Affronto la finale dei play-off con animo leggero. La storia farà il suo corso, illusioni non ho intenzione di farmene. Il Pescara parte favorito e per raggiungere la B serve un’impresa. La gara con il Portogruaro ha lasciato dentro di me scorie che non riesco a espellere. Ma Vavassori ha riacceso una piccola fiammella. Devo essere sincero. Non avrei scommesso una lira sul Verona prima di Rimini. Pensavo che la squadra fosse finita. Il buon senso del tecnico di Bergamo ha fatto un piccolo miracolo. Io so che questa squadra ha delle ottime qualità Purtroppo è stata pilotata malissimo. Altrimenti non avrebbe perso quell’enorme vantaggio. L’acqua passata però non macina più. Ed ora è inutile tornarci su. Mi piace pensare a questo Verona come ad un manipolo di giocatori sbeffeggiati e umiliati che convogliano il loro orgoglio in campo per dimostrare a tutti che non sono finiti e che si meritano questa piazza. In silenzio. Senza proclami.
NON CI SONO DUE HELLAS. MA UNO SOLO ORGOGLIOSO DEL PASSATO E CHE GUARDA AL FUTURO
C’è l’immagine leggendaria del Verona dello scudetto. E l’immagine del Verona che arranca in serie C. Gli eroi non ci sono più, dice la Gazzetta questa mattina. E’ vero. Ma il Verona non è finito nel 1985. Lo dice uno che vive con l’altare dello scudetto a casa a cui accende un cero ogni mattina; il Verona è vivo e lotta insieme a noi. Mi dispiace, francamente, che per quattro o cinque mesi il Verona di oggi sia stato contrapposto al Verona di ieri. Che a tratti è sembrata quasi un’altra società. Non so di chi sia la responsabilità, ma non è stato un bello spettacolo. Un marketing contrapposto all’altro, un ufficio stampa “ufficiale” e uno “parallelo”, e via di questo passo. Persino due manifestazioni, una della società e l’altra organizzata dallo specialista in feste Luciano Marangon, che dopo anni che non metteva più piede a Verona, perso tra Formentera e le spiagge caraibiche, si è ripresentato in città per “creare” l’evento.
Una frattura evidente e che andrà ricomposta con buon senso. Sia da una parte, sia dall’altra. Il Verona di Martinelli è figlio del Verona di Chiampan. Deve essere onorato che nella propria storia esista quel tricolore. E il Verona dello scudetto deve avere rispetto di chi con fatica e sacrificio cerca oggi di riportare il Verona tra le grandi. Da tempo dico che Bagnoli, Mascetti e chi ha vinto quello scudetto sono una risorsa per l’Hellas. Non è possibile che nessuno di loro non sia coinvolto, a qualsiasi livello, nella società. C’è stato (soprattutto in passato…) quasi una sorta di ostracismo nei loro confronti. Forse la paura che facciano “ombra”, forse un timore reverenziale, forse semplice invidia: fatto sta che gli “eroi dello scudetto” non sono stati trattati bene. Mi sembrerebbe banale, per esempio, dare loro una tessera “vitalizia” con tanto di posto riservato nella tribuna del Bentegodi che potrebbe essere definita la “tribuna dello scudetto”. Che cosa costerebbe? Nulla, ma sarebbe un bel modo per dirgli “grazie”. Detto questo, però, bisogna ricordare a tutti che senza Martinelli il Verona sarebbe morto e sepolto. E che è lui a rappresentare l’Hellas del presente e del futuro. Ed è quindi giusto che gli uomini di questo Verona vengano scelti dal presidente in base alle loro capacità e attitudini e non in base al loro passato. E’ una sintesi e una scelta che deve fare solo Martinelli. Essendo lui che paga ha il diritto di avere questo privilegio. A noi, semmai, il compito di giudicare se ha fatto bene o male. Tenendo presente che la storia, lo scudetto, quegli uomini sono la nostra forza. Ma altrettanto, voglio dirlo senza timore alcuno, non esiste un “altro” Verona, con un suo presidente e una sua anima parallela. E’ tempo di sedersi attorno ad un tavolo e discuterne. Facendo tutti un passo indietro. Per il bene dell’Hellas Verona. Di ieri, di oggi e di domani.
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Mi appello al buon senso di tutti per continuare a tenere aperto questo spazio di libero dibattito. La censura a mio avv
LA PORTA DI SERVIZIO
L’incredibile giostra del campionato di Lega Pro offre al Verona di rientrare in gioco dalla porta di servizio. Dopo aver incredibilmente scialacquato un vantaggio lungo un chilometro, nonostante l’oggettiva pochezza degli avversari durante la regular season, l’Hellas ha raggiunto la finale dei play-off e da qui potrà arrivare alla serie B.
