CITTA’-STATO

 Perchè mai una partita con il Pescina deve portare allo stadio 14.665 persone? Qual è il motivo che ci induce a seguire in migliaia la nostra squadra quando gioca a Reggio Emilia, piuttosto che a Ravenna? E perchè il Verona si indentifica perfettamente con la nostra città, sino a ricevere le stesse critiche socio-politiche fatte ai veronesi?

Ho trovato una straordinaria risposta a queste domande in una bella intervista contenuta in uno speciale fatto da Sky Sport sulla tifoseria del Liverpool. Il reportage si chiama "Un altro giorno di gloria" se ne avete la possibilità vi consiglio di guardarlo.

L’intervista è stata fatta ad un tifoso sfegatato del Liverpool che spiegava perchè quella dei "Reds" non è una tifoseria normale, così come il Liverpool non è nè sarà mai una squadra "normale".

Facendo una straordinaria analisi sociologica, il tifoso del Liverpool spiegava in sintesi che:

1) Liverpool è una città anomala dell’Inghilterra. In questa città ci si sente meno inglesi che altrove. Ancora di più: la nazionale inglese, venerata in molte zone dell’Inghilterra, non è qui un riferimento. Il riferimento vero e proprio è il Liverpool, la vera "nazionale" per la città e i suoi abitanti.

2) Proprio per questa sua peculiarità Liverpool può essere definita in un certo senso una città-stato. Una città, cioè, indipendente, con forti spinte autonomiste, poco legata al contesto nazionale, ma anche regionale, dove appunto, in via identificativa, la squadra di calcio diventa l’emblema principe.

3) Le "bandiere" cioè i giocatori più amati, sono appunto quelli che hanno sposato la causa-Liverpool. Non necessariamente i più forti. Owen, ad esempio, a parte il fatto che ora veste la maglia dell’odiato Manchester United, non è mai diventato un simbolo proprio perchè metteva la nazionale inglese e non il Liverpool al vertice delle sue priorità.

4) L’andare a Anfiel Road, cioè il Tempio del calcio in assoluto, è dunque un fattore ereditario. Gli abbonamenti passano di padre in figlio e se non sei di Liverpool è praticamente impossibile trovare posto lì. 

Credo che le analogie con Verona siano moltissime. Anche Verona è una città anomala. Non è lombarda, ma forse nemmeno veneta se il riferimento veneto è Venezia. E’ un crocevia che si appoggia su un territorio  che va dalla pianura, alla montagna, passando dal Lago. E’ insomma, una moderna città-stato, che trova di conseguenza la sua massima espressione nella squadra veronese, l’Hellas Verona, appunto.

Ecco allora che si spiegano quelle 14.665 persone di lunedì sera a guardare Verona-Pescina. Perchè non è l’avvenimento che attira, non è lo spettacolo, ma il fatto di testimoniare la propria presenza quando gioca la "nazionale-veronese", l’emblema e il simbolo della nostra città.

IL DOPO PESCINA

Oggi si ragiona meglio. Smaltita la sbornia di gol mi pare giusto tracciare alcune considerazioni sul campionato dell’Hellas.

Siamo arrivati alla decima giornata. Avevo fissato entro questo paletto il primo termine per dare un giudizio sulla squadra. Mi pare giusto mantenere fede a questa consegna.

Il bilancio è ampiamente positivo. Il Verona è primo in classifica con alcuni score rilevanti. Le cifre dicono che il miglior attacco del girone è gialloblù e che la miglior difesa è quella scaligera. Il gioco è migliorato fino a sfiorare la perfezione.

Remondina ha superato l’esame. Le mie perplessità di qualche mese fa, quando scrivevo che il mister scaligero non era adatto per guidare il Verona in un campionato di vertice, si sono rivelate sbagliate. Ne sono felice. Credo però di sapere perchè ho sbagliato questa previsione. Il Remondina dello scorso campionato non era un allenatore inserito in un meccanismo perfetto come quello di questo campionato. Mi spiego meglio: ci sono uomini che per dare il meglio di sè hanno bisogno di una società che funziona alla perfezione. Sappiamo tutti quello che è successo l’anno scorso ed è evidente che i mille cambiamenti violenti e repentini che l’Hellas ha subito, avevano creato disagio in Remondina. Oggi il mister è attorniato da persone che hanno stima e fiducia in lui. Gente che gli ha costruito una squadra perfetta. Che lo ascolta e lo consiglia. E’ dunque dentro un meccanismo oliato e lui di questo meccanismo è il perno centrale.

Si è dunque finalmente creato un ciclo virtuoso che tocca tutti gli angoli dell’Universo Verona. L’entusiasmo che si respira è figlio di questi anni terribili e di un calcio che credevamo di non poter più vedere. E’ bastato che all’Hellas arrivasse un serio e onesto imprenditore (non Moratti…) perchè tutto cambiasse di colpo. Un grandissimo applauso se lo merita il presidente Martinelli che in umiltà e con discrezione sta riportando il Verona in alto.

