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CARNE DA CANNONE

Il nulla. Anzi no, meno del nulla. E come si può commentare il nulla? Il rischio è di legittimarlo.

Lo legittimano le dichiarazioni di giovedì del direttore sportivo Fusco, che riascoltate adesso appaiono ancora più surreali e marziane. Lo legittima la nuova verbosità incazzosa di Pecchia, che venerdì mi è parso sminuire la sensibilità della piazza asserendo che lui ha vissuto luoghi “dove la pressione non si sentiva, ma si toccava”, quasi che i “rumors” veronesi in confronto siano una bagatella. Ho pensato alla bellissima Gubbio: Don Matteo alias Terence Hill era così rompiballe? Poi ho capito che l’allenatore si riferiva alla sua (brillante) carriera da calciatore e da vice allenatore. Ruoli che però nulla c’entrano con l’attuale. Un po’ come sommare le pere con le mele, insomma.

La verità è che Fusco e Pecchia sono in difficoltà e anziché cercare collaborazione e comprensione si arrampicano affannosamente sugli specchi, individuando nemici che non esistono, imputando a noi giornalisti frasi che non abbiamo mai detto o scritto (“il siamo già in B” di cui ci addita Fusco), rifugiandosi in alibi consumati e vuoti. E irritandosi (il ds), pur senza nominarli, con i nostri grandi ex calciatori, “rei” di aver detto (Elkjaer al Corriere di Verona) la cosa più drammaticamente banale e vera: che avanti di questo passo si retrocede.

Ecco questo mi dispiace. Fusco e Pecchia, al di là della loro indubbia professionalità e volontà, si erano presentati ed erano stati presentati come mosche bianche in questo calcio. Ma adesso, nel momento di massima crisi tecnica, pure loro emigrano nella densamente popolata “città degli alibi”, dove si sbaglia poco o nulla ed è sempre colpa degli altri: del “clima negativo”, dei giornalisti, dell’ambiente, del “disfattismo” (altra orribile, abusata e insensata parola ricorsa nei giorni scorsi).

E’ vero, Setti ha messo a disposizione pochi soldi e ne ho già ampiamente parlato. Ma quei pochi, se la squadra è questa, sono stati spesi male. Il resto lo fa un allenatore i cui limiti (la fase difensiva, la lettura della partita e la gestione del gruppo) si erano già manifestati l’anno scorso, e uno spogliatoio colpito in pochi mesi dai casi Toni, Cassano e Pazzini, tutti e tre gestiti malissimo dalla società. 

Ci vuole equilibrio” è stato detto, altra inflazionata tiritera, seconda solo al “su le mani” dei vocalist notturni. Ma qui l’unico equilibrio che manca è quello del Verona in campo. Siamo carne da cannone.

P.S. Caro Setti, è vero “siamo stati in Lega Pro”. Più di sei anni (non sei mesi) fa. Ma anche campioni d’Italia, squadra europea (quando il brand Verona s’internazionalizzava sul serio e senza sbandierarlo) e più volte finalisti di Coppa Italia. Se giochiamo agli estremi, magari per giustificare l’attuale momento e un mercato low cost nonostante gli introiti di questi anni, giochiamoci fino in fondo. Lei peraltro la società l’ha rilevata dopo una semifinale di play off di B e con giocatori da A come Jorginho, Hallfredsson, Maietta, Rafael e il Gomez di allora. O ricordiamo tutto, o non ricordiamo nulla.

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