QUANTE PIPPE MENTALI…(DOPO BARCELLONA-REAL MADRID)

 Barcellona-Real Madrid è appena finita. Partita fantastica per chi non l’ha vista. Lezione di calcio di Guardiola a Mourinho che non ci ha capito niente. Ho visto Villa pressare e segnare, Messi chiudere e rilanciare, un orologio svizzero dove non c’è un modulo ma un meccanismo perfetto.

Sembra una barzelletta dopo aver visto questa gara pensare a Pichlmann che non può giocare a destra e fare l’attaccante. Siamo seri, per favore. Ha ragione Mandorlini. Il modulo è uno spartito e un grande campione è più grande se sa fare tutto in campo. Lo fa Iniesta che è il più grande e il più umile di tutti e avrà (spero) il pallone d’oro. Lo possono fare, a maggiore ragione, i nostri, Pichlmann in testa.

Senza capricci (non è il caso di Piki, eh…) e senza tante "pippe" mentali che, a volte, anche noi giornalisti creiamo a iosa. Imparare dai migliori, gracias…  

PS. E il primo che dice "Vighini, Pichlmann no l’è mia Messi o Iniesta", non ha capito un piffero di quello che volevo dire.

IMPANTANATI

 Il pantano del Bentegodi ha fermato il Verona. Oggi con un campo appena decente il Verona avrebbe vinto il match. Il penoso stato del terreno sui cui l’Hellas è stato costretto a giocare ha impedito alla squadra di Mandorlini di sviluppare il gioco come avrebbe voluto. Riesce difficile capire come sia possibile che il Bentegodi sia stato ridotto così. Ma è evidente che la gara amichevole della nazionale di rugby ha dato il colpo di grazia ad un campo che era già sotto pressione. La rizollatura è stata un “tacon pezo del buso”. Martedì su questo campo ci giocherà nuovamente il Chievo (Coppa Italia col Novara) e mercoledì l’Hellas avrà la gara decisiva con il Sorrento. Vuol dire che il Verona si sta giocando una stagione in mezzo al fango. Con il rischio di buttarla via.

Vorrei parlare anche degli arbitri: se non è rigore quello su Selva, cosa devono fare ai nostri attaccanti? Sparargli?

 

L’EFFETTO PARENTELA

 Un effetto, Parentela l’ha ottenuto. Da tre settimane si parla solo di lui e non si parla più del Verona. La partita di Ferrara è stata solo un apostrofo tra le parole Alberto e Parentela. La squadra sembra guarita. I giocatori da tre settimane non vanno più a bere aperitivi in Piazza Erbe. E la rimonta è già cosa fatta.

Esagero, naturalmente. E’ chiaro che la "notizia" di queste tre settimane è stata la presunta cessione del Verona. E forse tutto questo can-can ha permesso alla squadra di Mandorlini di lavorare a fari spenti, senza pressione, con tranquillità. Parole che erano sconosciute fino a tre settimane fa, quando sul campetto di Sandrà si riversavano le attenzioni di tutti i tifosi.

Ben venga, dunque, Parentela, se questo ha permesso al Verona di preparare al meglio la gara con il Pavia. Stanchi di brodini (più o meno caldi, più o meno salutari) gradiremmo però assistere ad una sostanziosa vittoria. Con o senza Parentela.

NON SEMPRE PECUNIA NON OLET

 Abbiamo il diritto di sapere. E abbiamo il diritto di fare domande e indagare. E abbiamo il diritto di dubitare. E nessuno ci venga a dire che non è giusto. E’ troppo importante il Verona, troppa gente ne è affettivamente legata, per lasciare la cosa andare avanti senza gli opportuni dubbi. Quindi Parentela si metta l’anima in pace: continueremo a dubitare di lui e a fare domande. Continueremo a chiedere chiarezza laddove non la vediamo. Questo senza avere preconcetti territoriali o di provenienza. Pecunia non olet, il denaro non ha odore, dicevano con fare concreto i romani dopo aver messo una tassa sui cessi. Ma se è vero che il denaro non ha odore è vero anche che abbiamo persino visto del denaro (falso) passare di mano dentro una valigia e per poco non finire nel caveu di una banca. Oltre che odore, quei soldi non avevano neanche colore. In questi giorni abbiamo sotto gli occhi cosa succede a Bologna dove Porcedda ha carpito la buona fede di tutta una città, gettando la società sull’orlo del fallimento. E qualcuno ha anche il coraggio di dire che non è giusto dubitare?

