L’ex ambasciatore Sergio Romano resta un ambasciatore, cioè usa un linguaggio diplomatico (rispettoso e mai aggressivo) anche oggi da editorialista del Corriere della sera. Il che non gli impedisce di essere chiaro e puntuale nei suoi commenti.
Nella sua rubrica quotidiana, Lettere al Corriere, ha così stigmatizzato il ruolo paralizzante che le corporazioni hanno assunto nel nostro Paese. Sergio Romano parte dalla corporazione più potente di tutte – l’associazione nazionale magistrati – e garbatamente critica il presidente Napolitano per aver partecipato al congresso nazionale dell’Anm.
“Qualcuno – scrive Romano – potrebbe osservare che i presidenti della Repubblica non hanno l’obbligo di onorare con la loro presenza ai convegni di organizzazioni sindacali e che la presenza del capo dello Stato è già, di per se, un’altra anomalia italiana”.
Anomalia che per altro riguarda tante altre associazioni private: dalla Confindustria alla Cgil, dalla Cisl alla Uil, dall’Ordine dei giornalisti a quello dei medici e degli avvocati.
Sergio Romano fa un breve excursus storico:” Per un singolare paradosso l’Italia antifascista ha ereditato la filosofia corporativa dallo Stato fascista e ha conferito un profilo pubblico ad associazioni che in altre democrazie hanno esclusivamente un carattere privato”.
Da cui la conclusione:”In un regime fortemente autoritario le corporazioni avevano funzioni meramente consultive. In una democrazia sfilacciata e faziosa, le corporazioni concorrono a rendere l’Italia ancora più difficilmente governabile”.
Oggi insomma le corporazioni comandano molto più di ieri. Ovviamente non si tratta di auspicare il ritorno ad un regime autoritario, ma di capire che più è debole la politica più comandano queste associazioni che – ovviamente – portano avanti i loro interessi privati a scapito dell’interesse e del bene comune.
Sono palesi le tante ragioni che incrementano il sentimento dell’antipolitica, ma è anche evidente come il cane si morda la coda: l’antipolitica fa il gioco delle corporazioni, aumenta ancora di più il loro potere di interdizione e di veto; mentre solo una politica tornata forte riuscirebbe a rimetterle al loro posto che è, che dovrebbe essere – come ricorda Sergio Romano – solo consultivo.
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