L’avvento di Vavassori ha ridato un minimo di speranza ad un ambiente depresso e amareggiato. Il buon senso dell’allenatore bergamasco, le sue dichiarazioni, il suo modo di giocare sono la miglior notizia possibile di questo periodo. Ma ora viene veramente il difficile. La doppia gara che attende il Verona sarà un compendio di emozioni, di tensione, di fortuna a cui nulla si può paragonare.
Il Verona ha già fallito una gara di questo tipo. E vista così viene da dire che questa squadra non ha la mentalità, la rabbia, la cattiveria, la gamba per giocarsi 180 minuti alla morte. Ma nel calcio proprio quando credi di poter dare una sentenza finisce che succede il contrario. C’è un dato che potrebbe ribaltare questa teoria: il Verona stavolta non partirà favorito come ha sempre fatto durante la stagione. Per una volta non sarà la squadra da battere. Stavolta saremo noi il Portogruaro della situazione. Insomma io la vedo e la vivo così: non ho intenzione di farmi nessuna illusione, anzi parto leggermente pessimista. Se poi l’Hellas vorrà regalarmi, finalmente, qualche soddisfazione, beh… direi che me la sono meritata per tutto quello che ho sofferto in questi anni.
LA RIVOLUZIONE MORBIDA E… IN RITARDO
Ci sono palesi differenze tra Remondina e Vavassori. E sebbene sia passata una ventina di giorni da quando il bergamasco è arrivato a Verona, molto è cambiato nell’Hellas. Vavassori intanto ha dimostrato dimestichezza con questo tipo di situazioni. Ha rivoltato la squadra come un calzino anche se apparentemente la sua è stata una “rivoluzione morbida”. Ha motivato i giocatori, giocando su orgoglio e ironia. Domenica dopo Rimini è salito sul pullman e ha esclamato: “Abbiamo fatto schifo”. Non era vero, la squadra lo sapeva, ma il “Vava” ci teneva a tenere alta l’attenzione. La “sensazione” di ragazzi in gita che si aveva prima è così sparita.
Anche i complimenti ai giovani che hanno giocato (bene) a Rimini è stato un tentativo (riuscito) di riportare tutti dentro al gruppo. Campagna e Bertolucci, due baby bravissimi e con grande futuro, ora sono nuovamente riacquistati alla causa. E con loro Garzon, capitano “accantonato” senza logica nella gestione precedente.
Anche le gerarchie sono state ridisegnate. E il fatto che tutti si siano sentiti in discussione ha aumentato l’attenzione e ha stimolato il gruppo. Il risultato è che il Verona, sbandato e in caduta libera, ha aperto il paracadute, tirato il freno e riaperto la speranza. Ben altro servirà per andare in serie B, ma certamente non è possibile non pensare al fatto che se Vavassori fosse arrivato prima, forse il Verona sarebbe salito direttamente. Resta da chiedersi perchè chi aveva in mano la situazione nella stanza dei bottoni, chi sapeva realmente dello spogliatoio e vedeva l’andamento delle cose a 360°, non sia arrivato alla conclusione che era bene cambiare. A volte anche ammettere un errore è un segnale di forza. Mentre perseverare è solo diabolico. Oltre che stupido.
IL RICATTO DEL RIMINI
Mi chiama Alberto: “Vigo hai visto la Gazzetta?”. Pagina 23: titolo “Il Rimini arriva al bivio. Si vince o si chiude”. All’interno un articolo che parla del disimpegno della Cocif (la cooperativa che ha la maggioranza della squadra romagnola) e l’ipotesi che solo la serie B possa salvare i romagnoli. Cosa vuol dire? Alberto avanza un’ipotesi: “Tentano di fare pressione, alla vigilia di questa gara delicata”. Cioè, dice Alberto, il Rimini “ricatta” il Palazzo: “Abbiamo bisogno della serie B, sennò falliamo”. E il Verona? Cosa succederà se non ci sarà la serie B? Continuerà a essere una vacca da mungere per la Lega Pro? Cosa farà il presidente Martinelli? Confermerà il “progetto biennale” affidandosi ancora a Bonato o farà piazza pulita, con un budget molto più limitato? Sono discorsi che aleggiano su di noi, di stretta attualità ma non strettissima visto che siamo ancora in corsa e che il “Vava” ha fatto il piccolo miracolo di ricreare un minimo di speranza. E se il Rimini sparisce… Beh, francamente sono affari loro. Si trovino gente seria che li guidi e si adeguino ad un po’ di lacrime e sangue, come noi facciamo da dieci anni a questa parte…
LE VERGOGNOSE DISPARITA’ DEL SIGNOR MACALLI (E ALTRE COSE SUGLI ARBITRI)…
Il Portogruaro ha costruito la partita di Verona ricorrendo sistematicamente al fallo tattico. L’arbitro, forse galvanizzato dal Bentegodi, forse per dimostrare di avere "personalità" ai propri dirigenti ha permesso un gioco duro, non punendo i giocatori avversari, non concedendo un netto rigore all’Hellas (fallo su Ciotola), arbitrando come si dice oggi, "all’inglese".
