UN DESIDERIO DI VECCHIA DATA CHE SI AVVERA: SONCIN

L’ho sottolineato più volte qui nel blog quanto considerassi Andrea Soncin l’attaccante ideale per completare il Padova edizione 2009-2010. Ecco perchè oggi, alla lettura della notizia del suo ingaggio da parte di De Franceschi e Sottovia, dentro di me ho esultato e non poco.

Io sono una persona dalla memoria di ferro: da quando seguo il Padova (dieci anni più o meno) le partite dei biancoscudati mi sono rimaste impresse praticamente tutte. Se uno mi chiede come è finita Padova-Novara del 2005 rispondo: 3-1 doppietta di La Grotteria e gol di Zecchin. Se mi chiede Padova-Sora del 1999, in C2, dico 1-1, pareggio al 91′ di Silvio Della Giovanna. Se però uno mi chiede Padova-Lanciano e Lanciano-Padova del campionato 2004-2005, oltre a ricordarmi il risultato finale (purtroppo due sconfitte, per 3-2 all’Euganeo e per 2-1 allo stadio di Lanciano), mi viene in mente che Soncin ci ha segnato contro quattro gol tra il girone d’andata e quello di ritorno e che, appunto, proprio allora ho iniziato a sognare che un giorno quell’attaccante cinico, implacabile e forte fisicamente entrasse a far parte della famiglia biancoscudata.

Ora questo desiderio si è avverato: il cobra, come è soprannominato (e non a caso…), è diventato oggi un giocatore del Padova, firmando un biennale. E’ lui l’uomo giusto per questa squadra. La ciliegina sulla torta che mancava e che finalmente è arrivata. Ha le caratteristiche giuste per portare in alto la piazza e sinceramente non vedo l’ora di vederlo all’opera!

 

   

 

CHE BRIVIDO IL CALENDARIO!

 

 

Ore 17: appuntamento dal dentista. Riemergo alle 18,30, potete ben immaginare come. Il dente otturato duole un po’, ma non c’è tempo per pensarci! Nella mia testa un unico pensiero: la pubblicazione del calendario di serie B, ovvero del calendario del Padova!

Salgo in auto e mi accorgo che a gpl sono a secco e a benzina poco ci manca. Allora via di corsa dal benzinaio di fiducia, non c’è un minuto da perdere perchè voglio vedere il calendario!

Arrivo al distributore che è gestito da una famiglia di tifosissimi del Padova, dal padre all’ultimo dei figli e mi sa, per osmosi, anche all’ultimo degli altri dipendenti non apparentati! Mi viene incontro proprio uno dei figli e mi dice con un sorriso a 32 denti: "Hai visto il calendario del Padova?". Io non gli lascio nemmeno il tempo di terminare la domanda che gli chiedo di dare lui la risposta. "Padova-Modena la prima", mi fa aggiungendo però subito: "Eh però la seconda è durissima…". E io: "Torino?". E lui: "No, Reggio Calabria…". E va bbe’, penso tra me e me, mica saranno già in forma alla seconda del campionato no?

Arrivo a casa e mi collego finalmente ad internet guardando anche tutto il resto del campionato. E provo un brivido pazzesco perchè, forse per la prima volta da quel magico 21 giugno 2009, mi rendo davvero conto che non è stato tutto un sogno, che la serie B è realtà: ora c’è un calendario ufficiale che contiene il nome del Padova, non ci sono più dubbi no?

Ebbene chiedo a voi le prime impressioni. Avremo tra settembre e ottobre tutte le trasferte più lunghe e più difficili (Reggio Calabria, Crotone, Torino). Credo questo sia un seppur minimo vantaggio. Secondo me, non ci è andata poi male…  

 

 

 

UNA PUNTA DI SPESSORE E SARA’ UN GRANDE PADOVA

A Marsa Alam, bellissima e ancora quasi del tutto incontaminata località sul Mar Rosso in cui ho trascorso una piacevolissima settimana di vacanza, il telefono cellulare prendeva un minuto sì e dieci ore no. Quando lo accendevo al mattino prima di andare in spiaggia e alla sera quando tornavo in stanza, il segnale rimaneva attivo sì e no sessanta secondi, poi spariva e non c’era più verso di farlo funzionare, nemmeno accendendo e spegnendo più volte o cercando la locale compagnia telefonica.

