GLI SCALIGERI SIAMO NOI

 La corsa ad ostacoli per arrivare alla campagna abbonamenti della prossima stagione sta avendo fine. Io credo che ancora una volta, al di là di ogni delusione, il popolo dell’Hellas dimostrerà la propria generosità abbonandosi in massa. 

Non c’è dubbio: in questi anni di disastri societari, con il Verona esposto a saccheggi di ogni tipo, l’ultimo baluardo, l’ultima frontiera, la vera anima dell’Hellas Verona sono stati i propri tifosi. Spesso ingiustamente criticati e strumentalmente usati per dimostrare tesi precostituite, in realtà i tifosi del Verona dimostrano costantemente il loro affetto e il loro amore nei confronti dei colori gialloblù, dando dimostrazioni di grande civiltà come a Pescara, quando sfottuti e vilipesi oltre misura si sono comportati come veri sportivi. Il tifoso del Verona non segue la corrente vincente, il tifoso dell’Hellas lo è a prescindere. Accetta il verdetto del campo, come pochi sanno fare in Italia e non è un tifoso bandiera, nel senso che non ama salire sul carro del vincitore. E’ un tifoso che dà tantissimo ed è per questo che richiede rispetto. Se questo viene ritenuto da qualche calciatore un difetto, beh… quel giocatore faccia pure le valigie e vada a giocare in quegli stadi stile Sahara che proliferano lungo la nostra penisola. Vuol dire che non è un giocatore da Verona, vuol dire che è solo un giocatore a metà. E forse farebbe bene a prendere in considerazione l’idea di cambiare lavoro. 

CHE COSA STA SUCCEDENDO?

 Per una settimana non sono riuscito ad avere notizie. A secco di Internet, a secco di informazioni. Mi ha raggiunto solo un sms, laconico, di Rasulo da Pagani. Verona disastro. Immagino quale tensioni si siano aggrovigliate in questi giorni. Una partenza così non potevamo immaginarla nemmeno nel peggiore dei nostri incubi. Sono problemi strutturali? E’ colpa del tecnico che non riesce a dare un gioco e un’anima? Francamente non so dare risposte. Potrei avanzare un’ipotesi: siamo appena all’inizio, un minimo di pazienza e di tolleranza andrebbe tenuta nei confronti di una squadra che è stata appena costruita. Poi però mi torna in mente che siamo al quarto anno di Lega Pro. Ed allora mi viene voglia di mandare a quel paese tutti. Un po’ di responsabilità in più non guasterebbe in chi veste questa maglia. Che è gloriosa per la sua storia e nei fatti. E che andrebbe rispettata, così come vanno rispettati i suoi tifosi. 

ANDAMENTO LENTO

 Il Verona esce dalla Coppa Italia e lo fa senza brillare. Non gioca bene (e rischia) con il Casarano, non riesce mai ad impensierire il Cittadella che dimostra di essere di categoria superiore in tutto per tutto. Le prime due gare della stagione fanno salire un po’ di tensione in casa scaligera.

La prima impressione è che il Verona non sia ancora una squadra con identità. Giannini ha carattere da vendere, lo si vede da come si agita in panchina e da quello che dice ai microfoni. Di questo carattere e di questa grinta c’è poco nella squadra. Tatticamente, inoltre, il Verona è disequilibrato. Quando gli avversari sono in possesso di palla, la squadra non filtra, non aggredisce, non azzanna. E se non riesci a riprenderti il pallone, come fai a farlo giocare ai tuoi uomini di qualità?

La strada percorsa da Gibellini e Giannini (piedi buoni ovunque, dalla difesa all’attacco), richiede un affinamento e un tempo di lavoro che sarà superiore a quello preventivato. Il fatto che alcune pedine chiave non siano ancora arrivate o arrivate da poco ha ulteriormente rallentato il lavoro.

Da quello che si capisce, il Verona soffrirà, e non poco all’inizio del torneo. Servirà almeno un altro mese per raccogliere i frutti sperati. E’ indispensabile che da parte di tutti noi ci sia un minimo di pazienza. Ricordandoci che le squadre vincenti delle ultime due stagioni (Cesena e Portogruaro)  hanno dato il meglio di sè da marzo in poi quando è indispensabile che le corazzate si mettano a correre. A poco importa andare a mille a gennaio se poi, come è successo al Verona di Remondina, si scoppia primo dello striscione dell’arrivo.

Detto questo, è bene che in casa dell’Hellas si accenda qualche spia d’allarme per queste opache prove d’inizio stagione. 

