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QUANDO LA PAROLA “GRUPPO” HA UN GRANDE SIGNIFICATO

Nel calcio la parola “gruppo” è tra le più abusate. Se penso poi che se ne riempivano la bocca anche i dirigenti e i giocatori che l’anno scorso hanno determinato la distruzione del nostro amato calcio Padova 1910 mi viene un travaso di bile e mi rendo conto una volta di più di quanto facile sia dare fiato alla bocca e vendere fumo ai tifosi con una sconcertante naturalezza. Mentendo sapendo di mentire.

Poi però ti trovi davanti la società e la squadra che l’estate scorsa ha ridato forma e sostanza al sogno di migliaia di padovani. Ripartendo da zero con forza, trasparenza e umiltà. E allora scopri che la parola “gruppo” può avere un senso. Un senso profondo. Incommensurabile.

La partita di oggi con il Giorgione ne è stata una dimostrazione incredibile. Se è un dato di fatto che è dalla prima partita del campionato contro l’Union Pro all’Euganeo che chi è entrato dalla panchina non ha fatto rimpiangere chi è uscito, oggi si è toccato l’apice di questa inconfutabile verità perché: 1) non c’era Cunico, per la prima volta fuori per infortunio dopo 25 partite disputate e una sola saltata per squalifica (a Sacile, ed era arrivata una sconfitta). Lui è il faro di questa squadra, il punto di riferimento in mezzo al campo oltre che in spogliatoio. Lui è il capitano. Non si trattava di un’assenza comune. Ebbene Zubin, che lo ha sostituito, non solo ha illuminato l’attacco come doveva fare ma ha anche segnato due gol e fatto un gran lavoro di sacrificio. Dimostrando una volta di più, ma forse non ce n’era davvero bisogno perché il suo valore era già chiarissimo, che andarselo a prendere a dicembre dal Pordenone è stata una delle scelte più azzeccate della società, alla faccia della carta d’identità che in campo non si nota proprio. 2) Mazzocco ha dato forfait all’ultimo secondo. Al suo posto ha disputato la sua prima partita da titolare Fenati, arrivato all’ultimo giorno del mercato di gennaio e finora praticamente oggetto sconosciuto, e ha sfoderato un biglietto da visita coi controfiocchi, regalandosi anche la soddisfazione di servire a Ilari l’assist per il gol che ha definitivamente chiuso la gara. 3) Al 10′ del primo tempo Bortot ha accusato un problema fisico. Degrassi si è alzato dalla panchina, in quattro e quattr’otto si è scaldato e, dopo otto partite passate a guardare i compagni da fuori, è rientrato nei meccanismi come se l’ultima gara l’avesse giocata la domenica precedente. 4) Petrilli, che ha passato quasi tutto il girone d’andata a veder scritto il suo nome tra le riserve e ad avere a disposizione solo pochi spezzoni a gara in corso, da quando è titolare fisso non ha mai sbagliato partita e oggi è stato semplicemente stratosferico. 5) Dionisi è ormai diventato un tesoretto da sfruttare a partita in corso. Un tesoretto che garantisce corsa e sostanza sulla fascia quando c’è bisogno di difendere il risultato.

Già il risultato. Il risultato finale di tutta questa evoluzione è stata una bella vittoria. Un 4-2 al Giorgione. Certo con qualche sbavatura, ma ci mancherebbe anche che fossimo perfetti!

Ad un gruppo non si chiede di essere perfetto. Si chiede di saper soffrire, di saper fare un sacrificio per un compagno, sapendo che lui ricambierà quanto prima, di pensare al bene collettivo prima che a se stessi. Ad un gruppo vero si chiede semplicemente di comportarsi in modo di dare alla parola “gruppo” il significato che ha. E il Padova lo sta facendo. In un modo che sta riempiendo il cuore dei tifosi di una gioia che mai avrebbero pensato di provare in un campionato di serie D.

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