L’unica volta in cui è durato un po’ di più è stato quando, a metà settimana, ho ricevuto un sms della vice presidente del Padova, Barbara Carron, che mi chiedeva se potevo fornirle un numero di telefono. Sono infatti riuscita non solo a scriverglielo e ad inviarglielo ma anche a porle un’altra domanda che mi stava particolarmente a cuore vista la situazione che avevo lasciato prima di imbarcarmi, all’aeroporto di Bologna, sul volo che mi ha condotto in Egitto. "Allora Barbara: lo avete preso Italiano?" ho scritto. Tre secondi ed è arrivata la risposta che più di ogni altra desideravo: "Certo che sì". Il segnale a quel punto è sparito ma chi se ne importa: avevo avuto la risposta che volevo.

Sì, abbiamo preso Vincenzo Italiano. Avevo la sensazione che sarebbe finita così (come ho scritto nel post precedente) e sono felicissima perchè questo è un regista come davvero pochi ce ne sono in questa categoria ma forse in generale in tutto il calcio di casa nostra. Farà fare al gruppo di Carlo Sabatini un salto di qualità davvero notevole, regalando ai tifosi padovani, finalmente rinvigoriti dalla promozione in B, grandi emozioni. Insieme a tutto il resto del gruppo, ovviamente.

Messo a segno il colpo Italiano, non resta ora che attendere con fiducia che la coppia De Franceschi-Sottovia scocchi l’ultima freccia davvero importante: quella che porterà dritto all’attaccante di categoria, quello in grado di garantire un numero di gol in doppia cifra e di alternarsi quindi lì davanti con il grande Max Varricchio. 

Ho letto poco fa sul sito della pista Moscardelli, può essere quella giusta. Chissà però forse ora che ci hanno abituato così bene Sottovia e De Franceschi potrebbe essere dietro l’angolo un colpo da maestro anche per l’attacco. 

A voi chi piacerebbe? 

IL PADOVA PARLERA’ ITALIANO?

Italiano sì, Italiano no, Italiano forse.

Si è innescata una vera e propria telenovela sul centrocampista regista del Chievo. Pareva che il suo ingaggio fosse solo questione di piccole formalità, invece, nel tardo pomeriggio, il giocatore ha detto no al contratto triennale offertogli dal Padova.

Secondo me, non è finita qui: ci ripenserà e infine accetterà perchè un triennale, proposto per di più da un presidente come Cestaro (che paga gli stipendi più che regolarmente), non è cosa da poco per un giocatore che sta per compiere 32 anni.

Mi dispiacerebbe tantissimo se alla fine il suo no rimanesse no perchè, da quel che ho visto, Italiano è il tipico play basso come ce ne sono pochi in giro, che garantirebbe davvero tantissima qualità e la giusta dose di fosforo lì nel mezzo. Se però alla fine il suo no dovesse rimanere no, sono convinta che De Franceschi e Sottovia troveranno la giusta alternativa (che potrebbe essere proprio quel Carrus che anche il Verona sta inseguendo come un dannato!). 

Per il resto ormai manca poco: domenica si parte per Villabassa e questa avventura in B finalmente comincia. 

Vi lascio il blog per esprimere tutte le vostre sensazioni. Io mi assento per una settimana, vado in ferie (Marsa Alam, Egitto tanto per cambiare!!!). Porto con me nel cuore la convinzione che ho scritto nel titolo del post precedente: sta nascendo proprio un bel Padova. E sono sicura che quando tornerò sarà ancora più bello.

Buona permanenza a Padova a tutti! Vi abbraccio! 

STA NASCENDO PROPRIO UN BEL PADOVA

Il difensore centrale Daniele Gasparetto, il trequartista Flavio Lazzari, i terzini sinistri Selim Ben Djemia e Francesco Renzetti. Tra poco anche il centrocampista offensivo Matias Claudio Cuffa e quasi certamente anche il portiere Federico Agliardi.

Direi proprio non male come inizio questa campagna acquisti del Padova in vista del suo primo campionato in serie B dopo 11 anni di assenza. Insomma, la squadra di Carlo Sabatini al cospetto della cadetteria ritrovata si presenterà vestito a festa. 

