Occorre un passo in più. Decisamente. Questo Verona, pur migliore di quello di Grosso (peggio non si poteva fare…), può bastare a battere il Perugia, non ad andare in serie A. Luci, ma ancora troppe ombre ieri al Bentegodi. Il Perugia ci ha portato ai supplementari con un uomo in meno: questa, a freddo, è la macchia che resta e che desta perplessità. Poi abbiamo dilagato, grazie però anche all’affanno degli avversari obbligati a cercare il gol vittoria e all’ingresso di un cecchino come Pazzini, equivoco che resta incredibilmente da risolvere. Insomma, la qualificazione alla semifinale play off è arrivata in virtù della migliore posizione in classifica in campionato. Con il Pescara non basterà, il trend psicologico e agonistico sarà inverso: è l’Hellas che nei due match avrà il peso e l’onere di cercare almeno una vittoria. E servirà ben altra personalità per gestire il ritorno all’Adriatico, campo storicamente nemico.
Sia chiaro, il Pescara è il miglior avversario che ci potesse capitare. E in questo l’esclusione del Palermo egoisticamente è stata una gran botta di fortuna, checché ne dica il dt Barresi, rimasto piccato per l’articolo ironico del sottoscritto sul culo (inteso come fortuna) di Setti. Caro Barresi, magari ogni tanto si faccia anche una serena e liberatoria risata e non si irrigidisca sempre, suvvia! Il Pescara è un pelo inferiore tecnicamente al Verona. In campionato è arrivata davanti solo per l’inopinato crollo finale di Grosso, ma gli scontri diretti (3-1, 1-1) parlano chiaro.
Ribadisco quanto scritto nei giorni scorsi: il Verona può ragionevolmente ambire alla finale. Ma deve togliersi di dosso le paure e i balbettii visti con il Perugia. Adelante con juicio, tra luci e ombre…e certezze.
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