FINALE DI CHAMPIONS

 Dopo due mediocri pareggi contro due mediocri squadre arriva il tempo per l’Hellas di giocarsi la partita della vita.

Contro la Reggiana, domenica prossima stadio Bentegodi, ore 14.30, non si scherza più. La squadra di Dominissini è una delle grandi del campionato, forse quella che ha messo in mostra il gioco più bello. Capace di colmare un gap iniziale fino a raggiungere il Verona in classifica. Una squadra che poi ha battuto in testa e che ora arriverà al Bentegodi con il solo scopo di riaprire il campionato. Il Verona non può permettersi passi falsi.

Siamo alla gara più importante del campionato, c’è poco da fare o da dire. L’ultimo Verona, quello balbettante con il Potenza e quello "timidino"di domenica scorsa, dovrà dare spazio al miglior Verona della stagione. Quello che ha "spazzolato" la Ternana sia all’andata che al ritorno o quello che ha giocato una grande partita con il Ravenna.

Un Verona conscio dei propri mezzi, certo della propria forza. Una squadra che questa settimana non dovrà lasciare nulla di intentato nella preparazione del match di domenica. Ragazzi, ci siamo: non possiamo sbagliare obiettivo.

POCHE PAROLE

 Un punto che serve solo a muovere la classifica. E per la partita di Andria mi sembra un commento già esagerato.

A SCUOLA DI HELLAS

 Bella idea davvero. "A scuola di Hellas", come se il Verona fosse una materia. Come la storia, la geografia, il latino.  L’iniziativa dell’Associazione Culturale Verona Hellas e del Coordinamento Calcio Club Hellas Verona merita a mio avviso una riflessione.

In attesa dell’avvio delle "lezioni" (ve ne daremo conto…), mi chiedo che cosa sia oggi il Verona per un ragazzo. L’ho detto tante volte: è stato facile per chi, come me, aveva 20 anni al tempo del Grande Hellas di Osvaldo Bagnoli, tifare per questi colori. Ma per chi ha oggi 20 anni, che cosa vuol dire? Certamente non si può parlare di "generazione" costruita sui successi. Vado a memoria: le ultime vere soddisfazioni le ha date il Verona di Prandelli (per metà campionato), vuol dire che quel ragazzo ventenne, ne aveva 8, 9, al massimo 10. Cosa si ricorderà? Forse la vittoria sulla Juve, il 4-3 con il Parma, qualche giocata di Morfeo.

Poi si passa allo spareggio di Reggio Calabria (mica una finale di Champions League…) festeggiato dalla città alla stregua di uno scudetto. In mezzo, ci sono teatrini di ogni tipo, Farina sulle Torricelle, Arvedi presidente, Pastorello, etc. Sempre quel ragazzo ha festeggiato il gol di Zeytulaev per non cadere in C2. Un’abominio, se ci pensate.

Poi fine. Eppure quel ragazzo tifa sempre Hellas. E sono tanti come lui. Sorprendentemente. Con orgoglio girano con le sciarpe, riescono a "fare moda" anche quando la "moda" direbbe di andare in altre direzioni. Con le proporzioni del caso sono dei piccoli "eroi". Soprattutto per loro, spero, il Verona torni a regalare grandi emozioni.

Intanto… Studiate! Che poi vi interroghiamo…

BENTEGODI, TERRA DI CONQUISTA

 Non mi capacito. Non riesco a capire. Perchè il Verona che è nettamente la squadra più forte del campionato non riesce ad essere un killer spietato anche al Bentegodi? Troppe prestazioni deludenti tra le mura amiche (e quella di oggi, pareggio acciuffato in extremis a parte, lo è) mi portano a pensare che c’è un problema strutturale-tattico dietro questa incredibile serie di pareggi casalinghi. Il Verona in casa convince poco dal punto di vista del gioco, ha pause e amnesie incomprensibili, butta al vento punti d’oro con cui avrebbe praticamente chiuso la pratica campionato. Pensare che l’Hellas ha in casa tutti gli scontri diretti (Reggiana, Taranto, Pescara, Portogruaro) mi porta a dire che non sia poi quel vantaggio che ritenevamo quando uscirono i calendari. Un dato sopra tutti: in trasferta il Verona ha ancora la porta inviolata, le undici reti che compaiono alla casella reti subite, sono state prese tutte al Bentegodi. Gol stupidi ed evitabilissimi, come i due di oggi, a prescindere dal fallo (per me dubbio) su Comazzi.

