Dico di Rafael ma parlo anche per tutti gli altri. Massacrato, criticato, poi risorto, poi di nuovo massacrato, poi eroe. C’è una schizofrenia pazzesca nei giudizi, un ottovolante perenne, su e giù, legato agli umori, ai risultati, ad una partita sbagliata ad un’altra che ti vede protagonista. Ho letto cose pazzesche dopo il derby per una presunta smanacciata di Rafael che poi ha portato all’azione del gol. Poi, ancora peggio, dopo la gara con la Fiorentina. Non è da A, cambiare subito, via via, l’ho sempre detto che è da B, dentro il bulgaro subito senza se e senza ma…. Che tristezza, questo mondo in cui la colata lavica dei social network trasporta e brucia tutto e tutti e in cui non c’è un minimo di gratitudine né di equilibrio. Rafael era in campo a Busto Arsizio, è la nostra coscienza, la nostra memoria. Dopo la gara con il Portogruaro si è preso sulle spalle il peso della responsabilità e della critica, rivista oggi quella mezza uscita è meno grave di quanto ci apparve allora quando cercavamo un capro espiatorio per quell’assurdo Verona risucchiato dentro la classifica dopo essere sempre stato in testa. Di sicuro è stato lui l’eroe di Salerno e quelle parate del secondo tempo non temono smentita. Poi è stato protagonista in B, lo è diventato in A, dove oggi è uno dei primi cinque portieri della categoria. Rafael rappresenta la tenacia, la voglia di non mollare mai, la voglia di migliorarsi sempre. Umile e simpatico, non ha mai alzato una polemica. Mi rispose anche dopo un’espulsione, io che gli piazzavo il microfono sotto, lui dispiaciuto ma sempre tranquillo, sempre sorridente. Rafael è uno di noi, uno che più lo attacchi più diventa bravo. Mi piacerebbe che qualcuno gli chiedesse scusa. Ma sicuramente nessuno lo farà. E’ troppo facile sparare alla Croce Rossa, dietro un nick e col favore dell’anonimato. Più difficile metterci la faccia. Rafael resterà nella storia del Verona, i “sotuttomi” di professione restano solo una pernacchia. Di loro non si ricorderà nessuno. Fino al prossimo blog. O al prossimo errore.
IL TRAPPOLONE CHE DOBBIAMO EVITARE
La peggiore cosa che possa fare il Verona è di sottovalutare la gara contro il Catania. La squadra di De Canio è all’ultima spiaggia checchè ne dica Pulvirenti. E’ chiaro che cercheranno di tenere basso il clima della partita tranne poi aggredirci in campo. Il clima sarà surriscaldato. Prepariamoci ad un bell’ambientino. Se la crisi che ci ha colpito qualche settimana fa ci è servita da lezione, beh, a Catania dovremo lottare. Proprio la partita con l’Atalanta ci ha detto che il Verona vince quando mette in campo qualcosa di più. L’Hellas è una buona squadra. Ma diventa una squadra normale e battibile senza il cuore e la determinazione. Siamo convalescenti, non guariti del tutto. La flessione (anche fisica, logica e forse ineluttabile) non si è cancellata tutta d’un tratto, solo con la vittoria contro l’Atalanta. Il calendario ci mette davanti l’ultima sfida abbordabile. E’ un’occasione più unica che rara, per questo spero che anche questa settimana la squadra abbia vissuto con la stessa rabbia post eliminazione dalla Coppa Italia. Abbssare la tensione adesso sarebbe da folli. Dopo questa gara il calendario ci mette davanti Lazio (in casa) Udinese (fuori), Napoli (in casa) e poi ricomincerà la giostra del girone di ritorno con il Milan a San Siro, Roma al Bentegodi, Sassuolo in trasferta e Juve in casa. Leggetelo bene questo calendario, perchè se è vero che le gare vanno affrontate una per una e che ogni partita fa storia a sè, ho l’impressione che le grandi al ritorno lasceranno meno punti sul terreno, visto che, in tutti i sensi, il gioco si farà veramente duro e i punti varranno doppio in prospettiva scudetto, Champions, Europa League e salvezza.
