PENSANDO A UN ANNO FA

Il Padova ieri sera ha vinto 4-2 in casa dell’AlbinoLeffe, approfittando, come doveva fare, del pareggio dell’Alessandria col Mantova e della sconfitta del Pordenone col Cittadella. Ora i punti di distacco dal quarto posto sono 5, a tre partite dalla fine. Restano sempre basse le possibilità di agguantare i playoff, visti anche gli impegni dell’Alessandria prima dello scontro diretto col Padova dell’ultima giornata, ma sono sempre più di quelle che c’erano quando i punti da recuperare erano 7. Avanti dunque, con la sfida di domenica contro la Giana Erminio all’Euganeo.

Oggi però è un giorno speciale e per tutta la giornata non sono riuscita a pensare ad altro che alle fortissime emozioni che ho provato l’anno scorso, 19 aprile 2015, insieme ai tifosi del Padova nel giorno del ritorno del nostro amato Biancoscudo tra i professionisti dopo la vittoria di Legnago. Era “solo” serie D mi sono sentita ripetere più volte durante quest’anno. Certo: era “solo” serie D. Ma come ho sentito battere il cuore di quella squadra e della città intera all’unisono col mio in quell’occasione, quest’anno mai. E come me tantissimi altri tifosi.

Mi rendo conto che, appunto, era “solo” serie D e che il quasi smantellamento di quella rosa fantastica è stato necessario per costruire un gruppo quanto più possibile competitivo, anche se di errori ne sono stati fatti: la Lega Pro, soprattutto nel girone A in cui è stato inserito il Padova, si è dimostrata un campionato ad alto tasso tecnico, di grandi difficoltà e con tante squadre allestite per stare nella parte alta della classifica. Mi chiedo però perché quest’anno non si è riusciti a creare tra città e tifosi quella vicinanza particolare, quell’empatia che l’anno scorso è stata una forza trascinatrice pazzesca. Probabilmente, semplicemente, perché non si è fatto un campionato di vertice… Ma forse non solo per questo. Lascio anche a voi una risposta in merito.

Spero solo che di questa “empatia” non smetta mai di tenere conto chi costruirà il Padova del prossimo anno, ripartendo, stavolta, da una base che c’è già. Chiunque esso sia. A Padova l’empatia può fare la differenza ben più di un giocatore forte…

 

 

UN FINALE CHE NON STA PIACENDO

Il Padova, battendo la Pro Patria, ha mantenuto acceso il lumicino dei playoff. Essendo sempre 7 i punti di distacco dalla quarta posizione a quattro giornate dal termine della stagione regolare, la luce è assai fioca ma c’è.

Detto questo, non di sola matematica dovrebbe vivere questo finale di stagione. Ad accompagnarla dovrebbero esserci entusiasmo, voglia di crederci, passione, tifosi che incitano. In questo momento tutto questo sta succedendo solo in piccola parte. Non occorre andare troppo indietro nel tempo per ricordare che razza di onda emotiva accompagnò la cavalcata del 2009, quella che portò il Padova ai playoff, agganciati all’ultima giornata, e poi in B grazie alle imprese di Ravenna e Busto Arsizio.

Mi spiace sottolinearlo ma stavolta ci si crede davvero poco alla riuscita dell’impresa: tira piuttosto una bella aria di smantellamento e di vacanze estive!

Il bello della faccenda è che, giocando come ha fatto ieri, il Padova per primo sta dimostrando di non volersi giocare fino in fondo le sue (poche, pochissime) chances. Pillon si è arrabbiato per la prestazione, soprattutto dei più giovani, ma probabilmente il problema dell’atteggiamento sbagliato è proprio legato al fatto che non c’è più convinzione in molti giocatori nelle possibilità di arrivare in fondo alla strada.

Non è un dramma, per carità. L’ho scritto mille volte e non solo io: i biancoscudati, conquistando la salvezza con mesi di anticipo, hanno già fatto il loro dovere. Hanno centrato l’obiettivo stagionale. Però, se ancora si parla di possibili playoff, diano almeno la parvenza di crederci. Perché qua pare che qualcuno abbia già le valige in mano e la testa proiettata alle più amene località di villeggiatura.

 

CREDO PROPRIO SIA FINITA

Il condizionale è ancora d’obbligo perché, di certo, a cinque giornate dalla fine del campionato, non c’è nulla.

Però credo che, giunti a questo punto, abbia gran poco senso mettersi a fare conti e calcoli. E’ come se mettessimo in dubbio la vittoria del girone da parte del Cittadella solo perché matematicamente, anche se domani sera batte il Bassano, non è ancora promosso. Dai, su. Il Cittadella andrà sicuramente in B (e merita di andarci) e il Padova non andrà ai playoff.

