CHI VUOLE CHE IL VERONA VADA MALE

 Dice bene Bonato: "Succede in alcune città: c’è una parte felice che le cose vadano bene e un’altra che lo è meno. Non ci dobbiamo scandalizzare. Certe notizie sono messe fuori anche ad arte".

E’ proprio vero: ci chiedevamo stamattina con alcuni colleghi perchè ad ogni crisi dell’Hellas dovessero uscire nell’ordine queste presunte notizie:

1) la società non paga gli stipendi perchè ha finito i soldi

2) lo spogliatoio è spaccato

3) Martinelli (o il proprietario di turno) vuole vendere

4) I giocatori non rendono perchè sono una masnada di beoti che pensano solo a bere, a farsi aperitivi e a passare le notti in discoteca.

Solitamente la presunta notizia nasce così: c’è un ben informato che ha un fratello amico di un cugino di Martinelli che ha sentito che il presidente ha finito i soldi.

L’amica di una zia di una fidanzata di un calciatore ha sentito che il tal dei tali passa le notti in discoteca. E poi c’è l’amico del calciatore. Che oltre a chiedergli magliette quando vince ha la funzione di sparare cazzate nel resto della giornata e quando la squadra va male o ha un momento di crisi. "Mi ha detto che… Remondina è un c…".

Ma non è tutto. Perchè a mio avviso, ripeto, ha ragione Bonato. Il Verona che vince dà fastidio. E molto. E spesso le voci escono per far saltare i nervi e rendere ancora più tesi i tifosi. Ci vorrebbe più maturità anche in tutti noi. Dopo tanti anni dovremo essere capaci di riconoscere le trappole.

SIGNORE E SIGNORI, FINE DEGLI ALIBI

 Un disastro. La sconfitta di Marcianise apre ufficialmente la crisi del Verona. Il Verona ha avuto la capacità di far risorgere (giusto per restare in tema…) squadre che sembravano morte come Pescara e Portogruaro. Ma non è questo il problema. L’Hellas è in fase involutiva ormai da troppo tempo. Gioca malissimo, corre poco, è distratto, non crea occasioni da gol. Perchè? Butto lì alcuni spunti di riflessione.

1) IL CARATTERE. E’ evidente che la squadra si è smarrita. Remondina non riesce più a trovare il bandolo della matassa. Sembra quasi che l’allenatore abbia perso i punti di riferimento nello spogliatoio. E lui sembra incapace di dare alla squadra la voglia di vincere che ora sarebbe necessaria. Bisogna fare in fretta. Remondina non ha le caratteristiche e le qualità (ne ha altre, per carità…) per dare alla squadra le energie nervose che servono. Per questo la società si era affidata a uomini di grande personalità come Anselmi, Pensalfini, Selva a cui si era aggiunto Ceccarelli. Uomini che ora devono prendere sulle spalle la squadra e guidarla verso la B.

2) LA CONDIZIONE. Mazzurana parla di "stanchezza" psicologica. Il preparatore atletico baserà la sua analisi su dati oggettivi che gli arrivano dai test. Quello che si nota alla domenica in campo è però che il Verona non ha più "birra" nelle gambe, non riesce ad alzare il rtimo, ad accelerare, a mettere là l’avversario. Ed è una situazione che si protrae da troppe settimane. Anche qui bisogna lavorare in fretta, meglio e cambiando qualcosa visti i pessimi risultati.

3) ALLARMI INASCOLTATI. "Tanto siamo primi". "Come si fa a criticare una squadra prima?". Quante volte abbiamo sentito questi discorsi? Anche davanti ad evidenti allarmi un po’ tutti ci siamo accontentati di guardare la classifica. Senza tenere conto che il Verona era primo soprattutto per l’incapacità delle avversarie di accelerare. Aver negato l’esistenza di molti problemi è stato un errore. I problemi andavano scandagliati e portati in superficie. Il Verona è stato "graziato" tante volte. E non appena questa situazione è cambiata, il campionato si è incredibilmente riaperto. 

4) ANCORA UN PICCOLO VANTAGGIO. Nonostante questo il Verona ha ancora due punti di vantaggio. E giocherà la sfida con il Pescara domenica prossima al Bentegodi che presumibilmente sarà una bolgia tutta gialloblù. Dobbiamo essere bravi a sfruttare questo vantaggio senza però pensarci troppo. La prossima sfida è uno spareggio. 

