MA ALLORA ANCHE I GRANDI GIOCATORI VENGONO IN C…

 Samuele Dalla Bona è un giocatore da serie A. Il Verona è ancora più forte. Remondina guida una Ferrari triturbo. Non ci sono nè se nè ma alla conquista della B. Ma non ci dicevano che a Verona in C non voleva venire nessuno? Non eravamo diventati gli "appestati" del calcio italiano?

Pastorello, Arvedi e Cannella non ci hanno innondato tramite i loro meschini megafoni di queste tristezze per anni interi? Come mai adesso i grandi giocatori sono felici di venire a Verona? Forse siamo stati promossi in A e non lo sappiamo? Oppure è cambiato qualcosa, là dove si comanda e avevamo ragione noi quando contestavamo quelle dirigenze?

Complimenti vivissimi a Martinelli, Bonato, Siciliano: la serietà paga sempre. Per fortuna.

PRIMI

 Il Verona è tornato è tornato "primo" da solo. E questa è la "prima" buona notizia". Il Cosenza ha giocato meglio, ma non me ne frega nulla. E’ dall’inizio del campionato che predico che quest’anno conta solo il risultato. Quindi… Non me ne frega nulla. Sapevo che il problema non era Remondina e che la rinascita del Verona doveva partire dalla squadra e non dalla panchina. Ora il mister ha ritrovato il "suo" gruppo, un gruppo diverso da quello iniziale, ma con questo gruppo deve andare in serie B.

E’ stata anche la "prima" volta che il mister si è incazzato in un’intervista. Neanche avesse letto i miei topic precedenti. Francamente sono contento sia andata così. Mi sarebbe scocciato moltissimo passare una settimana a parlare di eventuali sostituti. 

Di Gennaro ha segnato il suo "primo" gol con la maglia dell’Hellas. Benvenuto tra noi. L’ha fatto attaccando il "primo" palo, quello dei bomber veri.

Ps: evitiamo almeno per oggi di scrivere "primo" nel "primo post di questo topic…

IL PROBLEMA NON E’ REMONDINA

 Chiariamoci subito: il problema del Verona non è Remondina. Altrimenti rischiamo di creare due partiti uno contro l’altro schierati su sterili posizioni. Da una parte l’allenatore, dall’altra chi non lo vuole. Il problema del Verona è che da tre anni gioca in Prima Divisione. Una situazione insostenibile.

La gente è esausta, non ne più di una categoria infame. E quest’anno che la società ha costruito una grande squadra, nettamente la più forte della categoria, figlia di un vero progetto, si vorrebbe almeno non soffrire. La frenata, lenta ma costante, crea mugugni. E i mugugni, non riversandosi giustamente sulla società hanno il loro terminale nel tecnico che deve guidare questa fuoriserie. Nell’analisi, però, manca un tassello a mio avviso: la squadra. Troppo spesso dimenticata. Come se non esistesse o se fosse esente da ogni critica.

Certo, si dirà: il tecnico deve trasmettere grinta, concentrazione, tempi di gioco. Ed infatti non accetto che Remondina dica che il Verona non ha più fame come all’inizio perchè è lui che deve dare lo stimolo e non accettare supinamente questo stato.

Ma non dimentichiamo che in campo ci va la squadra, che a sbagliare i gol davanti alla porta non è Remondina, che l’allenatore non ha molte responsabilità, se non nessuna, quando il nostro portiere impazzisce o prende un gol dalla luna.

SPERO CHE REMONDINA S’INCAZZI

 Volutamente non ho mai affrontato l’argomento allenatore in questi mesi. La società ha "sposato" mister Remondina, gli ha affidato il progetto, gli ha dato uomini e mezzi per vincere il campionato. E’ la prima volta che parlo dunque del tecnico scaligero confermato da Bonato quest’estate.

Dico subito che Remondina non è nè meglio nè peggio di tanti altri allenatori che calcano la Lega Pro. Mi piacciono di lui la calma e la disponibilità. Ho accettato, pur non condividendole le motivazioni della società, quando è stato confermato. Dentro un progetto, mi sono detto, Remondina avrebbe dato il meglio di sè. In fondo, se fate una banale ricerca su internet e andate a vedere cosa si diceva del "Remo" ai tempi del Sassuolo troverete che l’allenatore di Rovato era considerato allora una specie di nuovo mago.