E il bello è che non è ancora finita. Perchè molto probabilmente tornerà Cesar (che se lo tiene a fare il Chievo se non rientra più nei suoi piani?), prenderemo un regista di un certo livello (non sarà Italiano, ma anche Carrus e Baronio non sarebbero proprio male) e alla fine arriverà anche una punta, un vice Varricchio per intenderci.

Che ve ne pare?   

UN’ALTRA OSTRICA CHE PUO’ AVERE LA PERLA

Voglio essere sincera fino in fondo. Cosa che mi impegno sempre a fare, anche a costo di incidenti diplomatici che spesso mi provocano non pochi grattacapi e problemi.

Quando, la scorsa settimana, si è iniziato a parlare del nuovo direttore sportivo e, tra le ipotesi paventate, è venuta fuori anche quella della "soluzione interna" con il passaggio di consegne a Ivone De Franceschi, fresco di patentino, non mi è sembrata ad una prima analisi questa la soluzione che poteva fare al caso del Padova. Non perchè non abbia stima di "Checchi", ci mancherebbe altro: ho vissuto a stretto contatto (professionale) con lui le sue ultime stagioni da giocatore del Padova e ho visto quanto ha sofferto nel non essere riuscito a portare la squadra in B quando ancora c’era lui sul campo a correre dietro alla palla e a deliziare il pubblico con le sue magiche punizioni di sinistro "a girare".

Insomma so quanto tiene a questa società, in cui è stato accolto come dirigente quando un’anomalia al cuore lo ha costretto a lasciare, a 33 anni, il calcio giocato. La mia perplessità era legata al fatto che, nella mia personalissima visione delle cose, ci voleva un direttore sportivo esperto per una categoria come la serie B. Uno che avesse occhio, che ci sapesse fare, che conoscesse alla perfezione l’ambiente in cui andava ad operare. Ecco perchè l’ipotesi di una figura più navigata (come era quella di Fabio Paratici, ad esempio) che lo affiancasse mi pareva più adatta per affrontare con maggiore serenità la prossima stagione, la prima in B dopo undici anni.

Questi cinque giorni di tira e molla da parte della società (che evidentemente aveva a sua volta qualche dubbio) mi hanno però spinto a riflettere e il ragionamento che ne è emerso mi ha illuminato al punto da portarmi a pensarla in maniera del tutto opposta.

Ho analizzato l’ultimo campionato e mi son detta: chi è stato a guidare la squadra verso la promozione dopo anni e anni di sofferenze inaudite e soldi buttati al vento? Carlo Sabatini: un allenatore novizio, proveniente dalla Berretti, ritrovatosi all’improvviso al timone di una nave importante che non solo non ha fatto affondare ma ha addirittura condotto nel porto in cui voleva arrivare. Impresa mancata, negli anni scorsi, da tecnici del calibro di Renzo Ulivieri, Andrea Mandorlini, Pierluigi Frosio e via dicendo. Poi mi son domandata: chi è che, a Natale di questo stesso torneo, è stato fatto direttore generale, trasformandosi in quella figura di riferimento e in quel collante tra squadra e società che prima mancava? Gianluca Sottovia, un padovano doc che è cresciuto nel Padova partendo dalla segreteria e che ora ci sta mettendo la faccia in un club di serie B. Poi mi son detta: "prova a pensare ad un giocatore rivelazione di questo campionato" e la mia mente è volata a Pietro Baccolo, un padovano di 19 anni cresciuto nel settore giovanile, fino all’anno scorso un signor nessuno nel calcio professionistico e ora richiesto addirittura da Fiorentina e Chievo.   

Il che significa che a Padova non è evidentemente l’esperienza l’elemento fondamentale per ottenere risultati. La molla decisiva è rappresentata da ben altro, ovvero dall’entusiasmo, dalla voglia di mettersi in gioco e dall’attaccamento a questi colori: tutte cose che, unite a competenza e umiltà, possono fare la differenza.

Ebbene Ivone tutto questo patrimonio ce l’ha. E’ un’altra ostrica nata e cresciuta nel mondo biancoscudato che potrà dimostrare di avere al suo interno una perla. 

E allora: buon lavoro a Checchi e al Padova!     