Questione anche di mentalità, di rabbia e perché no, di rispetto per i 13 mila tifosi che seguono la squadra a Verona. C’è da pensarci, con la tranquillità che ci viene dai sette punti di vantaggio. Ma consci che i campionati restano aperti sino all’ultima giornata e che non si può continuamente buttare via le vittorie. Perchè prima o poi la paghi.

UN UOMO SOLO AL COMANDO

 Un anno fa Martinelli salvò il Verona dal fallimento. In tredici mesi, il presidente di Castelnuovo ha "risanato" il bilancio e costruito una squadra fortissima, lanciata verso la serie B. Ha speso tanto, tantissimo. Perchè i tempi lo richiedevano e perchè la priorità numero uno era di uscire da questa assurda categoria. E’ ora, però, di chiedersi che futuro avrà il Verona, quanti soldi Martinelli dovrà ancora sborsare e soprattutto se non è ora che Verona, la ricchssima Verona, pur in tempi di grave crisi economica, non s’impegni fattivamente e solidamente per supportare la società scaligera e il presidente.

Il Verona, e non temo smentite, è stato "abbandonato" a se stesso per troppi anni. Altre realtà venivano concretamente supportate mentre l’Hellas sembrava vivere ai tempi della peste di manzoniana memoria. Nessuno si avvicinava. Per due motivi essenzialmente. Il primo: i dirigenti dell’epoca non davano a eventuali partners sufficienti garanzie. Il secondo: si dava la colpa alla tifoseria (o una parte di essa), dipingendola becera, violenta e razzista. Questo alibi è stato abilmente fomentato anche dagli stessi dirigenti che guidavano il Verona e che volevano in tal modo spiegare i loro insuccessi sportivi e la nascondere la loro malafede.

Perseguendo un disegno che avrebbe dovuto portare ad una sola squadra, la città che conta ha lasciato che il Verona affondasse. Solo l’incredibile attaccamento della sua gente ha permesso di invertire questa strada che era già segnata. Una vera e propria Diga umana davanti ai progetti di fusione. Se anche l’ultimo tassello fosse stato sistemato, esasperando la gente del Bentegodi e tenendola fuori dallo stadio, oggi non ci sarebbe il Verona primo in Lega Pro.

Forse anche Martinelli, prima di entrare nel Verona aveva pensato che questo fosse il disegno migliore. Una sola squadra, quattrini garantiti dalle televisioni, il posizionamento nella geopolitica calcistica a ridosso delle grandi. Il disegno si è interrotto però bruscamente e ancora per merito dell’amore immenso dei tifosi che si sono messi di traverso a qualsiasi "porcata" di questo tipo. Martinelli ha così scelto di riportare il Verona in alto. Da solo. Per adesso. Ma credo sia arrivato il momento di scoprire le carte e vedere se quella famosa "città che conta" è ancora convinta che la fusione fosse la strada migliore e che ora lasci Martinelli "abbandonato" a se stesso per dimostrargli che quella era la cosa migliore da fare. Una vergogna non riscontrabile in nessuna città. Martinelli va affiancato. Ognuno secondo le sue possibilità. Altrimenti stavolta, tutti (politici e imprenditori) dovranno fare i conti con i quindicimila irriducibili del Bentegodi.

 

IL SOGNO “MASCETTI”

 Diciamo la verità: "Ciccio" Mascetti nell’Hellas Verona è un sogno. Aspettando l’ufficialità dell’addio di Siciliano, uomo di conti che forse ha "pagato" di non parlare il lessico calcistico, resta da capire chi occuperà quel ruolo.

Credo, anche per non dare scossoni all’ambiente, che Martinelli e Bonato proseguiranno sino a giugno da soli. Ma, inevitabilmente, a giugno l’Hellas dovrà darsi una "sistemata". Questa giovane società ha già "bruciato", per opposti motivi, due uomini d’azienda come Bovo e adesso Siciliano.

Evidentemente il calcio ha delle dinamiche, come sa benissimo chi si approccia, diverse da un’azienda normale. Ed anche se il tentativo è quello di "accostarlo" il più possibile ad un’azienda, è palese che non si potrà mai creare una società calcistica che "funziona" come una normale società commerciale.

Basti pensare a quanto l’ambiente è "influenzato" dai risultati e quanto il 2+2 non faccia sempre quattro.

Detto questo, chi meglio di Ciccio Mascetti, giocatore simbolo e poi strepitoso dirigente del Verona per affiancare Martinelli e Bonato?

