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MISTER CARD, UN REPLICANTE

Nel programma dei 5 Stelle un conto è la sostanza, i contenuti, un conto la forma cioè come vengono presentati

Sui contenuti ci stanno tutte le critiche; ad esempio quella di Confindustria al reddito di cittadinanza che “scoraggia la ricerca di lavoro”.

Ma è ridicolo fermarsi alla forma, cioè al mini show con cui Luigi Di Maio ha esibito la card per l’accesso al reddito. Il Manifesto lo ha chiamato “Mister Card”, come se fosse la prima volta che vediamo un politico allestire una sceneggiata per pubblicizzare il suo programma. Mentre Di Maio è solo un replicante.

Ci siamo forse dimenticati di Silvio Berlusconi che va da Vespa e firma su Rai1 il “contratto con gli italiani”? Pure promesse, impegni non mantenuti al 99%. Ma intanto lo show elettorale aveva avuto il suo effetto. Questo lo ricordiamo

Magari è uscito dalla memoria un precedente ancor più clamoroso che risale al luglio 1988: il “Bacio di Achille”.

In prima pagina del Venerdì di Republica la foto di Achille Occhetto che bacia teneramente sulle labbra la moglie Aureliana Alberici il tutto – scrive il settimanale – nella “dacia” di Capalbio.

Cosa c’entra il bacio di Achille con la politica, con i programmi di quello che presto non sarebbe stato più il Pci per diventare il Pds?

Occhetto aveva semplicemente colto il cambiamento dei tempi. Era stato eletto segretario un mese prima, aveva capito che il comunismo era ai titoli di coda e, in vista della famosa “svolta della Bolognina”, volle dare un segnale preciso che riguardava la forma, i comportamenti privati, il modo di rapportarsi in pubblico.

Fin’ora i vecchi compagni erano stati ipocriti esattamente come i vecchi democristiani: apparentemente casti e morigerati, relegavano sesso e amori – spesso frenetici – dietro le quinte.

Achille Occhetto volle dimostrare che era arrivata anche a sinistra una nuova generazione che poteva baciare in pubblico e sulla bocca la propria donna; facendosi fotografare e finendo in prima pagina che tutti vedessero. Uno show sul cambiamento di costume, che nulla aveva a che fare coi contenuti politici e il programma di governo, ma che fece scalpore nell’opinione pubblica

Quindi Luigi Di Maio è solo l’ultimo arrivato sul palcoscenico degli showmen della politica. La memoria è utile per collocare gli episodi in successione nella giusta dimensione.

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