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CONTE, IL POPOLO E LE ELITE

“Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano”, ha promesso Giuseppe Conte. Difensore del popolo! Come Mussolini? Come il Che (pare che il cuore di Conte batta a sinistra)? C’è chi ha pensato anche a Robespierre.
E poi di tutto il popolo? O solo del popolo che suda e lavora? O anche del popolo degli assenteisti, dei falsi invalidi, degli evasori fiscali (Conte difensore di se stesso?), dei bamboccioni che né studiano né cercano un lavoro? Queste categorie vanno difese o prese a frustate?
E poi difeso il popolo da chi? Dalle nostre elite con le quali Salvini ha prefigurato il nuovo scontro sociale? Ma le nostre elite sono paro paro al popolo. Nel senso che dal loro scadimento deriva quello del popolo. Se un presidente del consiglio incaricato crede al metodo stamina, se un programma di governo apre ai no-vax, ci meravigliamo che una buona parte del popolo li segua?
Le elite autentiche e serie ci sono in Francia, grazie all’Ena fondata da De Gaulle nel 1945. L’Ecole nationale d’administration che da allora – cito Wikipedia – ha il compito “di creare una classe amministrativa unitaria tramite concorso unico, affermando quindi il principio meritocratico contro quello clientelare e/o di cooptazione…Gli allievi della scuola sono selezionati attraverso un concorso particolarmente rigoroso: ogni anno su tremila candidati solamente ottanta sono ammessi”.
Selezione rigorosissima e merito unico criterio di valutazione. Vi pare che avvenga così – tanto per citare alcune nostre elite – con i concorsi in magistratura o all’università o ai vertici della burocrazia? O che da noi prevalgano le clientele e la cooptazione?…
Quando penso alle 120 ore l’anno di insegnamento che per contratto è tenuto a svolgere un docente universitario, penso al celebre vigile di San Remo che in mutande faceva finta di timbrare il cartellino, e mi domando dove stia la differenza…
Associazioni di categoria, da Confindustria in giù, la cui prima ragione sociale è l’assistenzialismo di Stato e il finanziamento pubblico. Sindacati coi distacchi e i caf foraggiati dal denaro pubblico. Non è che da sempre campano grazie ad una sorta di reddito di cittadinanza?
Queste le nostre elite, la nostra classe dirigente abile anzitutto a taroccare i titoli accademici. Dove sta la differenza o il contrasto con buona parte del popolo (non dico tutto, perché per fortuna c’è anche chi lavora)?
Il realtà da noi elite e popolo sono compagni di merende nell’Italia dei furbetti.

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