CHI BEN COMINCIA…

 Luci e ombre. Come è giusto che sia in questo periodo. Il Verona ha passato il turno, faticando, contro la bestia nera Spezia.

Dentro la prestazione, da valutare comunque in relazione al periodo e allo stato di forma, alcuni buoni segnali e altri che devono servire a Remondina per sistemare le cose fin da subito.

Dunque, le note positive. Andy Selva è un ottimo attaccante. Perfetto nel fare sponda, ha messo lo zampino in tutte le azioni d’attacco del Verona. Furbo, cattivo, e spietato al punto giusto è stata la nota migliora della serata. Per venti minuti hanno funzionato alla parfezione anche Cangi e Pugliese. Due stantuffi che, finchè sorretti dai polmoni, hanno fatto capire che quest’anno sulle corsie laterali del Verona si suonerà un’altra musica. Molto bene anche Ciotola (poco fa Bonato ha confermato che l’infortunio al ginocchio non è grave…), già in forma (data anche la costituzione), fantasioso e abile nel creare la superiorità numerica.

Non m’è piaciuto il centrocampo che evidentemente non può prescindere, con questo modulo, dai tre nuovi acquisti, Pensalfini, Esposito e Russo, tutti e tre in ritardo di condizione, tutti e tre tenuti fuori inizialmente da Remondina (Pensalfini è entrato nel finale). Campisi e Garzon volenterosi e generosi, non hanno nei piedi la qualità sufficiente per impostare l’azione. E il giovane Burato ha pagato inesperienza, emozione e ritmi alti. Mancando il play, il Verona ha faticato oltre misura, palesando le stesse identiche difficoltà della scorsa stagione.

Da brividi la difesa. Sibilano e Ceccarelli parlano ancora due lingue diverse e troppo spesso si sono fatti sorprendere dai modesti ma volenterosi attaccanti dello Spezia. Se davanti ci fossero state altre punte più forti e smaliziate sarebbero stati dolori seri. Anche Rafael ha pagato questa insicurezza. Come sempre il portiere brasiliano ha fatto due grandi parate tra i pali, ma ha rischiato in un paio di uscite. Troppo altalenante Berrettoni in evidente ritardo di forma. Sbagliato il gol nel primo tempo è precipitato nell’anonimato, tranne poi uscire a fine gare con alcune deliziose giocate. Rantier, mi pare, di un altro pianeta quando tornerà al cento per cento (speriamo…).

M’è piaciuta la dedizione, la grinta e il carattere. La gara è stata giocata con ritmi importanti dato il periodo e il Verona non si è sottratto, mettendo in campo molta personalità. E poi, come si dice, che ben comincia è a metà dell’opera. E le vittorie sono sempre un ottimo cemento per ogni gruppo in via di formazione.

HA VINTO L’ILLEGALITA’

Una follia senza senso. L’ennesima protervia di una Lega ormai anacronistica e priva di ogni collegamento con la realtà.

Immagino la logica che ha reso possibile lo scandalo della suddivisione dei due gironi di Lega Pro. Una logica sussurata e che nessuno ha il coraggio di ammettere. Ci sono zone di questo paese in cui è impossibile ripristinare un minimo di legalità. E queste zone "ricattano" sia politicamente, sia in questo caso "sportivamente", il resto del paese.

Il Verona è vittima "cornuta e mazziata" di questo vergognoso modo di organizzare il campionato. Se pensiamo che nell’ultima stagione è stata vietata ai tifosi dell’Hellas la trasferta a Padova e quella di Venezia, ci sarebbe da chiedere danni morali e civili a chi ha preso questa decisione. Costringere una società virtuosa e grande come quella gialloblù a una serie infinita di gare al sud, in impianti  fatiscenti, dove i margini di sicurezza sono pari a zero, ha lo stesso effetto di una sberla e di uno sputo in faccia.