PS: a Catania ritroviamo Massa come quarto uomo… Spero che Rafael non giochi con l’arancione…
SOGLIANO, IL MILAN E LA RAGION DI STATO…
Cos’ha detto Sogliano oggi? Beh non ha smentito nulla. E questo lascia aperte le porte al Milan, è evidente. Non serve un genio per capirlo. Se l’interessamento del Milan “fa piacere”, vuol dire che se il Milan chiama, Sean se ne va. Momento strano in casa Hellas. Sogliano dice di pensare al presente e fa bene. C’è una ragion di stato che è superiore: si chiama Hellas Verona. Bisogna fare punti in fretta e a questo si dedicherà, come fa da sempre, Mandorlini. Nel mercato, però giugno è già presente. Non ci racconti Sogliano che lui non sta guardando, visionando giocatori per il prossimo anno perché non ci crediamo. E poi ci sono tutte le situazioni in divenire che proprio Sean ha aperto: chi parlerà col River per Cirigliano? E l’affare Iturbe? Sogliano non ha lavorato solo per il presente a Verona. Ha lavorato per il domani e per questo ha lavorato bene. Ha dato una prospettiva e un’idea di società. Mi dispiace, lo dico, che non abbia chiuso il discorso Milan oggi. Per me, idea personale, Sean non c’entra niente col Milan lustrini e paillets. Capisco che il padre Riccardo non veda l’ora di mandarlo là. Ma Sean è un ragazzo concreto, spigoloso, poco diplomatico. Se non ha smentito, vuol dire che non lo può fare. La chiarezza, quella che oggi non c’è stata, la farà, sicuramente Setti a febbraio appena sarà chiuso il mercato di gennaio. Credo che la filosofia che ha dato il presidente sia ancora più importante degli uomini. Dentro l’autonomia e la chiarezza dei compiti sta il segreto del Verona. Ma ora, fino alla salvezza, pensiamo alla ragion di stato…
QUESTA GARA L’HA VINTA MANDORLINI
Non c’é dubbio che la partita con l’Atalanta l’ha vinta Mandorlini. Con i suoi cambi, con il suo atteggiamento, con la sua voglia di scrollarsi addosso la crisi e tornare alla vittoria. Quante vittorie ha fatto Mandorlini da quando é qui a Verona? Una marea. Quante gare ha vinto Mandorlini in questo modo? Tantissime… Mi vengono in mente quelle con il Brescia, quella con il Crotone, quella con il Modena. Andrea ci ha fatto vincere tanto e a volte qualcuno se ne dimentica. Quando Mandorlini ha gli occhi della tigre ne sbaglia poche. Per questo ero felice dopo Genova. Quest’anno il mister ha sbagliato solo una partita. Quella con il Chievo (che se poi ci danno il gol regolare di Iturbe…). Perché perdere con Roma, Juve, Inter e Fiorentina (giocandosela alla grande…) non é uno scandalo. Dicevo che la gara era delicata, importante e sancisce un momento fondamentale del nostro campionato. Siamo a 25 punti cioé tantissimi, ma proprio tanti. Non é che adesso dobbiamo pensare ad altre cose rispetto alla salvezza. Solo che all’ obiettivo ne mancano meno, cioé quindici. Sulla gara di oggi: volontá, grinta, determinazione, forza. Anche la voglia di essere piú forti della sfiga. E la genialata di aver messo dentro Cacia che ha sparigliato gli equilibri non ha prezzo come dice la pubblicitá. É un bel messaggio ai gufi, a chi provoca, a chi cerca di destabilizzare. Rosicate, gente, rosicate…
HO RIVISTO LA TIGRE
Per un attimo ieri sera ho rivisto gli occhi della tigre. Ma sì, lo sapete benissimo: quelli che aveva Mandorlini in Lega Pro, prima di Sorrento, prima di Salerno, prima della cura di Giovanni della Casa e l’imposizione del Galateo per tecnici bravi, affidabili (ma un po’ finti…). Gli occhi che avrei voluto vedere prima della gara con il Chievo, che nello spogliatoio, comunque, avranno visto tante volte.