Domenica scorsa a Rimini, grazie anche alla cura "Vava", è stato il Verona ha impostare il match (finalmente…) ricorrendo al fallo tattico a centrocampo. Ti saresti aspettato un uguale trattamento ed invece non è stato così. L’Hellas è uscito pesantemente danneggiato dai cartellini gialli che l’arbitro sventagliava a destra e a manca, uno dei quali (la simulazione a Di Gennaro, caduto fuori dalla linea di fondo campo) semplicemente scandaloso.
Dicono che il dare e l’avere in un campionato alla fine si equivalga. Io non ci credo. Tante, troppe ne ho viste in questi anni. Non so cosa ci sia contro il Verona, ma qualcosa c’è. Un solo rigore dato ad una squadra che ha passato gran parte delle sue partite nelle aree avversarie (e non ditemi che non è vero, qui Remondina non c’entra nulla…) è un dato statistico da "brividi".
Anche al Portogruaro, dirà qualcuno, è stato concesso un solo rigore e questo non ha impedito alla squadra di Calori di salire di categoria. Infatti questo discorso non deve rappresentare un alibi per i giocatori. E’ solo un dato da analizzare. Lo dobbiamo fare noi tifosi, lo devono fare, a maggior ragione in sede all’Hellas.
Ultima considerazione: visto che il signor Macalli è votato sempre per acclamazione dalle società di serie C (perchè di serie C si tratta!) sarebbe anche giusto che qualche volta rendesse conto alle società del suo operato. Questa vergognosa disparità nel trattamento della vendita dei biglietti nelle partite di play-off è cosa vomitevole. Da una parte ridotti e prelazioni per gli abbonati, dall’altra biglietti interi e code ai bigonci. Un’ingiustizia che va denunciata ad alta voce e senza paura di ritorsioni. Tanto è da una vita che siamo "soli contro tutti".
IL VALORE DELL’UMILTA’
Questa era la partita più importante dei play-off. Non si sapeva che Verona sarebbe andato in campo dopo la batosta col Portogruaro e un campionato scialacquato in modo incredibile.
Vavassori ha fatto, come era lecito aspettarsi, poche ma efficaci cambiamenti. Ha dato alla squadra un paio di concetti, ha accorciato le distanze, alzato, per quanto possibile, i ritmi di gioco. La verità è che oggi il Verona aveva una sua identità, grezza, ma ben chiara. Il 4-4-2 ha permesso ai reparti di non sfilacciarsi, Vavassori ha rimesso i giocatori nei loro ruoli, Dalla Bona ed Esposito si sono aiutati come il mutuo soccorso, più in generale si è giocato con un’umiltà che sembrava persa sull’altare del supponente e statico 4-3-3 precedente. Se ho capito Vavassori la prossima settimana sarà ancora peggiore per i gialloblù. Al fine di evitare di sentirsi arrivati e/o appagati gli allenamenti saranno ancora più duri. Era la strada da prendere prima. Molto prima.
UN VASCELLO DI PIRATI FERITI MA NON MORTI
Il Verona giocava sotto-ritmo, a bassa intensità, senza velocità. Non aveva "tempi" di gioco, era sempre o troppo avanti o troppo indietro. Queste cose le scrissi molti mesi fa, parlando anche del pressapochismo degli schemi.
Remondina era stato deludente da questo punto di vista. Gli osservatori anche tecnici che guardavano i suoi allenamenti mi hanno sempre parlato di questa "poca" intensità. Che forse rifletteva il carattere dell’allenatore. E che ha, purtroppo, creato il fallimento sportivo che abbiamo sotto gli occhi.
Questo per riportare le cose all’interno del rettangolo verde. Io francamente non credo ai santoni. Mourinho non sarebbe Mourinho se al di là dell’aspetto comunicativo non avesse solidissime basi tecnico- tattiche. La gara con il Barcellona è stata un capolavoro da quel punto di vista e a nulla sarebbe servito il Mourinho televisivo senza quello che sa allenare una squadra.