E’ bene però anche cercare di abbassare i toni. Siamo, appunto, solo alla decima giornata di questo difficile campionato. Tante cose possono ancora succedere, soprattutto se pensiamo di essere già in serie B. Nulla, in realtà è stato ancora conquistato. E solo la promozione a fine campionato, potrà in parte ripagare i tifosi delle amarezze subite in questi anni. Godiamoci questo momento ma con giudizio. La lotta con il Pescara sarà durissima, ogni domenica sarà battaglia, la nostra strada da capolista sarà costellata di trappole. Libereremo il nostro urlo solo il 9 maggio (speriamo). Adesso testa bassa e… pedalare.

DE-VA-STAN-TI

Un solo aggettivo: devastanti. Il Pescina finisce asfaltato, come dice Berrettoni, alla fine di una gara senza storia. Troppo forte il Verona in questo momento. Colombo-Rantier-Berrettoni sono un trio delle meraviglie. Remondina guida una Ferrari e la sta tenendo incollata alla strada senza sbandare mai. Il concorrente del Verona si chiama Pescara, ma francamente questo Verona mi sembra molto più forte.

Pubblico degno di Anfield Road. Commovente la nostra Kop. Stan arrivando i gialloblù…

LA FATAL VERONA

Ho appena visto uno spot di Sky. Dice: "Verona, l’inferno per il Milan".

Chiedo: a quale Verona si riferiscono? Esce la faccia di Bogdani e capisco che parlano del Chievo. E’ la promozione del posticipo di domenica sera. Mi richiedo: il riferimento è alla fatal Verona? Credo di sì visto che il Milan contro l’Hellas Verona ha perso due scudetti.

Ma perchè questo riferimento se in campo va il Chievo? Mi chiedo se i dirigenti di Sky farebbero un accostamento del genere a Genova o a Torino. E’ come se il Milan avesse perso uno scudetto contro il Genoa e giocando contro la Sampdoria qualcuno dicesse: "Genova, l’inferno per il Milan".

Sono due cose diverse. Separate. Ci vuole rispetto. Per il Verona e a maggior ragione anche per il Chievo che una sua storia personale la sta scrivendo.

PS: mi viene in mente un altro esempio al contrario. Il Chievo in questi anni mi pare sia stato "fatale" più all’Inter che al Milan. Quindi: quando giocherà, speriamo presto, il Verona contro l’Inter, cosa diranno? Che quelle imprese erano dell’Hellas?

 

 

 

COLOMBO, PERCHE’ NON SEI IN NAZIONALE?

 Un mese fa analizzavo la carriera di Corrado Colombo. Guardi l’almanacco e dici: questo segna pochino per essere un attaccante. Eppure qualche anno fa Cesare Prandelli avrebbe preso il ragazzone ad occhi chiusi. Scuola Atalanta, il vivaio migliore d’Italia, lì di colpi ne sbagliano pochini. Possibile che un maestro di calcio come Cesare mi avesse raccontato una bufala? Succede, per carità. Ci sono decine, forse centinaia di ragazzi che pur con eccellenti qualità poi si perdono. Perchè il calcio non è mica solo qualità. Ci vuole talento, certo. Ma anche un po’ di fortuna e tantissima volontà. Sempre Prandelli una sera mi raccontava: "Oggi ci sono giocatori completamente costruiti. La loro dote più grande è l’applicazione. Il problema è che a volte se ne dimenticano. Magari appena arrivano in una grande squadra. Credono di essere lì perchè sono fenomeni e questa è la loro fine". Questo per dire che il talento non basta.

Ho visto giocare Colombo, l’ho visto in allenamento e sempre di più non capisco. Ci troviamo davanti ad un giocatore for-tis-si-mo. Di piede, di testa, tatticamente. E’ alto un metro e novanta e tratta il pallone con il velluto. Si muove agilmente, è furbo, si mette al servizio della squadra.

Mi chiedo: come mai Colombo è finito a giocare in Lega Pro invece di mettere in difficoltà Lippi in vista dei mondiali del Sudafrica? Naturalmente esagero il concetto per far capire che Colombo con questa categoria non ci dovrebbe centrare nulla. Invece è qui ed è evidente che se è qui, pur in una grande del campionato, vuol dire che anche lui ha qualche colpa.

Sempre guardando la sua carriera non può sfuggire l’innumerevole quantità di squadre passate dal ragazzo. Come mai? Nessuno ha creduto in lui? Nessuno gli ha offerto una chance? Sono domande che Corrado credo si sia posto con una certa frequenza in questi anni.