LA PRIMA SCELTA (GIUSTA) DEL NUOVO ANNO: LA RICONFERMA DI SABATINI

Ho incontrato per la prima volta di persona Carlo Sabatini a Bresseo. Era un giovedì pomeriggio di inizio 2008. Io stavo arrivando per realizzare alcune interviste a fine allenamento (allora il tecnico era Ezio Rossi), lui stava andando via perchè aveva appena terminato di disputare la partitella con la sua Berretti contro i biancoscudati. Ci siamo fatti un saluto veloce (entrambi sapevamo chi era l’altro pur non essendoci mai incontrati di persona) ma son bastati la sua vigorosa stretta di mano e lo sguardo schietto e dritto perchè fosse stima a prima vista (almeno da parte mia).

Qualche tempo dopo il presidente Cestaro decide che la squadra non può arrivare a fine campionato con Rossi, lo esonera e, prendendo esempio dall’Hellas Verona che aveva dato poco tempo prima con successo in mano la squadra al tecnico della Berretti Pellegrini, offre a Sabatini la grande opportunità dandogli in mano la prima squadra. Be’, mi son bastate due conferenze stampa, quella di presentazione del suo nuovo incarico e quella prima di Padova-Sassuolo (1-0 gol di Rabito), per confermare in pieno la prima impressione che avevo avuto di lui. "Amo mia moglie, ma amo da morire anche il Padova. Sono disposto a qualunque cosa per riportarlo dove merita di stare", fu la sua prima frase. Da allora è stata tutta una escalation: Sabatini si è dimostrato sempre disponibile nei confronti di tutti, a tutte le ore. Ha lavorato sodo sul campo, mettendo l’impegno di chi sa di giocarsi una chance importante ma allo stesso tempo l’umiltà di chi sa di avere sempre da imparare. Ha superato tutti i problemi legati ai tanti infortuni e ha cambiato la sua idea iniziale di modulo quando era il momento giusto. Ha inoltre fatto un piccolo miracolo anche fuori dal campo, alleggerendo col sorriso le situazioni di tensione, difendendo sempre a spada tratta i suoi ragazzi, anche quando magari i risultati sul campo dicevano che non lo avrebbero meritato, e non cadendo mai nella banalità o nella retorica. Sabatini ha sempre risposto a tutte le domande, anche quelle più scomode, e, nei limiti dei (sacrosanti e giustamente inviolabili) segreti dello spogliatoio, ha sempre detto la verità a tutti, tifosi e giornalisti.

Mi ha poi letteralmente folgorato il discorso che ha fatto a Natale durante la festa dedicata al settore giovanile. Quando gli è stata data la parola ha mollato il microfono sul tavolo, ha iniziato a passeggiare tra i ragazzini parlando come se fosse all’interno di un grande spogliatoio, ne ha fatto alzare uno in piedi e parlando a tutti ha detto: "La vedete questa maglia? Dovete sempre essere orgogliosi di indossarla perchè quella in cui avete la fortuna di imparare a giocare a calcio è una signora società che vi farà diventare grandi uomini oltre che bravi giocatori. Non dovete mai smettere di onorarla". Son venuti i brividi a me, figuriamoci ai bambini che lo ascoltavano tutti non riuscendo a togliere i loro occhi dai suoi.

Capite ora veramente perchè tutto questo non poteva finire lo scorso 13 gennaio, quando Cestaro, invece che difenderlo e fare quadrato attorno a lui dopo lo 0-0 di Legnano, ha deciso che era meglio cambiare allenatore? Capite perchè, nonostante qualche errore frutto solo dell’inesperienza e non certo dell’incompetenza, Sabatini doveva rimanere e portare a termine la missione per la quale era stato chiamato? Capite perchè, qui nel blog, sono diventata pedante e ripetitiva a forza di difendere il suo operato e chiedere a Cestaro di riportarcelo? Non era giusto che, dopo aver atteso in silenzio per vent’anni, mettendo tutta la sua passione e la sua professionalità al servizio del settore giovanile, l’occasione della sua vita sfumasse così, in un modo così assurdo e la storia di questi giorni mi ha dato ragione.