 

E POI…

 Sarà una lunga scalata. Difficile. Non impossibile, ma durissima. Già uscire da questa palude chiamata serie C e poi Lega Pro si sta rivelando un’impresa. Mi chiedo, però, in questi giorni in che calcio approderà il Verona. Nel calcio dei diritti tivù, dei biscotti, di spettacoli indegni? Nel calcio delle televisioni, delle dichiarazioni tutte uguali, dei mercenari? Nel calcio che taglia fuori dalle decisioni più importanti coloro che lo alimentano e cioè i tifosi? Nel calcio dove comandano gli uffici stampa, staccato dalla gente, lontano dai campanili, una sorta di play-station virtuale dove non importa quanta gente ci sia sugli spalti ma quanto guadagni con le televisioni? Guardo ogni domenica il campionato di serie A. Una pastoia indegna, una panna montata televisiva dove lo spettacolo calcistico è pochissima cosa e dove uno stop diventa agli occhi del telecronista di turno un’azione "fenomenale". Sono tutti fenomeni, basta che uno faccia uno scatto o colpisca di esterno la palla. E’ questo il calcio dove stiamo andando? Lo so, sono pessimista e non dovrei occupandomi di calcio ed essendo questo anche il mio lavoro, oltre che una grande passione. Ma quando vedo e sento certi colleghi che fanno di tutto per far digerire alla gente questo calcio finto e brutto, invece di ribellarsi, mi vien voglia di alzare bandiera bianca. Poi vedo quindicimila veronesi sugli spalti per Verona-Giulianova. E mi torna un po’ di speranza…

VERONA NON E’ UN ULULATO RAZZISTA. E LO HA DIMOSTRATO

 Ma se il 99 per cento di uno stadio subissa di fischi pochi stolti che ancora credono di "tracciare" un territorio e di darsi un’identità grazie alla cazzata dell’uuh uuh razzista ormai desueto e fuori moda anche in quel mondo di periferia che cerca di costruire consenso su questi temi, che senso ha dare 10 mila euro di multa ad una società per responsabilità oggettiva? Se non viene minimamente apprezzato l’evidente tentativo di dissociarsi dello stadio, se viene banalizzato questo piccolo-grande passo la battaglia è persa in partenza. La miopia di chi governa il calcio ha ridotto questo mondo a brandelli. Chi mai, oggi, tra la gente "normale", quella che ha fischiato prendendosi responsabilità che forse non sono neanche sue, lo farà ancora? Questo andava sottolineato dopo Verona-Giulianova, invece gli ignoranti governatori del calcio scelgono piuttosto la strada dello stereotipo. Verona uguale razzismo uguale multa. Così due bombe carta e un arrestato, diventano meno importanti di uno stadio che si dissocia e fischia quei quattro idioti. Ma non è che qui si debba fare la stima se vale di più una bomba carta rispetto a un ululato. Francamente non c’è ne frega nulla. E’ discussione vana e banale. Piuttosto pensiamo a non farci male da soli, che non vuol dire adeguarci ad altri stereotipi ma non significa nemmeno danneggiare la nostra squadra. Una cosa sia chiara: Verona non è un ululato razzista. E lo ha dimostrato. Sarebbe ora che gli sciocchi commissari di campo, beceri burocrati adatti solo a compilare moduli, se ne accorgano nei loro referti.

MA ADESSO TORNIAMO IL VERO VERONA

 Contava solo vincere. Per la classifica, per rispondere alle decisioni scandalose del Palazzo, per chiudere la porta in faccia a chi voleva riaprirla.

Ma dobbiamo essere onesti. Quella con il Giulianova è stata una vittoria stiracchiata, sofferta (troppo), frutto più della geniale intuizione di un potenziale campioncino che del gioco. Il Verona è stanco, affaticato, anche un po’ logoro. E ben altro, a mio avviso, servirà per affrontare le sei finali che ancora dobbiamo giocare. Ci sono uomini chiave da recuperare: Esposito, Russo, Di Gennaro. E se qualche settimana fa avevamo maledetto la sosta ora credo sia il caso invece di benedirla. Senza contare che ci sono due giocatori che potrebbero dare linfa vitale al gruppo: Selva e Dalla Bona. I due in quanto a classe, grinta ed esperienza non sono secondi a nessuno. E’ tempo di rivederli in campo perchè mi pare che questo benedetto "tempo di recupero" sia scaduto. Un mio personale applauso infine a Pippo Pensalfini: il suo furore agonistico e la sua voglia di vincere hanno guidato l’Hellas ieri sera. C’è proprio bisogno di gente così.