Mi chiedo anche dove sia in questo momento Roberto, Bobo, Maroni, ministro dell’interno della Lega (Nord). Forse anche lui ha ceduto alle logiche "ricattatorie" di certe regioni? E il sindaco di Verona Tosi non ha nulla da dire su questo ennesimo affronto alla sua città?

A MESSAGE IN A BOTTLE

 Sono su un motoscafo e un romano mi avvicina: "Sei dell’Hellas?". La maglietta tradisce il mio pensiero. E il tatuaggio sul braccio destro non lascia spazio a dubbi. "Certo" gli dico. Il romano mi guarda e chiede ancora: "”Ndo giocate adesso? Me mancano le partite al Bentegodi…". "Siamo in Lega Pro" dico con aria schifata. "Pensa un po’…" mi dice il cittadino della capitale. "Roma o Lazio?" chiedo io. "Solo la maggica" risponde. "Ma com’è che siete finiti così giù?" mi tortura il tifoso giallorosso. La semplice domanda, fatta così da uno che non conosce le vicende dell’Hellas e quante ne abbiamo passate in questi anni mi mette in crisi. "Da dove parto a raccontargli?" mi interrogo. "Da Pastorello? Dal Verona di Malesani? Dalla retrocessione per un punto? Dalla più grande campagna cessioni mai allestita a Verona? Da Cannella?". "Sai com’è" cerco di spiegargli "succede. Di certo" mi faccio forza "non ci manca la passione". "Ah, a me lo dici?" mi fa il romano "io credo che la più grossa sfiga che mi sia capitata nella vita sia tifare Roma. Pensa che l’anno che vincevamo facile, non mi divertivo neanche. Se noi non soffriamo non se godemo". "Pensa un po’" dico io "che i tifosi del Verona erano in cinquemila a Busto Arsizio per salvarsi dalla C2". "Sempre detto io" mi ribatte "che quelli del Verona so’ ggente che merita rispetto. So’ proprio come noi, come i bergamaschi: con questi c’è rivalità ma tanta stima".

"Ma scusa" gli faccio "ma prima mi hai detto che ti manca il Bentegodi. Guarda che comunque adesso ci gioca un’altra squadra di Verona, puoi venirci lo stesso". "Te riferisci al Chievo?". "Sì, a loro". "Sai che diciamo a Roma? Che almeno il Chievo è un quartiere de Verona, ma la Lazio un quartiere manco ce l’ha…. E comunque per me il Chievo non ha lo stesso sapore del Verona. Me pare che dormano lì dentro. Me ricordo dell’81 quando ce siamo giocati il primato, che squadra quella. Fantastica… Me ricordo de Briegel, de Elkjaer, de Garella, de Di Gennaro… Mamma mia che forti… Spero proprio che torniate su, così me rifaccio ‘sta bella trasferta". "Lo spero anch’io" gli dico. E ripenso alla serie A, alle sfide con la Roma, con il Milan, con l’Inter e all’anno che ci aspetta: a Lecco, o forse a Pagani, e magari anche a Foligno. Ti prego Remondina, fa che la prossima volta che vedo un romano in vacanza, il Verona sia almeno in serie B…

IN POLE POSITION

 Non ce l’ho fatta. Ho sbirciato il sito e che mi trovo? Due acquisti! E che acquisti! Due obiettivi primari che, prima di partire, credevo fossero ormai sfuggiti a Bonato. Ed invece eccoli. Russo ed Esposito mettono il Verona in pole-position e confermano che la società non vendeva fumo quando diceva di voler costruire una squadra di vertice. Ora manca solo l’ultima ciliegina sulla torta. E lo sapete a chi mi riferisco. Spero arrivi alla prossima sbirciatina… Intanto mi godo questo primato conquistato sul mercato…

PANE ED HELLAS (ANCHE IN FERIE)

 Cari amici, sono in ferie e solo ora riesco a connettermi. 

Per quindici giorni vorrei staccare la spina ma so che sarà praticamente impossibile. Troppo grande la mia passione per la nostra squadra del cuore per non "cibarmi" della mia dose quotidiana di pane e Hellas.