Era d’obbligo il lieto fine in questa favola, la favola dell’umile operaio che, contando solo ed esclusivamente sul proprio patrimonio umano e professionale e senza la benchè minima raccomandazione, arriva meritatamente in alto.    

Ora che questo lieto fine è stato scritto e il sogno di riportare il Padova in B il mister lo ha realizzato con le forze sue e del fantastico gruppo che ha avuto a disposizione, sono ancora più felice di sapere che la prima mossa del presidente Cestaro è stata quella di tenerselo ben stretto. Carlo Sabatini allenerà il Padova anche in B. E ci porterà, ne sono sicura, ancora più in alto.   

  

UNA SOLA PAROLA: GRAZIE

Mi sgorga spontanea dal cuore una sola parola: grazie.

Sì, grazie al Padova per le emozioni e la felicità che mi ha fatto provare. La più forte da quando ho la fortuna di seguirlo facendo il lavoro che considero il più bello del mondo. Non pensavo mai che sarei arrivata a tremare e piangere in diretta per la gioia di veder segnare Totò Di Nardo, per il brivido di veder correre Bogdan Aurelian Patrascu sotto la curva come fece Maurizio Coppola in occasione della promozione in serie A nel 1994. 

Sono felice per il traguardo sportivo che la Padova del pallone aspettava da 11 anni. Ma la cosa che davvero mi fa venire la pelle d’oca è come questo traguardo è arrivato. Grazie a doti umane prima che tecnico tattiche. Vedere 25 giocatori che si guardano negli occhi e mettono da parte eventuali dissapori personali in forza di un obiettivo che vogliono più di ogni altra cosa mi ha convinta che questo Padova è formato da grandi uomini. Con pregi e difetti, come tutti, ma uomini capaci di mettersi in gioco fino in fondo, senza paura di prendersi responsabilità. Avessimo perso questi playoff rimanendo in Prima divisione, la sconfitta avrebbe avuto proprio per questi motivi un sapore diverso rispetto alle debacle degli anni scorsi, arrivate perchè non ci si era creduto fino in fondo, perchè non tutti avevano messo sul piatto l’intero proprio patrimonio umano. 

E’ stato questo a riportare i risultati, anche nelle situazioni più impossibili, è stato questo a riavvicinare l’intera città ai giocatori. Perchè ognuno di noi, che fa un lavoro completamente diverso da quello del giocatore di calcio ma ogni mattina entra in fabbrica o in ufficio dando tutto sè stesso, si è per la prima volta dopo tanto tempo immedesimato nei ragazzi, soffrendo quotidianamente insieme a loro. Sentendo appunto che anche loro avevano voglia di soffrire per fare alla città il regalo più bello.

Grazie, Padova. Grazie a tutti i giocatori e in primis al tecnico Carlo Sabatini. Un altro che si è messo in gioco con umiltà e lavoro e ha vinto. Grazie infine a tutti voi del blog che avete condiviso con me speranze, gioie e delusioni: avevo promesso che se il Padova avesse vinto il campionato vi avrei offerto da bere (ve lo ricordavate vero??). Sono pronta, quando volete, ad una rimpatriata per ridere e ricordare insieme le gesta eroiche dei nostri beniamini.

Serie B… che bello pronunciare questa fantastica parola…  

UN ULTIMO SFORZO, IL PIU’ DIFFICILE, IL PIU’ BELLO

E’ finita 0-0 e il Padova deve solo mordersi le unghie per essersi "pappato" il secondo rigore in due settimane e per aver sprecato almeno altre quattro buonissime opportunità.

E però non è ancora arrivato il momento dei processi. Proprio il fatto che contro la vicecapolista del campionato, in corsa fino all’ultimo per il salto diretto in B, i biancoscudati siano usciti dal campo con la consapevolezza che potevano vincere perfino 3-0 ci deve dare la forza e il coraggio per guardare all’ultima fatica di questo campionato, la finale di ritorno a Busto del 21 giugno, con il sorriso sulle labbra.

