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IL CACCIAVITE DI ENRICO LETTA

In tanti anni l’unico programma di governo serio e realistico è stato quello di Enrico Letta che, divenuto premier, annunciò la “politica del cacciavite”.
Questa è la realtà del nostro Paese: un governo massimo può cercare di dare un aggiustatina, un mezzo giro di vite qua un altro là. Le riforme drastiche e rivoluzionarie puoi sognartele perché dominano gli interessi corporativi. E anzitutto perché un qualunque governo – altrochè i pieni poteri invocati da Salvini – si trova nel vuoto di poteri.
Nel trasferimento dei poteri; anzitutto a vantaggio della casta dei magistrati. Gli esempi si sprecano: l’ultima parola in materia di bocciatura o promozione non spetta ai docenti ma ai vari Tar; un sindaco (eletto direttamente dai cittadini, cioè espressione della sovranità popolare) può emettere una qualunque ordinanza, ma anche qui la decisione finale spetta ai vincitori di un concorso pubblico, cioè alle toghe del Tar; le politiche per l’immigrazione, comunque la si pensi, se far entrare o no una nave Ong, se sbarcare o meno i clandestini, la decidono i vari procuratori da Agrigento in giù.
Notizia di oggi: sta per arrivare la “legalizzazione per via giudiziaria del suicidio assistito”, dell’eutanasia; anche qui bypassando il potere legislativo di Camera e Senato.
Altro esempio. La vergogna di Alitalia, da decenni foraggiata col denaro pubblico – compagnia di bandiera solo per i suoi dipendenti che guadagnano di più e lavora meno dei dipendenti delle compagnie low cost costretti a stare sul mercato – continuera di sicuro.
Perché ci vorrebbe un governo col demolitore, mentre massimo può contare sul cacciavite, come giustamente e sinceramente ricordava Enrico Letta.

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