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UN PICCOLO MIRACOLO

Padova “sei” bellissimo, ha scritto un tifoso su facebook pochi istanti dopo il fischio finale della partita di Fontanafredda. Già. Sei vittorie in sei giornate. E chi se l’aspettava un inizio così prorompente, dirompente e prepotentemente importante?

Nessuno, davvero, men che meno io, son sincera. Quando il 28 luglio abbiamo fatto irruzione con telecamere e taccuini nello studio del notaio Doria in corso del Popolo per riprendere il momento della firma dell’atto costitutivo del nuovo Padova ero certo contenta che in qualche modo si ripartisse, ma ero ancora troppo amareggiata per come era finita la storia del vecchio Padova e non riuscivo a rendermi conto che in quel momento, in quell’ufficio con una tavola ovale che vedeva da un lato Bergamin, Bonetto senior e Bonetto junior con in mano la penna e il foglio protocollo da firmare e dall’altra giornalisti e fotografi, stavo assistendo ad un piccolo miracolo.

L’emozione da sala parto mi ha preso un po’ alla volta. Quando ho visto che la nuova società sceglieva i suoi uomini. De Poli per il ruolo di direttore sportivo, Parlato per quello di allenatore. E via via i giocatori: gente umile, senza grilli per la testa, ragazzi contenti, quando vai a vedere gli allenamenti, che tu sia lì per seguirli e raccontare il loro lavoro. Ragazzi che fuori dal campo salutano, sorridono, che ammettono i propri errori, quando li fanno, e sono pronti a ironizzare quando qualcosa va storto. Ragazzi che vogliono vivere Padova da cittadini normali, scoprendo il carattere dei suoi abitanti ma anche il valore dei suoi gioielli artistici. Davvero, mi sembra di vivere un momento magico: si è creato un rapporto speciale con la squadra. A memoria, l’ultima volta che, almeno personalmente, è successo qualcosa di simile, è stato con il gruppo 2002-2003, quello che ha sfiorato la B ai playoff. Quello dei vari Pellizzaro, Tasso, Centofanti, Bergamo, Antonioli, Colombo.

Bene così. Non si potrà vincere sempre e mi aspetto ovviamente che prima o poi si debba anche imparare a gestire un risultato diverso dalla vittoria, ma finché c’è questo clima, me lo voglio godere fino in fondo. Domenica prossima c’è il primo scontro diretto della stagione contro il Belluno. Arriviamoci nuotando a grandi bracciate in questo mare di entusiasmo. Ci aiuterà a dare il meglio per superare il primo vero scoglio del campionato.

P.S.: purtroppo un petardo fatto esplodere da un tifoso in campo nei minuti finali della gara potrebbe complicare e non poco la settimana impegnativa che abbiamo di fronte (fatta anche della partita di Coppa di mercoledì a Fano). Già l’Euganeo era in diffida, sempre per via di un petardo e di alcune bottigliette lanciate all’indirizzo del guardalinee a Montebelluna. Ora, se il giudice sportivo prendesse ancora provvedimenti, potrebbe scattare la squalifica del campo. Mi auguro proprio di no, perché giocare a Treviso o a Venezia il big match con il Belluno sarebbe davvero da spararsi. Spero in ogni caso che chi, nonostante i ripetuti e decisi inviti dei capi ultras a non lanciare oggetti di nessun tipo e men che meno fumogeni e materiale che scoppia, ha lanciato il petardo in campo la prossima volta se ne stia a casa. O venga caldamente invitato a rimanere a casa nel caso in cui esprima il desiderio di venire a vedere la partita. Di gente che rovina un clima così, francamente, non abbiamo bisogno.

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