CHE BRUTTO DOPPIO TUFFO CARPIATO INDIETRO

Doveva essere la partita del “passo avanti” dal punto di vista del gioco, dopo che la sofferta vittoria di Gubbio ne aveva fatto fare avanti uno sul piano della convinzione e della tranquillità interiore.

Niente di tutto questo. Padova-Mantova è stata probabilmente la peggior partita cui il tifoso abbia assistito negli ultimi anni. Zero emozioni, zero gioco, zero virgola cinque occasioni da rete. Unico sussulto quella maglia tirata di Altinier a metà primo tempo che, avesse l’arbitro dato il rigore, poteva cambiare il volto della gara. Magari fosse andata così! E’ purtroppo stato solo un piccolo brivido in un pomeriggio da sonno profondo.

Ha ragione Brevi. C’è tanto da lavorare. Ma tanto tanto. Bisognerebbe però cominciare a mostrare qualche progresso in questo mare di cose ancora da imparare. Perché è vero che siamo all’inizio del campionato e mancano tante partite ancora alla fine ma così non si può andare avanti ancora a lungo. Capisco che mancano giocatori chiave, con cui si era provato tutto il precampionato, ma una soluzione per far ritrovare un po’ di fosforo al centrocampo bisogna trovarla. E pure urgentemente. Altrimenti sarà un lento avvicinarsi agli scogli per poi inevitabilmente sfracellarsi…

L’IMPORTANTE ERA VINCERE

La cosa mi ha colpito di più di questa partita dalle mille difficoltà, conclusa con la sudata prima vittoria in trasferta del Padova, è l’abbraccio finale dei giocatori a centrocampo. Un abbraccio liberatorio. Un abbraccio che spero sia un trampolino di lancio per iniziare d’ora in avanti a giocare con un po’ più di scioltezza e con meno tensione addosso.

La sentivano tutti questa partita. Brevi compreso (anche se il mister, alla vigilia, si è detto sereno e ha sottolineato che lui e la società avevano in settimana cercato di tenere sereno anche il gruppo). Non era una finale, è vero, ma era comunque troppo importante fare punti per evitare che i mugugni si trasformassero in urla. Il Padova ci è riuscito e la seconda cosa che mi auguro è che adesso, grazie a questa iniezione di fiducia, si cominci a vedere qualcosa di più in campo o perlomeno una squadra che non ha timore e gioca più spavalda e sicura di sè.

Sabato col Mantova torneranno a disposizione alcuni giocatori che oggi mancavano. Chissà che si riesca a dare continuità a questo successo strappato nel finale a Gubbio e si possa vedere un piccolo sorriso spuntare sul volto del tifoso…

CAMBIARE REGISTRO. SUBITO

Sono ancora in vacanza in Sardegna ma in qualche modo sono riuscita a vedere quanto basta di Padova-Maceratese per capire che in questo momento ci mancano due cose: un gioco all’altezza della situazione (tante le novità, normale che ci voglia pazienza) e un po’ di fortuna (Altinier che sbaglia occasioni nitide e pure il rigore: non è da lui!).

Lunedì sera a “Biancoscudati channel”, seconda puntata, l’ospite sarà proprio Oscar Brevi. Potremo chiedere direttamente a lui perché questa squadra fa fatica a decollare, nonostante i buoni elementi. Vi aspetto dalle 21.00 in poi. Con tutte le vostre domande e i vostri dubbi. Più che legittimi vista la situazione.

INCORAGGIANTI PASSI AVANTI

“Il Forlì visto stasera all’Euganeo è stato ben poca cosa”. E’ questo uno dei primi commenti che mi è arrivato all’orecchio stasera appena ho terminato la trasmissione in cui vi abbiamo raccontato la sfida dei biancoscudati all’Euganeo. Vero. Il Forlì è sembrato essere perfino qualcosa meno di un cantiere aperto, l’impressione è che il cartello davanti ce lo debbano ancora mettere e la terza sconfitta in altrettante partite non aiuterà di certo allenatore e società a trovare presto il bandolo della matassa.

Non è però questo un buon motivo per togliere le luci dei riflettori dal Padova e dalla sua prestazione che ha portato alla prima vittoria stagionale. I passi avanti invocati dopo il pareggio malinconico contro l’AlbinoLeffe ci sono stati e sono incoraggianti, soprattutto a centrocampo e sulla fascia destra dove si è visto un passo decisamente diverso rispetto a sette giorni fa (benedetto il rientro di De Risio, che si è dimostrato indispensabile in questo 3-5-2 disegnato da Oscar Brevi). Altinier è la solita garanzia, un rapinatore d’area, quando il pallone gli arriva lui i gol li fa. Stasera abbiamo inoltre assaporato di nuovo le qualità di Neto Pereira che sabato scorso era rimasto un po’ in ombra.

