ABBASSO TAFAZZI

C’è sempre chi viaggia bendato. Anche quando lo scenario davanti è molto chiaro. 

Lo scenario: c’è una tifoseria a cui, a torto o a ragione è stata appiccicata addosso l’etichetta di razzista. A torto quando parlano di chi come me non è razzista, pur essendo tifoso del Verona. A ragione quando si riferiscono a coloro che hanno scopi ben diversi dal sostenere la squadra del cuore.

Non sempre, come ho spiegato un paio di "topic" fa la colpa è stata dei tifosi. Anzi, c’è chi strumentalmente si è riparato dietro questa etichetta per coprire le proprie malefatte.

Ma arriviamo al presente, se non altro perchè l’acqua passata non macina più. Il Verona, sull’orlo della scomparsa per sempre e totale, è stato salvato da un imprenditore che, per la prima volta dopo anni, ha sanato i bilanci e costruito parallelamente una squadra vincente. In cambio ci ha chiesto solo un piccolo favore. Finirla di alimentare quell’etichetta. Il perchè è evidente. Sino a quando il Verona sarà accostato ai razzisti, non potrà tornare grande. E’ chiaro il concetto? Un semplice buuh, sia esso fatto con l’intento dello sberleffo o del conato razzista, fa malissimo all’Hellas Verona. Ci penalizza con i media nazionali, rovina la nostra immagine, ci distrugge in Lega e in Figc. E più in generale frena la nostra corsa verso la serie B e poi la serie A.

Direi che è ora di finirla di essere Tafazzi. Sì, quello che si martellava allegramente gli zebedei cantando...

HANNO CAMBIATO IL FILM

 Diciamoci la verità: se vinci anche una gara così, vuol dire proprio che è l’anno giusto. Nella nostra testa c’è sempre il film delle ultime due stagioni. Ve lo ricordate? Si prende gol e buonanotte ai suonatori. Quante ne abbiamo viste di partite così? Questa è la C1, bellezza.

Sì ma la C1, pardon, la Lega Pro Prima divisione è anche una categoria in cui se hai qualità (dentro un progetto…), al 99 per cento ne vieni fuori.

Ecco perchè il film è cambiato. Il Verona prende gol, gioca francamente un primo tempo pessimo, ma poi riemerge grazie alla qualità dei suoi cambi e alle mille soluzioni che ci sono a disposizione.

Se avete notato, contro l’Andria, il Verona ha cambiato tre moduli: è passato dal 4-3-3 iniziale, al 4-3-1-2 della fase centrale del match, al tranquillo 4-4-2 finale. E il bello della faccenda è che ognuno di questo moduli aveva degli interpreti che calzavano alla perfezione. Colombo e Selva vicini, con Berrettoni e Rantier dietro sono una soluzione perfetta per alcune fasi di una partita. Garzon a centrocampo, Rantier e Colombo davanti sono un’altra soluzione che può dare grande tranquillità.

Questa abbondanza fa sì che Remondina non ricorra ad astruse combinazioni, restando dentro una logica che  permette all’Hellas di venire a capo anche delle situazioni più difficili.

C’è un altro dato che invita ad essere molto ottimisti: tutti i protagonisti dicono di non essere ancora al cento per cento della forma. E chissà allora, cosa succederà quando lo saranno…

IL PESCE PROFUMA DALLA TESTA

 Una delle cose che più mi ha fatto incazzare negli ultimi anni è stata quella di addossare colpe e responsabilità dei fallimenti dell’Hellas sulle spalle dei tifosi.

Che è come dire: "cornuti e mazziati". E’ stato un incredibile sovvertimento del pensiero a mio avviso artatamente creato da qualche abile manipolatore. "A Verona non si può fare calcio" dicevano "perchè questa è una delle tifoserie più violente e più razziste d’Italia".

Era evidentemente un alibi per coprire malefatte di ogni risma. Ma l’idea ha fatto breccia. Prima sui media nazionali che cavalcavano questo stereotipo turandosi nasi, occhi ed orecchie quando fatti ben più gravi accadevano a Milano, Roma e Napoli.

E poi anche in città. Mi ricordo che c’erano imprenditori spaventatissimi che per giustificare il loro mancato sostegno al Verona ricorrevano alla ormai celebre frase: "Non mi posso impegnare perchè i tifosi sono troppo violenti". Anche altre istituzioni cittadine, politiche e finanziarie hanno usato tali argomenti per spiegare il loro mancato supporto.

