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LA CORTE HA SANCITO L’INSTABILITA’

Per capire quanto sia sciagurata la legge elettorale, che la Consulta ha sfornato dopo mesi di pensose valutazioni, serve un parallelo con la scuola e con un concetto che tutti – almeno in teoria – condividono.
Perché l’insegnamento possa svolgersi serve la continuità didattica: non puoi passare da un supplente, a un insegnate di ruolo che dopo sei mesi o un anno va in congedo o chiede il trasferimento, ad un altro supplente ad un nuovo insegnate. Deve esserci, appunto, la continuità didattica per tutti gli anni delle elementari, delle medie, delle superiori. Il tutto, non per conseguire risultati strepitosi, ma un minimo di insegnamento.
Se questo vale per la scuola, varrà a maggior ragione per un Paese? Paese che deve affrontare emergenze e problemi senza precedenti: crisi economica, disoccupazione, sicurezza, immigrazione, un Unione Europea che vacilla, un mondo che sta cambiando radicalmente. Avrà o no bisogno di un governo stabile? Di qualunque colore esso sia.
Lo capisce ogni persona di buon senso. Non l’hanno capito i parrucconi della Consulta sancendo di fatto il ritorno al proporzionale, cioè alla Prima Repubblica, cioè all’instabilità garantita. (Durante i 47 anni e 153 giorni della Prima Repubblica, dal 1946 al 1994, si susseguirono 51 governi con una durata media di 11 mesi e 9 giorni)
Nei fatti è così perché, abolito il ballottaggio, è stato lasciato un premio di maggioranza del tutto teorico al 40% dei voti, soglia di fatto irraggiungibile per qualunque partito. (I più accreditati, 5 Stelle e Pd, vengono dati più o meno al 30%). Quindi non potrà che esserci un governo di coalizione, in balia della perenne guerriglia scatenata da un partitino della coalizione stessa o da una corrente del partito perno della coalizione. Proprio come accadeva nella Prima Repubblica.
Non serve ricordare che anche in Germania si vota col proporzionale. Là i governi sono quasi sempre durati l’intera legislatura, perché ben diverso è il senso di responsabilità, privilegiando il bene comune del proprio Paese. E non il calcolo di bottega abituale nelle nostre singole forze politiche.
Va detto che la Consulta ha dato al nostro Paese ciò che il nostro Paese vuole: l’instabilità a garanzia che le vere grandi riforme vengano solo annunciate a mai attuate…

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