Certo se i biancoscudati vincono tutte e cinque le gare che rimangono possono ancora sperare, ma se fino a qui non siamo mai riusciti a fare un filotto convincente credo sia arrivato il momento di confermare quanto qui ho scritto decine di volte: che il Padova, cioè, non accederà agli spareggi promozione e tutto sommato è pure giusto così, perché davanti a lui altre squadre hanno mostrato più gioco e continuità.

Ciò premesso, va benissimo così. La società aveva parlato, ad inizio anno, di un campionato di transizione. Di un campionato tranquillo. Tranquillità è stata perché da mesi la squadra viaggia tra il nono e l’ottavo posto, lontano dalla zona calda. L’obiettivo è stato raggiunto e pure con largo anticipo. Spero che, d’ora in avanti, si cominci a costruire qualcosa anche in vista del prossimo campionato. Che si comincino a buttare le basi per la stagione in cui il Padova, a differenza di quest’anno, partirà con il vento in poppa per puntare dritto ai playoff come traguardo primario. Che queste ultime 5 gare, a meno di un miracolo dell’ultima ora, possano almeno essere un trampolino di lancio per il torneo 2016-2017. L’inizio di un nuovo percorso. Solo così a rammarico non si aggiungerà rammarico. O no?

SI RIACCENDE LA FIAMMA

La sfida di stasera con la Cremonese era fondamentale. Non fosse arrivata la vittoria il Padova avrebbe detto addio al sogno playoff con 6 giornate di anticipo. Condannandosi a giocare le ultime gare della stagione probabilmente in mezzo ad una buona dose di indifferenza o perlomeno in un clima di poco entusiasmo (che, si sa, nella piazza biancoscudata si accende solo se c’è da gioire per un traguardo importante o se c’è da inveire contro squadra e società per una posizione in classifica vicina alla zona retrocessione).

Così non è. Sbraga e Baldassin hanno segnato due bellissimi gol, Favaro ha fatto una splendida parata quando c’era da tenere in piedi la baracca e la Cremonese, anche se ha riaperto i giochi a fine primo tempo, non è riuscita nell’intento di rovinare la serata al Padova, anche se ci ha provato in tutti i modi, provando perfino a buttarla sul nervosismo spinto ad un certo punto.

A parte qualche momento di ansia, il risultato è stato portato al sicuro e la fiammella della speranza playoff è stata riaccesa. Questo era l’obiettivo di stasera. Avanti col prossimo: vincere a Cuneo. Senza “se” e senza “ma”. E’ l’unica strada per ritrovarci, tra due lunedì, a parlare ancora di spareggi promozione.

Intanto, buona Pasqua a tutti!

E’ ANDATA COSI’

E’ andata così. Tutto si può dire fuorché che il Padova non ci abbia provato a raddrizzare il pomeriggio di Pordenone. Il gol a freddo di Pederzoli (l’ex che temevo più di tutti perché so quanto può essere trascinatore specie quando sente la partita lui per primo in modo particolare) ha messo la gara esattamente come volevano i ramarri. Ramarri che, dal 4′ del primo tempo in poi, hanno alzato le barricate impedendo ai biancoscudati di trovare qualunque varco. Di esprimere le loro qualità.

Se il Padova meritava di perdere? Forse anche no, perché ha colpito una traversa, ha sfiorato il palo e la traversa con Altinier e, probabilmente, il raddoppio di Buratto è viziato da un fallo su Fabiano, ma tant’è, appunto, è andata così.

Il sogno playoff si allontana, ma non si esaurisce del tutto. Io son la prima a dire da mesi che davanti al Padova ci sono squadre più attrezzate per salire di categoria. Ma finché qualcuno non ci risveglia del tutto da questo sogno, è comunque giusto continuare a cavalcarlo. Tornando innanzitutto a vincere mercoledì contro la Cremonese all’Euganeo.

Per tirare somme definitive c’è ancora tempo.

AVANTI VERSO I PLAYOFF

Il sogno continua ad avvicinarsi. Dopo aver visto il Padova oggi umiliare il Pavia, dopo che all’andata erano stati  i lombardi a condannare i biancoscudati ad una pesante sconfitta, penso che sia giusto, di più sacrosanto, continuare a cavalcare la speranza di raggiungere gli spareggi per la B. Restano sempre difficili da agguantare, le squadre davanti sono sempre attrezzate, ma, arrivati a questo punto, non provarci è un delitto.