A Verona, secondo me, abbiamo visto Remondina a sprazzi. Proprio come la squadra scaligera. Eccezionale in certe gare, stranamente deludente in altre. Dopo 18 mesi di panchina non può essere un caso. 

Lo vorrei più cattivo, più determinato, meno accondiscendente. Il rischio che la sua gentilezza venga scambiata per poca personalità e che questo si rifletta sulla squadra. Ho visto poche volte il bagliore della reazione negli occhi del tecnico. Quando Arvedi lo aveva praticamente esonerato, Remondina tirò fuori le palle. Si giocò tutto in quella gara con la Pro Sesto, aiutato in questo da Previdi e Prisciantelli che stuzzicarono, diciamo così, lo spogliatoio.

Ho visto in questo campionato un Remondina motivato prima della gara con la Ternana. Anche quella, una partita che poteva costargli il posto. Ed infatti il Verona fece la miglior gara della stagione, stravincendo il match.

Un Verona che abbiamo rivisto poche altre volte. Nell’ultimo periodo l’Hellas e Remondina mi sembrano molto appannati. Il tecnico cerca scuse che possono anche starci (infortunio a Selva, infortunio a Rantier), ma fatica a spiegare i pareggi interni, i punti buttati via, le pause e le amnesie. Dice che bisogna segnare di più, non dice come e soprattutto le gare dell’Hellas sembrano sempre una fotocopia. Stessi errori, stessa spiaggia, stesso mare. Dice che dobbiamo essere più cattivi e non dice come. Intanto l’Hellas ha ottenuto i tre punti una sola volta nelle ultime otto gare e si è fatta risucchiare dalla Reggiana. Il trend negativo è evidente, la società è giustamente preoccupata. Il primo posto, una foglia di fico che si sta assottigliando sempre di più.

La speranza è che il gentile mister del Verona s’incazzi almeno un pochetto come ha fatto in occasione di quelle due partite. E che l’Hellas, seguendo il suo esempio tiri fuori un po’ di più gli attributi. Toh, guarda caso… c’è il Cosenza, gara da non fallire.

MUSICA DIVERSA

 Il Verona fuori casa ha messo insieme 18 punti. Al Bentegodi 16. Vuol dire che viaggia più veloce in trasferta che in casa. Come mai? Forse fuori c’è più attenzione e più concentrazione, si sa che le rare occasioni vanno sfruttate a dovere e inconsciamente si è più portati a sprecare meno e a sbagliare pochissimo.

In attesa di vedere un Verona diverso nel nostro stadio, ora tocca affrontare la Cavese, gara in trasferta. Al di là delle dichiarazioni di Remondina (e scrivo ancor prima di averlo sentito, Betteghella è partito adesso per Sandrà…) mi pare che la gara sia ampiamente alla portata di questo Hellas.

A vedere nomi (e se volete anche i cognomi) della rosa messa a disposizione da Martinelli al mister di Brescia e leggendo quelli della Cavese, non c’è partita. Il Verona è strafavorito. Dunque si va per vincere. Anche perchè siamo già alla terza di ritorno e il campionato entra ora nel vivo. Nelle ultime sette giornate il Verona ha vinto una sola gara: quella esterna di Foggia. La frenata è stata brusca e solo il ciapa-no delle avversarie ha permesso ai gialloblù di restare in vetta. Un vero peccato: oggi il Verona potrebbe essere lontano e tranquillo e affrontare questa trasferta senza patemi d’animo. La classifica è però diventata cortissima. E altri passi falsi possono essere pagati a caro prezzo.

Dunque, come credo si aspetti la dirigenza che tanto ha speso e investito in questa squadra, acquistando anche l’ultimo attaccante (e sono otto in rosa…), è tempo di cambiare musica. Adesso, ragazzi ci giochiamo il campionato. E’ il momento di far vedere il vostro valore.

PALLA AL MISTER

 Serve una punta? Ecco la punta. Mi piacerebbe sentire adesso che siamo veramente al cospetto di un presidente serio chi difendeva Pastorello, Cannella e compagnia varia. Ricordate? Ultimo giorno di mercato, ultimo minuto e immancabile arrivava in redazione la solita telefonata: fatto niente, costava troppo… 

Ora il Verona ha tre punte centrali. Due che possono giocare titolari. Con l’acquisto di Di Gennaro l’Hellas è nettamente la squadra più forte del girone. Nessuno ha un simile potenziale offensivo.