Lo farò di nascosto dalla mia famiglia a cui ho assicurato: "Niente calcio per le prossime due settimane". Ogni tanto mi troverò un internet point per leggere i vostri commenti e per sapere tutto sui gialloblù. Devo dire che da lontano apprezzi un casino quello che abbiamo creato con Tggialloblu.it. Uno strumento eccezionale, lasciatemelo dire per chi è lontano dalla nostra città.

Quando tornerò mi piacerebbe trovare un Verona che ha già un’identità precisa, una squadra tosta, combattiva ma anche con qualche giocatore che sappia farci sognare. Ho visto che Carrus se n’è andato al Mantova: peccato. Ma il suo nome credo che sia servito a Bonato per far capire a che altezza posizionare l’asticella in quel ruolo. Insomma se non è Carrus sarà un "pari-valore" e quindi sto tranquillo. 

Mi piacerebbe vedere poi un sussulto dalla campagna abbonamenti. Il mio "sogno" personale è arrivare a quota dodicimila, una cifra raggiungibile con l’entusiasmo che registro tra i tifosi.

E’ bene sapere che questo dato è in realtà un dato che vale tantissimo: è il vero valore aggiunto di una società.

Dodicimila abbonamenti in Prima Divisione significano tante cose. Anche che il Verona in questa categoria non ci deve stare. Ma sarebbero una spinta a Martinelli, il suo primo vero socio e a mio avviso lo spingerebbero ancora di più a dare forza al suo progetto.

E diventerebbero un vincolo di sangue con la nuova squadra costruita da Bonato: noi ci siamo ora tocca a voi. 

Aspetto e vi leggerò appena possibile. Buone ferie a tutti

ORA C’E’ UNO STILE

 "Dillo, dillo". L’invocazione-invito del tifoso che ha chiesto a Remondina di abbandonare ogni cautela, anche se scaramatica, e la successiva ammissione del tecnico ("E va bene, abbiamo un sogno, andare in serie B"), è stato il riassunto della presentazione di questa mattina a Sandrà. Una presentazione sobria, ma carica di significati. Direi che se si cercava uno stile in questa società, lo stile è una delle caratteristiche che Bonato, Martinelli e Siciliano hanno portato.

Senza trionfalismi, consci che la concretezza è la base di tutto, il nuovo Verona è pronto a tuffare la propria prua nel mare. C’era emozione, sentimento nobilissimo, in molti dei presenti. Persino un navigato politico come il sindaco Tosi ha fatto fatica a parlare. Martinelli ha spiegato che lui era abituato a stare dall’altra parte, Pensalfini aveva quasi il magone.

A tutti brillavano gli occhi per l’opportunità di giocare in questa piazza. Semmai ce ne fosse bisogno, questa è la miglior prova che il Verona ha girato pagina. Ora, la parola al campo. Ma i segnali sono buoni (toh, una parola con la B…)

 

GLI ABBONATI DEL VERONA, FEDELI NEI SECOLI

 Come i carabinieri. C’eravamo, ci siamo, ci saremo. Per sempre. Fedeli nei secoli. Senza i tifosi, il Verona probabilmente sarebbe già polvere. Un baluardo contro qualsiasi tentativo di porcheria. Un freno alle speculazioni. Un muro invalicabile.

Non ho mai appoggiato, per principio, i boicotaggi degli abbonamenti. L’ho sempre considerato un dispetto fatto alla moglie. Un tagliarsi da soli gli attributi. Anche se ho capito che dietro al boicotaggio della scorsa stagione c’era solo un enorme, disperato e laconico grido d’amore.

Quest’anno per fortuna non siamo in quelle condizioni. Se Dio vuole, il buon Giovanni Martinelli ci sta facendo trascorrere un’estate tranquilla. Nessun problema d’iscrizione, solo polemiche da bar sport (Remondina sì, no, forse…etc). 

