LA RIVOLUZIONE MORBIDA E… IN RITARDO

 Ci sono palesi differenze tra Remondina e Vavassori. E sebbene sia passata una ventina di giorni da quando il bergamasco è arrivato a Verona, molto è cambiato nell’Hellas. Vavassori intanto ha dimostrato dimestichezza con questo tipo di situazioni. Ha rivoltato la squadra come un calzino anche se apparentemente la sua è stata una “rivoluzione morbida”. Ha motivato i giocatori, giocando su orgoglio e ironia. Domenica dopo Rimini è salito sul pullman e ha esclamato: “Abbiamo fatto schifo”. Non era vero, la squadra lo sapeva, ma il “Vava” ci teneva a tenere alta l’attenzione. La “sensazione” di ragazzi in gita che si aveva prima è così sparita.

Anche i complimenti ai giovani che hanno giocato (bene) a Rimini è stato un tentativo (riuscito) di riportare tutti dentro al gruppo. Campagna e Bertolucci, due baby bravissimi e con grande futuro, ora sono nuovamente riacquistati alla causa. E con loro Garzon, capitano “accantonato” senza logica nella gestione precedente.

Anche le gerarchie sono state ridisegnate. E il fatto che tutti si siano sentiti in discussione ha aumentato l’attenzione e ha stimolato il gruppo. Il risultato è che il Verona, sbandato e in caduta libera, ha aperto il paracadute, tirato il freno e riaperto la speranza. Ben altro servirà per andare in serie B, ma certamente non è possibile non pensare al fatto che se Vavassori fosse arrivato prima, forse il Verona sarebbe salito direttamente. Resta da chiedersi perchè chi aveva in mano la situazione nella stanza dei bottoni, chi sapeva realmente dello spogliatoio e vedeva l’andamento delle cose a 360°, non sia arrivato alla conclusione che era bene cambiare. A volte anche ammettere un errore è un segnale di forza. Mentre perseverare è solo diabolico. Oltre che stupido.

IL RICATTO DEL RIMINI

 Mi chiama Alberto: “Vigo hai visto la Gazzetta?”. Pagina 23: titolo “Il Rimini arriva al bivio. Si vince o si chiude”. All’interno un articolo che parla del disimpegno della Cocif (la cooperativa che ha la maggioranza della squadra romagnola) e l’ipotesi che solo la serie B possa salvare i romagnoli. Cosa vuol dire? Alberto avanza un’ipotesi: “Tentano di fare pressione, alla vigilia di questa gara delicata”. Cioè, dice Alberto, il Rimini “ricatta” il Palazzo: “Abbiamo bisogno della serie B, sennò falliamo”. E il Verona? Cosa succederà se non ci sarà la serie B? Continuerà a essere una vacca da mungere per la Lega Pro? Cosa farà il presidente Martinelli? Confermerà il “progetto biennale” affidandosi ancora a Bonato o farà piazza pulita, con un budget molto più limitato? Sono discorsi che aleggiano su di noi, di stretta attualità ma non strettissima visto che siamo ancora in corsa e che il “Vava” ha fatto il piccolo miracolo di ricreare un minimo di speranza. E se il Rimini sparisce… Beh, francamente sono affari loro. Si trovino gente seria che li guidi e si adeguino ad un po’ di lacrime e sangue, come noi facciamo da dieci anni a questa parte…

LE VERGOGNOSE DISPARITA’ DEL SIGNOR MACALLI (E ALTRE COSE SUGLI ARBITRI)…

Il Portogruaro ha costruito la partita di Verona ricorrendo sistematicamente al fallo tattico. L’arbitro, forse galvanizzato dal Bentegodi, forse per dimostrare di avere "personalità" ai propri dirigenti ha permesso un gioco duro, non punendo i giocatori avversari, non concedendo un netto rigore all’Hellas (fallo su Ciotola), arbitrando come si dice oggi, "all’inglese".

Domenica scorsa a Rimini, grazie anche alla cura "Vava", è stato il Verona ha impostare il match (finalmente…) ricorrendo al fallo tattico a centrocampo. Ti saresti aspettato un uguale trattamento ed invece non è stato così. L’Hellas è uscito pesantemente danneggiato dai cartellini gialli che l’arbitro sventagliava a destra e a manca, uno dei quali (la simulazione a Di Gennaro, caduto fuori dalla linea di fondo campo) semplicemente scandaloso.