I meccanismi iniziano ad oliarsi e questi 3 punti danno ossigeno e autostima alla squadra. Peccato (o per fortuna!) che non ci sia troppo tempo per gioire. Domani ci sarà seduta di scarico, lunedì sarà già ora di preparare la rifinitura per il turno infrasettimanale di martedì a Fano, prima trasferta dell’anno.

Pensandoci qualche secondo in più, meglio rigiocare subito, sfruttando subito l’onda di positività che da stasera si è alzata di nuovo sopra a questa squadra.

POTEVA ANDARE MEGLIO (MA ANCHE PEGGIO)

Eccoci qui, per l’ennesima volta, a commentare un esordio diverso da quello che avevamo sognato tutti. Si sperava che l’AlbinoLeffe sarebbe stato un avversario facile da piegare, invece, non è stato così. Anzi: per l’ennesima volta abbiamo capito che il Padova, contro le squadre che si chiudono e non fanno giocare, va in grande difficoltà. E trova sulla sua strada portieri capaci di sfoderare sempre la prestazione super all’Euganeo.

Un pareggio, meritato, è arrivato, ma quanto è stata dura scacciare i fantasmi della prima sconfitta stagionale. Coser ha fatto davvero miracoli stasera e in una qualunque altra partita, con tutte queste occasioni create, i biancoscudati avrebbero senz’altro vinto e vinto bene, ma nel finale il Padova ha pure rischiato di perdere, graziato dal palo colpito da Moreo. Quindi? Quindi qualcosa da rivedere c’è.

Le tante occasioni create ci sono e restano lì a testimonianza di un percorso positivo fatto fino a questo momento dall’allenatore e dai giocatori, ma c’è anche da superare un po’ di leziosità a centrocampo, bisogna sfondare di più sulle fasce (soprattutto la destra), saltare l’uomo, creare superiorità. Essere un po’ più concreti e incisivi. Tutte cose che, col lavoro sul campo, possono arrivare tranquillamente.

Con il Forlì sabato prossimo sempre all’Euganeo c’è subito la possibilità di trasformare il mezzo sorriso dei tifosi in un’esultanza completa e liberatoria.

IN ATTESA DEL CAMPIONATO

Per il Padova non ci saranno altre partite ufficiali fino al 28 agosto, data di inizio del campionato che vede i biancoscudati partire da San Benedetto del Tronto.

Non c’è attualmente, aldilà di qualche amichevole, molto materiale su cui esprimere giudizi profondi, affidabili e capaci di durare nel tempo. Sulla rosa abbiamo detto che gli acquisti di qualità ci sono stati, ora bisognerà vedere, nelle gare che contano, come l’allenatore Brevi farà giocare questa squadra per condurla al successo.

Attendiamo allora che cominci questo campionato che ci vede tra fine ottobre e fine novembre affrontare, una di fila all’altra, le più forti del girone B (che se hanno chiamato B è proprio perché sembra una succursale della serie B, alla faccia che dovevano fare i raggruppamenti un po’ più equilibrati).

Io vado a riflettere in ferie per qualche giorno, ci risentiamo alla prima di campionato.

 

Un saluto a tutti e buone ferie o buona permanenza!

POSSIAMO INIZIARE A GIUDICARE

Nel mio post precedente ho messo come titolo: “I pregiudizi non servono”. Avvertivo un’aria troppo negativa intorno alla società ancor prima che quest’ultima iniziasse effettivamente a lavorare per costruire la squadra che andrà a cercare di essere protagonista in Lega Pro da agosto in poi.

Ora che importanti operazioni sono state portate a termine, direi che il momento dei primi giudizi è arrivato. E, con tutta l’onestà intellettuale di cui dispongo, posso solo dire che non possono che essere positivi. Il direttore generale Giorgio Zamuner ha lavorato seguendo una sua precisa logica, di comune accordo con l’allenatore Brevi e i suoi gusti tattici (lo so, è il modo corretto e più comune di lavorare ma dalle nostre parti non sempre è stato così scontato…) e soprattutto ha portato a casa proprio gli elementi che ha indicato come i suoi preferiti fin dall’inizio. Prima Dettori, poi Madonna, Filipe, Emerson, Tentardini, Bindi e Russo. Non è finita: arriveranno un attaccante e un difensore forti, probabilmente Mandorlini dal Pordenone e un po’ di giovani a completare il tutto.