E’ un delitto perché il Padova è cresciuto tantissimo. E’ maturato e, utilizzando un aggettivo che ha pronunciato lo stesso Pillon in sala stampa, è diventato più “sbarazzino”. Oggi mi è piaciuto tantissimo il centrocampo, da Mazzocco e De Risio a Ilari e Finocchio che, sulle fasce, permettono ora alla squadra di “osare” di più. Osando di più i gol arrivano. E con essi le vittorie.

Avanti così, verso i playoff che son sempre un po’ lontani, ma non certo lontanissimi come poteva essere un mese fa.

 

IL SOGNO PUO’ DIVENTARE REALTA’

Da sogno a traguardo possibile. Questo sono diventati i playoff per il Padova dopo la bella e rotonda vittoria di oggi al “Martelli” contro il Mantova.

Sono sincera: come molti di voi, continuo a pensare che sarà difficile conquistarli questi spareggi per la B e che in ogni caso ci sia chi, quest’anno, è molto più attrezzato di noi per potersi giocare le sue chances.

Il fatto che però, a nove giornate dalla fine, siano diventati, appunto, un traguardo almeno possibile, la dice lunga sull’evoluzione positiva che ha avuto questa squadra, nonostante qualche alto e basso e qualche prestazione da dimenticare (vedi quella contro il Renate della scorsa settimana). Il percorso fin qui effettuato da Pillon ha portato ad una solidità e ad una maturazione che saranno i capisaldi e i punti di riferimento del Padova che verrà, del Padova che l’anno prossimo partirà con le migliori ambizioni. Se poi si riuscirà ad anticipare l’assaggio della parte alta della classifica a quest’anno sarà bellissimo, in ogni caso, in quest’ultimo periodo, si è andati avanti con la costruzione di una squadra e di un gruppo.

A questo proposito, oggi voglio tributare un applauso particolare a Bepi Pillon di cui spesso ho sottolineato la scarsa attitudine a cambiare, a osare, a stupirci con “effetti speciali”. Oggi ho infatti molto apprezzato la sua decisione di fare qualche ritocco nella formazione titolare. Finocchio mi è stra piaciuto, Baldassin, subentrato nella ripresa, pure. Anche l’atteggiamento più aggressivo della squadra mi ha ben impressionato. Si è proprio capito che stavolta, in spogliatoio, il buon Bepi ha detto ai ragazzi: “Attaccate senza paura”. Avanti così dunque. Che adesso, contro Pavia, Pordenone e Cremonese, forse si può aggiungere ancora più concretezza a questi playoff che fino a qualche mese fa nemmeno potevamo nominare!

NESSUNA VERGOGNA, MA BISOGNA INVERTIRE IL TREND

Mi ha colpito molto il primo commento che ho letto sul mio profilo “facebook”, sotto le immagini della sintesi di Padova-Renate. “Che vergogna avere vinto”, ha scritto un tifoso, dimostrando ancora una volta, oltre alla propensione alla sofferenza della piazza padovana, anche quella all’autolesionismo puro!

Be’ andiamoci piano. E’ verissimo che il Padova ha sofferto, e un tantino troppo, per portare a casa la vittoria contro il Renate, ma da qui a “vergognarsi di aver vinto” ce ne passa. I 3 punti sono stati meritati, contro una squadra che fa giocare male le avversarie e riparte veloce in contropiede ma sulla quale i difensori biancoscudati hanno preso bene le contromisure. Non era facile, dopo la sconfitta nel derby contro il Cittadella, scendere in campo senza nemmeno più una scoria addosso. Aver vinto è tanta, anzi, tantissima roba.

Detto questo, aggiungo solo una considerazione: ormai il Padova, così come Pillon lo ha forgiato fin dal momento del suo arrivo sulla panchina al posto di Parlato, è ormai noto e stranoto. Ci vuole qualche cambio, negli uomini e nelle giocate, fin dall’inizio. Le alternative, adesso, ci sono. Chi fino a questo momento è sceso in campo dando il massimo e tirando la carretta, non deve sentirsi bocciato o messo in secondo piano. Anzi: forse rifiatando per un po’ potrà essere messo nelle condizioni di tornare a rendere al meglio e con più imprevedibilità tra qualche settimana. Ritengo, al momento, possa essere questa la strada da percorrere per ricominciare ad esprimere una prestazione migliore.