Dicono che il dare e l’avere in un campionato alla fine si equivalga. Io non ci credo. Tante, troppe ne ho viste in questi anni. Non so cosa ci sia contro il Verona, ma qualcosa c’è. Un solo rigore dato ad una squadra che ha passato gran parte delle sue partite nelle aree avversarie (e non ditemi che non è vero, qui Remondina non c’entra nulla…) è un dato statistico da "brividi".

Anche al Portogruaro, dirà qualcuno, è stato concesso un solo rigore e questo non ha impedito alla squadra di Calori di salire di categoria. Infatti questo discorso non deve rappresentare un alibi per i giocatori. E’ solo un dato da analizzare. Lo dobbiamo fare noi tifosi, lo devono fare, a maggior ragione in sede all’Hellas.

Ultima considerazione: visto che il signor Macalli è votato sempre per acclamazione dalle società di serie C (perchè di serie C si tratta!) sarebbe anche giusto che qualche volta rendesse conto alle società del suo operato. Questa vergognosa disparità nel trattamento della vendita dei biglietti nelle partite di play-off è cosa vomitevole. Da una parte ridotti e prelazioni per gli abbonati, dall’altra biglietti interi e code ai bigonci. Un’ingiustizia che va denunciata ad alta voce e senza paura di ritorsioni. Tanto è da una vita che siamo "soli contro tutti".

IL VALORE DELL’UMILTA’

 Questa era la partita più importante dei play-off. Non si sapeva che Verona sarebbe andato in campo dopo la batosta col Portogruaro e un campionato scialacquato in modo incredibile.

Vavassori ha fatto, come era lecito aspettarsi, poche ma efficaci cambiamenti. Ha dato alla squadra un paio di concetti, ha accorciato le distanze, alzato, per quanto possibile, i ritmi di gioco. La verità è che oggi il Verona aveva una sua identità, grezza, ma ben chiara. Il 4-4-2 ha permesso ai reparti di non sfilacciarsi, Vavassori ha rimesso i giocatori nei loro ruoli, Dalla Bona ed Esposito si sono aiutati come il mutuo soccorso, più in generale si è giocato con un’umiltà che sembrava persa sull’altare del supponente e statico 4-3-3 precedente. Se ho capito Vavassori la prossima settimana sarà ancora peggiore per i gialloblù. Al fine di evitare di sentirsi arrivati e/o appagati gli allenamenti saranno ancora più duri. Era la strada da prendere prima. Molto prima.  

UN VASCELLO DI PIRATI FERITI MA NON MORTI

Il Verona giocava sotto-ritmo, a bassa intensità, senza velocità. Non aveva "tempi" di gioco, era sempre o troppo avanti o troppo indietro. Queste cose le scrissi molti mesi fa, parlando anche del pressapochismo degli schemi. 

Remondina era stato deludente da questo punto di vista. Gli osservatori anche tecnici che guardavano i suoi allenamenti mi hanno sempre parlato di questa "poca" intensità. Che forse rifletteva il carattere dell’allenatore. E che ha, purtroppo, creato il fallimento sportivo che abbiamo sotto gli occhi.

Questo per riportare le cose all’interno del rettangolo verde. Io francamente non credo ai santoni. Mourinho non sarebbe Mourinho se al di là dell’aspetto comunicativo non avesse solidissime basi tecnico- tattiche. La gara con il Barcellona è stata un capolavoro da quel punto di vista e a nulla sarebbe servito il Mourinho televisivo senza quello che sa allenare una squadra.

Sarà così anche per Vavassori. Uno che, a quanto si dice, le scommesse le sa vincere sul campo, allenando. Sono bastati un paio di sedute per far capire che la musica è cambiata. Chi era a Sandrà giovedì, avrà visto con quanta "intensità" si è fatta quella seduta. I giocatori alla fine sono usciti stremati, Vavassori li ha "spremuti" come poche volte si era visto.

