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LA SICUREZZA DI LUCA TONI

 

 

La sicurezza di Luca Toni gli deriva dal fatto di vivere a Monaco di Baviera, non a Modena o in una delle città del nostro Veneto.

Come noto il centravanti della nostra nazionale quest’anno ha giocato, con grande successo, nel Bayern. Il Magazine del Corriere della sera gli ha dedicato la copertina e una lunga intervista nella quale Toni, dopo aver parlato di calcio, dice: “Vedo quanto è bella Monaco e vorrei che fossero altrettanto belle le città italiane. Basterebbe la sicurezza, guardi. A Monaco non ci sono furti, non ci sono ladri, non ti rubano la macchina”. Questo in una grande città tedesca, mentre il giornalista del Corriere ricorda che in una piccola città italiana, a Modena dove Toni ha tenuto una casa, sono andati subito a derubarlo.

Va sottolineato il quadro che fa il centravanti della nazionale perché smentisce la tesi che tutto il mondo sia Paese: cioè che anche le altre nazioni siano sopraffatte, come la nostra, dalle questioni della sicurezza e dell’immigrazione che sarebbero per tutti ingestibili. E’ una balla colossale. Paesi come la Germania, la Francia, la Spagna, l’Austria, la Svizzera si sono impegnati per governare fenomeni certamente complessi e difficili e, alla fine, hanno ridotto e incanalato l’impatto per i loro cittadini. Noi invece abbiano cazzeggiato per decenni alternando il buonismo più irresponsabile ad una “faccia feroce” altrettanto inconcludente. Se pensiamo al senso di legalità, al rispetto delle regole, che i governi italiani hanno dimostrato e sviluppato negli ultimi decenni, non c’è da meravigliarsi che una quota di stranieri delinqua: c’è da meravigliarsi che non delinquano tutti! Che ce ne siano moltissimi così seri da lavorare ed integrarsi non ostante la pochezza delle nostre politiche.

Aggiungiamo che, come dicono a Verona, non puoi correre il Gran Premio con i mussi: ci vogliono almeno dei cavalli (non dico dei purosangue), altrimenti è inutile annunciarlo. Temo cioè che sia inutile che il nuovo governo annunci e vari, come sta facendo in queste ore, il decreto sicurezza quando poi per renderlo operativo devi affidarti ai “mussi”: ossia ad apparati dello Stato demotivati e sclerotizzati dai decenni di ignavia e irresponsabilità in cui li ha lasciati languire la classe politica.

Con gli apparatnik della vecchia Unione Sovietica non si andava da nessuna parte. E così oggi, prima bisognerebbe riformare dalla base la magistratura e le forze dell’ordine, e solo dopo pretendere che un decreto sicurezza trovi efficace applicazione e produca risultati simili alla Monaco di Luca Toni.

 


 

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