LE PRIME MAGAGNE

 Gran parte delle osservazioni che farò di seguito, dopo la prima uscita ufficiale con il Casarano, sono state condivise sia da mister Giannini, sia dalla società. Significa che settore tecnico e dirigenziale non hanno necessità di “pungoli” e critiche per sistemare le cose. E’ giusto comunque, scrivere e spiegare quali sono le “magagne” della squadra veronese, affinchè al più presto vengano trovati i rimedi giusti.

  1. LA DIFESA. Se Giannini vuole giocare con i tre difensori è urgentissimo trovare un centrale difensivo all’altezza. La scelta non può più essere posticipata perchè si rischia di compromettere l’intero lavoro. Così com’è la difesa non funziona. E’ bastato il Casarano accorto tatticamente e sufficientemente smaliziato per mettere in angustie il reparto arretrato tanto che il tecnico romano ha dovuto correre ai ripari e cambiare il modulo, schierando la linea a 4. Come detto è necessario fare presto perchè i meccanismi si rodano adesso e i collaudi durante il campionato sono destinatati a fallire.

  2. IL CENTROCAMPO. Preoccupante passo indietro. In fase di contenimento funziona poco o nulla. Strutturalmente è un centrocampo piccolo e poco fisico. Berrettoni resta un equivoco da risolvere. Se è un trequartista deve fare giocate di qualità che risolvano qualcosa là davanti. Altrimenti rischia di essere inutile. Nessuna filtra, ed Esposito non può portare la croce e cantare contemporaneamente. Con il Casarano ha pagato lui, giustamente, ma non è tutta colpa sua. Sulle fasce Mancini e Scaglia offrono spinta e giocate. Ma l’impressione è che siano “svagati” quando si tratta di coprire. C’è molto da rivedere. Pensare ad un giocatore più forte fisicamente lì in mezzo (Russo?), non deve essere considerata una bestemmia. Meglio quando la squadra riparte e fa ruotare il gioco. I piedi buoni, in questo caso vengono inevitabilmente a galla.

  3. L’ATTACCO. Bene Ferrari e Le Noci. Si trovano quasi ad occhi chiusi, sono la nota migliore della serata. Nonostante questo, credo che per essere considerata una squadra di vertice il Verona abbia bisogno di qualcosa in più. Non appena partiranno anche Selva e Di Gennaro, la società dovrà buttarsi a capofitto nel mercato per portare un grande bomber. Su questo punto non ci devono essere dubbi o perplessità.

CARI TIFOSI, ECCO PERCHE’ IL VERONA SPARIRA’ DALLA TIVU’

I tornelli non c’erano. Il commenda Garonzi aveva solo messo un segno bianco sui cancelli. Se eri più alto di quel segno pagavi, se no entravi gratis. Tutti i bambini che seguivano il Verona in quegli anni erano “invitati” dai loro papà a restringersi magicamente quando arrivavano allo stadio. Anche quelli che avevano subito uno sviluppo precoce e che magari avevano superato quel metro.