Il cambio di rotta è evidente. Perchè questa scommessa il Verona la può vincere solo attraverso il lavoro. Alzando i ritmi di gioco come poche volte ha fatto in questa stagione, aggredendo gli avversari non dando loro tregua. A quel punto, la qualità superiore uscirà fuori. Lavorando non servono le parole, i proclami. Il gruppo capisce da solo che la musica è diversa e che può tornare a credere in se stesso. Il recupero di questa fiducia sarà basilare nella prima gara contro il Rimini, la più delicata.

In questo momento il Verona è una mina vagante. Nessuno sa che squadra riuscirà a plasmare Vavassori in questi quindici giorni, tantomeno il Rimini che magari si aspetta un Verona old-style.

Perso per perso, in questo momento siamo un vascello di pirati, un po’ feriti, ma  pronti a vendere cara la pelle. Vaghiamo per il mare lavorando in silenzio, stiamo curandoci le ferite e poi vediamo se siamo ancora capaci di assaltare qualche nave.

Il resto, tutto il resto, voci, pettegolezzi, casini sono solo cazzate. Inutili e dannose. Smettiamola anche noi di scrivere e alimentare questo traffico. Primo perchè non corrisponde al vero in molti casi, secondo perchè è il solito gioco di Tafazzi. E martellarsi gli zebedei da soli sinceramente mi sembra veramente assurdo.

LA SCOMMESSA PERSA

 Nereo Bonato ha perso la scommessa più importante della sua carriera. Il ds del Verona aveva voluto tenere Gian Marco Remondina sulla panchina del Verona nonostante il pessimo finale di stagione dello scorso campionato e una piazza che aveva rotto il feeling con il tecnico ormai da tempo.

Su questa scommessa si è giocato tutto il campionato del Verona. Tanto che anche nella sede di via Torricelli si era consumato un aspro confronto tra chi voleva cacciare il tecnico già qualche mese fa (Benito Siciliano che aveva contattato Beppe Iachini) e Bonato che invece voleva dare continuità al suo progetto.

La linea di Bonato aveva vinto ma la sua vittoria aveva solo posticipato il redde-rationem che si è consumato oggi in Via Torricelli. La sconfitta con il Portogruaro ha bocciato Remondina e il progetto di Bonato, affidato all’allenatore.

Il problema di Bonato era doppio: da una parte doveva salvaguardare Remondina, dall’altra non doveva smentire il suo lavoro estivo. Se è vero che il Verona era una Ferrari, allora era il conducente a sbagliare manovra. Viceversa (il Verona non è una Ferrari) era il lavoro di Bonato ad essere ridimensionato.

Il risultato è stato pessimo: il finale di campionato, nonostante gli appelli a tenere compatto l’ambiente, fallimentare. Ora, la società è corsa ai ripari prendendo Giovanni Vavassori. Si tenterà di salvare il salvabile, cercando di arrivare attraverso i play-off alla serie B, promessa alla vigilia della scorsa stagione. Ma stavolta gli alibi sono finiti per tutti. Anche per i giocatori, che restano senza un ombrello per ripararsi.

 

L’ORA DELLE SCELTE

 Il Verona è arrivato terzo. Un fallimento. Questa squadra era costruita per vincere e già il secondo posto sarebbe stata una bestemmia.

Ora la terza piazza è un’umiliazione che nessun tifoso meritava. E neanche Martinelli, il nostro presidente. La domanda è una sola: come ricompattare questa piazza dopo quello che è successo con il Portogruaro?

Che cosa vuoi dire adesso ai tifosi? Stateci vicini? Perchè fino ad ora cos’hanno fatto? Il campionato il Verona l’ha perso prima di questa gara con il Portogruaro. In una dissenata gestione delle forze, della rosa, delle partite. L’analisi tecnica deve essere spietata. Per blasone, importanza della rosa, soldi spesi, il Verona doveva vincere il campionato.

Sempre a rimandare alla gara successiva, come se quella che veniva dopo fosse stata la gara del riscatto che invece non arrivava mai. E così sono arrivati i pareggi con la Spal, la sconfitta di Rimini, la sconfitta con il Portogruaro. 

