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BENTORNATO SABATINI, BENTORNATO PADOVA

"Ho detto ai ragazzi che da stasera si specchieranno con qualcosa di più dentro. Guardandosi allo specchio si sentiranno più uomini e più giocatori importanti. Non abbiamo fatto ancora niente, ma ottenere questa vittoria e tirarsi fuori almeno in parte dal pantano in cui ci eravamo cacciati li farà sentire più forti e più consapevoli d’ora in avanti". Non poteva uscire frase più bella dalla bocca di Carlo Sabatini nel giorno del suo ritorno sulla panchina del Padova. Nel giorno della sua prima vittoria da nuovo allenatore del Padova. 

Questo era quello che i tifosi volevano vedere. Giocatori di calcio che prima che giocatori di calcio sono uomini. Che tengono alla maglia che indossano. Che lottano insieme per un obiettivo comune. Che sanno soffrire e tirarsi fuori dalla melma. A Venezia non si è visto un gran primo tempo e pure il gioco non è stato sempre entusiasmante: solo a tratti i biancoscudati sono riusciti a proporsi, a verticalizzare, a velocizzare e dare il ritmo giusto all’azione. Ma dal primo al novantesimo hanno preso in mano il loro cuore e lo hanno spremuto tirando fuori tutto quel patrimonio umano che negli ultimi mesi sembrava morto e sepolto.

Il gioco lo puoi migliorare, la tattica la puoi allenare. Il carattere no. Non lo vendono un tanto al chilo e se non ce l’hai sono problemi. Il Padova, vincendo a Venezia, ha dimostrato che, se vuole, ce l’ha. Ed è pure parecchio tosto.

Ora sotto col lavoro in questi quindici giorni di tempo prima della sfida interna contro la Sambenedettese. Che di tempo se ne è perso fin troppo. Bentornato Sabatini. Bentornato Padova. 

 

 

 

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