Vorrei inoltre fare altre due considerazioni, che mi sgorgano spontaneamente dal cuore:

1) La Pro Patria, dal punto di vista della preparazione atletica, è alla frutta. Nel secondo tempo più di qualcuno tra i bustocchi ha fatto finta di svenire per perdere tempo. Altri invece non fingevano affatto: crampi, ritardo nello scatto, rinuncia a giocare. Sono segnali che la squadra di Lerda finora si è retta sulla forza dei nervi, ma atleticamente non è assolutamente al top. Il Padova invece, grazie al lavoro fatto dal preparatore atletico Baffoni, è in un momento di forma strepitosa. Se si arriverà al 120esimo minuto domenica, ovvero ai supplementari, sarà la Pro Patria a dover tremare.

2) L’arbitraggio. Ho sentito più di qualcuno uscendo dallo stadio lamentarsi per la direzione di Doveri di Roma. E’ vero: ha fischiato una caterva di falli inutili ed è andato ad ammonire Jidayi per una protesta davvero veniale. Ma non credo sia stato assolutamente determinante per l’esito della partita. In questi giorni sono stati molti a temere aiuti arbitrali alla Pro Patria. Be’ se voleva aiutarla davvero Doveri di Roma non avrebbe dato il rigore su Di Nardo e magari sarebbe andato ad ammonire Varricchio al primo "ba" detto fuori posto. Insomma, non l’ho visto così’ accanito contro di noi, anche se qualche errore, ripeto, l’ha commesso. Se su cinque palle gol avute non ne è finita nemmeno una alle spalle di Giambruno, non credo proprio sia colpa dell’arbitro.

Detto questo, invito tutti a rimanere fiduciosi. Non è retorica: vincere a Busto sarà impresa impossibile. Ma questo Padova può farcela, superando l’ultimo ostacolo. Quello, oltre il quale, ci sarà finalmente la serie B ad aspettarlo a braccia aperte!

SENZA VOCE MA CON TANTA GIOIA NEL CUORE

Ieri, ad un certo punto, mi sono messa una mano sul cuore.

Batteva fortissimo, lo sentivo quasi uscire dal petto. Era impazzito esattamente come quello degli altri 2.000 tifosi che hanno letteralmente invaso Ravenna, surclassando il locale tifo romagnolo sia sotto il profilo numerico che sotto l’aspetto dei cori e dell’incitamento alla squadra. 

Non ho pianto alla fine, ma solo perchè un nodo mi ha stretto la gola impedendomi di fare uscire tutta l’emozione che avevo dentro. Scrivo queste sensazioni perchè so che, chiunque le leggerà, vi riconoscerà anche le proprie.

Non ho più voce, l’ho lasciata a Ravenna. Questa è la gioia più grande che provo da quando seguo il Padova come giornalista. L’altro grande momento di felicità l’ho sentito nel 2001, quando lo sceriffo Franco Varrella e i vari Centofanti, Bergamo, Ferronato e Tasso ci hanno portato dalla C2 alla C1. Ma allora fu un successo netto, un primato assoluto in classifica, che passò attraverso un unico momento di difficoltà, intorno a novembre. Momento da cui i biancoscudati di allora uscirono inanellando qualcosa come sette vittorie di fila.

Stavolta è diverso perchè eravamo spacciati, a meno sette dal quinto posto a sole sei giornate dalla fine. Sembrava che avessimo davanti il baratro e invece che precipitare i giocatori hanno aperto le ali e hanno iniziato a volare. Troppo eroica l’impresa. Troppo bravi Faisca e compagni a tirare fuori gli attributi e la personalità che ora sta esaltando una città intera. 

La partita di ieri ha racchiuso nei suoi novanta minuti esattamente tutto l’andamento dell’ultima parte del campionato: il rigore sbagliato da Pederzoli è stato come la sconfitta interna col Ravenna del 5 aprile. Sembrava finita invece sono arrivati allora il successo sulla Cremonese che ha riaperto i giochi, ieri il gol di Patrascu su punizione che ha lanciato il Padova verso la vittoria. Sembrava che la rete di Zizzari fosse come quella del pari del Monza il 19 aprile e che stroncasse sul nascere le velleità biancoscudate invece il 19 aprile  arrivata la deviazione vincente di testa di Bovo, ieri il colpo di nuca di Falsini.

Ora l’ultimo ostacolo si chiama Pro Patria. Sarà dura, come sempre, ma questo Padova può davvero continuare a stupirci. E volare ancora più in alto.

Vai, grandissimo Padova.