Internet con il suo effetto "virale" sta facendo girare una foto con due giocatori del Verona ripresi con una bottiglia di vino in mano (aperta? vuota?) e due sigarette spente in bocca. Una foto innocua, che appartiene comunque alla sfera privata dei due giocatori. Ma che nel momento in cui è stata pubblicata su Facebook, è diventata automaticamente di dominio pubblico. Giusto parlarne? Boh, francamente a me potrebbe anche non fregare nulla. Se non fosse che proprio in questi giorni si parla di gruppo, di spogliatoio, di impegno, di squadra che sta con Giannini e di giocatori che remano a favore e altri che non lo fanno. I due ragazzotti domenica non hanno giocato. Uno è andato in tribuna, l’altro in panchina. E qui la faccenda si fa un pochino più seria. Perchè significa che il loro allenatore non li ha ritenuti idonei a scendere in campo. Ed è a questo punto che la foto "innocua" diventa un macigno mediatico. Giannini domenica scorsa si è giocato la panchina. Se perdeva era esonerato. Pensate che rabbia deve avere adesso il mister guardando quella foto. E la società? Siciliano è venuto a Tuttocalcio prendendosi tutte le responsabilità per il Verona ultimo in classifica. Ha difeso strenuamente la sua squadra, compresi i due "boys". Ci ha messo la faccia. Si prende gli insulti dei tifosi e le critiche della stampa. Cosa avrà detto vedendo quei due ragazzi così agghindati? Gibellini è venuto a Verona per giocarsi la grande chance della sua carriera. Anche lui non si è mai tirato indietro, quando s’è trattato di accollarsi responsabilità e critiche. Anche a lui devono essere girate parecchio gli zebedei. E i tifosi? Quelli che partono alle tre di notte per vedere il Verona giocare a Pagani, che non sono pagati, che usano i giorni di ferie per seguire la squadra, che ci rimettono soldi e tempo, che si fanno venire il fegato amaro? Credo che solo per rispetto non si debba vedere un giocatore con in mano una bottiglia su Facebook. Detto questo: non mi sono mai piaciuti i moralismi. I moralisti, di solito, sono persone che non stanno bene. Hanno problemi enormi da risolvere. E molto spesso sono loro i primi "peccatori". Confinerei quindi questa foto nell’ambito delle cazzate innocue. Invito i due "fenomeni" a diventare più furbi e a correre di più in campo. Io li giudico lì. Così come sono impazzito da ragazzino per Zigoni che distruggeva le auto e per Elkjaer che andava di "Coca Cola". Il resto, francamente è affare loro.
LA VITTORIA DI GIANNINI
Se perdeva era "fired" bruciato, licenziato, esonerato. Ma prima di andare a fondo Giuseppe Giannini ha voluto mandare un messaggio a tutti: se perdo e me ne devo andare, lo farò con onore e con coerenza.. E ha fatto delle scelte di conseguenza. Scelte di personalità. Ceccarelli in panchina, Esposito in tribuna, dentro i ragazzini Campagna, Martina Rini, Paghera: niente male per uno che si giocava la panchina e una fetta di carriera. Ha avuto ragione lui. E ora il "Principe" è un allenatore più forte al cospetto dello spogliatoio. Il gruppo a cui ha affidato il suo destino ha remato compatto dalla sua parte. La scelta di "giocarsela" con personalità ha pagato. In quanti avrebbero avuto le palle di farlo? Ora è facile parlare. Ma Giannini ha dimostrato a Ravenna, per la prima volta in questa stagione, il suo spessore da allenatore. Credo che questo, con onestà, gli vada riconosciuto, così come non gli sono state risparmiate le critiche nelle settimane passate. Sia ben chiaro: è solo un segnale. Tanta, tantissima strada va fatta e percorsa. Ma credo che Giannini abbia finalmente trovato quel bandolo della matassa che sembrava continuamente sfuggirgli. Lo ha fatto senza timori e ora può tessere la sua tela. Partendo dallo spogliatoio, prima ancora che dalle questioni tecnico-tattiche. Laddove forse andava ricercato il male oscuro di questo Verona. Uno spogliatoio dove da oggi si può tornare a guardarsi in faccia con durezza ma anche con sincerità. Perchè qui c’è bisogno di tutti. Di Paghera e di Martina Rini. Ma anche di Ceccarelli e di Esposito.
