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CI MANCAVA IL PRETE PACIFISTA

Se ne sentiva il bisogno. Mancava proprio il prete pacifista che censura la preghiera degli alpini perchè “guerrafondaia”.
E’ successo al passa di San Boldo, confine tra la provincia di Treviso e Belluno, dove ad ogni Ferragosto (festa dell’Assunta) gli alpini si ritrovano a celebrare la messa in una chiesetta da loro costruita.
Quest’anno il sacerdote, inviato dalla diocesi di Vittorio Veneto, si è rifiutato di far recitare in chiesa la preghiera degli alpini. Questi i versi incriminati: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la civiltà cristiana”.
Versi scritti 80 anni fa, ma mai come oggi attuali. Oggi che quotidianamente i cristiani vengono massacrati in tanti Paesi dell’Africa e dell’Asia. Oggi che la civiltà cristiana è minacciata come non accadeva dal tempo dei turchi sotto le mura di Vienna.
Immagino che il pretonzolo sia pronto a censurare anche l’Inno di Mameli. Ma come si fa a cantare “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamo!”? Probabilmente deve aver ispirato lui la variante puerile sentita all’inaugurazione dell’Expò: “Siam pronti alla vita, siam pronti alla vita, l’Italia chiamo!”…
Da notare che gli alpini dimostrano una fedeltà alla celebrazione liturgica, ormai molto rara: non c’è manifestazione o raduno che non si apra con la messa.
Ma di questo al pretonzolo poco importa. Importa mostrasi fighetto indossando le sacre vesti pacifiste.
Non c’è dubbio che oggi il problema assillante sia questa preghiera degli alpini così guerrafondaia: va contrastata con gesti altamente simbolici.
Di fronte al prete pacifista non resta che pregare: “Signore, rendi forti le nostre natiche…”

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