Ora Colombo è a Verona. Forse qui può chiudere la sua carriera. E qui c’è tutto per chiudere da grande giocatore come erano le premesse. Dai Corrado: facci cantare "noi vogliamo Colombo in nazional…"

 

PERCHE’ E’ UN PUNTO PREZIOSO

 Quando si pareggia resta sempre un po’ di amaro in bocca. Soprattutto quando si è abituati bene come nel caso del Verona. Dopo quattro vittorie, l’idea che l’Hellas potesse ammazzare il campionato si era insinuata nella testa di tutti noi. La Reggiana ha invece un po’ fermato questa cavalcata dei gialloblù. Attenzione però: il pareggio è in realtà un ottimo risultato che permette al Verona di continuare la sua marcia in questo torneo, mantenendo intatta l’imbattibilità e dando sempre di più la sensazione di una squadra forte anche nella concentrazione.

Il punto di Reggio è dunque un mattoncino pesantissimo da mettere nella nostra classifica. Il Verona è primo in condominio con Portogruaro (che ha perso con l’Andria, asfaltata sette giorni prima dai gialloblù…) e Pescara, l’unica che a mio avviso sembra veramente tenere testa alla corazzata veronese.

Dico corazzata e ne sono sempre più convinto. Stiamo entrando nella fase calda del campionato, quella in cui iniziano gli infortuni e le squalifiche e in cui gli organici iniziano ad essere messi a dura prova. Questa settimana il Verona aveva squalificato il centrale difensivo titolare, aveva tre uomini in non perfette condizioni (Pugliese, Selva e Campagna, non convocato), eppure ha giocato come se questi problemi non esistessero. Anselmi, condizione fisica a parte, è una garanzia. Massoni, quando è entrato ha fatto benissimo. Pugliese ha retto, magari non brillante come lo conosciamo. E davanti Remondina deve solo sfogliare la margherita per trovare la soluzione migliore.

Una piccola parentesi vorrei aprirla per due giocatori, come tema di discussione: è evidente che Ciotola è ancora deludente. Troppo innamorato della palla ed evanescente nelle conclusioni non sta convincendo. E’ altrettanto evidente, invece, che Colombo quando entra dalla panchina riesce sempre a graffiare. Ed allora perchè non provare a giocare per una gara con Berrettoni trequartista e le due punte davanti? Sicuri che sia proprio una bestemmia?

ENTUSIASMO CONTAGIOSO

Sarà che ci avevo perso l’abitudine. Sarà che ultimamente mi ero occupato più di bilanci, di denunce, di cronaca nera che di sport.

Sarà che negli ultimi dieci anni la pietanza che ci è stata servita aveva un’acre odore e non dico di cosa per pura decenza. Sarà per tutti questi motivi, ma  ieri a Pescantina ho respirato forte l’aria più buona del mondo: l’aria pulita e felice che emana l’Hellas Verona.

Una festa stupenda  (complimenti vivissimi a Pescantina, al sindaco e a tutti gli organizzatori), piena di famiglie, di bambini, di tifosi. Un entusiasmo contagioso che non può non aver toccato l’anima della squadra.

Personalmente mi emoziono fino alla commozione quando vedo i ragazzi, i giovani, i bambini con le magliette del Verona chiedere autografi ai giocatori. Saranno loro il futuro popolo dell’Hellas, gente che non ha avuto la fortuna, come me, come molti di voi, di vivere straordinarie emozioni come l’Europa, lo scudetto, le trasferte a Salonicco e a Stettino, che non ha visto il gol di Elkjaer senza scarpa, che non ha gioito per le vittorie contro la Juve.

Eppure sono lì ed ora i loro idoli si chiamano Selva, Russo, Cangi, Esposito, Rantier, Colombo. E sono tanti. Capisci che non vedevano l’ora di esultare, perchè quel popolo c’è sempre stato, non è mai mancato, semmai è mancato tutto il resto: i dirigenti onesti, la città che conta, i poteri forti, le banche. Ma loro sono lì, pronti a contagiare con il loro incontenibile entusiasmo Remondina e i suoi ragazzi. 

Che patrimonio eccezionale… E pensare che qualcuno aveva pensato di dissolverlo dentro strane manovre. Ah, già ma quello era il passato. Ora pensiamo solo al futuro…Vero Martinelli?

 

ABBASSO TAFAZZI

C’è sempre chi viaggia bendato. Anche quando lo scenario davanti è molto chiaro. 

Lo scenario: c’è una tifoseria a cui, a torto o a ragione è stata appiccicata addosso l’etichetta di razzista. A torto quando parlano di chi come me non è razzista, pur essendo tifoso del Verona. A ragione quando si riferiscono a coloro che hanno scopi ben diversi dal sostenere la squadra del cuore.

