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HA RAGIONE BERLUSCA: LA CARTA E’ DATATA 1946

 

 

Restano certamente opinabili i motivi reali che hanno convinto Berlusconi a scendere in campo con tanta determinazione nel caso Eluana: è stato spinto dalla vicenda umana e dal desiderio di salvare la donna da morte certa? Lo ha fatto per andare allo scontro con Napolitano e ridisegnare a suo vantaggio i poteri del presidente della Repubblica? Ha voluto diventare il referente del Vaticano, del mondo cattolico e dei tanti poteri non solo elettorali che ruotano attorno alla Chiesa? Si può appunto discutere e sguazzare nella dietrologia; personalmente sono troppo vecchio e disincantato per credere ancora alle battaglie ideali disinteressate.

Mi sembra invece che, al di là di ogni strumentalità, ci sia poco da discutere nel merito delle critiche che Berlusconi ha rivolto alla Costituzione. Critiche che sono dati di fatto storici acquisiti. Possiamo forse negare che tra i padri costituenti ci fosse una forte componente filosovietica? Lo erano non solo tutti i costituenti comunisti ma anche una buona parte di quelli socialisti: gli stessi che dieci anni dopo, nel 1956 all’invasione dell’Ungheria, vennero chiamati i “carristi” perchè appoggiarono i carri armati sovietici a Budapest. Quanto al Pci celebrò, a fine anni Settanta, “lo strappo” di Berlinguer con Mosca proprio perchè fino ad allora il Partito comunista era rimasto legato a filo doppio con Mosca stessa. La quale lo finanziava con fiumi di rubli non per spirito caritatevole ma perchè il Pci era allineato e funzionale alla strategia sovietica. Sul piano della cultura politica questi padri costituenti diedero alla Carta un’impronta statalista, che si sposava abbastanza bene con la componente cattolica ma che era e resta agli antipodi rispetto ad una visione liberale.

Allo stesso modo non si può negare che la Costituzione sia nata come contrapposizione al Ventennio fascista: il primo obiettivo cioè era di prevenire una nuova dittatura rendendo il potere esecutivo più debole possibile, ampliando a dismisura i poteri del Parlamento attraverso il bicameralismo e immaginando un presidente della Repubblica in grado di ostacolare meglio di quanto non avessero fatto i Savoia le mire di un nuovo Mussolini. Questa impostazione aveva senso allora. Ha ancora senso se siamo convinti, come dice Di Pietro, che Berlusconi sia come Hitler…Ma altrimenti dobbiamo riconoscere che il Paese ha bisogno di un governo in grado di governare; ha bisogno, come avvenuto positivamente per i Comuni, di un “sindaco d’Italia”.

Tornando alla Costituzione è figlia del suo tempo. Cioè al di là di alcuni grandi principi generali (uguaglianza dei cittadini, separazione dei poteri, etc.) che restano validi, per il resto è legata alla sensibilità e alla cultura dei padri costituenti del 1946. Per quali, tanto per dire, era inconcepibile non solo l’eutanasia, non solo i diritti dei gay (che tutti, allora, consideravano dei malati da curare), ma anche l’aborto e perfino il divorzio. La nostra Costituzione ribadisce la centralità della famiglia, il matrimonio tra uomo e donna, la difesa della vita dal concepimento alla morte. Vita che, secondo i comunisti filosovietici e i socialisti, appartiene allo Stato, secondo i cattolici a Dio; e quindi l’individuo comunque non può disporne.

E’ questa la Costituzione viva e intangibile, la sacra Carta di fronte alla quale Veltroni invita Berlusconi ad inginocchiarsi? E cosa facciamo dei cosiddetti “diritti civili”? Li rottamiamo per restare fedeli al dettato costituzionale?

 

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