Certo: l’ipotesi va supportata da un’attenta analisi di ruoli e compiti. Che devono restare ben divisi: ma proprio perchè si parla di calcio e di sensazioni che tra uomini di calcio possono essere comuni, anche trovare un accordo su questi argomenti non è affatto impossibile.

ALBERTO, SINCERO FINO ALL’AUTOLESIONISMO

Figura controversa, Alberto Malesani. Tecnico di doti sopraffine, tatticamente tra i più bravi divide ancora oggi i tifosi del Verona. C’è chi lo considera il responsabile della caduta in serie B, chi invece un ottimo tecnico ma sfortunatissimo.

Ho conosciuto bene Malesani nell’anno della retrocessione. Fino a diventare suo amico. Ricorderete quell’intervista che mi concesse il giorno dopo la caduta in serie B nella sua casa di San Michele. Aveva gli occhi gonfi, ciuffi di capelli ovunque, non aveva dormito la notte. Non si dava pace. Come ho fatto a finire in serie B? A mio avviso Alberto, sportivamente parlando, non si è più rialzato dopo quella mazzata.

Adesso guida il Siena. Qualche settimana fa ha dato lezione di calcio a Mourinho e all’Inter. Sarebbe stata una bestemmia anche il pareggio. Invece il Siena ha perso. Incredibile. Un film che a Verona abbiamo visto e rivisto in quell’anno pazzesco. Quante gare abbiamo buttato via dal 40° del secondo tempo in poi?

Credo che Malesani abbia pagato la sua sincerità. A Parma attaccò violentemente Moggi, dopo un arbitraggio scandaloso di De Santis contro la Juve e da quel giorno non gliene andò più bene una. Appena perdeva una partita lo davano con le valigie in mano mentre altri tecnici venivano incredibilmente salvaguardati. Calciopoli ci ha poi spiegato perchè e quale influenza aveva Moggi nelle maggiori testate giornalistiche.

Malesani è sincero. Gli rimproverano, anche molti tifosi del Verona, di aver guardato solo al Chievo in quella stagione. E di aver perso di vista l’obiettivo: la salvezza. Può essere vero. Tanto che oggi ci sono voci che Malesani avesse rifiutato un pareggio con il Torino pur di acciuffare i rivali cittadini. E il Verona perse quella partita con il famoso gol di Franco. Un punto che sarebbe stato sufficiente a salvarsi. Se è così, sono orgoglioso di Malesani. Che ha rifiutato la solita "pasta" all’italiana, fino all’autolesionismo. Altri non lo fanno, dando spazio a spettacoli indecenti e schifosi quando mancano tre mesi alla fine di un campionato… Certo, purtroppo in Italia il risultato viene prima di tutto. E con i risultati i soldi di Sky, eccetera… Ma in Inghilterra, terra pur ammirata a parole, avrebbero applaudito Malesani anche davanti alla sciagura della retrocessione.

Se Malesani ha avuto una colpa (ed oggi posso dire che l’ha avuta…) è stata quella di non capire che la società si stava sgretolando. Pastorello non reggeva più il ritmo finanziario di quel calcio, abbandonato dall’amico Tanzi il cui impero sulla sabbia aveva iniziato a crollare, e Malesani ballava (come tutti noi), sulla prua del Titanic. Lo spogliatoio del Verona era una polveriera, tra giocatori già ceduti (Oddo, Camoranesi), premi non pagati, stipendi che non arrivavano. E noi lì a parlare di Uefa come se nulla fosse. Malesani doveva essere falso, come molti colleghi e parlare solo di salvezza. L’avesse fatto, ci saremo salvati. Ha pagato per la sua sincerità.

M’ILLUMINO DI MENO

Avete mai sentito parlare di questa iniziativa? Parte da una bella trasmissione di Radio 2, "Caterpillar", condotta da Solibello e Cirri. Direte: che c’entra con il calcio tutto questo? Ora c’arrivo, anche se la prendo molto alla lontana. Dunque: da cinque anni "Caterpillar" ha cercato di sensibilizzare gli italiani su un tema: consumare meno energia. L’hanno fatto in tempi in cui la "sbornia" energetica era all’apice. Chissenefregava di lasciare luce accese tutta la notte magari per illuminare un albero in giardino… E chi aveva mai sentito parlare di "lampade a basso consumo energetico"? Caterpillar, tramite "M’illumino di meno" ha creato una vera e propria coscienza nazionale. Quest’anno, l’attenzione della trasmissione ha voluto virare su un altro tema. Va bene consumare di meno, ma non meno importante è da dove deriva questa energia. Ebbene: si parla di energie alternative, di solare, eolico, fotovoltaico. Temi che fanno a pugni con chi in questi giorni vuole impiantare obsolete centrali nucleari dietro alla porta di casa nostra.

