Cacciatore di voti e stratega politico sono due mestieri, diciamo due attitudini professionali diverse. Quasi sempre l’una esclude l’altra.
Un conto è sapere ottenere il consenso dei cittadini elettori. L’ultimo maestro è Matteo Salvini, preceduto dall’altro Matteo e prima ancora dal Cavaliere.
Del tutto diverso è sapersi muovere nei bizantinismi della nostra politica. Qui tutti e tre non sono stati all’altezza. Si sono incartati. Prima Berlusconi convinto di poter sfidare il vero e unico potere forte del nostro Paese, quello dei magistrati; ha fatto la fine che ha fatto. Poi Renzi convinto di potersi intestare il referendum costituzionale; modo perfetto per scavarsi la tomba.
Oggi anche il Capitano si è incartato, convinto di lanciare la crisi di governo, di poterla gestire ed andare subito a elezioni anticipate incassando quel consenso che, da leader popolare, ha saputo ottenere.
Ma il risultato – a quanto pare – è un tantino diverso. Al momento, da perfetto cristiano, Salvini è artefice di una tripla resurrezione altrui: quella dei 5 Stelle che erano avviati verso l’estinzione; ha scoperto la tomba dov’era finito Renzi; ha ridato uno spazio politico perfino ai poveri resti degli azzurri del Cavaliere.
Più facile indovinare i numeri al Lotto che prevedere come andrà a finire. Però al momento è evidente che Matteo Salvini si è incartato; la politica politicante – elemento fondante dell’Italietta – non sembra mestiere a lui consono.
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