Perché solo adesso il Padova gioca con questo ardore? Perché solo adesso tiene testa alla motivatissima capolista e ha la forza di rovinarle la festa promozione?
Secondo qualcuno si tratta di orgoglio. Di voglia di onorare fino in fondo il campionato, nonostante tutto. Certo, una buona percentuale della determinazione che si è vista stasera sarà anche dovuta a questo. Ma è fin troppo facile pensare, senza scomodare i sentimenti più nobili dell’animo umano, che qualcuno dei lor signori si sia reso conto di non aver fatto un buon campionato e ora si stia mettendo in vetrina per convincere qualche buon acquirente ad ingaggiarlo per la prossima stagione.
C’è di più: mai come in questi giorni, ho visto il presidente del Padova, Marcello Cestaro, stanco del giocattolo che fino all’anno scorso lo divertiva e lo faceva star bene, nonostante le grandi spese e le immense rompiture di scatole. Se il patron vicentino molla o ridimensiona l’impegno saranno i giocatori per primi a rimetterci perché ci sarà la possibilità tutt’altro che remota che Padova non sia più l’isola felice che è stata negli ultimi dieci anni, con stipendi d’oro e puntualmente pagati al 27 di ogni mese. E allora quale migliore occasione delle ultime tre partite per provare comunque a far tornare la voglia al presidente?
Una cosa sola spero con tutto il cuore: che se Cestaro vuole cedere e davvero ci sono imprenditori pronti a subentrargli, la cosa venga risolta senza lungaggini e trattative infinite. Giusto per sapere in tempi rapidi di che morte dobbiamo morire. O di che vita dobbiamo ricominciare a vivere.
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