Credo che ora la responsabilità che ha mister Remondina di pilotare la squadra verso la serie B sia aumentata ancora di più. Cominciamo col dire che Di Gennaro deve giocare già da domenica prossima. Altrimenti sarebbe stata inutile questa folle corsa della società per ingaggiarlo. Come ha detto Bonato: "E’ ora che Di Gennaro ci serve".

Già ma dove e al posto di chi? Bel rebus per Remondina. La mia impressione è che il mister farà molta fatica ad abbandonare il suo prediletto 4-3-3. Ma sarà costretto a farlo.

In questo momento, dopo la deludente prova con il Lanciano, il Verona ha bisogno di peso in attacco. E la coppia Colombo-Di Gennaro sembra l’ideale per sfruttare peso, centimetri e senso del gol.

Tra l’altro il modulo metterebbe nelle sue condizioni "naturali" anche Colombo che proprio domenica ricordava di aver sempre giocato in coppia con un altro attaccante. L’altro problema è chi mettere alle spalle dei due: Berrettoni sembra il candidato ideale e, se non ricordo male, proprio all’inizio della stagione, Remondina aveva già iniziato questo esperimento.

Il tutto in attesa di ritrovare al cento per cento Julien Rantier che firmerebbe ad occhi chiusi, statene certi, per giocare seconda punta e non esterno alto a destra. Palla al mister, dunque. Ora tocca a lui far quadrare i conti. 

SVEGLIA!

 Il fatto che il Bentegodi invece di essere un fortino inespugnabile stia diventando la nostra palla al piede è inspiegabile.

Mi chiedo perchè questo Verona continui a rimandare il salto di qualità. Non mi piace questa altalena di rendimento, questo su e giù, devastanti a tratti, svogliati e dormienti in altri.

Sono stufo delle dormite. Di uno che si appisola e non vede partire il pallone, di un altro che si fa espellere, di un altro che vanifica tutto il lavoro. Non ce l’ho con nessuno, ma ce l’ho un po’ con tutti.

Il Verona è la squadra più forte. Spende sette milioni di euro per gli stipendi, ha gente di categoria superiore in rosa, è lecito pretendere tanto e molto di più. Che animo avrà stasera patron Martinelli che è quello che caccia il grano e altri soldi sta per spendere per permettere al Verona di essere ancora più competitivo?

Mi chiedo che cosa succederà se le altre dietro di noi si metteranno ad andare. Fino ad oggi le nostre dormite non hanno avuto conseguenze. Ma non sarà sempre festa. E non appena qualcuna infilerà un filotto di risultati c’è il rischio di essere risucchiati dentro la classifica.

Mi sarebbe piaciuto sentire più rabbia per questo pareggio così deludente. Mi aspetto una grande risposta a Cava dei Tirreni, domenica prossima. La buona notizia è che giochiamo lontano dal Bentegodi…

BALOTELLI: IL CHIEVO SULLA STESSA BARCA DEL VERONA

Pensiero numero uno dopo le dichiarazioni di Balotelli. Il ragazzo farebbe bene a stare zitto, soprattutto quando apre la bocca per dire scemenze.

Pensiero numero due: dopo aver per anni appiccicato addosso l’etichetta di razzisti ai tifosi del Verona, ora anche quelli del Chievo hanno scoperto quanto ingiuste, odiose, veementi, siano queste campagne mediatiche. Come abbiamo sempre sostenuto da questo blog: ci sono degli imbecilli e vanno isolati.

Ma non si può parlare generalmente di "tifoserie" se non di "intera città" quando si affrontano questi argomenti. Molti del Chievo che in questi anni hanno accusato quelli del Verona di essere "razzisti", scopriranno in queste ore in cui la stessa cosa succede a loro, quanto queste accuse facciano salire la rabbia e quanto dura sarà lavarle e toglierle di dosso.

Il terzo pensiero va a Campedelli: bravissimo nel difendere squadra, società e città davanti ai microfoni. Facendo giustamente distinguo, spalleggiato in questo dal sindaco Tosi. 

Ultima considerazione: l’episodio deve servire a tutti per chiuderla con il "buonismo" da una parte  e il "cattivismo" dall’altra. Su questi argomenti siamo tutti sulla stessa barca. E in quanto veronesi, difendere la nostra città da stereotipi e attacchi strumentali è un obbligo.

MARGINI DI MIGLIORAMENTO

Ha dato il massimo il Verona in questa prima fase del campionato? Secondo me no. Nel girone di ritorno l’Hellas può ancora migliorare il suo rendimento.

