Rafael ha fatto una cavolata gigantesca, ha sbagliato, pagherà. Le sue dichiarazioni non mi hanno convinto. Ma le ho apprezzate. Pur nel torto, Rafael ha dimostrato di avere un carattere di ferro. Ha avuto il coraggio di spiegare davanti ad un microfono le sue ragioni, senza nascondersi, senza paura e senza timore.
Poteva arrivare nello spogliatoio e rifiutare di parlare. Non sarebbe stato nè il primo nè l’ultimo in questo calcio fotocopiato, scontato e banale. Invece ha accettato il dialogo, non scappando davanti alle proprie responsabilità, anche di uomo pubblico.
Dico a bravo Rafael, perchè so quanto ormai nel calcio sia praticamente impossibile avere un’intervista come quella che ho fatto oggi, dove i giocatori scelti dalla società per parlare erano Cangi e Pensalfini.
Rafael ci ha restituito il gusto di fare un’intervista non banale, un’intervista che magari dividerà sui contenuti, ma che sicuramente abbiamo ascoltato tutti (io per primo) con interesse. Dovrebbe essere la normalità, invece siamo qui a celebrare questo momento il che ci fa anche capire in quale baratro sia sprofondato il giornalismo sportivo e il calcio più in generale. Doveva essere un brasiliano, ancora poco avvezzo alle malizie del pallone italiano (spinta domenicale compresa…) a ricordarci quanto in fondo sia semplice: io faccio le domande, tu dai le risposte, la gente giudica.