Ed allora, secondo me, quest’anno deve uscire la forza vera del popolo gialloblù. Dopo anni in cui farsi l’abbonamento è stato un vero e proprio atto di fede, quest’anno essere al Bentegodi è qualcosa in più.

Siamo alla vigilia di un anno zero, di una possibile rinascita. Certezze, è chiaro, non ce ne sono. Ma mille segnali ci fanno capire che l’aria è cambiata. Che è ora di tornare a prenderci delle soddisfazioni. E’ ora di tornare a vincere.

Io credo che dodicimila abbonamenti sarebbero un bel segnale. A Martinelli e a tutta la città. Un segnale importante: siamo qui. C’eravamo e ci saremo. A San Siro come a Busto. Scommettete che ci arriviamo?

PATTI CHIARI, AMICIZIA LUNGA

 Non m’interessa discutere di Pensalfini (buon giocatore) o Selva (mi dice Tiboni che ci ha giocato assieme, ottimo bomber). So che questo è quello a cui i tifosi tengono di più e so che le cinque X sullo schema di Bonato, sono la differenza tra una discreta campagna acquisti e una ottima.

Ma sinceramente adesso mi interessa di più il corso che questa società ha inaugurato, dopo un avvio, diciamolo francamente, in mezzo alle nebbie. Quel "mai dire mai" di Martinelli alla fusione con il Chievo, l’addio di Bovo e di Ficcadenti in circostanze "misteriose", non sono stati il miglior biglietto da visita.

Oggi però, fugati i dubbi sulla fusione (speriamo…) il nuovo Verona di Martinelli e Bonato  è uno spettacolo che assistiamo dietro ad un vetro cristallino.

Mai, francamente, mi era successo in molti anni di lavoro e di calciomercato, di vedere un ds aprire un foglio e pubblicamente spiegare come sarà la prossima squadra. Lo ha fatto Nereo Bonato e a lui va un sincero applauso.

Primo, perchè ha dimostrato di essere veramente convinto del proprio lavoro, secondo perchè ha spiegato con chiarezza il perchè delle sue mosse, terzo perchè questo riporta il Verona tra le società "normali". Anzi no: perchè nessuno ha mai fatto una cosa del genere e c’è sempre chi depista, chi nega l’evidenza, chi nasconde. Ed invece Bonato ha inaugurato un nuovo modo di fare calcio, diverso da tutti gli altri. Un modo di fare che potremo chiamare "patti chiari, amicizia lunga". Secondo me, un bel modo per tornare a vincere. In questo, almeno, il Verona è già un esempio da seguire.

IL VERONA GLOCAL

 Il mondo del calcio sta cambiando. C’è la crisi che martella duro (Kakà ieri ha detto di essere stato venduto per quello), soldi non ce ne sono più. Inter, Milan e Juve hanno cambiato strategie. La Juventus non arriva a D’Agostino dell’Udinese perchè costa troppo. Il Milan fa passare per due colpi di mercato l’acquisto di due bravi giovani come Zigoni e Beretta. L’Inter vorrebbe disfarsi di Ibrahimovic perchè costa troppo ma non trova nessuno nel mondo disposto a pagare quelle cifre allo svedese.

Parlo delle grandissime per arrivare a noi. Bisogna ripensare al modello calcistico, lontani i tempi in cui due società si scambiavano sette volte un giocatore aumentando ogni volta il suo valore nel bilancio.

Oggi bisogna stare attenti ad ogni euro che esce dalle casse. Ci sono una valanga di squadre che non si iscriveranno al prossimo campionato con gli attuali parametri.

Il nuovo modello può essere quello indicato dal Verona di Martinelli. Un Verona "glocal" fortemente radicato sul territorio, con dirigenti veronesi, un Verona a chilometri zero.

