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MAURIZIO NOSTRO È TORNATO (RANZANI)

Ranzani splende in estate. Che, si sa, è la stagione dell’amore e delle smargiassate. Il Setti che si presenta in ritiro con la Mustang gialloblu, o che mette sul banco 50 euro e offre la birra ad alcuni tifosi, riveste i panni del suo alterego più amato. Ranzani – in pieno smalto nei primi tempi del Setti presidente –  ci aveva (apparentemente) lasciato in questi anni difficili per il Verona. Maurizio nostro parlava come un triste e cereo ragioniere: “Prima il bilancio” ammoniva con tediosa nenia moralisteggiante, neanche fosse una mamma petulante. Eppure, cogliendo gli attimi di un’espressione, i millimetri di un sopracciglio alzato o abbassato, o di un nervoso sbuffo, capivi che il Setti in quei panni minimalisti ci stava stretto. Gli emiliani mica sono veneti: il basso profilo non lo amano, al limite lo sopportano per contingenza.

Sarà la serie A, sarà che le stagioni cambiano, saranno le grandi velleità che si respirano in città (il nuovo stadio), sarà che Setti lo hanno pure invitato alla prima de La Traviata in mondovisione con tutti i vips (e la camicia dello smoking un po’ stroppicciata e l’occhialino scuro-trasparente erano due perle in quell’ingessatissimo contesto istituzionale), sarà tutto questo, ecco, ma Maurizio nostro sembra tornato in lui.

Nel frattempo ora si occupa pure in prima persona delle trattative di mercato e ha assunto (sempre a buon mercato, sia chiaro) un allenatore che ha il pregio perlomeno di parlare con nettezza inusitata e poca diplomazia. Domenica scorsa Juric è stato trasparente quando ha confermato che i nuovi Veloso e Badu sono tra i pochi a essere giocatori di serie A, che servono ancora molti altri innesti per non ripetere gli ultimi due campionati di serie A da comparse. Juric poi ha spiegato nei dettagli cosa si aspetta da uno dei nostri calciatori più forti, Zaccagni.

Insomma, ancora non mi sbilancio sul Verona che sarà (troppo presto), ma perlomeno siamo qui che possiamo parlare di calcio e sfottere amabilmente Setti che torna a regalarci le sue teatrali gestualità e che certo nell’estetica del racconto ci piace di più così. Il resto rimane tutto da capire e da realizzare: gli investimenti, il consolidamento eccetera. E le perplessità e le critiche ovviamente rimangono forti. Aspettiamo una ventina di giorni per saperne di più.

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