IL GOL DI “MESSILMANN”

 Scusa, non ho visto bene: ma quello lì è Pichlmann? No dai, perchè per un attimo credevo di essere al Camp Nou e il "turista Pichlmann, quello che fino a due gare fa, quello che "un paracarro è meglio di lui", per un istante, lungo come la vita, è diventato "Messilmann".

Quando Piki ha calciato di sinistro quel pallone delizioso, indirizzato al sette, volevo piangere. Non ci credevo. Il calcio è veramente il più bello sport del mondo, perchè dentro un tiro c’è una storia da raccontare, anzi tante storie. Quella di Piki è fresca e simpatica, come il sorriso del viennese. Turista per caso (lo scrivevo il 28 ottobre, non due mesi fa) a Sandrà, un ragazzone serio ma sorridente, come solo gli austraici sanno essere.

Mandorlini lo ha messo dietro a Ferrari e dietro a Bjelanovic, causa allenamenti che non erano all’altezza (il mister lo ha ribadito anche oggi a Tuttocalcio), ma poi lo ha rispolverato quando il croato si è rotto. E Pichlmann, senza uno sbaffo di polemica ma dicendo le cose al posto giusto, ha segnato il gol più bello della sua carriera.

Sotto la Curva, anche questo un segno del destino, e il primo a esultare come un matto sulla panchina è stato proprio Mandorlini. Pichlmann che pure poteva onestamente mandarlo a quel paese era solo felice del suo gol. I compagni (e qui ho capito il valore del gruppo), erano solo sinceramente felici che un loro amico in difficoltà ce l’avesse fatta.

Mi è piaciuto il "duello" verbale tra i due a fine partita. Mandorlini ha ribadito: "Da Pichlmann mi aspetto grandi cose". E Piki ha risposto: "Il mister ha ragione, ma io volevo giocare. Ho fatto trenta gol negli ultimi tre campionati, non volevo lasciare Verona senza aver fatto vedere quello che valevo". Tanto viene da dire oggi. Tantissimo. Abbracciamoci forte, popolo dell’Hellas. 

CUORE E COCONES

 Dopo la gara con la Nocerina dissi che bisognava salvare quello che di buono quella serata (storta) ci aveva dato: cioè la capacità che ha questa squadra di guardare sempre dritto negli occhi l’avversario, di non mollare mai, anche quando ci sarebbero i presupposti per prendere terribili imbarcate. Oggi la squadra di Auteri ha distrutto la povera Sampdoria e ci ha fatto capire che il Verona ha fatto una mezza impresa a non essere seppellito di gol.

E così come dobbiamo tenerci stretto quel pareggio, ci teniamo strettissima questa vittoria col Cittadella. Una vittoria sofferta difficile, arrivata col grande cuore che il Verona di Mandorlini sa mettere sempre in campo.

E non è un caso che in una partita che sarà piaciuta a Edmondo De Amicis, sia brillato il nostro Garrone, alias Nick Ferrari. Lo spumante trentino si è ripreso il Verona (non voglio nemmeno pensare che c’entri qualcosa l’infortunio a Bjelanovic…) e il Verona è tornato alla vittoria con quelle armi che lo hanno fatto grande nella scorsa stagione in Lega Pro. Umiltà, umiltà e ancora umiltà con quei palloni che rimbalzavano sulla nostra linea difensiva e venivano buttati anche in tribuna quando serviva. Oggi il Verona non è stato allo specchio a sistemarsi i capelli e a mettersi il profumo. Ha passato il sabato in officina tra una martellata e l’altra e ha vinto.

E quindi abbiamo finalmente capito e scoperto qual è la dimensione vera di questa squadra: avere un cuore grande così. Ma soprattutto due cocones foderati con l’acciaio. 

ORA C’E’ BISOGNO ANCHE DEL “TURISTA” PIKI

 Il Cittadella è una brutta bestia, il Verona sbaglierebbe ad affrontarlo senza la necessaria concentrazione ed applicazione. L’Hellas non sta bene. Affiora stanchezza, c’è qualche infortunio, aumenta la lista dei diffidati (futuri squalificati).

Ci siamo tuffati insomma nel pantano della serie B. Manca la vittoria, il gol è un optional. Viene da sorridere a pensare oggi alle disquisizioni d’inizio campionato. Meglio Ceccarelli o meglio Mareco? Pichlmann o Bjelanovic? E Lepiller? E Pugliese? La verità una sola è che Mandorlini avrà bisogno di tutti. E tutti devono dare qualcosa.