PIU’ FORTI DI TUTTO

Non vi sto a raccontare lo schifo e il disgusto che da ieri sera ho nei confronti del calcio. Non che sia una novità. Ormai sono anni che il mondo pallonaro mi suscita vomito. Parlo del calcio italiano, evidentemente. Dove le regole sono continuamente calpestate e ogni buon senso abbandonato. La situazione del Potenza era nota da tempo. Ma la corte federale decide di pronunciarsi a sette giornate dalla fine, alterando evidentemente il cammino del campionato. La più danneggiata è proprio il Verona. Ancora una volta. Mi dispiace dirlo: ma la sensazione, ormai sempre più forte è che questa squadra al Palazzo non vada proprio giù. Siamo retrocessi in piena Moggiopoli per un solo punto, ci hanno tenuto fuori dalla A sempre per un punto ammettendo squadre che non avevano pagato l’Irpef, e persino quest’anno siamo qui a dover sudare come pazzi per tornare in un calcio appena più decente (se la serie B si può definire un calcio decente…). C’è anche da dire che tutto questo non sarebbe successo se la nostra squadra non avesse bellamente perso per strada tutti quei punti preziosi. Partite gettate al vento contro squadracce di bassa classifica che ora mettono a repentaglio il nostro campionato. Distrazioni che a questo punto potrebbero essere fatali. Ormai è chiaro che il nostro primato solitario e tranquillo è svanito. Ora per vincere questo campionato bisogna essere veramente più forti di tutti. E di tutto.

FINE DEGLI ALIBI

 Sarà una serata infuocata. Perchè adesso c’è bisogno di tutti. E’ una gara da vincere a tutti i costi e non importa il modo. Tutti devono dare qualcosa in più, qualcuno molto di più. La considerazione è banale, lo so. Ma puoi parlare finché vuoi di Remondina, dei silenzi di Martinelli, di una squadra che si è fatta risucchiare in classifica dopo aver avuto più volte in mano il poker servito. Ma in campo ci vanno loro. Rafael, Cangi, Anselmi, Ceccarelli, Pugliese, Russo, Esposito, Pensalfini, Berrettoni, Di Gennaro e Rantier. Ed è da loro (più naturalmente i panchinari) che dobbiamo appellarci. Questi ragazzi hanno sempre elogiato Verona e i suoi tifosi. Sanno di giocare in una grande piazza e sanno che hanno una responsabilità enorme. Il Verona non può permettersi di scialacquare banalmente questo campionato. Se c’è stata una pausa e un po’ di rilassatezza, ora bisogna andare decisi sino alla meta. Non possiamo accettare come tifosi nessuna pausa. Quest’anno c’è sempre stato un clima ideale. Sugli spalti, in città. Mediaticamente non si è dato spazio a nessuna polemica. I tifosi sono sempre stati encomiabili (basta vedere lo stadio di Avezzano domenica scorsa…), la società inappuntabile sia dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista economico. Persino gli arbitraggi, errori pro e contro, alla fine si equivalgono. Alibi, quindi, non ce ne sono. Ora è tempo di uomini veri. Lunedì sera, il momento della verità.

 

E ORA FORA I C…

 Non vorrei nemmeno dilungarmi troppo sulla flessione. Fare tre punti con Andria, Potenza e Pescina non è roba da prima della classe. E prima o poi doveva accadere che qualcuno là dietro non incespicasse. Il Verona ha sbagliato troppi match-point e il risultato è che il campionato sarà una sofferenza fino alla fine. Giudicheremo a cose fatte se questa sofferenza era evitabile o meno. Io un’idea ce l’ho ma la dirò solo il 10 maggio.