Lo stadio era sempre pieno. Si arrivava presto, spesso dopo il lesso con la pearà. Le partite iniziavano sempre alla stessa ora. Tutte insieme. La Rai dava una sintesi della partita più bella della giornata verso sera. Poi c’era novantesimo minuto. Poco Verona, a volte solo il risultato. Improvvisamente però ai primi anni ’80 arrivò il tempo delle prime tivù libere e s’incominciò a vedere l’Hellas. Il mio primo ricordo televisivo era legato ad una trasmissione che Germano Mosconi faceva su Televerona. Mi ricordo anche il logo della tv. Un fondino nero con le lettere bianche: tvr. Erano anni in cui l’etere era anche selvaggio, ma noi ragazzi facevamo di tutto per vedere poche immagini del nostro Verona. Puliero iniziava a fare le macchiette su Canale 65. Tra cui anche un indimenticato Giordano Vesponi che si spruzzava litri di profumo. Iniziava l’epopea del Verona di Bagnoli. Il lunedì sera non poteva mancare l’appuntamento con Telenuovo, la prima tivù a credere nell’informazione di qualità, e il suo meraviglioso Sport Show. Guardavo ammirato quelli che da lì a qualche anno sarebbero diventati i miei colleghi. C’erano tutti: Beha, Mosca, Cazzaniga come opinionisti ma anche Briegel, Elkjaer, Marangon e Fanna. C’era Simonetta Chesini, Mosconi che nel frattempo aveva preso la conduzione del programma, un giovanissimo e bravissimo Lorenzo Roata. Le prime partite le commentava con cadenza veronese-brazileira Paolo Orlandi, il prof di ginnastica del Fracastoro, con la passione per il giornalismo. Una trasmissione tutta dedicata al Verona, sembrava un sogno. TeleArena rispondeva con Adalberto Scemma e Gigi Sacchetti che presentava con la moglie. Mario Puliero seguiva il Verona ovunque. Sugli spalti di Bergamo fece una commovente intervista a caldo al presidente Chiampan. Come facevi a non innamorarti dei colori gialloblù? Il racconto è proseguito per tanti anni. Qui a Telenuovo lo sport è sempre stato di casa. Abbiamo fatto scuola con 91° minuto e poi con Tuttocalcio, diventata un cult, la domenica pomeriggio. Il Tggialloblù è un appuntamento quotidiano irrinunciabile per molti veronesi. L’informazione locale a Verona è sempre stata di altissima qualità e fatta da tutti con grande passione. Parlo per me naturalmente, ma sono pronto a giocarmi un braccio anche per i miei colleghi di TeleArena. Ora questo patrimonio di passione e professionalità rischia di sparire. Inghiottito dal calcio business che non prevede più le tivù locali come interlocutori piegato solo alle logiche miopi dei soldi facili delle pay tivù. Dopo i regolamenti di Lega serie A e serie B è giunto anche il regolamento in materia radiotelevisiva del campionato di Lega Pro, il più mediocre, disorganizzato e brutto campionato d’Europa. I diktat sono questi: cinque minuti di commenti dagli stadi per tempo, massimo di dieci minuti per partita. Senza far vedere un’immagine del campo, senza neanche inquadrare il pubblico. Solo il giornalista. Cioè l’assurdo è che Telenuovo paga (pagherebbe…) la Lega Pro per riprendere i propri giornalisti… che parlano di aria fritta, perchè la teleradiocronaca è vietata. Evito di tediarvi qui con questione pure importanti (chi è che decide che sto facendo una telecronaca e chi un commento…). Resto al concreto: per ogni eventuale “sforamento” si paga una penale salatissima (per intenderci: dai 10 mila euro in su). Lasciamo perdere quello che succede in serie A. Lì add

LA B CE LA CONQUISTEREMO SUL CAMPO

 Novità? Nulla di nuovo, qui al fronte.

Tutto scritto, tutto deciso. Non mi scandalizzo, più di tanto. Questa sentenza era già scritta. L’Italia delle cricche ha vinto ancora una volta. Non mi sono mai illuso. Voglio essere testardo e pensare che nonostante tutto sia giusto così.

Voglio pensare che il mio Verona, il nostro Verona, tornerà a giocare in serie B e in serie A senza aiuti, solo con le proprie forze.

Sarà ancora una volta una gara solitaria. In mezzo ad intrighi, arbitri contrari e imbrogli vari. Una gara ad ostacoli.

E’ tempo di pensare solo al campo, a Giannini e ai suoi ragazzi, al quarto anno di Lega Pro. Sperando che l’Italia delle cricche, delle combine, delle “paste”, del calcio finto e virtuale che impedisce alle emittenti locali di seguire le proprie squadre e di dare informazioni ai tifosi di queste squadre possa essere battuto.

Nulla di nuovo qui al fronte… il solito schifo…

ASPETTANDO I RIPESCAGGI

 L’11 luglio il Friuli.it scriveva queste parole parlando della Triestina appena retrocessa in Lega Pro: “Sull’orlo del baratro della possibile morte sportiva, stretta nella morsa della crisi economica che attanaglia il nostro calcio soprattutto nelle serie minori, la Triestina è riuscita a rientrare nei parametri richiesti dalla Covisoc per l’iscrizione in Lega Pro grazie al gesto straordinario – in tempi in cui nessuno vuole mollare neanche un centesimo – da parte dei suoi giocatori. Non tutti –  come spiega la ‘Gazzetta dello Sport’ – ma buona parte della rosa ha rinunciato all’ultima tranche di stipendi (3-4 mesi), consegnando alla società le liberatorie per iscriversi al campionato. Gli altri sono stati regolarmente liquidati e dunque il presidente Fantinel può annunciare il superamento della crisi, ringraziando i protagonisti del gesto.