Non sempre, come ho spiegato un paio di "topic" fa la colpa è stata dei tifosi. Anzi, c’è chi strumentalmente si è riparato dietro questa etichetta per coprire le proprie malefatte.

Ma arriviamo al presente, se non altro perchè l’acqua passata non macina più. Il Verona, sull’orlo della scomparsa per sempre e totale, è stato salvato da un imprenditore che, per la prima volta dopo anni, ha sanato i bilanci e costruito parallelamente una squadra vincente. In cambio ci ha chiesto solo un piccolo favore. Finirla di alimentare quell’etichetta. Il perchè è evidente. Sino a quando il Verona sarà accostato ai razzisti, non potrà tornare grande. E’ chiaro il concetto? Un semplice buuh, sia esso fatto con l’intento dello sberleffo o del conato razzista, fa malissimo all’Hellas Verona. Ci penalizza con i media nazionali, rovina la nostra immagine, ci distrugge in Lega e in Figc. E più in generale frena la nostra corsa verso la serie B e poi la serie A.

Direi che è ora di finirla di essere Tafazzi. Sì, quello che si martellava allegramente gli zebedei cantando...

HANNO CAMBIATO IL FILM

 Diciamoci la verità: se vinci anche una gara così, vuol dire proprio che è l’anno giusto. Nella nostra testa c’è sempre il film delle ultime due stagioni. Ve lo ricordate? Si prende gol e buonanotte ai suonatori. Quante ne abbiamo viste di partite così? Questa è la C1, bellezza.

Sì ma la C1, pardon, la Lega Pro Prima divisione è anche una categoria in cui se hai qualità (dentro un progetto…), al 99 per cento ne vieni fuori.

Ecco perchè il film è cambiato. Il Verona prende gol, gioca francamente un primo tempo pessimo, ma poi riemerge grazie alla qualità dei suoi cambi e alle mille soluzioni che ci sono a disposizione.

Se avete notato, contro l’Andria, il Verona ha cambiato tre moduli: è passato dal 4-3-3 iniziale, al 4-3-1-2 della fase centrale del match, al tranquillo 4-4-2 finale. E il bello della faccenda è che ognuno di questo moduli aveva degli interpreti che calzavano alla perfezione. Colombo e Selva vicini, con Berrettoni e Rantier dietro sono una soluzione perfetta per alcune fasi di una partita. Garzon a centrocampo, Rantier e Colombo davanti sono un’altra soluzione che può dare grande tranquillità.

Questa abbondanza fa sì che Remondina non ricorra ad astruse combinazioni, restando dentro una logica che  permette all’Hellas di venire a capo anche delle situazioni più difficili.

C’è un altro dato che invita ad essere molto ottimisti: tutti i protagonisti dicono di non essere ancora al cento per cento della forma. E chissà allora, cosa succederà quando lo saranno…

IL PESCE PROFUMA DALLA TESTA

 Una delle cose che più mi ha fatto incazzare negli ultimi anni è stata quella di addossare colpe e responsabilità dei fallimenti dell’Hellas sulle spalle dei tifosi.

Che è come dire: "cornuti e mazziati". E’ stato un incredibile sovvertimento del pensiero a mio avviso artatamente creato da qualche abile manipolatore. "A Verona non si può fare calcio" dicevano "perchè questa è una delle tifoserie più violente e più razziste d’Italia".

Era evidentemente un alibi per coprire malefatte di ogni risma. Ma l’idea ha fatto breccia. Prima sui media nazionali che cavalcavano questo stereotipo turandosi nasi, occhi ed orecchie quando fatti ben più gravi accadevano a Milano, Roma e Napoli.

E poi anche in città. Mi ricordo che c’erano imprenditori spaventatissimi che per giustificare il loro mancato sostegno al Verona ricorrevano alla ormai celebre frase: "Non mi posso impegnare perchè i tifosi sono troppo violenti". Anche altre istituzioni cittadine, politiche e finanziarie hanno usato tali argomenti per spiegare il loro mancato supporto.

Oggi però costoro sono stati sonoramente smentiti. E’ bastato, come ho sempre sostenuto, che alla guida del Verona arrivasse un imprenditore serio e normale come Giovanni Martinelli, perchè di colpo tutto cambiasse.

Dall’atteggiamento dei media nazionali, oggi molto più rispettosi e sinceramente colpiti dall’enorme seguito per una squadra di Prima Divisione, fino a quello della città che conta che è tornata a scoprire che l’enorme patrimonio dell’Hellas è rappresentato dai suoi tifosi, molto più intelligenti e responsabili di quanto qualcuno volesse far credere.

Oggi nessuno si sogna più di sostenere quelle aberranti tesi. Ed è la dimostrazione che quando il pesce puzza, puzza dalla testa. Ma oggi, quel pesce ha un buon profumo. Di fresco e di pulito.