Persino di quel Pichlmann che era relegato a fare il turista a Sandrà. Se il ragazzone austriaco non si è imbrocchito all’aria del Lago fino a diventare un inutile orpello di questa squadra deve dimostrarlo ora che Bjelanovic starà fuori quaranta giorni.  

Pichlmann non ha fatto polemiche con Mandorlini per l’esclusione. Ora può far capire a tutti che il mister si è sbagliato. Il vantaggio di questo "conflitto" se lo prenderebbe giustamente il Verona di cui Pichlmann e Mandorlini sono due componenti.

Resta come parabola per tutti, quanto è riuscito a fare Ferrari l’anno scorso solo beneficiando della fiducia del mister. E a proposito di Nick: può e deve dare molto di più, soprattutto sotto porta.

Questa partita col Cittadella di Foscarini è molto più difficile di quella con il Vicenza. Bisogna fare attenzione. Forse anche cambiare pelle. Più brutti, magari, ma più pratici. Sbagliare non si può.

MENO MALE CHE NON ABBIAMO PERSO…

 Lo so, si sente, si respira: c’è delusione in tutti noi. Ma io dico che anche da una serata stortissima come questa c’è la possibilità di salvare qualcosa. Tante cose non funzionano nel Verona è evidente. C’è una crisi di rigetto della categoria, che forse stiamo capendo solo ora. Però dobbiamo ammettere che pur in una giornata storta, il Verona non abbassa mai la guardia, se la gioca sempre guardando negli occhi l’avversario, non finisce mai ko. Anche se le premesse c’erano tutte. 

Ma la rabbiosa reazione che ha portato al pareggio, il tentativo di vincere la gara, sono tutte cose che non possiamo non tenere in considerazione. Se, anche in un momento no come questo, la squadra comunque dimostra di essere viva, bisogna stare sereni.

Certo, in questo momento è meglio accantonare ogni sogno di gloria ed essere realisti. Tenendo presente che all’inizio del campionato in molti di noi avrebbero firmato per essere dove siamo adesso. Credo anche che la gara di oggi sia stata sufficiente per smentire tutti coloro che continuano a invocare come salvatori della patria i giocatori che stanno in panchina. Vivaddio se Mandorlini fa determinate scelte mica è uno scemo autolesionista.

Il campionato è lungo e per gli avversari non può essere sempre festa. Non vorrei parlare, infine, dell’arbitro. E infatti non ne parlo. Per non prendermi una querela.

DEFINIZIONE DI VINCENTE

 "Vincente è quando una squadra vince". Andrea Mandorlini prima dell’allenamento di mercoledì 19 ottobre. Esatto, mister. Sarà banale, ma sono d’accordo. 

MANDORLINI DOUBLE FACE

 Ho sempre detto: se vuoi prendere Mandorlini lo devi prendere con tutto il pacchetto. Mandorlini è fatto così. Lui stesso si arrende davanti al proprio carattere. Scuote la testa, allarga le braccia: son fatto così…

E’ fatto bene? E’ fatto male? Secondo me siamo andati in B perchè il mister è fatto così. Quindi, per il Verona e per Verona è fatto bene. Se Mandorlini non avesse fatto quella dichiarazione prima della gara con la Salernitana, quella che poi gli è costata pugni e schiaffoni, a mio avviso non saremmo mai saliti. Anche allora era fatto così. E tutti noi lo abbiamo applaudito.

Mandorlini ha raccolto una squadra allo sbando e l’ha guidata in B. Ci ha tolto dalla merda in cui ci avevano cacciato in questi anni e ci ha ridato una dignità. Ha cantato "Ti amo terrone" ed è stato massacrato dai tanti benpensanti. "Bravo… Ma queste cose non si fanno…". Come quando processarono Malesani per una corsa sotto la Curva… Accusato di lesa maestà.

Verona, l’ho detto e scritto tante volte è una città strana. Vai a bere un aperitivo con uno e dopo mezz’ora sei un ubriacone. Sono tutti tuoi amici ma appena volti le spalle hai un pugnale alle spalle. Adesso Mandorlini sembra essere diventato un coglione. E si sentono in sottofondo le vocine dei benpensanti baciapile a cui ha dato fastidio che il Verona sia tornato in serie B: "Mandorlini? E’ un poveretto, un capopolo fallito".

Mandorlini ha sbagliato. Questo è innegabile. Ha sbagliato a cambiare il modulo di un Verona che era splendido. Lo ha fatto per eccesso di "amore" e di "ambizione". Voleva guidare il Verona in alto, ha provato a schiacciare l’acceleratore, la macchina ha sbandato ed è uscita di strada. Ma non si è sfasciata. Ha preso qualche botta, ma basta una riverniciata in carrozzeria e tornerà come nuova.