Oggi però costoro sono stati sonoramente smentiti. E’ bastato, come ho sempre sostenuto, che alla guida del Verona arrivasse un imprenditore serio e normale come Giovanni Martinelli, perchè di colpo tutto cambiasse.

Dall’atteggiamento dei media nazionali, oggi molto più rispettosi e sinceramente colpiti dall’enorme seguito per una squadra di Prima Divisione, fino a quello della città che conta che è tornata a scoprire che l’enorme patrimonio dell’Hellas è rappresentato dai suoi tifosi, molto più intelligenti e responsabili di quanto qualcuno volesse far credere.

Oggi nessuno si sogna più di sostenere quelle aberranti tesi. Ed è la dimostrazione che quando il pesce puzza, puzza dalla testa. Ma oggi, quel pesce ha un buon profumo. Di fresco e di pulito.

 

SIAMO GRANDI

 Attenzione: questo post non vuole essere un peana di vittoria. Dico: "Siamo grandi", nel senso che il Verona ha giocato oggi da grande squadra.

Siamo grandi perchè lasciamo sfogare gli avversari e poi li colpiamo al momento giusto. Siamo grandi perchè soffriamo poco e portiamo a casa il risultato. E siamo grandi perchè le cifre dicono che lo siamo. La miglior difesa dalla serie A alla Lega Pro non perde un colpo. E il fatto di essere ancora imbattuti in questo campionato è il paradigma perfetto della grandezza di questa squadra. L’impressione è che anche i ragazzi siano consapevoli della loro forza.

Essere grandi, non significa essere spocchiosi. Non vuol dire non considerare gli avversari. Vuol dire soprattutto essere coscienti di come si deve lavorare e quanto è dura guadagnarsi il pane quotidiano. In questo senso mi pare che il Verona sia grande. E adesso sotto con l’Andria: vediamo se siamo veramente grandi.

1° RAFAEL, 2° PUGLIESE, 3° COMAZZI

 Questo è il mio personalissimo podio su questo primo scorcio di stagione. I migliori dell’Hellas, non tanto attraverso un calcolo matematico ma attraverso l’impatto che hanno avuto sulle partite. Ed ora spiego il perchè.

RAFAEL. E’ maturato e continua a maturare. La cura Marini sta avendo effetti miracolosi. Le uscite sulle palle alte non sono più un problema e in porta siamo davanti ad uno dei migliori portieri in assoluto e non solo in Lega Pro. L’errore, madornale, compiuto contro la Cavese, è stato ampiamente riequilibrato dalla "pazzia" con la Ternana. In mezzo resta tantissima qualità e la sicurezza di avere un portiere quasi insuperabile.

PUGLIESE. La domanda che mi faccio e che pongo è questa: dove può arrivare Gepi Pugliese? Francamente mi piacerebbe vederlo in una categoria superiore per capire se ha ancora margini di miglioramento. Intanto, con la maglia del Verona, continua a percorrere chilometri, avanti e indietro, limando i tempi di inserimento e concentrandosi sulla fase difensiva. In coppa Italia non aveva il passo giusto, ma appena è partito il campionato ha acceso il motore e non si ferma più.

COMAZZI. Diciamoci la verità. E’ la più bella sorpresa della stagione. Il calcio a volte è veramente strano. Comazzi non faceva parte del progetto, era ai margini della squadra con la valigia pronta. Poi, una volta rimasto si è rimboccato le maniche e con grande umiltà si è messo al servizio della squadra. Senza proclami ma volendo dimostrare, finalmente, il suo valore. Per la categoria è un lusso, se continua così il Verona a gennaio avrà la fila fuori dalla porta di squadre che lo richiederanno. Ed allora la domanda sarà: Comazzi è ancora sul mercato? Intanto godiamocelo,

 

SI FA PRESTO A DIRE STADIO

 Martinelli ha spiegato nelle ultime settimane che uno stadio nuovo a Verona è indispensabile. Soprattutto se all’Italia venissero assegnati gli Europei del 2016.

Dico subito che non sono affatto contrario ad avere un nuovo stadio. Mi chiedo però, perchè al Verona sia "indispensabile". 

