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BENTORNATO SABATINI, BENTORNATO PADOVA

"Ho detto ai ragazzi che da stasera si specchieranno con qualcosa di più dentro. Si sentiranno più uomini e più giocatori importanti. Non abbiamo fatto ancora niente ma riuscire a vincere qui oggi, in una situazione in cui tutto ti dà contro, e mettere almeno la testa fuori dal pantano in cui ci eravamo cacciati, li farà senz’altro sentire più forti d’ora in avanti".

Non poteva uscire frase più bella a Carlo Sabatini nel giorno del suo ritorno sulla panchina del Padova. Nel giorno della ritorno alla vittoria con il suo Padova.

Era proprio questo che i tifosi volevano vedere. Undici giocatori che lottano insieme per un obiettivo comune, che onorano la maglia che indossano, che, se del caso, escono pure dal campo con i lividi sul viso. Undici persone che, prima che giocatori di calcio, sono appunto uomini.

Col Venezia non si è visto un gioco entusiasmante, soprattutto nel primo tempo, e solo a tratti i biancoscudati hanno provato a verticalizzare, a proporsi, a rendersi pericolosi. Però dal primo all’ultimo, tutti hanno preso in mano il cuore e lo hanno spremuto fino all’ultima goccia, portando a casa tre punti fondamentali.

Sul gioco si può lavorare, la tattica è allenabile. Il carattere no. Non lo vendono un tanto al chilo. Il carattere o ce l’hai o non ce l’hai. E oggi, il Padova ha dimostrato che, se vuole, ce l’ha. Ed è pure bello tosto.

Non resta che mettersi sotto nei prossimi quindici giorni per crescere sul piano fisico e su quello della manovra. Di tempo se ne è perso già troppo. Bentornato Sabatini. Bentornato Padova.

 

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