Non male come inizio, non c’è che dire. Se Zamuner riuscirà a piazzare in uscita i giocatori che non rientrano nei piani con la stessa “agilità” con cui è riuscito ad assicurarsi chi voleva lui in entrata, credo proprio che potremo definirlo una sorta di piccolo “mago” del mercato (sarà proprio questa la parte più difficile del suo compito!). Non basta come garanzia di successo, perché poi il campo a volte sovverte ogni programma anche quando sulla carta sei veramente forte, ma è sicuramente una premessa tranquillizzante. Tant’è che i tifosi, inizialmente un po’ dubbiosi sulla rivoluzione operata nell’intera area tecnica, stanno ora manifestando segnali di timido ma autentico entusiasmo.

E’ presto per esaltarsi, me ne rendo conto. Anche perché, ribadisco: il campo è bastardo e spesso rende merito a squadre sulla carta più deboli. Ma quando si vede una società operare in modo serio e logico si può almeno fare spazio nel proprio cuore da tifoso a un po’ di ottimismo sulla buona riuscita della prossima stagione. Se poi a questa serietà corrisponderanno una ritrovata “compattezza interna” capace di durare nel tempo e il gruppo, ampiamente rinnovato, riuscirà a cementarsi come si deve, allora forse si potrà davvero fare le cose fatte bene.

Intanto accontentiamoci di questa buonissima premessa. Cosa non da poco.

 

 

I PREGIUDIZI NON SERVONO

Da quando il Padova ha ufficializzato l’ingaggio di Oscar Brevi sulla panchina ho ricevuto una serie di messaggi su facebook e sul telefonino di tifosi preoccupati per la scelta di un allenatore che, dal punto di vista del curriculum, non darebbe (il condizionale è d’obbligo) le opportune garanzie di successo.

Io ho risposto a tutti la stessa cosa: inutile esprimere giudizi adesso, a bocce ferme. Ci troviamo tutti nella stessa identica posizione e situazione: dobbiamo aspettare e vedere innanzitutto che squadra il direttore generale Zamuner metterà a disposizione di Brevi e poi come quest’ultimo la metterà in campo. Il mio giudizio è per forza di cose rinviato ad un momento successivo, ora come ora i pregiudizi non solo sono inutili ma rischiano di far calare sull’ambiente una cappa di negatività che può solo peggiorare lo stato d’animo di tutti.

Due sono le cose che subito mi sono venute in mente e voglio condividere: 1) Il Cittadella l’anno scorso ha puntato su Venturato, allenatore di cui si poteva dire tutto fuorché che avesse una fama da assoluto vincente. Sappiamo tutti come è andata a finire. Certo poi il dg Marchetti ha messo a disposizione di Venturato un’autentica Ferrari ma il mondo del calcio è pieno di gente che, alla guida della Ferrari, ha sbandato ed è finita fuori strada. Quindi non c’è mai niente di scontato; 2) Nel 2005 il Padova ha puntato su Maurizio Pellegrino. Quando l’allora ds Renato Favero mi disse il suo nome al telefono, ebbi una reazione un po’ così, perché lo conoscevo poco e non mi pareva l’uomo giusto per una piazza ambiziosa come Padova. E’ vero che poi le cose, alla lunga, non gli sono andate benissimo, ma finché la situazione non gli è sfuggita di mano, portandolo prima a non raggiungere i playoff che parevano stra sicuri e poi all’esonero, Pellegrino ha fatto molto bene. Utilizzando un 4-1-4-1 che ci ha fatto anche parecchio divertire.

Non darei dunque per spacciato il Padova prima di vederlo iniziare il prossimo campionato il 28 agosto. Se c’è una cosa che la scorsa stagione ci ha insegnato è che i risultati non vanno sempre di pari passo col budget investito: l’Alessandria è uscita di scena subito ai playoff, il Pordenone (di Zamuner) invece per un soffio non è arrivato fino in fondo.

In attesa di vedere quale sarà la rosa e come lavorerà, i miei ultimissimi, ma non meno importanti, pensieri vanno a un padovano doc e a un vicentino che però ormai è padovano nell’animo (e se provate a cantare la canzone “chi non salta vicentino è”, lo vedrete saltare come una cavalletta, come ha fatto a Legnago!). Il primo è ANDREA BERGAMO: è stato capitano del Padova negli anni della risalita dopo la terribile serie di retrocessioni dalla serie A alla fine degli anni Novanta e ora affiancherà Brevi come viceallenatore. E’ intelligente, preparato e conosce molto bene la piazza e i suoi umori. La sua presenza darà una marcia in più al Padova. Il secondo è MARCO CUNICO. E’ stato il capitano dell’ultima rinascita. Ora è pronto a smettere di giocare e ad entrare in società. Anche il suo apporto, sia dal punto di vista professionale che sotto il profilo della conoscenza della piazza e del calcio, sarà un bel colpo di vento sulle vele della nave biancoscudata. Per spingerla a tutta velocità verso il porto in cui tutti noi sogniamo di approdare la prossima primavera… O in un futuro non troppo lontano.

