L’HELLAS CHE VORREI…

La gara con la Ternana non si può sbagliare. E’ banalissimo dirlo ma è proprio così. Visti i risultati di oggi il Verona andrebbe a nove in classifica, prendendo il Pescara e portandosi a tre punti dalle due battistrada Ternana e Portogruaro.

Questa è una gara fondamentale del nostro campionato. Per evitare la mediocrità e per dare un segnale forte. E’ la quinta gara del campionato dell’Hellas Verona. Sufficiente per mettere la parola fine al collaudo della squadra.

In più è una partita contro la capolista. Anche questo fattore dovrebbe essere una carica per chi vuole essere protagonista. Mi piacerebbe vedere un Verona attento, veloce, grintoso. Un grande pressing a centrocampo, doppiaggi sulla fascia, tempi di gioco. E molta attenzione in difesa, tensione sempre alta per tutto il match. Remondina avrà a disposizione cambi che possono cambiare la gara in corso (Rantier?). Anche questa una carta da giocare a dovere. Sappiamo e ne siamo convinti che questa squadra sia molto forte. Deve solo dimostrarlo con una grande partita. 

PERCHE’ E’ LA PARTITA DELLA VITA

 Sono passate solo quattro gare dall’inizio del campionato. Poche, forse. Sicuramente non sufficienti per capire il nuovo Verona. Che squadra è l’Hellas di Remondina? E’ quella che ha "asfaltato" il Lanciano? E’ quella che ha balbettato con la Cavese? E’ quella che non è riuscita a segnare con il Foggia? O è quella che ha sbagliato un tempo con il Cosenza e poi ha dimostrato di poter vincere la partita? Magari è una squadra che è stata sopravvalutata. Non è la "Juve della C" tanto per citare una sciagurata frase di qualche anno fa. Ma è una buona squadra. Anzi ottima. Il problema è che non è ancora diventata una "vera" squadra. Meccanismi tattici e psicologici non sono ancora rodati e da qui viene il problema d’identità. E’ chiaro che ogni volta che mettiamo l’accento su questo aspetto pensiamo all’allenatore. Del resto, chi se non lui deve operare per far diventare questo gruppo una squadra? Remondina ha bisogno di tempo. Ma questo tempo non può essere infinito. Lunedì sera si giocherà la quinta partita della stagione. E più che il risultato mi pare che la piazza abbia voglia di vedere segnali concreti. Sul piano del gioco, del ritmo, dell’intensità, dell’applicazione. Non credo che al termine di una grande partita, la gente chiederà la testa dell’allenatore anche se il risultato non dovesse premiare. Però non si dica che questa è una gara "normale". Perché non lo è. Non lo può essere. Ci sono delle partite in un campionato che ne segnano sempre, nel bene o nel male, il cammino. Penso a quella di Sesto della scorsa stagione, per esempio, quando la panchina di Remondina traballava violentemente (Arvedi lo aveva in pratica già esonerato…) e quando la squadra sotto per 2-0 ebbe una splendida reazione che portò al pareggio. Lì nacque sicuramente un Verona molto più forte che sfiorò poi i play-off. Ecco, il match con la Ternana capolista è una partita di questo tipo. Da uomini veri. Che non si può e non si deve sbagliare. Anche la pressione che si sta creando è una componente che una squadra vincente deve tollerare e sopportare. E’ proprio in momenti così che deve uscire il calciatore, il tecnico, la squadra. Appunto… Quella che ancora non abbiamo visto, o forse visto solo a sprazzi…

IL CAMPIONATO INIZIA LUNEDI SERA

 Alla quarta giornata della scorsa stagione il Verona aveva sette punti in classifica (uno in più di oggi). Il Cesena, corazzata costruita per "asfaltare" il campionato ne aveva solo quattro.

Sappiamo tutti com’è andata alla fine. Il Cesena è stato promosso (arrivando primo) e l’Hellas non è nemmeno entrato nei play-off. Dico questo per "alleviare" un po’ la tensione che si sta accumulando sulla squadra scaligera. Non senza essere, io per primo, deluso dalla classifica dell’Hellas.

Dico anche che era fuori di testa pensare di fare una passeggiata in un campionato di questo tipo. Il Verona è sì forte, ma non mi pare una squadra in grado di "ammazzare" il torneo. Sarà dura e forse l’anima del Verona si sta costruendo proprio in queste settimane. Ci sta di pareggiare a Cosenza. Anzi: se volete firmo subito per pareggiare tutte le gare che ci aspettano al Sud.

Il problema è che è necessario vincere al Bentegodi. C’è poco da fare. E qui, dentro al nostro stadio, che il Verona non deve più concedere punti. Lunedì ci sarà la capolista Ternana. Una gara che il Verona può e deve far sua. Il nostro campionato inizia lunedì. 

LA DIFFERENZA

 La differenza tra una società seria e una no è che quella seria sa come si superano i momenti difficili.

Una società seria è quella società che sa difendere le proprie scelte.

Una società seria è una società che non scappa davanti alle domande.

Una società seria è una società che non ha bisogno di vendere fumo.

Una società seria è una società che sta vicino al proprio tecnico e non lo mette in discussione alle prime avvisaglie di tempesta.

Una società seria è una società che spiega sempre i motivi delle sue scelte.

Non avevo dubbi.

Finalmente a Verona abbiamo una società seria.

 

FUORI GLI ATTRIBUTI

Bonato me lo disse qualche settimana fa: "Arriveranno le difficoltà. Ed è lì che dovremo essere bravi e diventare squadra".

Il Verona che ha giocato con la Cavese non è ancora una squadra. Mille passi indietro sono stati fatti rispetto alla gara con il Lanciano.