Due sconfitte, però, non sono sufficienti per minare il lavoro con i controfiocchi di questo allenatore. Certo, a tutti noi, sta sullo stomaco aver perso a Vicenza e se conosco bene il mister vi dico che deve aver due pale eoliche sotto i jeans. Ma fermiamoci qui, per favore. Altri discorsi non tiriamoli in ballo. E’ il momento di stare uniti. Ed aiutare il mister ad uscire dall’impasse. I conti, come l’anno scorso, li faremo alla fine…

HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA…

 Abbiamo smarrito la diritta via… Non ci siamo… Non è tanto la sconfitta nel derby a preoccuparmi. E’ l’involuzione generale della squadra che è allarmante. Dopo la più bella partita della stagione (Ascoli), il Verona è stato rivoltato sull’altare di tre partite in fila e non è più stato lo stesso.

Non parlo qui di uomini. Parlo di Idea (scrivo maiuscolo appositamente) che si è ingrigita, inglobata in una nebbia che l’ha portata a smarrirsi. Il miglior Verona lo abbiamo visto con due esterni e un centravanti. Idea portata avanti da Mandorlini sempre e comunque, a cui venivano apportate delle lievi modifiche. A Vicenza, il Verona ha cambiato modulo tre volte nei novanta minuti e questa situazione ha sconvolto i piani fino alla sconfitta. 

Ora si potrà parlare sino alla gara con la Nocerina delle scelte di Mandorlini, dell’opportunità di tenere in panca un ragazzino frizzante e di classe come D’Alessandro, nell’insistere su Tachsitidis, al Menti al limite dell’inguardabile, di non considerare altri giocatori, potenziali titolari come Esposito, Pugliese e Pichlmann. E’ una discussione che m’interessa fino ad un certo punto, perchè proprio Mandorlini ha dimostrato l’anno scorso di essere capace di dare sicurezza persino ad uno che era stato "battezzato" come "peggior acquisto della storia del Verona".

Il che vuol dire che quando si hanno Idee chiare si possono fare miracoli. Quella chiarezza e un minimo di buon senso che si sono man mano smarriti da Gubbio in poi. Discorso a parte ma neppure tanto è relativo alla difesa, il punto di forza delle squadre di Mandorlini. Tante volte l’occhio è distratto a guardare gli attaccanti e non riusciamo invece a vedere che il vero male dell’ultimo Verona risiede là dietro. Prendiamo gol assurdi, in fotocopia, o per errori individuali. Ne prendiamo troppi e ne facciamo col contagocce. Cosa mi serve giocare con un armadio come il greco, bravo a coprire, un disastro nell’impostare, se poi subisco cinque reti in due gare?

 Il filo si potrà riannodare con la Nocerina, sfida salvezza in piena regola. Abbandoniamo ogni velleità e ogni ambizione. Abbiamo fatto due punti in quattro gare. Abbassiamo il volume, abbassiamo le polemiche, lavoriamo sodo e duro per prendere subito tre punti. Per la classifica. Mica per i sogni.

STEMO CALMI!!! (BIS)

 Per trovare una partita "cannata" dal Verona dell’era Mandorlini bisogna andare tanto indietro nel tempo. Credo che questa traccia possa essere scovata nel match della scorsa stagione con il Gubbio (anche se il nostro mister non è di questo avviso…). Dopo di quella il Verona ha sempre giocato a calcio e anche quando ha perso ha strappato applausi.

Credo che la gara con il Torino non faccia primavera. Cioè, non può essere presa ad esempio per elencare cosa non va nel Verona. Essendo la terza gara in una settimana, l’ultima di due partite difficilissime, è arrivata in un momento in cui la squadra scaligera non era al cento per cento. Ma forse neanche al cinquanta per cento. Se c’è un rammarico in questa sconfitta senza appello, è di non aver visto il sacro furore, quello degli elogi con il Padova e quello del battimani con la Sampdoria.

Ci sono stati però dei segnali che non devono essere sottovalutati. La stanchezza affiorata in tanti giocatori ci fa pensare ad una rosa competitiva al massimo in tredici, quattordici elementi. Con altri che non sono all’altezza. Possibile? Mandorlini dice che sono tutti uguali e allora non si spiegano certe scelte in queste tre gare. Alcuni giocatori (Esposito, Pugliese) non sono entrati, altri hanno fatto un super lavoro.

