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ARRIVAVA CON GIACCA DI MONTONE RICAMATA, STIVALI DI CUOIO AL GINOCCHIO E JEANS…

Era il Rettore della Facoltà di Trento, si chiamava Francesco Alberoni, morto ieri.

Era sempre in compagnia di Laura Bonin o Chiara Saraceno.
Più probabile la Bonin perchè, vestendo come lui, la Saraceno proprio non me la vedo.
Era il 1968 o 1969, e Sociologia a Trento era ANCHE questa, almeno da un punto di vista del “to dress” con l’immancabile “eskimo” verde.
Poi bisogna anche dire che in seguito girarono molte narrazioni “favolistiche” su ciò che accadeva in facoltà, e fortunatamente non esitevano ancora i “SOCIAL”!
Curcio se ne era andato, ma molto probabile che avesse lasciato alcuni “discepoli”, pochissimi oggi, di coloro che non si trasferirono alla Statale di Milano, ammetterebbero di esserlo stati.
Il paradosso cominciò verso il 1969/70.
Nello stesso momento in cui veniva proposta la possibilità degli esami di “gruppo” – io ne fui una “vittima” su due esami che avevo preparato da solo, ma il giorno degli esami mi trovai una decina di “imbucati” – veniva proposto il “voto del 28 politico”, un’eresia.
Tuttavia guardate che i capi del Movimento Studentesco studiavano come i matti costituendo presto una sorta di “mandarinato” degli “eletti”.
Molti di loro di provenienza cattolica, ragion per cui da lì nacque il termine di “catto-comunisti”, l’esponente di spicco era Marco Boato, in seguito tra i fondatori di Lotta Continua (!). Ma il leader più “carismatico” era Mauro Rostagno, assassinato in seguito dalla mafia.

Comunque, almeno fino al 1971, c’erano fior di docenti come: Carlo Tullio Altan, Franco Fornari luminare delle psicanalisi, Beppino Disertori psichiatra e criminologo (con lui il mio miglior esame), Gualtiero Harrison, Marino Livolsi.

Negli anni fra il 1970 e seguenti ci fu un “momento” di follia da parte del Movimento Studentesco che pretese la cessazione di studi su Max Weber e Max Horkheimer, “padri” della Sociologia perchè “borghesi” e, in alternativa, lezioni su Mao e Lenin (!!).
Va da sè che molti di quei docenti scelsero altre Università.
Quello che pochi osservatori non interessati a conoscere una parte importante della storia italiana del XX° Secolo, non seppero mai che quella Università di Trento fu voluta fortemente dalla Democrazia Cristiana nella figura, notevole, di Bruno Kessler, Presidente della Provincia di Trento.
Sì, va bene, ma Alberoni?
Beh, non era certamente uno sprovveduto visti gli incarichi universitari accumulati, oltre ad entrare in vari C.d.A. di enti pubblici tra i quali la RAI.

Nell’ultimo decennio si occupò di “Sociologia dell’Innamoramento e dell’Amore” e si candidò, non eletto, con Fratelli d’Italia.
R.I.P

7 commenti - 1.068 visite Commenta

Skywalker

Ah. Interessante. Io ho studiato a Trento, molti anni dopo (non Sociologia, che pure ai miei tempi si frequentava per le belle ragazze). L’Alberoni me lo hanno fatto conoscere al corso pre-matrimoniale. Recentemente l’avevo sentito nominare per una villa passata alla Santanchè, può essere?
Mio padre, invece, alla tua epoca faceva le superiori a Rovereto, e si ricorda bene che tipi erano Curcio e Boato. Ha rischiato la zucca in una sassaiola durante una manifestazione studentesca in corso Rosmini

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lettore

Caro Gazzini, ogni tanto si parla di “quelli del ’68.
Era davvero tutto come viene e venne descritto sui giornali?

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Mingon Federico

Grande Erino: Stradologia Applicata + Sociologia+Pensiero Veloce. Una boccata d’aria buona i Tuoi post …in questo Nulla cosmico che ci contorna.

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Gazza

Fino a una ventina d’anni fa si poteva sentire qualche “reduce” vantarsi: “Io ho fatto il ’68!” come fosse una medaglia al valore (genere: civile, militare, militante… boh).
Tuttavia non c’è dubbio che la fine degli anni ’60 e tutto il ’70, per chi c’era E AVESSE UN RUOLO non furono anni di ordinaria amministrazione.
In facoltà era noto che io ero della sinistra riformista e moderata, teoricamente più “nemico” (ideologico) dei fascisti, ma sostanzialmente mi ignoravano e comunque sapevano che non eravamo una minoranza, ma non organizzata e specie i “katanga” (servizio d’ordine del Movimento) avevano modi pesanti.
Me ne trovai due alle mie spalle mentre sostenevo l’esame di Criminologia col Prof. Disertori.
Alla fine dell’esame il Profe disse “le do un 27 per premiare quella sua teoria, un po’ strana ma interessante sui suicidi in diminuzione statistica dove vi sono conflitti (rif. Irlanda)…”, ero pienamente soddisfatto, non meritavo di più, anzi.
A quel punto intervennero i due katanga per imporre a Disertori un 30… perchè per loro quello era il voto che meritavo.
E fu il casino…
Prima che Disertori chiudesse con disgusto e grande signorilità il registro per andarsene con i katanga che volevano fermarlo, feci in tempo a gettare il mio libretto nel suo registro, mi rivolsi ai due soggetti, feci uscire dall’aula Disertori e li affrontai.
Non accadde nulla da Far West, un paio di spintoni e qualche (risibile) offesa “politica” da parte loro.
Credo che la Facoltà fosse una sorta di “zona franca”, discussioni furibonde ma a botte lo si faceva fuori.
Caro Lettore, per restare in quel di Trento, episodi ve ne sarebbero parecchi, ma alcuni di essi costarono caro, carissimo a un paio di amiche cui volevo bene ricambiato, ma che non riuscii a convincere ad uscire da una spirale che avevo loro anticipata come probabile e che, anche in modo drammatico, una si verificò.
E qui mi fermo, ben sapendo che il ’68 e i ’70 non sono la “robetta” che ho scritto.

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Gazza

Avrei una domanda semplice per i miei coetanei (76 anni) e dintorni che magari sono casualmente lettori: ma voi quegli anni come li avete percepiti e vissuti?

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Gupta Dwyer

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