Nessuno ora può decidere cosa fare, quale sia la mossa migliore. Solo il presidente si deve assumere la responsabilità della scelta. E speriamo che sia quella giusta…

LETTERA AI FRATELLI GIALLOBLU’

 Cari fratelli gialloblù,

tante ne abbiamo passate in questi anni. Abbiamo visto passare di tutto sotto i ponti dell’Adige. La nostra sofferenza ci ha rafforzato. E siamo diventati più fratelli, nonostante tutto. Uniti dai nostri colori, da un’insana passione che non conosce confini e che ha poca attinenza con la logica umana. Siamo nella sfera delle emozioni e quindi dell’irrazionale imponderabile. Altri si chiedono come sia possibile: come sia possibile essere in migliaia a vedere uno spareggio per non andare in C2, in migliaia su tutti i campi della Prima Divisione e in decine di migliaia domenica per trascinare la nostra squadra.

Non capiscono e non si danno nè pace nè ragione. Dicono di noi che viviamo di ricordi. E lo dicono con il disprezzo di chi non ha mai avuto un sogno e non ha mai provato una vera e romantica passione come la nostra. A noi basta guardarci negli occhi dopo un gol, abbracciarci felici.  E’ la nostra felicità, probabilmente effimera davanti alla serietà della vita, ma questa passione ci aiuta comunque a credere in qualcosa, a emozionarci. 

Ora dopo tante traversie forse siamo davanti ad un piccolo grande traguardo. Per arrivarci è sufficiente che la squadra giochi con il nostro spirito e si faccia trasportare dalla nostra forza. Se i ragazzi di Remondina lo faranno, se in quei 90 minuti riusciremo tutti insieme a ricreare il magico collante tra squadra e pubblico credo che vedremo il nostro Verona giocare su altri campi il prossimo anno.

Forza Hellas

ANTENNE DIRITTE

 E’ l’Italia, bellezza. Quindi non scandalizziamoci troppo se dopo mille paste e biscotti è arrivata anche Lazio-Inter. E se questo è il massimo campionato del belpaese, figuriamoci gli altri. Per esempio la Lega Pro…

Domenica, oltre a Verona-Portogruaro, si giocherà Real Marcianise-Pescara. Sarà quest’ultima una gara regolare? Dobbiamo dubitare? O assisteremo ad un’altra farsa? Tutti sappiamo che in caso di vittoria del Verona col risultato minimo di 1-0, per passare direttamente in B il Pescara dovrà segnare almeno sette gol. Sette gol a zero sia chiaro perchè ad ogni gol subito il bottino di reti fatte dovrà essere superiore.

Detta così sembra fantascienza. Ma se non ci scandalizziamo per Lazio-Inter o per un pareggio vergognoso fatto a gennaio, perchè non dovremo pensare che il Pescara possa vincere con questo scarto in un campionato dove la Lega, cioè l’organizzatrice del campionato, non è stata mai nemmeno sfiorata dall’idea di organizzare un servizio on-line di aggiornamento dei risultati, come fanno da anni e splendidamente il basket e la pallavolo?

Noi avremo le orecchie aperte e le antenne diritte, comunque. Servirà anche a poco ma intanto lo facciamo. Sperando di non non dover denunciare l’ennesimo scandalo del calcio italiano…

IL SOGNO

 Ce la giocheremo. Forse era destino che andasse così. La sofferenza, dice il mio santino di Padre Pio che tengo nel portafoglio, è il segno certo che Dio ci ama. Vuol dire che a noi dell’Hellas ci vuole un bene dell’anima, il padreterno. Nessuno è in grado di soffrire più di noi. Non c’è mai nulla di semplice: sembra di stare su una montagna russa. Giù fino in fondo poi su su su, e ancora giù giù, senza mai un momento di tregua. Adesso abbiamo questi 90 minuti in cui ci giochiamo tutto. Se vinciamo siamo in B. Se non vinciamo ce la giocheremo ancora e ancora. Non è la fine del mondo, è una partita di calcio. Così come era una semplice gara di calcio quella con lo Spezia. Lì abbiamo dato una lezione di vera civiltà sportiva all’Italia e al mondo intero. Ben lontani dall’indegna gazzarra che hanno creato oggi a Rimini. Meglio non pensarci: in questo momento voglio solo pensare allo stadio Bentegodi, al mio stadio, pieno zeppo di gente, tutta lì per credere in questo sogno. E undici ragazzi che giocano come nel secondo tempo di oggi, a testa bassa, con la grinta di una grande squadra, con la rabbia in corpo. E’ un sogno lo so. Ma a volte diventano realtà…