 

SQUADRA BUONA CONTRO SQUADRA FORTE

A rivedere le immagini della sintesi tra Padova e Cittadella il rammarico che già c’era al fischio finale della gara raddoppia. Diniz ha commesso un’ingenuità mostruosa a farsi cacciare nel momento in cui erano i biancoscudati con un uomo in più e potevano forse perfino vincerla questa partita: avevano in mano il pallino del gioco, dopo che nel primo tempo si era visto un Cittadella nettamente superiore, e invece, proprio sugli sviluppi della punizione nata dal fallo di Diniz, poi cacciato anzitempo negli spogliatoi, è nato il gol che è bastato agli uomini di Venturato per aggiudicarsi il derby. Il rammarico, dicevamo, raddoppia perché in effetti Altinier non sembra proprio essere in fuorigioco nell’azione del primo tempo in cui l’arbitro aveva dato rigore al Padova e ha poi ritrattato per la segnalazione di offside del guardalinee. E Lora, nel finale, ha toccato il pallone con il braccio in piena area di rigore: in un calcio sempre più deciso dagli episodi, sono già due situazioni che potevano decisamente far girare la partita in favore del Padova.

Detto questo, però, non si può, almeno a mio avviso, perdere di vista la visione globale della partita. E pure del campionato e della classifica. Se tra Cittadella e Padova c’erano 15 punti di differenza fino a stamattina (e ora sono 18), significa che i granata hanno avuto un cammino decisamente più positivo dei biancoscudati. Se fino a qui gli uomini di Venturato hanno vinto 15 partite e sono primi a più 7 vuol semplicemente dire che sono forti. Terribilmente forti. Certo poi, aiutati che il ciel ti aiuta, magari hanno anche avuto diversi episodi a favore: ma ciò non toglie che sono sempre stati, aldilà di qualche rara sconfitta qua e là che non ha creato strascichi, la squadra da battere.

Ecco io credo che oggi abbiamo avuto una dimostrazione della differenza che c’è tra essere una buona squadra (come il Padova, che è peraltro notevolmente cresciuta negli ultimi mesi) ed essere una squadra forte. Il Cittadella è una squadra forte. Tecnicamente, tatticamente, psicologicamente e anche dal punto di vista della società che, dopo una retrocessione amarissima, ha saputo ricreare forza ed entusiasmo in pochissimo tempo, per tornare da dove era arrivata. Ovvero la serie B. Che a questo punto solo lei può perdere.

Il Padova stia contento dei miglioramenti di quest’ultimo periodo, della crescita individuale e collettiva dei suoi elementi e dell’esperienza che sta maturando la società che, lo ricordiamo, è nata nell’estate del 2014 ripartendo dai dilettanti. Tutti gli altri sogni, per ora, lasciamoli agli altri. Sperando di poterli rifare nostri in un futuro non troppo lontano.

UNA SQUADRA

Il Padova è diventato una squadra. Compatta, ordinata, affidabile. E’ questo il dato (confortante) che emerge dalla trasferta di Bolzano in cui i biancoscudati non sono riusciti a vincere ma hanno comunque allungato la striscia positiva arrivando a 10 partite senza perdere.

La difesa e il centrocampo sono una garanzia. Favaro in porta ha dimostrato ancora una volta di essere una certezza tanto quanto lo è Petkovic, Diniz è semplicemente mostruoso, Sbraga solido e bello da vedere allo stesso tempo (dispiace per Fabiano che di qualità ne ha da vendere: ma se prima Parlato e ora Pillon non hanno puntato su di lui, evidentemente non convince la sua condizione fisica), Dionisi un pendolino instancabile e Favalli in continua e costante crescita.

“Lì nel mezzo” l’ingresso nell’undici titolare di De Risio, forte fisicamente e pronto a mordere qualunque caviglia transiti dalle sue parti, ha fatto fare all’intero reparto un salto importante di qualità e anche Corti è tornato il Corti che ricordavamo, quello dei tempi di Varese. Il settore che in questo momento è un po’ in sofferenza è l’attacco (o meglio la fase d’attacco, che comprende anche il gioco sulle fasce che non sempre è fluido ed efficace) ma, se tanto mi dà tanto, un po’ alla volta Pillon, ora che il mercato di gennaio gli ha garantito qualche soluzione alternativa, riuscirà a far decollare anche quello.

Continuo a pensare che per i playoff la strada sia complicata e troppo affollata, anche se ogni volta che finisce la partita e il Padova ha inanellato un altro risultato positivo chiedo a Pillon e ai giocatori se è lecito provare a crederci in un qualche angolo del nostro cuore. L’importante, comunque, è crescere, migliorare, evolversi. E questo Padova, aldilà della posizione che occuperà a fine campionato in classifica, lo sta facendo.