Il 14 luglio sul Corriere dello Sport appariva questo articolo: “Questione di ore e il Consiglio Federale (venerdì) decreterà le squadre che ce l’hanno fatta e quelle che dovranno dire addio al calcio professionistico. In otto hanno già gettato la spugna non presentando neanche la domanda e dunque autoescludendosi: Mantova, Gallipoli, Rimini e Perugia in Prima Divisione; Itala San Marco, Pescina, Scafatese e Monopoli in Seconda Divisione.??

RESPINTE – Ventinove sono state le società respinte dopo il primo esame Covisoc: Figline, Marcianise, Salernitana, Cavese, Spal, Arezzo, Triestina, Foggia, Cremonese, Viareggio in Prima Divisione; Alghero, Legnano, Cassino, Manfredonia, Villacidrese, Olbia, Potenza, Chieti, Paganese, Prato, Fondi, Pro Vasto, Gavorrano, Sangiovannese, Sangiustese, Rodengo Saiano, Crociati, Milazzo e Pro Vercelli”.

Dunque la Triestina era sull’orlo del baratro e addirittura esclusa dalla Lega Pro dopo il primo esame della Covisoc.

Qualche settimana dopo ecco il presidente Fantinel chiedere aiuto alla città, ricevere dal comune di Trieste 400 mila euro come “restituzione dei lavori d’installazione delle telecamere dello stadio” e sostenere che tutto era in regola per il ripescaggio. Trovati i soldi delle fidejussioni la Treistina si sente già virtualmente in B. Così la considerano tutti. Anche se le classifiche devono restare segrete e nessuno sa esattamente su quali basi (esempio gli spettatori) vengono fatte queste classifiche. Nessuno parla più della “furbata” di Fantinel che ha chiesto ai suoi giocatori di rinunciare agli emolumenti addirittura “notificando” la Grande Rinuncia. Tutto regolare? Tutto normale? Ma davvero è così? E allora chi ha pagato regolarmente gli stipendi (e le tasse) come il Verona è uno stupido? E sui soldi risparmiati Fantinel ha pagato tasse e Irpef? In realtà la Triestina doveva essere fermata prima (come può partecipare ad un ripescaggio una società che non aveva da pagare gli stipendi e che è stata iscritta alla Lega Pro solo per il “sacrificio” dei suoi tesserati a cui aveva sottoscritto un regolare contratto?) e l’impressione è che un altro gigantesco torto stia formandosi sulla testa dell’Hellas Verona.  

BENTORNATO PRESIDENTE

Sono sincero. Giovanni Martinelli non sono ancora riuscito a conoscerlo bene. Il presidente del Verona è un uomo che non si svela. E’ un timido che resta dietro alle quinte. Quello che so di lui e del suo carattere me lo raccontano i suoi collaboratori. E’ un uomo determinato. Uno che non molla facilmente. Anche testardo. Il Verona lo ha inseguito fin dai tempi di Pastorello ma non vedendo chiaro nei bilanci mollò la presa, dopo una visita breve negli spogliatoi a Bari dove conobbe la faccia seria e onesta di Massimo Ficcadenti. Poi addentò nuovamente la preda con Arvedi. Diciamoci la verità: avrebbe potuto far fallire il Verona e risparmiare un sacco di soldi. Ma non lo volle fare. Ha preso la via maestra, sebbene ci fosse, in quel primo periodo la velatura dell’ipotesi fusione, propagata a piene mani da qualche collaboratore. Magari anche lui aveva sottovalutato la cosa. Ma non appena sbarcato nel Verona capì che quella bestialità non s’aveva da fare. Ha rispettato ruoli, squadra, dirigenti che lui stesso aveva scelto. L’ha sempre fatto nelle sue aziende, lo ha fatto anche nel Verona. Ma è stato clamorosamente tradito. Per questo la sua immagine è uscita cristallina dal tracollo finale del Verona. C’era troppa buona fede in Martinelli per poter essere anche minimamente coinvolto nel fallimento. In realtà, lui lo sa benissimo, ci ha messo anche del suo. S’è fidato troppo. Avesse seguito il suo istinto, Remondina sarebbe stato cacciato dopo lo schifo di Marcianise. La sua delusione più grande, l’ho capito quando lo intervistai in sede dopo la gara con il Portogruaro, è stata deludere i tifosi. Sognava una grande festa per il 25° dello scudetto, una festa ideale che unisse i suoi idoli di un tempo alla sua squadra. Ma l’uomo impara in fretta. E così, ha preso la palla al balzo e dato una scossa totale all’ambiente. Ha resettato tutto, per ripartire veramente da zero. Per qualche settimana si è preso una pausa per colpa di una delicata operazione. Ma ora sta bene. E’ tornato in sella. Pronto a regalarci ancora dei sogni. Per tutto quello che ha fatto e che continua a fare, per i milioni di euro che ha speso, per aver fatto vivere ancora l’Hellas Verona, Martinelli merita tutto l’aiuto possibile del popolo gialloblù. Cioè il suo primo socio-azionista. Come sempre.  