 

ORE DECISIVE

Torno operativa oggi dopo una settimana di vacanza a Rodi (bellissima: ve la consiglio, se non sapete dove andare!).

Sapevo ancor prima di imbarcarmi nell’aereo che al mio ritorno Fabrizio De Poli non sarebbe più stato il direttore sportivo del Padova. Lo avevo capito guardandolo negli occhi la sera della festa del club degli Amissi biancoscudati due martedì fa, cena in cui ha accettato di alzarsi in piedi per parlare al microfono (lui che di solito invece evita queste cose come la peste!) e ha pronunciato un discorso che ai presenti è suonato subito come un malinconico addio. Fabrizio, che dal punto di vista umano è una delle persone più simpatiche e schiette che abbia mai conosciuto, ha così pagato a caro prezzo alcuni errori commessi durante il campionato, sia in fase di campagna acquisti estiva (la riconferma di Amirante col suo ginocchio ballerino, la riconferma di Aperi che usciva da un infortunio importante e non poteva essere pronto fin da subito a ritmi importanti, l’ingaggio di Gorzelewski poi mai tesserato, l’acquisto di Ramadani tanto per citare i più importanti…) sia successivamente (su tutti il cosiddetto “caso Amirante” che lo ha fatto traballare a novembre qualche settimana prima dell’esonero di Carmine Parlato).

A quanto pare il suo successore sarà Zamuner ma per l’ufficializzazione si deve attendere qualche giorno ancora. Personalmente non lo conosco e quindi non sono in grado di dire adesso se la scelta è azzeccata oppure no. Una parola in piazza l’avrei spesa volentieri per Mauro Meluso che ad un certo punto era rientrato in pista dopo la sua esperienza qui conclusa a gennaio del 2009. Sarebbe stato l’uomo giusto al momento giusto, secondo me: nel torneo 2008-2009 fu lui a costruire la squadra che andò poi in B con Sabatini in panchina, ma non si godette la festa finale per via di un esonero che arrivò a gennaio, dopo che era stato proprio lui a gestire anche il mercato di riparazione. Avrebbe messo qualcosa in più di chiunque altro, se non altro per la voglia di festeggiare qualcosa di importante stavolta sul campo, insieme ai tifosi. Ma tant’è, quell’ipotesi è sfumata.

Staremo a vedere. La scelta è fondamentale perché da essa dipende poi anche quella dell’allenatore. Mica uno qualunque!

UN SEGNALE DI COMPATTEZZA E LUCIDITA’

Il Padova ha chiuso il suo primo campionato da professionista dopo la rinascita dell’estate 2014 al quinto posto. Un buon piazzamento se si va a vedere cosa hanno fatto le altre neopromosse negli altri gironi e se si considera che si era partiti per disputare una stagione di transizione e si sono addirittura sfiorati i playoff.

Non è però tutto oro quel che luccica. Fosse davvero tutto così lineare, non ci sarebbero dubbi sulla riconferma della coppia direttore sportivo-allenatore, ovvero Fabrizio De Poli e Giuseppe Pillon, tenendo conto dei risultati ottenuti dal secondo una volta arrivato sulla panchina del Padova e del mercato di riparazione effettuato dal primo a gennaio dopo aver commesso più di un errore l’estate scorsa nella costruzione del gruppo.

Invece, come è peraltro giusto che sia visto che non c’è un’unità di vedute, ci sono dubbi, incertezze e la società sta attentamente valutando la situazione senza farsi prendere dalla fretta che è una cattiva consigliera. I dirigenti hanno incontrato altri direttori sportivi, sondando il terreno qua e là e va da sé che se non sarà De Poli il diesse della prossima stagione (nonostante abbia in mano un altro anno di contratto) anche l’allenatore cambierà perché il nuovo direttore si porterà un proprio uomo di fiducia.

Sono giorni decisivi quelli che sta vivendo il Padova insomma, di quelli che porteranno conseguenze a lungo termine. Meglio prendersi qualche ora in più e dare un segnale di compattezza e lucidità, piuttosto che decidere in poche ore e poi ritrovarsi ad aver effettuato una scelta sbagliata. Anche l’anno scorso i biancoscudati hanno chiuso presto la stagione (addirittura il 18 aprile grazie alla vittoria a Legnago che ha sancito la promozione con tre giornate d’anticipo) ma le scelte fatte sull’onda dell’entusiasmo e del “facciamo presto così guadagniamo tempo prezioso in vista della costruzione della rosa” sono poi state riviste a novembre, con l’esonero di Carmine Parlato, e a dicembre, con scelte importanti nel mercato di riparazione.

Meglio dimostrare di aver imparato la lezione, per non peccare più d’inesperienza.