Ci sono dei giocatori che hanno reso meno di quanto ci si aspettava da loro. Rantier è il primo. Il francese, recuperato dopo la pubalgia, può essere l’uomo in più da qui a maggio.

Lo stesso vale per Ciotola. Non credo che Bonato sia contento del suo rendimento. Ciotola che ha fatto la differenza in serie B, la deve fare anche in Lega Pro. 

Penso che anche Pensalfini che ha viaggiato a sprazzi, possa essere molto più incisivo e continuo nella seconda parte della stagione.

E Colombo? Probabilmente lo abbiamo visto al 50, 60 per cento della condizione.

Questi quattro uomini possono essere i primi acquisti di gennaio del Verona.

Aspettando Di Gennaro, naturalmente.

UN ANNO DOPO…

Un anno fa, e sembra un secolo, il Verona era sull’orlo del baratro. Arvedi era ricoverato in prognosi riservata all’ospedale dopo il tragico schianto, la società era retta dal duo buona-volontà Previdi-Prisciantelli. Martinelli era sull’uscio. Ricordo perfettamente tutti coloro, molti dei quali oggi siedono felici e contenti sul predellino vicino al nuovo presidente, alimentavano dubbi, addirittura sul preliminare firmato dal povero Piero, prima dell’incidente. Gli stessi che per anni avevano megafonato Pastorello e dato sponda a mister "8-in-pagella". Il Verona aveva poco futuro. Ed una delle poche cose che teneva il Verona in vita era proprio quel documento. Minarne l’esistenza era come sparare sull’Hellas. Per vederlo morto. Ho sempre avuto l’impressione, dettata anche da elementi più concreti, che a qualcuno, piacesse quell’ipotesi. Avrebbe voluto dire semplificare lo scenario, eliminare un problema, togliere di mezzo un ostacolo. Una sola squadra, magari in serie A, era dal punto di vista imprenditoriale uno sbocco logico. Si sommavano algebricamente diritti televisivi, proventi del marketing, indotto. Una sola cosa non si poteva sommare. La tifoseria dell’Hellas riluttante da sempre a questa ipotesi. Al termine di un’estenuante e drammatica trattativa, Martinelli riuscì ad acquistare la società. Spendendo una cifra esagerata, pronto a gettare sul piatto altri milioni di euro. Martinelli non riuscì subito a fugare il dubbio che la sua azione imprenditoriale fosse scevra dall’obiettivo di fondere il Verona. Le prime mosse non furono brillanti. Uno stretto collaboratore del presidente alimentava tale dubbio con frasi gianiche che lasciavano aperte porte e finestre. "Fusione? Mai dire mai" era la dichiarazione più abusata. Si cercò anche di cambiare il lessico per addolcire la pillola. E la parola fusione venne cambiata con "acquisizione". Come se fosse una cosa più digeribile. Qualche settimana più tardi quell’incauto collaboratore, scivolato su una buccia di banana, fu smascherato e poi rimosso.Martinelli probabilmente aveva capito, subito dopo aver acquisito la società e salito sul ponte di comando, che non vi poteva essere futuro a quell’ipotesi che qualcuno gli aveva prospettato. Il cerino in mano sarebbe rimasto a lui, destinato a passare alla storia come il presidente della "fusione". Anzi della "porcheria". E da lì in poi Martinelli ha gettato nel Verona ogni possibile energia. Pochi proprietari del Verona hanno portato in società tanto stile, tanti soldi, tante idee, tanti uomini. Ma soprattutto tanti fatti. Questa gestione è la miglior risposta possibile ai venditori di fumo e agli affossatori del Verona. Martinelli è esattamente il colore bianco che fa risaltare il buco nero di gestioni scellerate che pure in molti avevano difeso se non protetto. Martinelli è il futuro dell’Hellas. Non è un mecenate, non lo potrà essere, data la forte impronta imprenditoriale. Ma la logica che lo anima è appunto l’investimento, il far crescere la società, quindi riportarla in serie A. Sarà opportuno ora che la città non lo abbandoni. Al di là della retorica e della parole. E’ giusto anche creare una forma di business (lo stadio?) che lo accompagni nella crescita del Verona. Non ci trovo nulla di scandaloso in questo e solo una società (città) arretrata può pensare al business come al diavolo. Martinelli ha dato tanto e darà ancora molto. Un anno è sufficiente per capire che se il Verona creerà ricchezza, questa stessa ricchezza finirà nel Verona e non a Montecarlo.