Ps: un piccolo appunto al presidente Martinelli che ha parlato di Parentela come di un imprenditore al pari suo. Mi scusi presidente ma questo non è esatto. Parentela sarà anche una brava persona, ma non è comunque un imprenditore, cioè come dice il dizionario uno che “organizza e dirige un’impresa economica”. Parentela non ha nessuna impresa. Come abbiamo verificato e come ci ha confermato lui stesso.  

MEGLIO DEL PREVISTO

 Vi dico la verità. Avevo una paura fottuta di questa partita. Il cambio di allenatore, ma ancora di più, il clima di incertezza che ho avvertito in società non mi lasciava presagire nulla di buono. Invece è andata meglio di quanto pensassi. Il Verona c’è, è vivo e meritava di vincere con la Spal. 

Mi è piaciuta la semplicità con cui Mandorlini ha sistemato le cose. L’attenzione e la concentrazione. Il Verona ha fatto la partita dal primo all’ultimo minuto. Ha avuto tre palle gol, ha subito una rete nell’unica disattenzione. 

Ora ho un più di fiducia. Credo che la qualità alla fine verrà fuori. Penso anche che si possa solo migliorare. Per esempio essere più efficaci sulle fasce, più cinici sotto porta, più bravi nei tagli in attacco. Molto di più può fare Pichlmann che non era al meglio. Le Noci ha fatto il gol più difficile, sbagliando quello più facile. Ma era importante che si sbloccasse dopo l’errore di La Spezia. Molto bene a centrocampo Esposito e Hallfredsson. L’impressione è che finalmente ci sia un’identità di squadra. Da qui al 20 dicembre il Verona può rimediare allo scempio d’inizio stagione. 

CARO MARTINELLI…

 Caro presidente, volevo mandarti due righe per cercare di aiutarti in questo momento che non deve essere affatto facile per te. Partiamo da un presupposto: i veronesi ti vogliono bene. Vedono in te un punto di riferimento onesto e leale. L’uomo che ha salvato l’Hellas dal fallimento. Tu stesso puoi toccare con mano, ogni giorno, l’affetto della gente.

Ci piace di te la tua timidezza, la tua umiltà, la tua serietà. Per questo abbiamo capito anche i tuoi errori. Perchè fatti in buona fede. Permettimi di dire che i veronesi hanno dimostrato in questo senso una grande maturità. Non saranno mancati in questi anni "consiglieri" che ti avranno detto: "Vedrai, farai la fine di tutti gli altri presidenti e finirai nella bufera, perchè quella gente lì non capisce niente ed è solo capace di contestare, criticare e attaccare".

E’ evidente che chi te l’ha detto non ha la minima idea di chi siano i tifosi del Verona. Probabilmente sono solo degli "invidiosi", la cui unica aspirazione sarebbe proprio quella di prendere il tuo posto. Continuo a ritenere che il Verona, sotto la gestione Martinelli, sia diventato una società seria, organizzata, forte.

Certo molto c’è da fare ancora. Certo alcune scelte non mi hanno trovato d’accordo. Anch’io non capisco perchè il Verona non si alleni all’antistadio, anch’io non ho capito perchè prima c’era Ficcadenti, poi Bovo, poi Bonato. E anch’io non ho capito perchè hai presentato un socio che ancora socio non è. Ecco, siamo arrivati al punto. Ancora dobbiamo mettere a fuoco la figura di Parentela. Sicuramente però lo abbiamo sentito parlare. E da quello che ci ha detto parla del Verona come se fosse già suo. Cosa farà questo, cosa farà quell’altro, Mandorlini, Busatta, Landini…

Beh, presidente lasciamelo dire. Questo è sbagliato, profondamente sbagliato perchè crea turbamento in un gruppo di lavoro, fa confusione, provoca una nebbia di cui in questo momento non c’è bisogno. Avrai capito come vanno le cose nel calcio.

Chi sta fuori dal Verona ne sa sempre una in più di chi sta dentro. A volte si creano delle guerre per "bande" con mille avvoltoi pronti sempre a volteggiare sopra una preda ambita come l’Hellas. C’è sempre chi critica il lavoro di un gruppo perchè magari ha finalità diverse.