I casi in cui il nuovo impianto sia "necessario" al Verona sono essenzialmente due. Vediamoli.

1) Sarà uno stadio di proprietà e dunque sarà fonte di guadagni per il Verona.

2) Darà vita ad un business edilizio immenso da cui il Verona trarrà dei benefici.

Mi chiedo, anche perchè Martinelli non l’ha riferito, in quale di questi due casi si colloca la richiesta del presidente.

Da quello che apprendo da Palazzo Barbieri mi pare che sia assolutamente fuori luogo parlare di "stadio privato". Non credo che Tosi e il Comune di Verona abbiano intenzione di rinunciare alla proprietà pubblica dello stadio. Al massimo si potrà ipotizzare una società che gestisca l’impianto, i cui ricavi alimentino le casse dell’Hellas. Ma chi ci metterà i soldi per costruirlo? Mi pare che in questo momento il comune sia in tutt’altre faccende affacendato e che le priorità siano altre.

Se valesse la seconda ipotesi, allora il caso sarebbe totalmente diverso. Il vero business, come si sa, non sarà la costruzione e la gestione del nuovo stadio ma la distruzione del vecchio. Già, proprio così. Perchè è proprio l’area del vecchio Bentegodi ad interessare i costruttori edili. Lì infatti dovrebbe sorgere un nuovo quartiere, mentre il nuovo impianto sarebbe spostato. Ed allora ci sarà da chiedersi quanto i costruttori chiederanno in termini di cemento affinchè il business sia redditizio, che impatto avrà questo sul futuro della città, che tipo di business-plan è previsto per superare l’impasse del "distruggi e costruisci" (esempio: è chiaro che si deve prima costruire  il nuovo stadio e poi iniziare a buttare giù il vecchio. Chi pagherà questo? Chi accetterà di stare fuori per anni con i soldi, senza la prospettiva immediata di incassare subito? Interverrano le banche veronesi che in questo momento non mi pare vivano floridi momenti?).

Quindi: è vero. Un nuovo stadio può essere anche necessario. Ma non è sufficiente dirlo. Bisogna essere chiari e formulare una precisa proposta, come, devo ammetterlo, fece a suo tempo Arvedi, il cui unico difetto, diciamolo chiaramente, era che da quel progetto aveva tagliato fuori il Chievo e Campedelli. Altrimenti c’è il rischio di perdere di vista l’obiettivo principale. Far tornare grande l’Hellas e permettergli di vivere in una dura realtà economica come la serie A. Quando ci torneremo, ovviamente.

TRE PUNTI DI PIOMBO

Pesantissimi. Tre punti d’oro. Anzi di platino. Esattamente quello che serve per fare legna in questo campionato. Dopo la vittoria con la Ternana, questa in trasferta a Ravenna, a mio avviso è molto più importante.

Primo, perchè è avvenuta in trasferta. Secondo, perchè dà continuità. Terzo, perchè finalmente s’è rivisto in campo Giulio Rantier, ossia l’uomo che può condurre l’Hellas alla promozione. Ed anche perchè, cosa che non guasta, è arrivata con un po’ di fortuna a tempo scaduto, con quel gol del Cecca che si conferma bomber di questa squadra.

Mi sento di spendere anche una parola pro-Remondina. Perfetto nei cambi, anche quando a mio avviso, ha provato con le due torri, Selva e Colombo e Rantier alle spalle. Un modulo che in alcune partite può diventare molto efficace, non appena il francese e il granatiere avranno la gamba migliore.

In mezzo a questa euforia solo una velata critica: ancora una volta è toccato ad un difensore sbloccare il risultato. Selva, Berrettoni e Ciotola sono ancora troppo spreconi. Ma, grazie, al vento dei risultati positivi, anche i loro errori passano in secondo piano. Arriveranno i loro gol e intanto… AAAAANDIAMOOOOO.

UNA PARTITA NON FA PRIMAVERA

 Tutto bello, tutto perfetto (quasi) ma alla vigilia della delicata trasferta a Ravenna dico che una partita non fa… Primavera.

Il Verona con la Ternana ci ha fatto capire che è una buona squadra. Una squadra che quando è sollecitata non si smarrisce e dà il meglio di sè. E questo è un dato molto importante. Ma ciò non può e non deve essere sufficiente. A costo di essere considerato incontentabile, dico anche che il Verona doveva vincere almeno tre a zero. E che aver rischiato di pareggiare nel finale è stato un rischio eccessivo.

