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HA VINTO SETTI

Il castello di carta della (cattiva) propaganda si è disintegrato. Ed era pure prevedibile. Ecco, non pensavo così in fretta, non credevo che la caduta sarebbe stata così subitanea e clamorosa. Ma che il Verona paghi oggi gli errori estivi (qui anticipati) è acclarato: poche spese, l’improvvisazione di Setti, la debolezza di di D’Amico, l’inadeguatezza di Grosso e di una squadra costruita (al di là di qualche nome) male, con doppioni e ruoli scoperti, senza razionalità e in parte sull’onda delle occasioni in saldo di qualche squadra fallita. Gli stessi errori di presunzione dell’anno precedente, né più né meno. Ma con l’aggiunta di una fake news: Verona corazzata del campionato. Ma quando mai?

Ma qui – Grosso o non Grosso – l’origine di tutti i problemi resta Setti. E siamo sempre lì:  si può fare calcio senza veri investimenti? Si può amministrare una società di calcio non considerando la parte sportiva prioritaria (“prima il bilancio”)? Che senso ha? Possibile che nel Verona manchi un direttore generale e che il direttore sportivo sia un giovane novizio? Possibile che ci devono pure prendere in giro con dichiarazioni marziane (vedi D’Amico e Grosso che hanno detto che “l’inizio di campionato è stato al di sopra delle aspettative”, io ricordo un tristissimo pari casalingo con il Padova e una vittoria a tavolino).

Eppure anche la piazza deve fare autocritica. Dove sono finiti quelli che in estate ci insultavano sui social semplicemente perché avevamo il viziaccio di raccontare la verità? Dove sono quelli che “hanno fatto bene a togliervi l’accredito”, come se il torto lo subissimo noi e non lo stesso tifoso che ha il diritto a una vera e plurale informazione (noi siamo solo strumenti)? Vorrei sapere dove albergano ora quelli che “voi criticate sempre, avete rotto” (dovevamo applaudire l’orribile spettacolo?). Non li vedo più, spariti, volatizzati.

A Verona, forse, dovremmo un po’ maturare: imparare a distinguere il tifo dall’esercizio di critica. E questa società da quello che è il nostro Verona. Altrimenti ha ragione Setti e così vince davvero tutto lui. Anzi, ha vinto lui.

 

 

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