Non cambio idea sulla gara di ieri sera, idea che ho raccontato al Tggialloblu. Abbiamo perso 4-1 ma il risultato è bugiardo. Eravamo 2-1 all’80 e c’era un rigore per noi (altro che presunto fallo di mano come riporta nascostissimo tra le righe la Gazzetta stamattina…).
Però è anche vero che il Verona viaggia a medie di quattro gol a partita e che ha una svagatezza insensata. Mandorlini che ha giocato nelle grandi e sa vincere, ha capito che era il momento di non dare pacche sulle spalle. Ed allora ecco la sua arrabbiatura, per niente finta e artificiale.
E’ tornato il Mandorlini dagli occhi di tigre e ora, speriamo che anche la squadra lo segua. C’è una battaglia da vincere con l’Atalanta. E’ anche un problema di concentrazione se è vero, come notavano ieri sera in tribuna il presidente Setti e il dg Gardini, che preso un gol ne arriva subito un altro.
Qualche minuto di follia, ma così, in serie A, non vai da nessuna parte. Forse, e tolgo il forse, i 22 punti ci hanno riempito la pancia, anche inconsciamente, e la poca abitudine alla lotta ha fatto il resto. Ho scritto dopo Firenze che la squadra è in crisi perché dopo tre sconfitte non poteva che essere che così. Ora le sconfitte consecutive sono quattro, abbiamo preso un’armadio di gol, la rotta va invertita. La gara con l’Atalanta non è una passeggiata, lo sappiamo. Loro hanno l’abitudine a lottare e a graffiare. Ma per fortuna da noi è tornata la tigre.
E’ UFFICIALE, SIAMO IN CRISI: PENSAVATE CHE NON CI SAREBBE MAI STATA?
E’ ufficiale: il Verona è in crisi. Alla terza sconfitta consecutiva non c’è dubbio che si debba parlare di squadra in difficoltà. Anche se le tre partite perse hanno connotati diversi e una sola (quella contro il Chievo) è stata ciccata in maniera clamorosa.
Il Verona sta conoscendo adesso la dura realtà del campionato di serie A. La meraviglia non è aver perso tre gare di fila, è pensare che qualcuno non lo avesse previsto. Era logico che prima o poi l’Hellas sarebbe finito dentro un tunnel. La bravura di una squadra come la nostra è uscirne. Al più presto. E’ indubbio che la gara con l’Atalanta di domenica prossima riveste un’importanza determinante.
Cosa non ha funzionato in queste tre gare? Tante cose. Una crisi non ha mai un solo padre. Stanchezza generale, stanchezza di alcuni giocatori, errori individuali, scelte del tecnico. Un’impasto di cause che ci hanno portato a raccogliere zero punti. La sontuosa prima parte del campionato però ci ha anche permesso di mantenere inalterata la nostra posizione in classifica: stupefacente davvero. Vorrei però far notare che il distacco dalle posizioni pericolose, pur restando molto buono si è ridotto. E’ quello che dobbiamo guardare, altro che il quinto posto…
Mi stupisce, come Alice nel paese delle Meraviglie, il vociare continuo del partito del malcontenti. Io non so bene chi siano queste persone, che problemi abbiano a casa, perché invadono il web e l’etere ogni volta che il Verona va male. Ho letto cose aberranti in queste ultime ore. Credevo che la Lega Pro ci avesse fatto maturare, facendoci capire che non esiste categoria che sia facile, facendoci capire veramente che non esiste nobiltà e tradizione se non la continui ad alimentare con la grinta, il lavoro e la determinazione. Invece, purtroppo, c’è una parte anche consistente di questa tifoseria che si gode a creare un clima di pessimismo e di tregenda ogni volta che le cose non vanno bene. Per carità: l’analisi va fatta. Se Rafael a Firenze ha fatto male si può scrivere e dire. Ma la cosa sbagliata è il modo in cui si dice: “Rafael è scarso, deve andarsene. Via Rafael. Mandorlini va cambiato subito…E via di questo passo con toni che spesso sono molto peggiori di quelli riportati ad esempio.
