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IL PAESE DEL SOTTOSOPRA

La vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana”. La massima di John Keats, poeta britannico, è eterna. Il Verona ne imbrocca una (a Reggio)? Giubilo, esaltazione, cantori in orazione. Il Verona affonda? 10 sconfitte in 15 partite, appena due vittorie (di cui una con il disastrato Benevento, hai voglia!), 30 gol subiti, peggior difesa del torneo dopo il solito Benevento, appena 12 fatti? Pare non sia colpa di nessuno.

Non lo è di Setti, figurarsi. Il presidente, non pervenuto ai mass media, non parla e se parlasse probabilmente ci ricorderebbe dei suoi “quattro campionati di A” e delle “due promozioni” in 6 anni, magari omettendo che i contributi tv di cui la sua presidenza ha goduto non li ha avuti nessuno dei suoi predecessori. E poi immagino che aggiungerebbe che “abbiamo l’antistadio”. Argomentazione determinante. Mentre il centravanti, si sa, è un dettaglio. E giocare in partenza per la peggiore mediocrità (il quartultimo posto), quando si parlava di consolidamento, pare sia un toccasana per cui dobbiamo infinitamente ringraziare.

Non lo è di Fusco, che siccome è un’ottima persona (e lo è davvero) si fatica a criticare. E’ pure comprensibile con tutti i maramaldi che abbiamo avuto in passato. E da un punto di vista amministrativo (dunque della managerialità e della direzione generale) sta lavorando egregiamente sul fronte economico, cioè rispettando la linea di Setti. Ma come ds non può passare sotto silenzio un mercato largamente deficitario, i casi Cassano e Pazzini che gli sono scivolati colpevolmente dalle mani e la presunzione tecnica di certe operazioni. Di Kean disse: “Era la nostra prima scelta, lo volevo fin da giugno, peccato sia arrivato solo alla fine”. Pensate se ci fosse toccata la seconda scelta. Sia chiaro, Kean poi esplode domenica a Ferrara e noi passiamo per scemi (accetteremmo volentieri, per il nostro Verona questo e altro), ma è evidente che sia stato azzardato (eufemismo) puntare a scatola chiusa – ripeto come “prima scelta” – su un 2000 che dopo 15 partite appare acerbo e sopravvalutato. Manca una punta, ha ragione Vighini, che puntualmente ricorda “altroché rosa all’altezza”. A discolpa di Fusco un budget risicato, certo, mai dimenticarlo, ma le condizioni della società lui le ha accettate di buon grado e ha difeso (non richiesto, dunque con convinzione) pubblicamente Setti più volte. E dove non arrivano i soldi possono arrivare i contatti, le relazioni, la diplomazia con gli altri club. Ci sono?

Non lo è di Pecchia, ci mancherebbe. “La squadra è questa” ci dicono. Vero. Perciò è vietato disquisire della sua fase difensiva, già deficitaria in serie B, come più volte qui ricordato. Ieri siamo riusciti a prendere gol (era fuorigioco certo, non serve che lo rammenti, lo hanno giustamente già scritto in molti) in sei (noi) contro tre (loro) in area. Disposizione a caso, marcature a farfalle. Aggiungo: giocare bene (ieri il Verona non demeritava) e perdere è tecnicamente un’aggravante, non un alibi. Il Genoa ha fatto poco o nulla? Vero, ma questo è pure peggio. Perché significa che con noi basta davvero poco. Che diceva quella pubblicità? Ti piace vincere facile?

La vittoria ha moltissimi padri ma la sconfitta è orfana”. No caro il mio poeta Keats. Hai ragione, eppure sbagli. Qua pare sia colpa degli arbitri, anzi del Var (che però ci ha favorito a Torino). E dei tifosi, che incredibilmente protestano (con grande maturità e civiltà, come è nel loro diritto e rafforzando con la civiltà le loro ragioni), anziché gioire e godere del penultimo posto. Tifosi che hanno il gravissimo torto di pagare. 

Del resto, caro il mio Keats, il grande Giorgio Bocca caustico e graffiante lo diceva: la logica è invertita nel paese del sottosopra.

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