E ALLA FINE DICO GRAZIE A RAFAEL

 Rafael ha fatto una cavolata gigantesca, ha sbagliato, pagherà. Le sue dichiarazioni non mi hanno convinto. Ma le ho apprezzate. Pur nel torto, Rafael ha dimostrato di avere un carattere di ferro. Ha avuto il coraggio di spiegare davanti ad un microfono le sue ragioni, senza nascondersi, senza paura e senza timore.

Poteva arrivare nello spogliatoio e rifiutare di parlare. Non sarebbe stato nè il primo nè l’ultimo in questo calcio fotocopiato, scontato e banale. Invece ha accettato il dialogo, non scappando davanti alle proprie responsabilità, anche di uomo pubblico.

Dico a bravo Rafael, perchè so quanto ormai nel calcio sia praticamente impossibile avere un’intervista come quella che ho fatto oggi, dove i giocatori scelti dalla società per parlare erano Cangi e Pensalfini.

Rafael ci ha restituito il gusto di fare un’intervista non banale, un’intervista che magari dividerà sui contenuti, ma che sicuramente abbiamo ascoltato tutti (io per primo) con interesse. Dovrebbe essere la normalità, invece siamo qui a celebrare questo momento il che ci fa anche capire in quale baratro sia sprofondato il giornalismo sportivo e il calcio più in generale. Doveva essere un brasiliano, ancora poco avvezzo alle malizie del pallone italiano (spinta domenicale compresa…) a ricordarci quanto in fondo sia semplice: io faccio le domande, tu dai le risposte, la gente giudica.

 

RAFAEL: CHIAMATE LA NEURODELIRI

 Che cosa sia successo a Rafael in quei venti secondi è da trattato di psichiatria. Il nostro portiere, umile e timido durante le interviste, con quella sua voce sempre sussurata e gentile, è diventato una bestia dopo aver preso il gol su rigore. In questi casi si dice che ti si chiuda la vena che porta il sangue al cervello e che non ragioni più.

Chi ha giocato a calcio sa che sono cose che possono capitare, quando sei in campo e la tensione agonistica è al massimo e l’adrenalina ti scarica addosso la sua energia. E’ successo a tutti, campioni e no. Altrimenti non si spiegherebbe la testata di Zidane a Materazzi durante una finale mondiale. Rafael è impazzito per venti secondi, la stessa follia che lo aveva portato a uscire dalla porta durante la gara con la Ternana, facendoci impazzire (a nostra volta) di gioia. 

E’ un episodio come ha detto Remondina, ne possiamo parlare se volete, ma secondo me, non ne caveremo un ragno dal buco. Piuttosto è più utile analizzare che cosa sia successo al Verona in quei quindici minuti del secondo tempo, in cui i giocatori dell’Hellas sembravano essere parenti lontani di quelli che aveva dominato il primo tempo.  E’ in questo lasso di tempo che si è creata la situazione che poi ha compromesso il match.

Mi chiedo se in quel frangente di difficoltà, anche per stemperare un po’ il nervosismo che iniziava ad affluire, Remondina non potesse fare qualcosa dalla panca. Un segnale, magari, per far capire ai suoi ragazzi che la gara era sempre nelle nostre mani.

Non avrei visto male un cambio di modulo, un passaggio al 4-4-2, togliendo Rantier (il più nervoso, tanto è vero che la rissa è stata innescata da lui) e inserendo Garzon, più abile anche nel gestire questi momenti di difficoltà.

E’ un peccato che il Verona non abbia vinto questa gara che era già nelle sue mani. Stasera saremo qui a parlare di un unico e solitario protagonista del torneo e di squadra in fuga. Poichè amiamo la sofferenza come essenza del nostro stesso essere dell’Hellas Verona, continuiamo invece il nostro cammino di espiazione verso la serie B.

Convinti comunque, che con tre giocatori come Cangi, Berrettoni e Pugliese, quelli visti quando siamo rimasti in nove, nessun traguardo ci è precluso. Anzi, se proprio questa partita ci doveva dire qualcosa di buono, adesso sappiamo anche che questa squadra, oltre a qualche matto, può contare su gente con attributi grandi così.

VALUTAZIONI PER IL MERCATO DI GENNAIO

Il 20 dicembre (trasferta a Foggia) il Verona ricomincia il girone di ritorno. Dopo questa gara ci sarà una lunga sosta (sino al 10 gennaio) in cui il ds Bonato dovrà, assieme a Remondina e al presidente Martinelli, fare le opportune valutazioni per quanto riguarda il mercato di gennaio. La premessa da fare è che quest’anno l’Hellas parte notevolmente avvantaggiata. L’ottimo lavoro fatto dalla società in estate permette a Bonato di non dover stravolgere l’assetto della squadra nè, tantomeno, di ricorrere al mercato con la disperazione delle ultime stagioni. Il passaggio, sarà però ugualmente importante. E’ ovvio che quest’anno il Verona non può sbagliare nulla. Pertanto, il mercato di gennaio servirà per sistemare ulteriormente la rosa. Ecco a mio avviso dove si deve concentrare l’attenzione di Bonato.