E’ una vecchia via, se volete, ma può essere molto efficace. Non serve spiegare a Bonato cosa voglia dire essere il ds del Verona. E neanche a Fattori. E nemmeno a Terracciano. Tantomeno di deve spiegare a Martinelli che valenza ha essere il presidente del Verona.

Un team di questo tipo sebbene con risorse finanziarie non eccezionali (ma chi ce le ha ora?) può fare la differenza. Bonato sta lavorando 15 ore al giorno. Terracciano ha la tenda canadese in sede. Fattori mangia pane e Hellas da una vita. Sanno benissimo che responsabilità c’è sulle loro spalle, sanno perfettamente che non si può prendere in giro nessuno. Per questo, fino ad oggi, hanno parlato chiaro e venduto poco fumo. Secondo me bisogna apprezzare questo cambio di rotta. Non hanno preso scorciatoie ma alla fine arriveranno a destinazione. Meritano fiducia, se non altro perchè sono veronesi. Come noi.

IL PDP

 

 C’è un partito silenzioso a Verona che è sempre in ebollizione, 365 giorni all’anno, anche quando non lo vedete e non lo sentite. E’ il partito che vorrebbe unire la storia delle due squadre di calcio della città. Per comodità lo chiamerei il Partito della porcheria, il Pdp. Questo partito è molto forte, ma anche molto debole al tempo stesso. E’ un partito che ha “sostenitori” ovunque. Tra i politici, tra i banchieri, tra gli imprenditori fino ad arrivare dentro le redazioni dei giornali. Il principale problema del Pdp è far digerire questa porcheria alla gente. Ecco perchè sono sempre al lavoro. A questo partito non piace chi fa “rumore”, chi racconta la verità, chi fa le domande scomode. Pensate un po’ che tra loro ci sono gli stessi che ancora oggi offrono vetrine televisive ai loro amici, dove entrano solo telefonate amiche, nessuna reale, altrimenti i “capi” del Partito potrebbero irritarsi e loro perderebbero il ruolo che gli è stato assegnato.

La Storia per questa gente è solo una “gabbia” da cui liberarsi, perchè “tiene prigionieri” i tifosi. Prigionieri di un’idea assurda (secondo loro): essere tifosi per sempre, nel bene e nel male, di una sola squadra di calcio. Argomenti ne hanno per carità: ad iniziare da quei contributi televisivi che lieviterebbero fino a garantire un futuro “radioso”. E poi ci sono le esposizioni bancarie che verrebbero “anestetizzate”, il futuro stadio, il marketing, gli abbonamenti… Il problema però resta: come far digerire la porcheria? Ed allora ci provano: gli argomenti usati ormai li conoscete. Partono da lontano, prendendo in esame la storia del Verona: in fondo, dicono, questa squadra ha già avuto delle fusioni. Sperando in questo modo di “minare” la nostra resistenza. Poi creano confusione: parlano di un giocatore del Chievo e lo paragonano ad uno del Verona del passato, come se fosse la stessa cosa. Fanno circolare l’idea che “il problema del Verona siano i suoi tifosi”, ghetizzando così i supporters più appassionati, quelli cioè che potrebbero opporsi fortemente alla loro porcheria. Teorizzano infine “alleanze” strategiche per creare quel clima di amicizia che potrebbe sbocciare nel fine ultimo da loro desiderato.

Quello che manca al Partito della porcheria è lo stessa qualità che mancava a Don Abbondio. Il coraggio. Tirano il sasso e nascondono la mano. Hanno paura. Paura della reazione della gente e paura dei tifosi. Per questo non sono rispettati da nessuno. Uscissero allo scoperto e dicessero: noi la pensiamo così: e voi? Magari aprirebbero un dibattito. Invece no. Agiscono nell’ombra, subdolamente, colorano le loro dichiarazioni di ambiguità, zone grigie in cui poter agire. Appaiono e scompaiono velocemente. Ma ci sono, credetemi, ci sono. E continuano incessantemente a scavare. Non sapendo, poveri loro, che le radici profonde non gelano. Mai.