BASTA CON LA STORIA DELLA RIVOLUZIONE
E’ un vecchio postulato di chi lavora nel campo dei media. Basta dire tre volte una cosa falsa e questa cosa, come per magia, diventa vera. I politici lo sanno benissimo. S’inventano una formula facile per il popolo, la ripetono tre volte e quella è la verità. Adesso qualcuno la sta adottando anche per il Verona. Vediamo il postulato (falso ma destinato a diventare vero perchè ripetutamente enunciato): la società ha sbagliato a fare una rivoluzione, si doveva continuare sulla strada intrapresa da Bonato, semmai con qualche piccolo ritocco. E su questo si costruisce la tesi che gli attuali dirigenti siano una mandria di incapaci. Dimenticandosi (probabilmente in malafede) che a non andare in serie B, sciupando un vantaggio abissale e facendo ridere l’intera Italia calcistica, è stata un’altra gestione. Ma veniamo al postulato (falso) della rivoluzione.
Ora vi dimostrerò la malafede di chi lo dice.
Tra i pali c’è sempre Rafael che è stato confermato. Rafael, fino a prova contraria c’era anche lo scorso anno: e rimane tra i più contestati. Forse, se c’è da fare un appunto, alla società è di averlo confermato. Alzi la mano che la pensa in modo contrario.
A destra l’anno scorso giocava Cangi. E anche lui c’è ancora. E anche lui è tra i più contestati quest’anno. Andiamo avanti: in mezzo alla difesa c’era Ceccarelli. Che c’è ancora, nonostante una partenza al rallentatore. Il secondo centrale: c’erano Anselmi (anche qui alzi la mano chi lo rimpiange…) e Comazzi. In questo caso il discorso è delicato: si poteva confermare, è vero. Ma lo poteva fare anche Bonato l’anno scorso. E non lo fece. La società quest’anno ha pensato di spendere i soldi per l’ingaggio di Comazzi in maniera diversa. Aggiungeteci che Comazzi allo Spezia non sta giocando, o gioca poco. Per sostituirli sono arrivati Maietta e Abbate. Sulla carta due giocatori che, come minimo, valgono quelli che sono partiti.
Arriviamo a sinistra: qui il discorso si fa delicato. C’era Pugliese, è arrivato Scaglia. Si poteva tenere probabilmente Gepy, che era chiuso e che comunque, nel finale della scorsa stagione, pur mettendoci tutto l’impegno possibile è stato tra i peggiori. La scelta della società è stata diversa, vedremo alla fine chi avrà avuto ragione.
Andiamo avanti: a destra si è confermato Campagna che tutti ritenevano uno dei migliori giovani in circolazione. C’è anche Russo, finito, guarda caso anche lui nel mirino della critica. Fin qui nessuna traccia di rivoluzione.