Sarà così anche per Vavassori. Uno che, a quanto si dice, le scommesse le sa vincere sul campo, allenando. Sono bastati un paio di sedute per far capire che la musica è cambiata. Chi era a Sandrà giovedì, avrà visto con quanta "intensità" si è fatta quella seduta. I giocatori alla fine sono usciti stremati, Vavassori li ha "spremuti" come poche volte si era visto.
Il cambio di rotta è evidente. Perchè questa scommessa il Verona la può vincere solo attraverso il lavoro. Alzando i ritmi di gioco come poche volte ha fatto in questa stagione, aggredendo gli avversari non dando loro tregua. A quel punto, la qualità superiore uscirà fuori. Lavorando non servono le parole, i proclami. Il gruppo capisce da solo che la musica è diversa e che può tornare a credere in se stesso. Il recupero di questa fiducia sarà basilare nella prima gara contro il Rimini, la più delicata.
In questo momento il Verona è una mina vagante. Nessuno sa che squadra riuscirà a plasmare Vavassori in questi quindici giorni, tantomeno il Rimini che magari si aspetta un Verona old-style.
Perso per perso, in questo momento siamo un vascello di pirati, un po’ feriti, ma pronti a vendere cara la pelle. Vaghiamo per il mare lavorando in silenzio, stiamo curandoci le ferite e poi vediamo se siamo ancora capaci di assaltare qualche nave.
Il resto, tutto il resto, voci, pettegolezzi, casini sono solo cazzate. Inutili e dannose. Smettiamola anche noi di scrivere e alimentare questo traffico. Primo perchè non corrisponde al vero in molti casi, secondo perchè è il solito gioco di Tafazzi. E martellarsi gli zebedei da soli sinceramente mi sembra veramente assurdo.
LA SCOMMESSA PERSA
Nereo Bonato ha perso la scommessa più importante della sua carriera. Il ds del Verona aveva voluto tenere Gian Marco Remondina sulla panchina del Verona nonostante il pessimo finale di stagione dello scorso campionato e una piazza che aveva rotto il feeling con il tecnico ormai da tempo.
Su questa scommessa si è giocato tutto il campionato del Verona. Tanto che anche nella sede di via Torricelli si era consumato un aspro confronto tra chi voleva cacciare il tecnico già qualche mese fa (Benito Siciliano che aveva contattato Beppe Iachini) e Bonato che invece voleva dare continuità al suo progetto.
La linea di Bonato aveva vinto ma la sua vittoria aveva solo posticipato il redde-rationem che si è consumato oggi in Via Torricelli. La sconfitta con il Portogruaro ha bocciato Remondina e il progetto di Bonato, affidato all’allenatore.
Il problema di Bonato era doppio: da una parte doveva salvaguardare Remondina, dall’altra non doveva smentire il suo lavoro estivo. Se è vero che il Verona era una Ferrari, allora era il conducente a sbagliare manovra. Viceversa (il Verona non è una Ferrari) era il lavoro di Bonato ad essere ridimensionato.
Il risultato è stato pessimo: il finale di campionato, nonostante gli appelli a tenere compatto l’ambiente, fallimentare. Ora, la società è corsa ai ripari prendendo Giovanni Vavassori. Si tenterà di salvare il salvabile, cercando di arrivare attraverso i play-off alla serie B, promessa alla vigilia della scorsa stagione. Ma stavolta gli alibi sono finiti per tutti. Anche per i giocatori, che restano senza un ombrello per ripararsi.
L’ORA DELLE SCELTE
Il Verona è arrivato terzo. Un fallimento. Questa squadra era costruita per vincere e già il secondo posto sarebbe stata una bestemmia.
Ora la terza piazza è un’umiliazione che nessun tifoso meritava. E neanche Martinelli, il nostro presidente. La domanda è una sola: come ricompattare questa piazza dopo quello che è successo con il Portogruaro?
Che cosa vuoi dire adesso ai tifosi? Stateci vicini? Perchè fino ad ora cos’hanno fatto? Il campionato il Verona l’ha perso prima di questa gara con il Portogruaro. In una dissenata gestione delle forze, della rosa, delle partite. L’analisi tecnica deve essere spietata. Per blasone, importanza della rosa, soldi spesi, il Verona doveva vincere il campionato.
Sempre a rimandare alla gara successiva, come se quella che veniva dopo fosse stata la gara del riscatto che invece non arrivava mai. E così sono arrivati i pareggi con la Spal, la sconfitta di Rimini, la sconfitta con il Portogruaro.
Nessuno ora può decidere cosa fare, quale sia la mossa migliore. Solo il presidente si deve assumere la responsabilità della scelta. E speriamo che sia quella giusta…