Non mi addentro nelle esclusioni di Pichlmann e di Lepiller. Qui mi devo fidare di Mandorlini quando dice che in questo momento non possono giocare perchè non sono in forma e non danno segnali di ripresa. Se il mister che ci ha portato in serie B dice questo non posso mettere in discussione la sua parola. Anche perchè, Mandorlini si prenderebbe una responsabilità tremenda se così non fosse. Davanti ai tifosi ma anche davanti al presidente Martinelli che continua a tenere a libro paga un attaccante come Pichlmann.

La considerazione dopo la gara con il Torino è una sola. Il Verona ha dodici punti, è nella parte sinistra della classifica, ha comunque giocato a calcio anche in una giornata storta, ha già giocato contro Sassuolo, Padova, Sampdoria e Torino, cioè le prime della classe e all’orizzonte ha un derby che a questo punto assume significati ancora più importanti.

Sono pronto a firmare una cambiale in bianco a Mandorlini e a questi ragazzi, convinto che a Vicenza il Verona farà una grande gara. Insomma, stemo calmi. Non c’era da esaltarsi prima, non c’è da abbattersi adesso.

COMUNQUE… GRAZIE RAGAZZI

 Pareggiare con la Sampdoria ci sta. E per quello che sono state in questi anni l’Hellas e la Samp ci sarebbe anche da essere felici. Eppure dopo questa serata c’è un’amarezza strana nell’aria. Il Verona, il bel Verona di Mandorlini sta buttando via punti a iosa. Almeno quattro dall’inizio ma forse anche di più. Non solo per colpa sua. Pare che gli arbitri toscani abbiano un conto aperto con la squadra scaligera, ultimo il signor Velotto di Grosseto che ha inventato l’ennesimo rigore della serie, dopo quelli di Irrati (Pistoia) e Baracani (Firenze). Speriamo che sia l’ultimo, francamente, anche perchè all’orizzonte c’è il Torino di Ventura che in quanto ad aiuti arbitrali in questa prima fase della stagione non è pari a nessuno.

Non è possibile però che il Verona non raccolga quanto seminato. Si dice che con il gioco devono per forza anche arrivare i risultati, ma così purtroppo non è. L’Hellas non riesce a capitalizzare una superiorità esagerata e ciò è un difetto di fabbrica della squadra.

Questo per due motivi essenzialmente: il primo, che è necessario sempre giocare a mille all’ora, per l’incapacità di gestire il pallone in orizzontale. Il secondo, per gli errori sotto porta, ormai diventati endemici, se non preoccupanti. Gomez, per esempio ha fatto il gol più difficile (splendido) e sbagliato quello semplice. Invece è lì che bisogna essere più cattivi, più rabbiosi. A volte pare che i nostri giocatori siano già soddisfatti di come si sia sviluppata l’azione e, se è stata bella, che non conti chiuderla con un gol.

Stiamo facendo, me ne rendo conto, un’analisi molto critica della situazione. In realtà con un po’ di buon senso ci sarebbe solo da applaudire questi ragazzi (tutti) che in campo sono davvero una squadra, capaci di trascinare il pubblico e di essere trascinati. Per questo avvio esaltante di campionato, per le belle serate che ci hanno fatto vivere, un grazie va comunque detto loro. E se domenica volessero anche metterci la ciliegina… l’occasione è quella giusta.

CIAMBELLA SENZA BUCO

 Avesse vinto, avremmo detto che Mandorlini era un profeta. Di più un messia. Le sue scelte, azzardate, con il Gubbio e quel turn over, lasciano sul terreno mille dubbi. Ed è un peccato. In realtà si dovrebbe essere contenti del pareggio fuori casa, ma la sensazione è di aver buttato una grande occasione per fare il salto di qualità. Comunque la si veda questa gara (rigore su Maietta, compreso) resta una brutta prestazione. Dopo gli effetti speciali del primo tempo con il Padova e della gara con l’Ascoli, siamo tornati sulla terra. Ora non bisogna certo fasciarsi la testa, ma essere consapevoli che la vita è dura e in B lo è ancora di più. Mandorlini avrà pensato a fare bene con la Sampdoria e con il Torino dell’allenatore che portò il Verona in C. Avesse vinto, preservando alcuni giocatori avrebbe fatto un capolavoro. E’ arrivato solo un punto.  Non tutte le ciambelle riescono con il buco. E questa è venuta proprio male. Ma la mangiamo lo stesso. Per tirarci su in attesa del mercoledì da leoni e della domenica da serie A…