In mezzo c’è sempre Esposito: in realtà sono in molti a pensare che andava ceduto. La società ha fatto il diavolo a quattro per tenerlo. Ha sbagliato? Magari sì, però di sicuro non ha fatto rivoluzioni. Come seconda linea se n’è andato Burato ed è arrivato Paghera. Nel cambio ci abbiamo perso o guadagnato? Proseguiamo: interno era Pensalfini. Ragazzo bravissimo, ma il suo rendimento… Al suo posto sono arrivati Halfredsson e Mancini. Con tutto il rispetto: l’islandese mi pare di un altro pianeta. Mancini sta deludendo, ma le sue prestazioni non mi sembrano peggiori di quelle di Pensalfini. E arriviamo all’attacco: l’anno scorso c’erano Selva, Farias, Di Gennaro, Ciotola, Rantier e Colombo. La società ha ceduto Colombo, Rantier, Ciotola e Di Gennaro. Chi doveva tenere? Forse Rantier, dico io: che però è stato angustiato da un infortunio pazzesco come la pubalgia. Magari c’era il rischio che potesse vivere lo stesso calvario anche quest’anno. Credo che la società abbia pensato a questo. Gli altri mi pare che non abbiano lasciato grandi tracce. Se poi siamo qui a rimpiangere Farias, beh, insomma… con tutto il rispetto, mi pare c
MISTER GIANNINI, PURTROPPO GLI ALIBI SONO FINITI
Un passo avanti e due indietro. Questo è il cammino del Verona, squadra ancora alla ricerca di un’identità, molle e triste nel primo tempo, almeno un po’ volenterosa nel secondo. No, signori, mi dispiace, ma non ci siamo. Avevo intravisto qualche aspetto positivo a Reggio Emilia, confidavo in un’altro passo in avanti e nella definitiva esplosione di questa squadra, invece ho assistito ad un penoso primo tempo, uno dei peggiori degli ultimi anni. Colpisce l’involuzione di alcuni uomini, che solo qualche settimana fa sembravano devastanti. Il gioco scorre lezioso, un tran tran che fa venire il latte alle ginocchia. E poi c’è questa sensazione di pochezza caratteriale che è l’aspetto decisivo nel giudizio. Cosa salvare? Qualche spunto di Le Noci, il colpo di testa di Pichlmann, un minimo di freschezza atletica portata da Martina Rini. Ma è nulla in confronto alla delusione. C’è poco da fare. A questo punto, esaurita abbondantemente la scorta della pazienza bisogna affrontare i punti chiave: Giannini non riesce ad incidere e non c’è seguito alle sue buone intenzioni enunciate durante la settimana. Non so se il mister sia stato troppo ambizioso, se la squadra gli sia sfuggita di mano, se non riesca più a trovare il bandolo della matassa. Però così non si può andare avanti. Se Giannini arriverà alla gara con il Ravenna (e pare di sì secondo quanto ci ha detto la società), dovrà far parlare i fatti. Che poi sono i punti. Ovvero le vittorie.
UN PO’ DI SERENO ALL’ORIZZONTE
La delusione resta cocente. L’ultimo posto in classifica uno schiaffo in faccia. Eppure, qualche motivo per essere ottimisti, dopo il pareggio con la Reggiana, esiste. Vediamo allora quali sono i punti che rendono questo grigio lunedì un po’ più sereno.
1) FINE DEGLI EQUIVOCI. La squadra è stata disposta in campo con un senso logico. Ogni uomo all’interno del 3-5-2 aveva un suo ruolo e un suo significato. Le linee, di conseguenza sono rimaste molto più unite. la squadra non si è sfilacciata. La compattezza ha permesso alla difesa di svolgere un lavoro egregio (Cecca finalmente ai livelli che conosciamo…) limitando quello che era uno dei migliori attacchi della Lega Pro. Anche le scalature, a destra (Campagna) e a sinistra (Scaglia) hanno funzionato molto meglio. Per la prima volta in questa stagione possiamo parlare di vera e propria "fase difensiva" e non di estemporanea difesa.
2) PRESSING QUESTO SCONOSCIUTO. Il Verona di Giannini non conosceva, fino ad ieri, questo basilare concetto del calcio. Quando non hai il pallone devi andartelo a riprendere se vuoi fare tu la partita. La squadra era compassata proprio perchè "assisteva" immobile alle ripartenze degli avversari. Ieri invece, grazie ad Halfredsson (Indiavolato) e Russo (bentornato) il Verona ha finalmente "alitato" sul collo e sulle caviglie degli avversari. A questi due aggiungetevi pure Paghera, che ha addirittura fatto meglio in questa fase che in quella di costruzione del gioco. Il risultato è che il Verona ha fatto sempre la gara, non ha concesso tregua agli avversari, ha tenuto alto il ritmo. Si può migliorare, ma la strada è quella giusta,
3) CAPACI DI ASPETTARE. La dote che si deve avere in questa categoria è anche quella dell’attesa. Basta pensare alla partita che fece il Portogruaro al Bentegodi nell’ultima giornata della scorsa stagione. Si aspetta, ci si difende con ordine, e poi si assesta il kappaò decisivo. Ecco, il Verona ieri ha dimostrato più maturità anche da questo punto di vista. Ha aspettato, non ha avuto frenesia e ha cercato di colpire. Se Ceccarelli avesse avuto buona mira e Ferrari riflessi migliori, la gara sarebbe stata vinta. E oggi i giudizi di tutti, spesso ahinoi condizionati dai risultati, sarebbero stati molto diversi.
