non belle, per loro e per il loro portafoglio. Resta la mia amarezza. Perchè se tutto si riduce a un’offesa personale, allora è meglio chiudere subito baracca e burattini. Ditemi voi cosa devo fare…
LA PAZIENZA E’ FINITA
Una settimana a chiedere pazienza. Ci vuole tempo. Ci vuole calma. Ci vuole tranquillità. Poi vai a Gubbio. Vai in vantaggio e riesci a perdere contro Gomez che pare Garrincha. Senza anima, senza dare un segnale. Il Verona NON è una squadra. NON ha un’anima. NON ha un’identità. NON ha un gioco e se ce l’ha è imbarazzante. Mi dispiace. Ma dopo quello che abbiamo visto oggi, la pazienza è finita. Ora tocca loro. Società, allenatore, squadra. Da parte nostra abbiamo già dato. Abbondantemente.
CATENE
Prigionieri di una categoria. Che non accettiamo e che non vogliamo accettare. Perchè il blasone, la storia, ci dicono che non è giusto, che non può essere vero. Ed allora alla domenica vorremmo vedere, tutti noi, nessuno escluso, il Verona fare un solo boccone delle avversarie. Tanto siamo più forti. Tanto siamo il Verona. Invece, purtroppo non è (e non sarà) così. La lunga via crucis dell’Hellas Verona sarà ancora più lunga se non riusciamo a capire (tutto l’ambiente, nessuno escluso…) che i campionati non si vincono in carrozza, che la battaglia è durissima, che va benissimo anche uno stentato 1-0 portato a casa al 90° in una partita indegna, perchè lo scopo primario, il solo obiettivo deve essere la promozione. Nessuno ci regala e ci regalerà nulla.
Ecco, credo che se di pressione vogliamo parlare, dobbiamo guardare a questo aspetto. Il Verona deve guadagnarsi la pagnotta, contro il Sudtirol, la Paganese e contro qualsiasi avversario. Conscio della propria forza, ma anche consapevole e rispettoso degli avversari. E’ facile esaltarsi se hai davanti il Milan (vedi Cesena o noi con la Juve e il Milan negli anni passati…). Meno se hai il Sudtirol. Anzi: saranno gli avversari a esaltarsi, perchè in realtà, qui in C, il Milan siamo noi.
Io credo che la pazienza invocata sia questa. I mugugni, i brusii da “pubblico pagante” e non da “tifosi” non ci stanno durante i 90 minuti. Non è nel nostro dna, non è da Verona. Abbiamo sempre sostenuto tutti negli anni, almeno durante la partita, naturalmente. Ora sentire e vedere che al 70° c’è gente che comincia ad alzarsi e ad andare via, e c’è chi fischia (magari prevenuto, magari credendo di avere ragione) francamente mi fa venire il mal di stomaco.
E infine un messaggio vorrei dare anche alla squadra. Non ci piacciono le ballerine che ballano sulle punte. Anzi, di quelle siamo proprio stufi. Ci piacciono i giocatori umili e gladiatori, anche modesti tecnicamente ma che escono dal campo con la maglia sudata e i capelli in disordine. Dopo aver dato tutto. Vedrete che anche nella sconfitta, quel giocatore si sarà meritato i nostri applausi. Insomma aiutateci a liberarci da queste catene. Ve ne saremo grati a vita.
QUESTIONE DI TATTICA
Passano gli anni, cambiano i dirigenti, gli allenatori, i giocatori, ma le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi sono sempre quelle. Sembra che il nuovo Verona di Giannini sia il figlio diretto di quello di Remondina e persino le dichiarazioni post-gara si assomigliano in maniera letale. Eppure questo Verona ha un potenziale enorme e tra una schifezza e l’altra riesci persino a intravederla.
Halfredsson è un giocatore di enorme qualità che quando sarà al massimo sarà esplosivo. Pichlmann ha bisogno di un po’ di continuità, ma non credo sia l’ennesima ciofeca che arriva in gialloblù. Mancini, anche a sentire Giannini, avrà fatto vedere al massimo il trenta per cento delle sue potenzialità, Esposito resta un buon giocatore anche quando (ma è solo colpa sua?) non sa a chi dare la palla.
E allora io rimetterei francamente la questione nelle mani di Giannini. E’ lui che deve dare le sicurezze (psicologiche ma anche e soprattutto tattiche) ai giocatori. Chi ha visto la gara del Cesena del mio amico Ficcadenti contro il Milan può avere un’idea a cosa mi riferisco.
CHI REMA CONTRO
Il fatto che Gibellini e Siciliano abbiano costruito una signora squadra può dare fastidio a molti. C’è poco da fare: a una parte di Verona, purtroppo, continua a dare fastidio che l’Hellas sia finita in mani oneste e sicure. Meglio era quando l’Hellas, poverino, era una barchetta alla deriva, senza progetti, con dirigenti arruffoni (quando andava bene…), senza soldi e sull’orlo del fallimento. In quel modo, infatti, il Verona era facilmente "controllabile" e strumentalizzabile per scopi che vanno dalla politica agli affari. Un Verona forte e autonomo, è invece una società che può "dettare" i tempi a tutti. Ecco perchè c’è sempre chi rema contro. Senza contare l’invidia di chi, sconfitto e fallito, continua a seminare zizzania, grazie ad amici (?) compiacenti, sempre disposti a far loro da megafono.
PH NATURALE
E’ una formula semplice del calcio. Se prendi giocatori forti è più facile vincere. Con Pichlmann e Halfredsson il Verona è indiscutibilmente più forte. La coppia PH potrà dare tante soddisfazioni, ne sono sicuro, perchè si vede lontano un chilometro che sono di una (forse due) categorie superiori. Ma attenzione: una rondine non fa primavera e un 5-1 non è che un bel segnale che la strada presa è quella giusta. Ora però: pedalare, lottare, testa bassa, nessun sogno, solo concretezza. Grazie mille.
NELLE MANI DI GIANNINI
Vedo le cose da lontano e quindi con una prospettiva diversa. Le due sconfitte consecutive mi lasciano senza parole. Non posso pensare che il Verona perda con due modeste formazioni come Paganese e Como. E’ evidente che ci sono altri problemi oltre a quelli tecnici. Il primo e più urgente è lo spogliatoio. Non so cosa stia succedendo nei dettagli ma non credo di dire un’eresia affermando che il gruppo è un’entità ancora molto lontana da venire.
Le ultime mosse di mercato hanno ancora una volta ribadito il concetto che la società guidata da Martinelli è una società sana, forte e ambiziosa e che le accuse sfasciste non hanno modo di esistere. Halfredsson, Pichlmann e compagnia varia sono gente di categoria superiore. Le ultime mosse, unite a quelle precedenti consegnano a mister Giannini una squadra molto forte, sulla carta ovviamente. Adesso, come successe l’anno scorso a Remondina, toccherà al tecnico romano far girare tutto al meglio. Insomma, per essere chiari, siamo nelle sue mani. Deve costruire il gruppo (con l’aiuto della società che dovrà usare il pugno di ferro nei confronti di eventuali riottosi), deve costruire il progetto tattico, finora abortito per vari motivi. E deve fare in fretta, perchè il bonus di pazienza, ahi lui, è già esaurito.