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TRA STRATEGIA, IDENTITÀ E COPERTA CORTA

La sfida col Mantova, persa 1-0 per un gol preso a 6 minuti dalla fine, permette di mettere in evidenza alcuni “tratti somatici” del Padova di questo primo scorcio del campionato di serie B.
Il primo è che la squadra di Andreoletti si è dimostrata fin qui più “strategica” che “identitaria”, per stessa ammissione dello stesso allenatore biancoscudato che, alla vigilia del match del Martelli, ha sottolineato la necessità, da parte dei suoi giocatori, di adattarsi di volta in volta innanzitutto alle caratteristiche dell’avversario ma anche all’evoluzione della singola partita. Mettendo sempre in campo grande equilibrio e la capacità di leggere in tempo reale le varie situazioni. L’esempio più lampante è dato da quanto successo nei minuti finali della partita contro la Juve Stabia: raggiunto il pareggio (2-2) con il secondo gol di Bortolussi, l’allenatore è stato “pizzicato” dalle telecamere ad urlare ai suoi: “Stai dietro, non andare!” e ha poi spiegato che, in B, contro squadre, attrezzate, esperte e scafate, non ci si può permettere, una volta rimesso in piedi un risultato, di salire coi braccetti della difesa, di andare in sovrapposizione: bisogna piuttosto pensare a difendere il risultato con le unghie e con i denti e stare compatti, dietro, senza correre rischi inutili. Il ragionamento è ineccepibile.
A Mantova però, nella gara che ha sancito la quarta sconfitta in campionato (che comunque vede Crisetig e compagni a 14 punti dopo 12 partite: avremmo firmato tutti ad inizio stagione per arrivare a questo punto in questa posizione in classifica, Andreoletti per primo) l’impressione è stata che il Padova abbia rinunciato troppo a sé stesso e a caratteristiche che gli appartengono. Ha aspettato troppo il Mantova, ha costruito poco, verticalizzato male, ha gestito in maniera poco lucida le ripartenze quando è riuscito a rubare palla all’avversario. L’essere strategico non dovrebbe togliere così tanto alla propria identità.
Siccome però a tutto c’è una spiegazione, specialmente quando si parla di un allenatore come Andreoletti che non lascia mai al caso nulla e lavora costantemente e maniacalmente su ogni dettaglio durante gli allenamenti e nello studio delle partite e degli avversari, probabilmente il problema di questo Padova è che, ora come ora, la coperta è davvero troppo corta. E che quindi rinunciare ad alcune caratteristiche che l’anno scorso erano il “marchio di fabbrica” (su tutte la grande aggressività) diventa una questione di sopravvivenza. Almeno per adesso. A Mantova mancavano ben sette pedine della rosa e solo Barreca era squalificato. Gli altri sono infortunati e, alcuni di questi, sono arrivati a Padova senza aver fatto il ritiro o dopo un periodo lungo di inattività (pensiamo al Papu Gomez e alla squalifica di due anni, a Silva e alla frattura del quinto metatarso del piede… ma anche, facendo un ulteriore passo indietro, a Baselli: a inizio stagione era stato scelto come regista titolare, alla terza partita è finito ai box per due problemi muscolari consecutivi ed è ora tornato a disposizione: la sua condizione non può essere al top!). Il risultato è che è la vecchia guardia a tirare la carretta ben oltre quello che le si può chiedere. Più di qualcuno dovrebbe rifiatare ma in questo momento non è possibile. Perchè alternative in alcuni ruoli non ce ne sono proprio. Lo sguardo va dunque ora rivolto al derby col Venezia del 22 novembre, sentitissimo, importantissimo… ma anche un po’ più in là. Al mercato di gennaio.

Un commento - 49 visite Commenta

since 1986

Sì Martina, tutto giusto.

Però, come ho già scritto, il mercato ora lo deve fare FIGOLI, se è vero che sarà il nuovo proprietario del Padova. Questa lunga trattativa per il passaggio delle quote societarie deve assolutamente finire prima del mercato invernale. Non possiamo permetterci di giocare al risparmio una seconda volta, rischiamo di perdere la categoria.

Sempre e solo Forza Padova!

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