L’errore che si può commettere adesso è di pensare che tutto sia risolto. In realtà la linea di annegamento resta stabile e a Reggio è stato solo tracciato un percorso che dovrebbe portare a respirare più agevolmente in superficie. La vera settimana decisiva inizierà domani a Sandrà. Servirà ancora più rabbia, attenzione e concentrazione. La vera gara della svolta, c’è poco da fare, è quella di lunedì sera con la Cremonese.
IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI
Quando Nicolò Machiavelli scrisse il suo "Principe", l’Italia era divisa in mille rivoli, dilaniata da tensioni, in preda ad una confusione totale. Machiavelli prefigurò l’arrivo di un "Principe" per sistemare le cose. Credeva nella Politica (P maiuscola, non quella circense di oggi), lo scrittore fiorentino. Sosteneva che la Storia fosse un punto di riferimento per il quotidiano, un supporto per chi deve governare. E poi aggiunse che il politico deve essere colui che sa raggiungere sempre l’obiettivo. Il suo "il fine giustifica i mezzi" è stato per secoli al centro del dibattito. Forse lo è ancora oggi. Opinabile o no. Certo è che il "Principe" dell’Hellas, domani dovrà ripensare a quella lezione. L’importante adesso è il fine, qualsiasi mezzo serva per raggiungerlo. Non c’è altra via. Parlò anche di virtù e fortuna Machiavelli, come di uno scontro tra la "forza dell’uomo" e il destino incontrollabile. Ma su quel destino si può avere la meglio grazie alla doti di previsione e quelle di calcolo e di "progetto". Vai "Principe", almeno provaci…
UNA SETTIMANA DIFFICILE
E’ stata una settimana molto dura e difficile per me. E stavolta il Verona non c’entra niente. Chi mi conosce sa che amo parlare con le persone intelligenti, anche se non la pensano come me, mi piace la polemica, la discussione anche accesa. Considero la censura un’aberrazione. Nel mio piccolo e su argomenti tutto sommato banali, ho voluto in questi anni creare un’oasi di libertà. Il blog Vighini che ha superato qualche mese fa un milione di visite è stato ed è questo. Metto sempre la faccia su tutto quello che faccio, dico e scrivo. Accetto qualsiasi commento su di me, sulle mie parole e sul mio lavoro. Anche se i piani sono duplici e l’anonimato di un nick garantisce sempre un vantaggio. Questa settimana però sono stato fortemente tentato di chiudere il blog che qualcuno, purtroppo, ha scambiato per uno sfogatoio dei suoi evidenti problemi personali con la vita. Ho passato una giornata intera tra denunce, tracciamento di ip, lettere di avvocati. Potevo fare dell’altro, francamente. Ho buttato del mio tempo, sottratto alla mia famiglia che già mi vede pochissimo. E solo per la facilità con cui si entra in un blog e si dà dei mafiosi a persone oneste e perbene. Senza responsabilità. Con la vigliaccheria che garantisce un anonimato, un nick, un blog. Un anonimato si fa per dire. Il responsabile/responsabili sono già stati adeguatamente rintracciati. I loro nomi e indirizzi sono già nelle mani degli avvocati delle persone offese che li useranno, senza dubbio, per portare questi soggetti davanti ad un giudice. Presto avranno notizie. Non belle, per loro e per il loro portafoglio. Resta la mia amarezza. Perchè se tutto si riduce a un’offesa personale, allora è meglio chiudere subito baracca e burattini. Ditemi voi cosa devo fare…
LA PAZIENZA E’ FINITA
Una settimana a chiedere pazienza. Ci vuole tempo. Ci vuole calma. Ci vuole tranquillità. Poi vai a Gubbio. Vai in vantaggio e riesci a perdere contro Gomez che pare Garrincha. Senza anima, senza dare un segnale. Il Verona NON è una squadra. NON ha un’anima. NON ha un’identità. NON ha un gioco e se ce l’ha è imbarazzante. Mi dispiace. Ma dopo quello che abbiamo visto oggi, la pazienza è finita. Ora tocca loro. Società, allenatore, squadra. Da parte nostra abbiamo già dato. Abbondantemente.