Chiusa la parentesi, il dato che più allarma e che mi allarma è quello dei gol presi: sono 24. Un’enormità che sistema il Verona tra le ultime del torneo. Bisogna trovare immediatamente dei correttivi. La sensazione che ho avuto a Firenze, purtroppo è stata di un’inconsistenza a livello individuale ancora prima che di squadra. Nel reparto non si respira mai sicurezza. Non la dà Gonzalez, non la dà Cacciatore, non la dà Agostini. Cerca di darla, ma più con la sua forza d’animo Mimmo Maietta. Ma è troppo poco. Sarebbe sbagliato però colpevolizzare solo chi sta dietro. Il primo filtro è dato dal nostro centrocampo, dove purtroppo, c’è un giocatore che sta subendo un’involuzione preoccupante: Jorginho. Il piccolo brasiliano non riesce più a tamponare, è meno lucido in ripartenza (mai visto sbagliare tanti passaggi), spesso va in affanno, pur giocando con la solita enorme generosità. Jorginho va recuperato al più presto. Credo e spero che Cirigliano sia un’alternativa di qualità che permetta anche a Jorginho di rifiatare e ritrovarsi.
Accanto ai 24 gol presi, c’è però un dato brillante: 25 gol fatti. E qui il Verona viaggia al ritmo delle prime. E’ un dato da tenersi stretto perché l’Hellas dà sempre la sensazione di trovare la via del gol con disarmante facilità. Ed anche se Toni non segna più, il suo lavoro di sponde e sportellate, permette a Iturbe e ai centrocampisti inserimenti devastanti.
Chiudo dicendo che la crisi va affrontata con coraggio: pessimismo e clima da ultima spiaggia non aiutano l’Hellas Verona. E’ in questi momenti che si vede la differenza tra un tifoso vero e uno dei tanti salito per sbaglio sul carro dei vincitori. Che appunto, non essendo in questo momento contingente, dei vincitori, non fa più per lui. E allora dico a questo passeggero casuale che è pregato di scendere. Ma per favore, poi non risalga più. Che larghi a bordo si sta meglio…
CARO SEAN, AL MILAN NON SARAI PIU’ UN AUZZAIDER…
Capisco che il Milan del nuovo corso barbarico possa pensare a Sean Sogliano come nuovo ds. E’ facile presupporlo. Sogliano è uno dei migliori ds che ci sono oggi in Italia. Un uomo tutto d’un pezzo, poco adatto a fare giochetti, trappole, depistaggi. Sogliano è prima di tutto un lavoratore e un grande appassionato di calcio. Se ha tre giorni liberi, come è successo la settimana scorsa prende un aereo e vola in Brasile a caccia di talenti. Logico che poi riesca a fare un mercato di qualità con la forza delle idee. Le idee nel calcio e nel lavoro di Sogliano sono tutto. Se la crisi ti stritola e non hai molti soldi da spendere devi inventarti qualcosa. E’ in quella condizione lì che si vede la capacità di un ds, la sua rete di rapporti, il suo intuito. Iturbe, Sala, e Cirigliano rappresentano i fiori all’occhiello della campagna trasferimenti del Verona. Al di là delle presenze, sono tre colpi perfetti per il futuro del Verona. Il primo permetterà all’Hellas di avere un enorme beneficio quando si parlerà con il Porto. Il secondo sarà il Jorginho del domani. Il terzo diventerà sicuramente un caposaldo. A loro si devono aggiungere il capitano della nazionale Under 21, Bianchetti e Samuele Longo, attaccante che poteva andare a giocare a Livorno e invece ha scelto, rischiando molto per la sua carriera, il Verona.
