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BITONCI E GLI “INTELLETTUALI”

Giorni fa avevo criticato alcune proposte del neo sindaco di Padova Massimo Bitonci: crocefissi in tutti i luoghi pubblici (roba da repubblica islamica), niente palestre comunali per la preghiera del Ramadan (ma lasciali pregare, sono altre le “attività” inquietanti). Adesso però sono scesi in campo gli intellettuali con il loro manifesto “Per Padova senza razzismo e discriminazioni religiose”, e mi rimangio subito le critiche a Bitonci.

Che palle questo rituale stantio dei presunti intellettuali (autonominati tali) che – pur di mettersi in mostra – firmerebbero di tutto: anche il manifesto contro la carta igienica a quattro veli che fa abbattere gli alberi…

E poi chi sarebbero questi autonominati? Da ignorante, non facendo parte dell’elite, non so chi siano gran parte dei sessanta firmatari. Alcuni li conosco. Un paio di politici. Sarebbero questi gli intellettuali? Qualche professore universitario. Basta la cattedra per essere intellettuali? allora ne abbiamo decine di migliaia. Un milione se estendiamo il titolo anche ai docenti delle medie (e i maestri niente?).

C’è un magistrato, Palombarini, che mi pare faccia parte dell’Associazione nazionale magistrati, che non risulta sia l’Associazione nazionale intellettuali. C’è Paolo Crepet, il sociologo per tutte le stagioni e tutti i salotti televisivi. E qui la prospettiva si fa inquietante: se basta essere sociologo per definirsi intellettuale, va a finire che il titolo lo rivendica anche la fiumana degli psicologi…

Il caso più ecclatante: ha firmato anche Oliviero Toscani, quello delle foto spot a Benetton. Mettiamo sia un bravo fotografo. Anche Telenuovo ha bravi operatori, fanno ottime riprese. D’ora in avanti non li chiamerò più cameramen ma intellettuali…

Il nodo è questo: chi è il vero intellettuale? Chi ha una cultura seria e vasta, a 360 gradi, non solo settoriale (il diritto, la sociologia, la fotografia) che gli consenta anzitutto di analizzare e comprendere ciò che accade intorno a lui.

Fossero intellettuali veri cercherebbero dunque, anzitutto, di capire come mai la gran parte dei cittadini padovani (e non solo) è d’accordo con i provvedimenti di Bitonci. Al di là che loro, i presunti intellettuali, li condividano o meno.

C’è il tema dell’identità, sempre più annacquata, la nostra. Al punto che non riesci a confrontarti sul serio con chi ha un’identità diversa e più forte. Il rischio è di finire asfaltati. Nella società multietnica, se non conservi una forte identità, semplicemente chi arriva ti asfalta.

Identità legata, indubbiamente, alle secolari radici della civiltà cristiana. E qui è singolare che mentre accogliamo chi arriva dall’Africa e ci preoccupiamo – giustamente – di salvar loro la vita, ce ne freghiamo – anche grazie al sostanziale silenzio dei media – del massacro quotidiano di migliaia e migliaia di nostri fratelli cristiani in corso in Irak.

Bisognerebbe che Papa Francesco, invece che in gita a Lampedusa, avesse il coraggio di andare a Mosul, nel cuore dell’eccidio dei cristiani da parte degli islamici, ed invocare un ponte aereo umanitario per salvarli e accoglierli nel civile Occidente cristiano.

Non lo fa. E allora resta solo il crocefisso, appendiamolo dovunque; chissà che non serva a farci riscoprire le nostre radici, la nostra grande civiltà. Il coraggio di difenderla ed esserne orgogliosi. E magari ad essere meno tolleranti e accoglienti con religioni che predicano e attuano lo sterminio degli “infedeli”.

Quanto agli intellettuali hanno anche il compito di orientare l’opinione pubblica. E qui i nostri firmatari sono dei giganti: appena si schierano da una parte, le persone di buon senso vanno dalla parte opposta. Non serve entrare nel merito dei manifesti, basta il disgusto che provoca la presunzione, la vanità, l’arroganza di chi si considera il sale della terra. Mentre vivono nell’empireo dell’autostima.

Invece che firmare andassero tutti a Capalbio, al mare “a mostra’ le chiappe chiare”.

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