Ci teniamo stretto quello che di buono il Verona ci ha dimostrato contro la Ternana. Ma consapevoli che questo è solo un piccolo mattoncino verso l’Obiettivo Supremo (maiuscole d’obbligo…). E che per perseguire questo obiettivo l’attenzione deve essere sempre massimale.

A Ravenna il Verona troverà un ambiente particolarmente sensibile. La tragedia che ha colpito i romagnoli con l’assurda morte del giovane Brian Filipi, sarà una carica enorme per la squadra. I giocatori giocheranno con il dolore nel cuore ma anche con la volontà di regalare il successo allo sfortunato compagno. Guai dunque prendere sotto gamba la partita, guai mollare e guai a ritenere di aver già vinto il campionato solo per aver superato la capolista.

 

 

UNDER PRESSURE

 Ma che cos’è la "pressione" per una squadra di calcio? Ne parlo perché la bellissima partita di lunedì sera è sfociata dopo una settimana in cui la "pressione" è stata molto alta. Gara della vita, dicevo. Non tanto perché fosse in ballo un campionato quanto perché un risultato diverso dalla vittoria sarebbe stato un duro colpo per il morale. Credo che fosse giusto richiamare la squadra, il mister, il ds, su questo aspetto. Non era una partita normale. Si giocava contro la capolista e il Verona non poteva fallire.

Ero altrettanto sicuro che questa squadra avrebbe risposto alla grande. Lunedì mattina a Radio Adige, Luca Fioravanti mi ha chiesto se Remondina rischiava. Ho risposto che mi pareva assurdo e che comunque non era contemplato il fallimento di questo match. Remondina, lunedì sera, mi ha confermato questo. "E’ giusto che ci sia pressione" mi ha detto il mister quando gli ho chiesto se a questa squadra facesse più bene un clima tranquillo oppure appunto la giusta "pressione".

Credo che la "pressione" sia indispensabile in ogni lavoro. Diciamoci la verità: solo i mediocri non amano la pressione. C’è gente che preferisce vivere tranquilla e sempre sotto traccia. Ma non saranno mai dei vincenti. Ammiro Mourinho solo per questo. Dice: sono qui per vincere e alla fine ce la fa. Non è semplice, anche se alleni l’Inter. Mi è piaciuto moltissimo anche Remondina in questo inizio di campionato. Anche lui si è messo sulle spalle un fardello mica indifferente. "Siamo a Verona, dobbiamo vincere" ha detto il mister. La "pressione" è tutto questo. Sono quindicimila fantastici spettatori che in una sera cantano a squarciagola per novanta minuti e pretendono che tu dai il massimo. Se non lo fai, giustamente s’incazzano. Ma se dai tutto ti abbracciano calorosamente.

Selva ha detto che dobbiamo remare tutti dalla stessa parte. Beh, caro Andy, lo stiamo facendo. Anche pretendendo da una "Belva" come te sempre il massimo. Se il risultato di questa "pressione" sono gol come quello segnato dal bomber di San Marino lunedì, mi prendo l’incarico personalmente di continuare a pungolare, stimolare, criticare. Per esempio, domenica prossima a Ravenna…

IL RUGGITO

E’ nato. L’Hellas ha emesso il primo vagito. Tutto quello che volevamo vedere s’è visto. La grinta, il carattere, la capacità di soffrire. Questo è il Verona che vogliamo. La capolista Ternana ha fatto una figura barbina e l’Hellas ha dimostrato di esserle superiore.

Il 2-0 sta stretto ai gialloblù che potevano vincere molto più largamente. Il primo tempo è stato di livello superiore. Remondina a fine gara ha detto che alla fin fine la pressione ha fatto bene al Verona. Può darsi: ma ora la strada è tracciata.

L’allenatore del Verona ha in casa uno straordinario potenziale da far fruttare al meglio. Non dovrebbe servire la pressione per fare partite di questo tipo.

Selva ha affermato che dobbiamo remare tutti dalla stessa parte. Se lui e il Verona giocano sempre così sarà molto più semplice. E il vagito si potrà tramutare in un ruggito.