Inoltre vorrei parlare di altri due colpi eccezionali di Sogliano: il primo è Luca Toni. A 36 anni e con una carriera del genere non è facile ipotizzare per un giocatore una stagione di simile livello. Sogliano mi disse quest’estate: “Non mi piace lavorare con giocatori così vecchi. Ma ho parlato con Toni, l’ho visto tante volte nella scorsa stagione… Beh, ti dico che è tutt’altro che finito”. Aveva ragione lui.
E poi Romulo. Sogliano sapeva che il brasiliano sarebbe diventato un giocatore di grande qualità. Ha blandito la Fiorentina, ha inseguito il giocatore. Poi al momento giusto ha calato i suoi assi, aggiudicandosi un elemento determinante. Senza contare Mihaylov, che è pur sempre un nazionale, venuto a fare il dodicesimo a Verona…
Sean è un ragazzo che ama profondamente questo tipo di scommesse. Anche se penso che sia pronto per il Milan professionalmente parlando. Non è questo il problema. Ma credo che il Milan lo svuoterebbe, impedendogli di mettere a frutto tutte le sue doti che in un ambiente del genere diventerebbero in fretta limiti invalicabili. Per come l’ho conosciuto io, lui deve lavorare in ambienti stimolanti e appassionati. Perfetta intesa con il presidente, possibilità di essere creativo, di avere idee, di imporle. Come fai nel Milan a fare tutto questo? E soprattutto come fai a farlo nel Milan del dopo Galliani? Già ora zio Fester sta sbandierando ai quattro venti la sfilza di trofei che ha vinto. Vi immaginate che ambientino si creerà a Milano al primo momento di difficoltà? Secondo voi nessuno rinfaccerà a BB la sua rivoluzione? E non ne andranno di mezzo i suoi collaboratori?
E poi, caro Sean, la storia dell’Auzzaider lì non avrà più nessun valore. Se vai al Milan, devi vincere e basta. Sei un “Favorito” punto e stop . No mi dispiace: non ti ci vedo proprio dietro una scrivania (non se ne parla di andare in panchina…). E se posso darti un piccolo consiglio: dopo le smentite del presidente, per evitare questo continuo vociare da Milano, mi piacerebbe sentire anche il tuo “No, grazie, resto a Verona”… So che non è nel tuo stile, ma per una volta fai un’eccezione. Poi torna pure ad essere il nostro ds Auzzaider… Che a noi ci piaci così!
DOPO LA SOSTA TORNA IL CAMPIONATO…
E’ stata una lunga pausa. Addirittura di ventuno giorni. E adesso torna il campionato. Lunedì il Verona affronta la Fiorentina in una gara che solo tre anni fa ci sognavamo di giocare. A Firenze, contro gli amici della Viola, che ci hanno sempre sostenuto e aiutato in questi anni molto bui, servono punti. Punti salvezza, perché la nostra classifica non dice la verità sul campionato. Questo è un torneo durissimo, livellato, dove non si intravvede ancora una squadra che possa retrocedere. Chi sono le indiziate? Il Chievo forse? Beh, non direi. Il Sassuolo? L’ho visto ieri e ve lo dico ora: saranno cazzi amari (pardon) per tutti quelli che ci giocheranno contro (capite quanto importante è stato batterlo al Bentegodi adesso?). Il Livorno? Sessanta minuti a far soffrire la Juve e senza Paulinho. La Sampdoria? Beh lì è arrivato Sinisa che qualcosa s’inventerà. E il Bologna da noi calpestato, ha fermato l’Inter. Insomma: non dormiamo sugli allori, dimentichiamoci subito di questi maledetti 22 punti, pensiamo a giocare solo per salvarci. A Firenze non partiamo battuti (e questa aria di sconfitta che vedo, leggo, annuso non mi piace. Qualche opinionista mi pare afflitto dalla sindrome da Titanic…), andiamo per giocarcela fino in fondo, con l’ardore che abbiamo messo in campo contro il Milan, la voglia di stupire che abbiamo palesato a Bologna. Abbiamo uomini, mezzi, entusiasmo, capacità per tornare ad essere la rivelazione di questo campionato. Ma solo a patto di dimenticarcelo…
