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PAPA FRANCESCO COL BAGAGLIO A MANO

Sono tante le immagini che hanno colpito nello storico viaggio di Papa Francesco in Brasile. Oggi tutti i media mostrano quelle della messa conclusiva sulla spiaggia di Copacabana con oltre tre milioni di fedeli. Per non parlare della preghiera flash mob, con prelati e vescovi che ballano e cantano guidati dal rapper brasiliano.
Ma forse la più emblematica è quella della partenza: Francesco immortalato mentre sale in aereo portandosi il bagaglio a mano come l’ultimo turista di un volo low cost.
Il Papa ha fatto della semplicità il suo emblema. Niente appartamenti vaticani, mangia alla mensa assieme agli altri parlando con chi capita. Certo. La Chiesa aveva bisogno di questo bagno di umiltà. Purchè non si arrivi a confondere la semplicità con la banalità. Forse, il Vicario di Cristo in terra, un segretario che gli porti la borsa può permetterselo senza dare scandalo…
E le nostre magnifiche chiese – piene di storia, di opere d’arte e di sfarzo – cosa ne facciamo? Chiudiamo San Pietro, la Basilica del Santo, San Zeno, perchè sono troppo ricche, e andiamo a pregare in un capannone di periferia per essere e mostrarci più francescani?
Credo che una certa “sacralità”, l’abito, il linguaggio, la forma non guastino nemmeno nel mondo laico. A partire dalla politica dove oggi tutti si fingono francescani.
Laura Boldini non mangia al ristorante di Montecitorio ma alla mensa dei dipendenti. Può starci. Ma, quando si preoccupa di darne notizia all’Ansa e ai media, la domanda sorge spontanea: presidentessa ma ci sei o ci fai? Perchè la sobrietà di certi politici è da tempo una finzione a beneficio dei gonzi. C’era l’onorevole Peppone, il deputato del Pci, che partiva da Roma in prima classe salvo passare in terza all’ultima stazione prima del suo paese per farsi vedere popolare dai suoi elettori. C’erano i capi della Dc sempre molto attenti a girare il territorio in vecchie Fiat che non inducessero il sospetto di arricchimenti illeciti. Puro teatro.
Oggi i parlamentari tra di loro si chiamano “cittadino” o “eletto” al massimo “deputato”. Hanno cancellato quel “onorevole” di cui andavano così fieri in passato. Sono forse più onorevoli oggi che hanno rinunciato alla qualifica? Hanno recuperato credito agli occhi dei cittadini o stanno perdendo quello residuo?
Da giovane giornalista qualche volta andavo a Roma e sentivo un’emozione per la maestosità del luogo: entravo a Montecitorio come nel tempio della nostra democrazia. Oggi per come vestono, parlano, si atteggiano i nostri rappresentanti potrebbero anche loro tenere le sedute in un capannone dismesso alla periferia di Roma.
I nostri fraticelli della politica: tutti in bicicletta, tutti morigerati, tutti con lo scontrino.
Non che la semplicità guasti, anzi ce n’è bisogno. Ma evitando gli eccessi perché altrimenti diventa banale e falsa.

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