E a farne le spese, caro Giovanni purtroppo è sempre e solo il Verona che vive costantemente sotto una cappa. Per questo ti invito a fare subito chiarezza. Su Parentela e su tutto il resto, sul "nostro" Verona e sulla società di cui tu sei il nostro fiero condottiero. Con stima immutata,

Gianluca Vighini

PROBLEMI TATTICI

 E’ evidente che questo Verona non è stato costruito per fare il 4-3-3 che Mandorlini ha in mente. Non ci sono gli uomini, c’è poco da fare. Remondina l’anno scorso aveva Ciotola, Farias, Rantier e Berrettoni che potevano alternarsi sulle fasce, Selva, Colombo e Di Gennaro in mezzo. La cosa aveva un senso. Quest’anno Berrettoni è rotto, Selva è appena tornato, Pichlmann è una prima punta anomala, forse Le Noci è l’unico che potrebbe rendere. Ma non è solo questo: se giochi con il 4-3-3 è evidente che le due fasce devono essere una specie di tangenziale nell’ora di punta. Gente che va, gente che viene, Un continuo avanti e indietro per creare superiorità numerica: ma si può fare questo con Abbate, messo a destra ieri a Tregnago? E ancora: il centrocampo. Ho visto ricomparire lì Mancini, che non mi pare abbia il fisico per poter reggere i ritmi quando gli avversari giocano a quattro o a cinque. Significa che tutto il lavoro sporco dovranno farlo Hallfreddsson ed Esposito. Soprattutto quest’ultimo che rischia, com’è successo anche con Giannini di essere triturato dalle critiche dovendo cantare e portare la croce. Altrettanto evidente che a gennaio, scelto questo tecnico, si debba attuare un’altra rivoluzione. E come giocheranno (o non giocheranno…) coloro che già sentono di essere in odore di "taglio"?

MA VERONA DOV’E’?

 Non conosco e non so chi sia il signor Parentela. Mi dicono sia nato a Catanzaro, che sia un broker, che viva a Bologna. Mi è parso un signore colorito e appassionato di calcio. Pare sia stato presentato a Martinelli da Gigi Busatta. In società non è ancora entrato. Ma entrerà presto ci ha detto e non è escluso che prenderà la maggioranza.

Mi perdoni Parentela se, dopo quello che ho visto in questi anni, affronto la faccenda con un pizzico di scetticismo. Capisco che il mondo è sempre più la nostra città, che parlare ancora di steccati e di "territorialità" sia forse fuori dal tempo.

Non capisco, però, perchè ancora una volta accanto a un imprenditore veronese (continuo a dire: "Teniamocelo stretto") non ci sia stato oggi un imprenditore di Verona e non un broker di Catanzaro. Non me lo spiego. Martinelli è una persona affabile, seria, onesta. Un interlocutore privilegiato per chiunque voglia entrare in questo mondo. Eppure nessuno si è mosso, nessuno lo ha avvicinato. Molti quaquaraquà, nessun uomo di spessore e di concretezza. Verona città, ancora una volta, appare ferma, immobile, incapace di fare sistema attorno alla sua squadra di calcio che solo la retorica e la facile demagogia continua a definire "la prima squadra della città, quella dei veronesi".

La verità, cruda e forse dura da accettare, non è ahinoi questa. E il signor Parentela ce l’ha svelata con sorprendente facilità.

CAPOLINEA

 L’encefalogramma è piatto. Le idee poche ma confuse. Per essere chiari: dopo la gara di oggi Giannini sembra essere arrivato al capolinea. Non credo che tutta la responsabilità sia del tecnico. Molta colpa ricade anche sui giocatori e indubbiamente, sulle scelte societarie. Dodici gare, tredici punti sono un bottino francamente penoso. Giannini però ci ha messo del suo ed essendo lui il “comandante in capo”la responsabilità è evidentemente sua. Purtroppo quanto voluto e soprattutto predicato dal tecnico non diventa pratica. Dividerei in quattro fasi la storia di Giannini a Verona. La prima fase: il precampionato e il mercato. Giannini non ha avuto a disposizione dall’inizio la rosa e gli uomini che aspettava per praticare un certo modulo. Uomini che sono arrivati tardi, modulo che non è mai decollato. Giannini ha cercato di portare avanti lo stesso la sua idea anche a costo di scelte assolutamente cervellotiche (Russo centrale di difesa, per esempio). L’impressione è che abbia sprecato il precampionato e il ritiro alla ricerca del sacro Graal che in realtà non è mai arrivato.