GIALLOBLU’

 Il comunicato con cui il Verona ha “segnato” il proprio territorio non ha un paragone negli anni. Qualcuno dirà “finalmente”, dopo che per anni chi manovrava l’Hellas Verona aveva la faccia e lo sguardo voltati da un’altra parte. Dietro le parole della società c’è in effetti un netto cambio di strategia. I colori gialloblù e la Scala, dicono i dirigenti del Verona, sono solo nostri e appartengono alla nostra storia e alla nostra tradizione. Perchè, al di là dei distinguo, (“i colori gialloblù erano nostri anche prima di fare il derby, la Scala è della Provincia ed è già stato sulle nostre maglie…”) è palese ed evidente il tentativo di creare una sovrapposizione tra le due realtà calcistiche cittadine. Un problema che è rimasto per anni sotto traccia, almeno a livello istituzionale. Ma già abbondantemente scandagliato dalla tifoseria dell’Hellas che ha vissuto tutto questo come una “rapina d’identità”. I colori e i simboli sono importanti per l’identificazione calcistica e mai si è avuto un caso come quello che abbiamo vissuto a Verona in questi anni. Cioè una piccola società, arrivata meritatamente in serie A, famosa per essere la squadra di un quartiere che ha svestito completamente questi panni (cioè quelli che l’hanno resa famosa in tutto il mondo…) per inseguire come una chimera l’immagine che è sempre appartenuta all’altra, nel frattempo nobile decaduta.

Nessuno può dire che il Cangrande che campeggiava domenica in una pubblicità, con il suo cavallo sopra alla città, pur essendo un marchio depositato e registrato da Luca Campedelli, appartenga in effetti alla “tradizione” del Chievo. Anzi: quel Cangrande era stato per anni un vessillo di un gruppo di tifosi della Curva Sud. Ora il comunicato del Verona darà la stura a infinite polemiche, a distinguo cavillosi, ma non cambierà la sostanza della faccenda. Ogni società calcistica dovrebbe essere orgogliosa del proprio passato, della propria tradizione e delle proprie origini, qualunque esse siano. E il Verona lo è sempre stato, questo mi pare chiaro.

LA BATTAGLIA DELL’HELLAS SARA’ LA NOSTRA BATTAGLIA

 Non è giusto. Anzi è vergognoso. Incredibile che il Verona debba lottare per il ripescaggio in B contro una società che ha palesamente "barato". Pensare di iscrivere alla cadetteria una società che appena un mese fa ha chiesto ai propri giocatori di ridurre gli ingaggi perchè non ce la faceva a essere iscritta alla Lega Pro è un’abominevole atto che solo il calcio italiano può permettere. La furbata di Fantinel avrà ripercussioni gravissime sul calcio italiano, già pesantemente danneggiato da cialtroni di ogni tipo. Ma non solo: da oggi tutte le aziende di ogni ordine e grado, quelle in crisi e quelle no, potranno fare altrettanto. Chiedere ai dipendenti, di rinunciare agli emolumenti, non pagare su questi soldi le tasse e in questo modo fregare la ditta concorrente con prezzi più vantaggiosi.

Lo stato di diritto, si sa, è un optional, ma stavolta siamo veramente davanti ad un bivio. Se verrà tollerata la furbata della Triestina a scapito del Verona che ha bilanci limpidi e cristallini, che ha pagato le tasse, che paga regolarmente le rate d’affitto per lo stadio (che a Verona al contrario di altre parti, c’è, esiste, è bello, e costa anche tanto…) sarà possibile tutto.

Certo, non mi scandalizzo. In questi ultimi dieci anni abbiamo visto ogni sorta di porcata. Ma questa, rischia di diventare la più grande di tutte. Non sarebbe giusto tediare i tifosi con questi argomenti. Sarebbe molto meglio parlare di calcio giocato, della nostra squadra e dei nostri sogni. Ma stavolta, ragazzi, c’è in ballo molto di più. C’è in ballo la sopravvivenza dell’Hellas, il rispetto delle regole e anche, perchè no, il nostro orgoglio. Per questo appoggerò ogni iniziativa della nostra società per far valere i propri diritti. Perchè stavolta questa battaglia deve essere la nostra battaglia.