CATENE
Prigionieri di una categoria. Che non accettiamo e che non vogliamo accettare. Perchè il blasone, la storia, ci dicono che non è giusto, che non può essere vero. Ed allora alla domenica vorremmo vedere, tutti noi, nessuno escluso, il Verona fare un solo boccone delle avversarie. Tanto siamo più forti. Tanto siamo il Verona. Invece, purtroppo non è (e non sarà) così. La lunga via crucis dell’Hellas Verona sarà ancora più lunga se non riusciamo a capire (tutto l’ambiente, nessuno escluso…) che i campionati non si vincono in carrozza, che la battaglia è durissima, che va benissimo anche uno stentato 1-0 portato a casa al 90° in una partita indegna, perchè lo scopo primario, il solo obiettivo deve essere la promozione. Nessuno ci regala e ci regalerà nulla.
Ecco, credo che se di pressione vogliamo parlare, dobbiamo guardare a questo aspetto. Il Verona deve guadagnarsi la pagnotta, contro il Sudtirol, la Paganese e contro qualsiasi avversario. Conscio della propria forza, ma anche consapevole e rispettoso degli avversari. E’ facile esaltarsi se hai davanti il Milan (vedi Cesena o noi con la Juve e il Milan negli anni passati…). Meno se hai il Sudtirol. Anzi: saranno gli avversari a esaltarsi, perchè in realtà, qui in C, il Milan siamo noi.
Io credo che la pazienza invocata sia questa. I mugugni, i brusii da “pubblico pagante” e non da “tifosi” non ci stanno durante i 90 minuti. Non è nel nostro dna, non è da Verona. Abbiamo sempre sostenuto tutti negli anni, almeno durante la partita, naturalmente. Ora sentire e vedere che al 70° c’è gente che comincia ad alzarsi e ad andare via, e c’è chi fischia (magari prevenuto, magari credendo di avere ragione) francamente mi fa venire il mal di stomaco.
E infine un messaggio vorrei dare anche alla squadra. Non ci piacciono le ballerine che ballano sulle punte. Anzi, di quelle siamo proprio stufi. Ci piacciono i giocatori umili e gladiatori, anche modesti tecnicamente ma che escono dal campo con la maglia sudata e i capelli in disordine. Dopo aver dato tutto. Vedrete che anche nella sconfitta, quel giocatore si sarà meritato i nostri applausi. Insomma aiutateci a liberarci da queste catene. Ve ne saremo grati a vita.
QUESTIONE DI TATTICA
Passano gli anni, cambiano i dirigenti, gli allenatori, i giocatori, ma le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi sono sempre quelle. Sembra che il nuovo Verona di Giannini sia il figlio diretto di quello di Remondina e persino le dichiarazioni post-gara si assomigliano in maniera letale. Eppure questo Verona ha un potenziale enorme e tra una schifezza e l’altra riesci persino a intravederla.
Halfredsson è un giocatore di enorme qualità che quando sarà al massimo sarà esplosivo. Pichlmann ha bisogno di un po’ di continuità, ma non credo sia l’ennesima ciofeca che arriva in gialloblù. Mancini, anche a sentire Giannini, avrà fatto vedere al massimo il trenta per cento delle sue potenzialità, Esposito resta un buon giocatore anche quando (ma è solo colpa sua?) non sa a chi dare la palla.
E allora io rimetterei francamente la questione nelle mani di Giannini. E’ lui che deve dare le sicurezze (psicologiche ma anche e soprattutto tattiche) ai giocatori. Chi ha visto la gara del Cesena del mio amico Ficcadenti contro il Milan può avere un’idea a cosa mi riferisco.