La seconda fase, la fase che definirei dell’equilibrio e delle scelte. Fase che si è aperta a Reggio Emilia. Giannini ha fatto scelte forti nello spogliatoio e dato un equilibrio alla squadra. Dopo il pareggio con gli emiliani è arrivato quello in casa con la Cremonese, ma soprattutto la vittoria con il Ravenna e il successo casalingo con l’Alessandria.

La terza fase, quella della sfiga. Non saremo obiettivi se non parlassimo della sfortuna che ha colpito Giannini e il Verona da La Spezia in poi. Infortuni a catena e tutti nei ruoli chiave. Il gol di Le Noci sbagliato in Liguria in una gara che il Verona non avrebbe meritato di perdere e il pareggio con il Bassano, frutto sì di un secondo tempo inguardabile, ma anche di un colpo, l’unico, da otto in buca al centro di Crocetti.

La quarta fase, la fase della confusione. Nel tentativo anche logico di rivitalizzare una squadra ormai morta, Giannini arriva alla gara con la Salernitana dove compie altre scelte che danno l’idea, però di una confusione generale. Vriz a destra, Ferrari e Pichlmann in attacco, Cangi, Garzon e Selva in panchina un 4-2-4 con l’inutile Le Noci a sinistra. Il Verona si squaglia al cospetto di una modestissima Salernitana. Anche se Giannini dice che lui non si arrenderà, in verità è la sua squadra che ha alzato bandiera bianca. Una squadra che, dopo la gara di oggi, non riesce più a seguire il suo allenatore, o viceversa. E sarà lui a pagare per cercare di salvare una stagione che ora si fa veramente in salita.

UNA SOCIETA’ SERIA

 Gli stessi che sostengono in questi giorni che il Verona ha cambiato troppo, auspicano un’altra rivoluzione: via Giannini, Gibellini, Siciliano e forse anche Martinelli che avrebbe già fatto il suo tempo. Meglio magari un ritorno di Pastorello, che ha lasciato, incredibili a dirsi, molti nostalgici, più di quelli che in realtà hanno il coraggio di dichiararsi. In realtà le notizie di possibili cambi societari non hanno nè capo nè coda. Sempre smentite da Martinelli e Siciliano che pure dovrebbero sapere qualcosa su questo argomento. Eppure il pettegolezzo assurge a notizia, così giusto per destabilizzare ancora un po’ di più l’ambiente. A chi giova? Io un’ideina ce l’ho, ma me la tengo per me. La dirò al momento giusto, sperando di sbagliarmi. Del resto in questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Ho sentito una sera per radio parlare persino i fratelli Carino, i due righeira dei poveri. Quindi non mi scandalizzo. Vi racconto, invece, quello che ho visto ieri mattina nella sede del Verona, cioè vi racconto fatti e non "menate". Ho visto Martinelli operare laboriosamente in amministrazione. Prima in riunione con Gibellini, poi con l’amministratore Marzola. Un presidente presente, a dispetto delle voci di abbandono. Ho visto lo stesso presidente firmare un pacco alto così di nuove affiliazioni di calci club, alla faccia di chi parla di disaffezione dei tifosi. Ho visto le impiegate dell’Hellas, Elena e Nicoletta, sbrogliare da par loro una decina di casi intricati. Una professionalità senza pari. Questi dipendenti lavorano da anni in mezzo a bufere di ogni tipo, eppure sono sempre lì al loro posto. Ho visto l’allenatore della Berretti Colella al computer che insieme ad un tecnico che ha lavorato anche per il Milan e per Ancelotti,  faceva uno screening dell’ultima gara dei ragazzi gialloblù. Si analizzavano tutte le azioni, si catalogavano, si inserivano i dati nel computer. Un lavoro di grandissima professionalità, che naturalmente viene fatto anche da Giannini per la prima squadra. Insomma ho visto una società fortemente strutturata, organizzata, motivata. Una società seria. Francamente indispettita davanti alle notizie che stava leggendo nella rassegna stampa. Una società, conscia che solo i risultati possono portare alla serenità. Ma allo stesso tempo convinta che solo attraverso questa serietà si possa arrivare ai risultati. Frequento la sede del Verona dal 1986. Posso dirvi che il Verona ha una delle migliori dirigenze che sono passate di qui.