Tra i fiori all’occhiello della festa di "M’Illumino di meno" in programma domani 12 febbraio a Roma, c’è… lo stadio Bentegodi. A chi fosse sfuggito: lo stadio Bentegodi è stato interamente  coperto con pannelli fotovoltaici che producono energia elettrica, quanto una piccola centrale. Energia pulita, a costo zero.

Vorrei allargare il discorso: una buona amministrazione, nell’anno 2010, a mio avviso si misura proprio da come "migliora" la vita dei cittadini e non in base ai "divieti" che emana: divieto di bere, divieto di mangiare, divieto di…ridere. Tantomeno si misura dal numero di accertatori di sosta che sguinzaglia per le strade alla caccia di facili multe, senza un decento piano-traffico, senza parcheggi, con una sosta selvaggia e autobus che collegano le Golosine (un chilometro e mezzo da Piazza Bra in linea d’aria…) ogni mezz’ora!

La copertura del Bentegodi è una cosa buona, così come è ottima la copertura wi-fi di piazza Bra (con la speranza che venga allargata a tutte le strade e le piazze di Verona). Io spero che nella mia città, quella che io sogno, quella a vocazione europea o se volete "mitteleuropea", i temi diventino questi per misurare la bravura di un’amministrazione, spesso distratta da altre tematiche di facile "appeal". Dallo stadio Bentegodi "fotovoltaico" spero nasca un’altra Verona. E l’Hellas? C’è la sosta, una volta tanto ragioniamo su qualcosa diverso di calcio. Se vi va…

GAVEMO LA PONTA CHE SEGNA

 Finalmente "gavemo la ponta che segna". A volte basta poco per cambiare una stagione. O forse serve tanto. Al Verona bastava Francesco Di Gennaro. E’ arrivato lui e da tre partite si vince. E si convince. Remondina è persino più ispirato nei cambi. Colombo viaggia che è una meraviglia. Rantier tornerà il solito Giulio che conosciamo. Berrettoni sembra nato per fare il trequartista. Bastava poco. O forse tanto. Basta "averghe la ponta che segna". Facile, no?

BICAR-BONATO

 E’ dalla scorsa estate che chi legge questo blog, segue il mio personale diario di bordo fatto di sensazioni e notizie. Quello che cerco di trasmettervi dalla mia privilegiata posizione di osservatore è la panoramica generale sul Verona, le differenza, alcune evidenti, altre molto meno (ma non meno significative…), riguardo questa gestione rispetto a quelle del passato. 

La differenza a questo punto è abissale. Il Verona si è ricostruito una credibilità, direi una "verginità" e all’interno del mondo del calcio l’Hellas è una squadra che conta sempre di più.

Martinelli, più a fatti che a parole ha permesso al Verona di scalare, contemporaneamente alla classifica del Girone B, la graduatoria in fatto di prestigio.

L’Hellas non era caduto in basso solo come risultati. Era precipitato in fondo alla scala (figura simbolica che ci appartiene come a nessun altro…) della credibilità. Contava "poco" o nulla dal punto di vista "politico". Oggi, la mia sensazione, fatta di tanti piccoli particolari è che ci sia un’attenzione molto accesa attorno al Verona, che la "voglia" di rivederlo risalire nel calcio che conta è sempre più alta. Potrei citarvi quello che molti colleghi di Sky pensano del Verona oggi ("grande piazza, deve stare in serie A"), oppure come è cambiata la percezione dell’Hellas in un giornale importante per cui collaboro come la Gazzetta dello Sport.

Arrivo al dunque: il merito di Martinelli è aver costruito un tessuto societario "sano" fatto di persone per bene. Ora, non vorrei arrivare alla "santificazione": Bonato ha avuto l’effetto di un ottimo digestivo (da qui il titolo: bicar-Bonato…) ha lavorato per il bene del Verona, ha sbagliato anche qualcosa.

La sua buona fede è indubbia: ed è per questo che magari non abbiamo calcato la mano davanti ai (tanti) soldi spesi per Selva, oggi misteriosamente scomparso e in cura perenne a Cesenatico, per il trio del Sassuolo che non ha ancora reso per quanto si pensava (e credo pensasse Bonato…), per il prestito di Burato dal Chievo (a scapito di Jorginho, ora mandato al Viareggio con il Sassuolo). Inezie davanti alle scelleratezze del passato. Buon Bonato a tutti…