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IL PENSIONAMENTO DEI SINDACATI

Che i sindacati, per come operano, siano fuori dal tempo, cioè fuori dal moderno mercato del lavoro, letteralmente stravolto dalla globalizzazione, lo dimostra un dato inconfutabile: la maggioranza degli iscritti alla Cgil (e non solo alla Cgil) sono pensionati e non lavoratori attivi.
Persone che, per gratitudine rispetto a quando avuto in passato, continuano a pagare la tessera. Un po’ come portare un mazzo di fiori in cimitero al caro estinto…La Ridotta della Valtellina del sindacato è il tentativo di strenua difesa dei cosiddetti “diritti acquisiti” di chi già ha il posto fisso. Giovani, precari, esodati, disoccupati cinquantenni – tutte le nuove tragiche realtà del mercato del lavoro – non vengono più intercettati ne rappresentati dalle organizzazioni sindacali.
Ferme al passato anche nelle proposte. Quando domandi loro come recuperare posti di lavoro a livello nazionale, o in provincia di Padova o di Verona, la risposta è sempre lo stesso mantra: serve una politica industriale. Che significa due semplici cose: programmare a monte le produzioni su cui puntare e finanziarle con denaro pubblico. Ogni volta scherzo con i dirigenti sindacali e dico loro che siamo fermi ai Piani Quinquennali sovietici. Anche allora programmazione e investimenti pubblici. Risultati: disastrosi sotto il profilo economico e sociale.
Dopo di che il sindacato, magari sbagliando, fa il suo mestiere. Potrebbe chiedere anche un’ora di lavoro al giorno per 5 mila euro di stipendio al mese. Il problema, e dunque le responsabilità vere, sono della controparte, che può respingere o accogliere queste proposte. Fin’ora le ha sempre accolte.
La controparte pubblica, cioè il potere politico. Ed anche quella privata, cioè Confindustria, interessata anzitutto ad avere il via libera sulla spartizione degli aiuti statali.
Imputare al sindacato il disastro del nostro mercato del lavoro e come imputare ai magistrati il disastro della giustizia. Nell’un caso e nell’altro è anzitutto il potere politico che ha calato le braghe.
Pare che Renzi, ora, non intenda mettersi anche lui a “cuo busòn”. Vedremo. Il ogni caso non è lui il nemico del sindacato. Anzi è l’alleato, l’amico medico che prova a prescrivergli il Viagra perchè ritrovi un minimo di virilità. Solo un sindacato indotto (costretto) a cambiare potrà infatti ritornare a rappresentare le nuove esigenze del mercato del lavoro. Altrimenti è il pensionamento; la lenta, progressiva, estinzione.

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