Ps: titolo e incipit non sono errori. Sabato al Bentegodi, il Verona di Mandorlini, non era in campo…
GUARDIAMO AVANTI
L’errore più grande che possiamo fare adesso è fare un dramma per questa sconfitta. Certo brucia tantissimo perdere al 47′ del secondo tempo. Il pareggio era il risultato più giusto ma il Chievo, sia chiaro, non ha rubato nulla. Qualche uomo in casa del Verona appare stanco, da Genova in poi si è persa brillantezza e un po’ di fame. Il Verona non è abituato a stare così in alto e a mio parere si è un po’ scordato come ha conquistato 22 punti: lottando su ogni pallone con umiltà e fame. Senza questa componente l’Hellas diventa una squadra normale capace di perdere con l’ultima in classifica. E la gara con il Chievo può essere una grande lezione, persino, se presa dal punto di vista giusto. Il campionato di A è una canea, un attimo sei su, un attimo dopo sei giù. I valori sono livellati e la differenza la fanno la compattezza dell’ambiente, la voglia di vincere, la rabbia agonistica. Il Verona deve ripartire subito, assimilando questa delusione e convogliandola in campo contro la Fiorentina, una gara proibitiva sulla carta. Dove noi non siamo i favoriti. Per fortuna.
DERBY
Sarà un topic un po’ più lungo del solito. Mi scuso. Spero abbiate la pazienza di leggere fino in fondo. Verona e il Verona si appresta a giocare una partita diversa dalle altre, molto diversa, una gara che le nuove generazioni, quelle che hanno vissuto con astio la rivalità con il Chievo vedono come la Sfida, con la esse maiuscola.
Comincio col dire a questi ragazzi, che non è così. Una Sfida con la esse maiuscola è una partita che fa parte della Storia di una società. Troppo diverse e distanti le storie di Verona e Chievo per poter essere definita una gara storica. Il vero derby è col Vicenza, lo diciamo non per senso di superiorità ma a testimoniare che il Verona ha una storia tutta diversa rispetto al Chievo che lasciò i colori biancoazzurri per assumere il gialloblù proprio per “omaggiare” la prima squadra della città, cioè l’Hellas Verona, o il Verona, come ricorda anche Franco Bottacini nel suo libro che racconta la storia del Chievo. Non c’è dubbio che il Verona e solo il Verona abbiano sempre rappresentato la città in 110 anni di storia. Lo ha fatto anche scendendo di categoria, anche in Lega Pro, quando il Chievo era in serie A.
E’ proprio in quel momento (Verona al minimo storico, Chievo al suo massimo) che la rivalità ha finito di cessare. Cos’altro devono dimostrare il Verona e i suoi tifosi dopo quel periodo? Quando tu sei in 11 mila in Lega Pro, in 5 mila per una gara che vale la salvezza in C2, mentre dall’altra parte non riesci neanche a essere in 10 mila in serie A, la rivalità per il primato cittadino, finisce di esistere.