Intanto resta il fatto che la gara di lunedì sera con il Giulianova diventa un altro terribile esame. Se il Portogruaro dovesse vincere alla domenica a Terni e raggiungere virtualmente l’Hellas, lunedì sera al Bentegodi l’aria si taglierà con il coltello.

C’è poco, adesso da star lì a discutere (anche del pessimo Paparazzo…").

Ora fora i c…

IN FIBRILLAZIONE

 Come mai una sconfitta porta tanta ansia? Me lo chiedo guardando la classifica dell’Hellas. Siamo primi a cinque punti di distacco dalle seconde, senza mai aver preso una rete in trasferta, con la miglior difesa di tutti i campionati professionistici e un calendario agevole. Eppure… Dentro ognuno di noi (me compreso), si avverte un senso di paura, che pare inspiegabile. In realtà, questa paura, purtroppo è frutto di tutto quello che abbiamo vissuto in questi drammatici anni (dal punto di vista calcistico, ovviamente). Quello che abbiamo provato l’anno della retrocessione di Malesani, per esempio, è uno choc che ciascuno di noi non ha ancora elaborato. Nessuno pensava di retrocedere quell’anno. E quando l’abbiamo realizzato, era troppo tardi. Così come nessuno pensava di poter retrocedere in serie C. Invece anche quell’evento nefasto si è realizzato. Un altro "lutto" che forse non è stato ancora pienamente "elaborato". Il risultato è che le nostre singole emozioni vengono riversate sul web, allo stadio, in ogni forma di aggregazione, si "collettivizzano" e creano quel senso di ansia, di fibrillazione e di paura che si avverte oggi. Credo che il vero motivo sia questo e che la colpa non sia di nessuno. I veri colpevoli sono da ricercare in tutti coloro che si sono accaniti contro l’Hellas in questi anni con gestioni dissenate. Non certo i tifosi che hanno bisogno di una "cura" di ottimismo che solo la conquista di questo campionato sarà in grado di portare.  "Non credo finchè non vedo" è in questo momento il motto di ogni tifoso del Verona. Stanco di aprire linee di credito a chiunque, questo tifoso oggi ha solo voglia di uscire al più presto dal suo peggiore incubo. Ed ogni ostacolo rappresenta per lui (per noi…) una minaccia. In questo senso mi piacerebbe che la nostra società si esprimesse di più per liberare noi "malati" di paura da dubbi e incertezze. Va bene il basso profilo, ma ogni tanto sarebbe bello avere un messaggio del presidente che faccia capire alla piazza anche il suo pensiero e chiarisse anche alcune "turbolenze societarie" ancora non pienamente spiegate e che magari fanno "galoppare" la fantasia. Fino a produrre una fibrillazione, solo in apparenza inspiegabile. 

STATE CALMI (SE POTETE)

 Lo so: questa sconfitta non ci voleva. Era una gara importante, forse decisiva. Ma solo se l’avessima vinta. Perdendola (e guardando al risultato delle altre), non è successo nulla. Solo a livello psicologico questa gara con la Reggiana potrà avere delle ripercussioni. Concretamente non ha toccato minimamente il Verona. I punti di distacco restano cinque che sono tantissimi anche a otto giornate dalla fine. Ora bisogna essere bravi a gestire il momento difficile. La gara con la Reggiana ha riportato l’Hellas tra i comuni mortali. Ci ha fatto capire che il campionato è ancora lungo e durissimo. Che non siamo invincibili. Ma nel primo tempo ci ha anche detto che il Verona può vincerlo questo campionato perchè resta superiore a tutti.

Certo, non si possono sottovalutare i segnali che arrivano da questa partita. I gol sbagliati davanti al portiere, le amnesie difensive (solite). Come non si può a non pensare all’ennesima frenata con due punti solo nelle ultime tre gare (due giocate al Bentegodi). Ma perdere con la Reggiana ci sta. Meno pareggiare con il Potenza. Resto dell’avviso che è in quelle gare che il Verona non può permettersi il lusso di perdere per strada punti preziosi. Arriva la sfida con il Pescina. Assente Esposito, fino ad oggi insostituibile, toccherà a Burato non farlo rimpiangere. Dopo Massoni, Bertolucci e Campagna il ragazzino veronese ha l’occasione di dimostrare che tanta panchina non è stata meritata.