1) L’attacco. Ancora una volta è in questo settore dove bisogna fare una seria riflessione. Niente da dire su Colombo e Selva. Il primo è un giocatore di grande classe, quasi un lusso per la categoria, il secondo un marpione che colpisce implacabile anche quando la sua giornata è stortissima. Il problema sono gli infortuni. Si sapeva che Selva e Colombo fanno fatica a garantire la regolarità nelle presenze. Infatti Selva è fermo addirittura dalla gara con l’Andria ed ora è in cura in un centro specializzato. Senza Selva, il peso ricade sulle spalle di Colombo che però dà sempre questa sensazione di fragilità. L’alternativa ai due, in pratica, non esiste. Gomez è un ripiego inventato da Remondina e nessuno della rosa sembra in grado di rivestire quel ruolo. Bonato allora potrebbe inventarsi un cambio. Magari cedendo proprio Gomez e cercando un giovane che sia una vera e propria prima punta. Oppure la società potrebbe decidere di investire ancora pesantemente per non incorrere in nessun rischio. Ed allora in questo caso i nomi che sono circolati sono due. Di Gennaro, che il Verona voleva ad agosto e Tiboni che a Bergamo non trova spazio e che sogna sempre un ritorno in gialloblù.

2) Il centrocampo. Russo, Pensalfini ed Esposito non farebbero nessuna fatica a giocare in categorie superiori. Ma dietro di loro? L’impressione è che solo Garzon possa garantire in questo momento lo stesso rendimento di un titolare. Ma Garzon è un bravissimo portatore d’acqua e non si può farlo giocare come regista. Esposito, è insostituibile. Burato, ottimo ragazzino della Primavera del Chievo, è un giovane che va fatto crescere con pazienza. Il ruolo è delicato: servono personalità, esperienza e anche minuti di gioco che in questo momento Remondina non può garantire al giovane centrocampista. Anche qui la valutazione deve essere molto fredda. Può il Verona compromettere una stagione, nel caso Esposito non ci fosse? Credo che Bonato, come ha fatto ad agosto, risponderà con i fatti. Magari ingaggiando un centrocampista esperto, un jolly che sappia giocare un po’ ovunque.

3) Le conclusioni. Insomma, come si diceva, la squadra non deve essere stravolta. Bastano due, tre operazioni in uscita e un paio in entrata per affrontare con serenità la seconda parte della stagione.

IL RAMMARICO

 Il pareggio è da incartare e da portare a casa. Su questo, credo, siamo tutti d’accordo. L’orribile partita di Pescara, big-match della giornata si è chiusa sullo 0-0 e a sorridere un po’ di più è il Verona. Prima della gara le notizie che uscivano dallo spogliatoio dell’Hellas erano da bollettino di guerra. Rafael e Ceccarelli ko, Pensalfini  fuori, Rantier indisponibile, Anselmi fermo per un dolore muscolare. A cui si dovevano aggiungere le assenze di Garzon, Selva e Farias nemmeno convocati. Poi in qualche maniera Rafael e Ceccarelli si sono rimessi in piedi, Rantier ha giocato con il termometro, Campisi ha preso il posto di Pensalfini e in panchina c’erano due della Berretti (Jorginho e Viviani) più Burato, Gomez, Ciotola e Ingrassia. Il Pescara giocava la gara della vita. La sconfitta di Cosenza era onta da lavare rullando il Verona, o i poveri resti dei gialloblù.

Invece il match, qualche sussulto a parte, è filato via liscio. Un paio di occasioni le ha avute il Pescara, un paio il Verona. Al 18′ del secondo tempo nebbia e fumogeni hanno abbassato il sipario e la gara è finita in pratica lì. 

Il Verona ha pensato solo a tornare in riva all’Adige, il Pescara, molto deludente, a non subire beffe. L’Hellas resta primo al comando (con la Ternana), il Pescara è dietro staccato di tre punti. Il Portogruaro è a quattro.

Il pareggio dunque è stato ottima cosa, viste le premesse. Ma… Beh, insomma un po’ di amarezza resta. Perchè se questo Verona, così incerottato, così debilitato e raffazzonato ha retto tutto sommato bene all’onda d’urto pescarese, viene da chiedersi cosa avrebbe potuto fare un Verona appena appena in palla. Con un Rantier decente, un Colombo meno rissoso e più tonico, con Esposito supportato da Pensalfini e Russo, e magari in panca Garzon, Campisi, Selva più Ciotola e Anselmi. Insomma il solito Verona. Ecco questo è l’unico piccolo rammarico di una serata in cui un punticino è comunque tanta roba.