Ho polemizzato in passato con il Chievo. Purtroppo sono stato frainteso. E spero ora di fare chiarezza. Ho polemizzato soprattutto con coloro che tifavano per le due squadre. Quel pubblico che va allo stadio “per vedere la serie A”. Cerchiobottisti, rappresentanti del vizio italico di stare sempre con il vincente di turno. Tranne poi abbandonarlo alle prime difficoltà. Anche oggi provo una sorta di disprezzo per chi ha la doppia tessera e alla domenica va a vedere il Verona e il Chievo. Li considero opportunisti. Era a quel pubblico che il Chievo si rivolgeva. Ed è quel pubblico che, come era facile prevedere, ha tradito Campedelli in questi anni. Non so se siano tornati a vedere il Verona costoro. Francamente spero di no. Ma ho l’impressione che si annidi proprio in mezzo a questo pubblico chi critica Mandorlini, chi storce il naso un minuto dopo che è stata data la formazione, chi fischia un nostro giocatore.
Affermo, con altrettanta sicurezza, che ho grande rispetto, per chi ha scelto il Chievo come squadra del cuore. Chi la segue in trasferta, siano sei, dieci o dodici. Non mi piace il dileggio in questo senso. E’ vero: la North Side in certe domeniche fa quasi tristezza, ma quei ragazzi che sono lì, soffrono per la loro squadra, la seguono ovunque, e quindi meritano quantomeno l’onore delle armi. Non so se cresceranno. Ma per loro il Chievo ha lo stesso valore che ha per noi l’Hellas Verona.
Non sopporto invece, quella sorta di superiorità etica e morale con cui la tifoseria clivense ha voluto vestirsi in questi anni. Come se qualsiasi tifoso del Verona fosse cattivo, razzista, maleducato e loro un’isola felice in cui il bon ton, il galateo e il fair play la facessero da padroni. Questo ha contribuito, anche per aiuto di alcuni mezzi di informazione cittadini che hanno volutamente fatto passare questo messaggio, a creare quell’immagine negativa del Verona che poi si è ripercossa sull’intera città. Nessuno ha mai messo in risalto abbastanza l’interminabile applauso post retrocessione in C. Le grandi trasferte con migliaia di persone senza che nulla succedesse. Il civile comportamento anche dopo un torto vergognoso perpetrato dall’arbitro Massa in una gara che valeva la serie A. Mi chiedevo in questo giorni cosa sarebbe capitato al malcapitato fischietto di Imperia se si fosse comportato così a Nocera…
Il Chievo ha un limite: è come un partito personale, non radicato nel territorio. Che fine farà il giorno in cui Campedelli dovesse decidere di ritirarsi? Il Verona, viceversa è radicato nel territorio, nel popolo, ancora prima delle istituzioni. Solo negli ultimi anni, finalmente, qualcuno ha deciso che l’Hellas era una realtà importante. E il merito è proprio della gente che l’ha sempre sostenuto. Nonostante questo, quando Agsm decise di sponsorizzare il Verona, le polemiche si sono sprecate, mentre tutti sono rimasti zitti quando la Banca Popolare, pur attraversando difficoltà e con le azioni in caduta libera (risparmi delle famiglie veronesi in molti casi…) elargiva abbondanti sponsorizzazioni al Chievo. Su questo argomento anche Campedelli avrebbe dovuto usare il buon senso e quantomeno evitare di commentare seguendo il vecchio consiglio del padre appeso nella sede di via Galvani.
Evito qui di parlare, perché l’ho già fatto, dell’assurdo tentativo di sostituire la storia del Verona, sovrapponendosi con simboli, colori, persino assumendo molti giocatori, tecnici e dirigenti che facevano parte della storia del Verona. L’errore più grande di Campedelli a mio avviso.
Per chiudere questo lungo intervento: penso che l’unico che veramente tiene a questa partita sia proprio Campedelli. E’ il Chievo che si “nutre” della storia del Verona e non viceversa. Ed è il Chievo che battendo il Verona scriverebbe una ulteriore pagina nel suo libro. Per il Verona sarà solo una gara diversa. Bella, affascinante e pericolosa come molte altre di questo campionato. E’ persino superfluo, quindi, dire che la gara andrà vissuta solo ed esclusivamente sugli spalti. Dove il Verona non avrà nessuna difficoltà a vincere. Come sempre.