Ci ho riflettuto tutta ieri sera. E anche un po’ stanotte, guardando il soffitto e ripercorrendo mentalmente più volte il film del derby. Perché seguire il Padova è il mio lavoro, ma è anche una grandissima passione. Quando si perde, e meritatamente, non si può non rimanerci male. E perdere anche qualche ora di sonno.
Ho letto tantissimi commenti. Mi sono ricordata di quasi tutti i messaggi che sono stati inviati in trasmissione. Mi sono confrontata con qualcuno di voi. E sono arrivata innanzitutto alla conclusione che non è giusto che sia partito il gioco al massacro nei confronti di Carmine Parlato. “Il mister è ottimo per la serie D non per la Lega Pro”, “Il mister è inesperto”, “Il mister non ci ha capito nulla nei cambi”.
Mica vero (secondo me). L’unica frase che condividerei in questo momento è: “Il mister fa con quello che ha”. Ergo: la coperta è corta, un po’ tanto corta.
Ho ripensato alle ultime due partite, coincise con due sonore sconfitte. Ho capito che se gli avversari, con doppie o triple marcature, neutralizzano Cunico e Petrilli, i due che hanno nel bagaglio tecnico una dose più elevata di fantasia, andiamo in affanno. Perché? Perché nessun altro ha le caratteristiche per inventarsi qualcosa di diverso, una giocata, una ripartenza fatta come si deve. Via di lanci lunghi e buonanotte al secchio.
Purtroppo in questo momento il Padova paga dazio oltre i suoi reali demeriti perché ha fuori Amirante (e di fatto, con Neto infortunato, non ha un’alternativa lì davanti) e perché ha Ilari sottotono, perché reduce da un mese di infortunio che inibisce al momento la sua bravura a saltare l’uomo. Le alternative ci sono, ma evidentemente non hanno altrettante capacità.
Dietro, inoltre, è un peccato dover sacrificare Diniz mettendolo terzino (si è mosso benissimo in questo ruolo ma si è sentita la mancanza della sua esperienza lì in mezzo) perché non c’è un vice Favalli che garantisce la medesima copertura difensiva (Anastasio è giovanissimo e ha dimostrato, contro il Sudtirol di saper spingere molto bene, ma dalla sua parte, onestamente, ha contenuto gran poco).
A questo punto, serve stringere i denti. E di brutto. Provando a tornare almeno mentalmente all’atteggiamento delle prime quattro partite: dove, dando tutti il 110 per cento, si è riusciti ad arrivare al risultato positivo.
Però occorre fin da ora proiettarsi al mercato di gennaio. Son sicura che De Poli, con la testa, è già lì.
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