ANDIAMO A VINCERE

 Poche ciance: se il Verona vince con il Pescara mette mezzo piede in serie B. La gara di lunedì sera, ha ragione Rafael, vale sei punti. Il segnale che l’Hellas darebbe incamerando la vittoria sarebbe da vero padrone del campionato. Immaginatevi quali processi si aprirerebbero in casa Cuccureddu se il Pescara dovesse perdere: dopo Cosenza, anche Verona. Per il Pescara sarebbe crisi nera e il Verona scapperebbe in classifica. Certo, ha ragione pure Remondina quando dice che non c’è solo il Pescara in questo campionato. Ma francamente se la seconda attuale forza è la Ternana, spazzata via al Bentegodi, il Verona avrebbe davanti un sentiero cosparso di petali di rosa.

Poichè il calcio è maligno e traditore c’è anche da mettere in conto che il Verona non vinca. Un pareggio lascerebbe le cose inalterate e francamente andrebbe meglio a noi che a loro. Una sconfitta permetterebbe al Pescara di riprendere l’Hellas, che dovrebbe ripartire praticamente da zero. Ma senza drammi. Basta andare a Pescare per vincere e non per gestire il risultato. L’unica ipotesi che tutti in casa scaligera, dicono di non voler fare. Ed allora godiamoci questa sfida. E vinca il migliore (cioè l’Hellas…)

DECISIONE SCANDALOSA

Dicono che a pensar male a volte ci si azzecca. Non mi piace e non mi sono mai piaciuti i piagnistei e i piangini che attribuiscono al Palazzo le loro sfortune. Ma qui ragazzi c’è qualcosa che non quadra. Il Verona è primo in classifica, ha trovato una società seria, ha messo i presupposti per una risalita nel calcio importante. Ha costruito una squadra fortissima con grande dispendio di denaro, ha una grande tifoseria che guardando i numeri è appena inferiore (in Lega Pro…) a quella delle squadre metropolitane, eppure c’è sempre la sensazione che qualcuno o qualche cosa voglia frenare questa rinascita.

La vergognosa e immotivata decisione del Casms di vietare la trasferta ai veronesi nel big-match di Pescara, su un campo dove non sono mai avvenute violenze di nessun tipo e dove le tifoserie non hanno mai avuto screzi ha il sapore di un pretesto.

Un pretesto bello e buono per fermare una grande tifoseria che era pronta a sostenere in massa la squadra in questo big-match di lunedì sera. Comunque andrà, non sarà la stessa storia. Il Verona non riuscirà ad avere quel sostegno e il campionato, questo brutissimo campionato di Lega Pro, già azzoppato dalla cervellotica idea di spaccare l’Italia a metà inserendo il Verona nel girone del Sud, sarà falsato. Non è la stessa cosa giocare con duemila tifosi al seguito e giocare solo con il pubblico di casa.

E’ l’ennesima brutta pagina del calcio italiano dove il piccolo Verona continua a subire le angherie di burocrati ottusi e ignoranti. Si sta facendo di tutto per disamorare la gente e i tifosi e alla fine il risultato sono i desolanti stadi della serie A, deserti e muti. Non so se ci sia dietro qualche disegno ma a furia di indizi mi viene da pensare di sì. Ebbene sappiano lor signori che saremo più forti di tutto questo, dei loro complotti e del loro desiderio di liberarsi di noi. E al presidente Martinelli, un forte abbraccio. Tenga duro, presidente. Con noi a fianco vincerà la sua battaglia.

L’IMPORTANZA DEL SETTORE GIOVANILE

 In Coppa Italia hanno giocato alcuni ragazzi che stanno crescendo nel settore giovanile del Verona. Jorginho, un brasiliano che assomiglia a un tedesco, Viviani, Papa Kassum. E’ stato un bel segnale, al di là del risultato. Un segnale per dire che il settore giovanile del Verona c’è e lotta insieme a noi. 

Nulla è più importante nel calcio del prossimo futuro del settore giovanile. E nulla deve essere strutturato in una società come il settore giovanile. L’organizzazione che richiede l’attività dei ragazzi, gli osservatori, i tecnici, i massaggiatori, i medici, le società satelliti è uno sforzo immane. E’ un mondo che lavora nell’ombra, a parte, ma solo in apparenza perchè in realtà è il cuore stesso della società.

