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MISTER RICORDI MACGYVER E COLIANDRO?

Gli alibi non portano da nessuna parte, sono il lavacro dei deboli. Le frasi fatte non risolvono i problemi, semmai li alimentano. E di alibi e frasi fatte ne ho sentite abbastanza ieri in sala stampa. Gli infortuni stanno incidendo, è vero. Obbadi, per esempio, è un giocatore determinante per il Verona. Tuttavia se raccogli tre punti in otto partite non ti puoi aggrappare agli episodi avversi. Piuttosto vanno discussi alcuni aspetti.

Rodriguez. Ora viene accolto come una sorpresa, ma sorpresa non è. L’ex nazionale uruguayano due stagioni fa a Torino dimostrò di essere da serie A. Il suo mancato impiego sinora induce a qualche riflessione.

Tachtsidis. Ad agosto, mentre tutti lo strombazzavano, scrivevo che mi sembrava azzardato consegnare le chiavi del centrocampo a un giocatore che in serie A poco o nulla aveva combinato, e che il vero errore di mercato di Sogliano era stato quello di non pensare a un’alternativa, mentre quello di Mandorlini di puntarci incondizionatamente. La mia idea è questa: il greco può essere importante, ma da interno, come nei suoi migliori spezzoni (primo tempo di Roma e gli otto minuti con la Fiorentina). L’infortunio di Obbadi ha complicato i piani, ma davanti alla difesa va trovata al più presto un’altra soluzione. Campanharo? Valoti? Marquez?

Rafa Marquez. Il suo rendimento è inferiore alle attese, è fuori discussione. Tuttavia vista la qualità (e il contratto) del messicano bisogna cercare di capirne le cause e non sparare nel mucchio con sentenze facili e premature. Per me l’attuale Marquez rende da centrale in una difesa a tre (ieri era sul centrodestra dei tre), con due ‘marcatori’ a fianco (Marques o Moras, con Rodriguez): staccato due metri indietro in fase difensiva, spostato due metri avanti in ripartenza per dettare il primo passaggio. Se si gioca a quattro fa più fatica, a quel punto meglio la coppia Moras e Rodriguez.

Il modulo. Se Mandorlini decide per il 5-3-2 lo deve fare con convinzione e non a furor di popolo. E’ stretta psicologia commerciale: se tu vendi un prodotto che non ti convince, non convincerai mai nessuno, nel tal caso i giocatori. Ritorno al 4-3-3? No, perché Lopez e Toni devono giocare vicini per rendere al meglio. A me è piaciuta molto la formazione di partenza con la Fiorentina: Tachtsidis interno, Hallfredsson più alto, Obbadi centrocampista centrale e Ionita mediano destro. A Udine si potrebbe riproporre con il rientro dell’islandese e gli innesti di Lazaros (a destra) e Campanharo (cc).

Mandorlini. Sta commettendo errori (proporre un 5-3-2 con Agostini e Gonzales significa rinunciare in partenza ai cross dal fondo), ma merita ancora fiducia, perché qualche attenuante ce l’ha (leggi infortuni), il rimedio lo può trovare (sullo stile della formazione con la Fiorentina) e la classifica non è compromessa. Certo, da Udine e dal derby passa il suo futuro a Verona, questo l’hanno capito anche i sassi. Ricordo un mio vecchio pezzo, scherzando lo paragonavo a MacGyver e Coliandro: il primo salvava la pelle all’ultimo istante quando ormai sembrava spacciato; mentre l’ispettore di Carlo Lucarelli, pur goffamente, risolveva i casi grazie a un mix di fortuna, sfacciataggine e intuito. Speriamo che il mister ricordi come si fa.

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