Un settore purtroppo desertificato dalle precedenti gestioni. Perso totalmente il controllo del territorio, il nuovo Verona di Giovanni Martinelli è ripartito praticamente da zero. Su poche basi lasciate (per fortuna) da Riccardo Prisciantelli il quale, dobbiamo dirlo, con un budget da bocciofila ha fatto comunque miracoli. Ora si è ripartiti di slancio. Antonio Terracciano, fidato collaboratore del presidente, sa benissimo cosa vuol dire lavorare a stretto contatto con le società del territorio. Facendo leva sull’enorme impatto che il nome Verona ha ancora sulla gente s’è iniziato a ricostruire sulle macerie.

E’ un lavoro paziente e certosino. Un lavoro che si misurerà solo con gli anni, solo investendo tanto, solo rendendosi seri interlocutori. Ma è un lavoro che alla fine pagherà. E permetterà al Verona di vivere in mezzo al calcio dei miliardari.

QUANTO VALE LA GARA CON IL PESCARA

 Non è stata una formalità, come temevano. Ma la vittoria con il Marcianise è già in archivio. Testa e concentrazione sono già alla gara con il Pescara, un’altra partita fondamentale di questo campionato. Qualche tempo fa, intervistando il ds Bonato gli chiesi che cosa avesse detto ai ragazzi prima del match con la Ternana. E lui mi spiegò: "Che ci sono partite nell’arco di un campionato che segnano una stagione. E che quella era una di queste". Più o meno quello che scrissi anch’io in quelle settimane. Infatti il successo con la Ternana oggi è quello che fa la differenza in classifica e ci permette di essere primi da soli. 

Con il Pescara sarà uguale. E’ una sfida che vale doppio. Che il Verona affronta con il vantaggio psicologico del primato ma che mai e poi mai dovrà giocare pensando che anche il pareggio vada bene. Se prendiamo i tre punti in Abruzzo facciamo un gran salto in avanti. Sono punti che valgono doppio. Ma io credo che con Colombo recuperato, con Rafael così in forma, con Cangi spaziale e con Berrettoni che sembra uno Shuttle il Verona abbia pochi rivali. E se anche la "Belva"…

NON DIRE GATTO SE NON CE L’HAI NEL SACCO

 Non so dove Trapattoni avesse scovato una simile massima. So solo che è terribilmente efficace. E’ diventata famosa per essere stata detta dal Trap, ma vale in ogni partita di calcio. Significa che non c’è nulla di scontato e che non si può vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato. Da un po’ di settimane sento un’esagerato ottimismo attorno al Verona. Gente che mi ferma per strada e già mi chiede della prossima campagna acquisti per la serie B.

Un signore (gentilissimo) la scorsa settimana al supermercato mi ferma e mi fa: "Allora Vighini, siamo già stati promossi?". Scherzava, naturalmente ma fino ad un certo punto. E’ bello respirare questo entusiasmo e secondo me è giusto che il tifoso si goda questi momenti. Ma per evitare di cadere dal letto è meglio dire chiaro e tondo che ancora nulla è stato fatto e che il Verona non ha vinto nulla. Il campionato è ancora duro, lungo, difficilissimo. E che non esistano gare semplici non è una semplice litania che Remondina si diverte a ripetere quando gli mettiamo davanti un microfono. Prendete questa gara con il Real Marcianise. Se pensate ad una formalità sbagliate blog, giudizio e campionato. Questa è una gara difficilissima che arriva in un momento di difficoltà causa infortuni e influenza. 

La squadra in questo momento non è al massimo della condizione, mancano uomini importanti, dobbiamo tirare fuori grinta e cuore. E da parte nostra, come sempre, dobbiamo incitare i ragazzi come se questo fosse il big-match con il Pescara e non con l’ultima in classifica, pronti anche a perdonare qualche errore e qualche difficoltà. Altro che già promossi… Questa è una corsa ad ostacoli. 

L’IMPORTANZA DELLA BELVA (E DI COLOMBO)

 Nel calcio non esiste mai una riprova. Ma secondo me il Verona a Giulianova ha pagato tantissimo le assenze di Selva e di Corrado Colombo. In un campo così piccolo i due centravanti sarebbero serviti come la pearà per il lesso.

Quando c’è il campo piccolo (stretto, pare) è dura andare sulle fasce. E nonostante l’abilità tecnica di Rantier, Berrrettoni, Ciotola, Gomez e Farias in una gara simile sarebbe stato utile avere un guerriero in mezzo all’area capace di tramutare in oro anche il lavoro sporco.

E’ l’unico rammarico per il pareggio di Giulianova che allunga la serie positiva e permette al Verona di restare imbattuto.

Ho guardato oggi a Tuttocalcio tra l’altro anche Pescara-Taranto. Attenzione ragazzi, perchè sono due ottime squadre. Non sarà facile per il Verona. Ci giocheremo molto il 16 novembre quando andremo a Pescara. Prima però c’è il Real Marcianise. Se lo battiamo possiamo andare in riva all’Adriatico più tranquilli.