Questo Verona non m’è piaciuto. E avrei scritto la stessa cosa anche se avessimo vinto. Non mi piace la sufficienza con cui si va in campo, il fatto di pensare e di dire di essere una squadra forte senza dimostrarlo, non m’è piaciuto quello squagliarsi alla prima difficoltà e non mi sono piaciuti gli alibi a fine gara ("Colpa dell’espulsione, etc"). Altro, ben altro, personalmente mi aspetto da una squadra costruita per vincere. Mi aspetto personalità, organizzazione di gioco, capacità di soffrire.

Avrei gradito anche un intervento della società, una presenza a fine gara, visto che comunque s’è registrato uno scollamento tra tecnico e pubblico con quella contestazione che ha attaccato l’allenatore e quindi, anche, la scelta di Bonato e Martinelli di confermarlo.

E’ la terza partita, è vero. Ma è anche vero che è meglio guardarsi in faccia adesso, prima che sia troppo tardi. Non puoi subire il gioco della Cavese, modestissima formazione costruita per salvarsi. Non puoi commettere errori come quello di Rafael, non puoi scendere in campo nel secondo tempo con le gambe tremolanti e la testa chissà dove.

E’ il primo momento di difficoltà. Ora vediamo a Cosenza se e come regirà questa squadra. E’ il momento di tirare fuori gli attributi. Anche se saremo solo alla quarta partita.

L’UOVO DI COLOMBO

 Negli ultimi cinque campionati Corrado Colombo ha segnato in totale 14 gol. In tutta la sua carriera ne ha realizzati 32. Il massimo di reti segnate in un campionato è stato di 8 in 17 presenze (con lo Spezia, nell’anno dello spareggio con il Verona). Chiedo e mi chiedo: siamo davanti ad un bomber? Le cifre dicono di no.

Mascetti e Bagnoli mi spiegarono una volta il loro metodo per scoprire i giocatori che segnavano: "Si prende l’almanacco Panini e si guardano i giocatori che vanno spesso in doppia cifra. Se prendi uno di quelli è difficile sbagliare". Colombo non è mai andato in doppia cifra.

Se mettiamo la lente d’ingrandimento sugli ultimi tre campionati si scopre anche che ha giocato pochino. Tra Spezia e Pisa 28 presenze e 1589 minuti nel 2007-2008 per una media di 56 minuti a gara. Nel 2008-2009 tra Pisa e Bari 17 presenze e 1140 minuti per una media di 67 minuti a gara. Nell’ultimo anno tra Pisa (1 presenza) e Bari (16 presenze) ha realizzato 4 reti. Da difensore più che da cannoniere la sua media gol: 0,23 reti.

Per fare un paragone: Filippo Pensalfini che attaccante non è, negli ultimi cinque campionati ha segnato 16 gol, due in più di Colombo.

Queste cifre dimostrano che Bonato non ha preso un attaccante che segna. Colombo non è un attaccante di prima fascia, uno di quelli (per dirla alla Bagnoli) che "alla casella dei gol vanno sempre in doppia cifra". Qualche anno fa però era una giovanissima promessa. Mi ricordo che Prandelli lo avrebbe voluto ad occhi chiusi quando era un baby della Sampdoria.

E’ un attaccante di manovra. Un "pennellone" che sa far salire la squadra e regala centimetri al reparto avanzato. Un "toccasana" per gli esterni rapidi che trovano nei suoi movimenti corridoi che prima erano solo strade chiuse.

Bonato ha abbracciato un filosofia tattica diversa. La sua speranza, è evidente, è che i gol dell’Hellas non arrivino da un solo bomber ma da tanti bomber. Da Rantier, da Selva, da Berrettoni, da Ciotola e anche da Pensalfini (che fino a prova contraria e per fortuna nostra Bonato ha portato a Verona…). E’ un’idea logica che il campo dirà se buona o no. Resto dell’opinione che un attaccante come Bruno o Di Gennaro avrebbe dato molte più garanzie e che Bonato con questa scelta si sia preso qualche rischio. La sua campagna acquisti meritava un dieci se avesse messo a segno quel colpo. Stasera mi sento di dargli un sette che a fine stagione (il calcio è questo…), speriamo si tramuti in una promozione. Cioè un dieci con lode.

LA MARCIA E’ INIZIATA

 Adesso ci siamo. Dopo la falsa partenza contro il Foggia, il Verona non ha sbagliato il secondo colpo. La vittoria limpidissima di Lanciano toglie il campo da ogni dubbio. La squadra costruita da Bonato potrà lottare per il vertice, così come promesso dalla società.

Volendo analizzare il tre a zero c’è da dire che questo Verona sembra più a proprio agio fuori casa che al Bentegodi. Le veloci ripartenze di Berrettoni e Ciotola, la capacità di far girare la palla di Esposito e Pensalfini, la solidità della difesa, sono caratteristiche perfette per una squadra da trasferta. In casa il Verona a mio avviso incontrerà le difficoltà maggiori. Non sarà raro trovare squadre che giocheranno come il Foggia e sarà allora che avrà valore l’episodio, il calcio piazzato, la forza fisica. O in sintesi: un bomber di qualità.

Vado al dunque: per completare questa splendida opera Bonato e Martinelli dovranno per forza cercare un attaccante di grande spessore. Bruno o Di Gennaro sono i nomi che fanno sognare i tifosi. Altre e dispendiose soluzioni francamente non mi sembrano all’altezza. Aspettiamo fiduciosi. Intanto la marcia è iniziata.

SI’, LO CONFESSO: MI ASPETTAVO DI PIU’

 Io, per primo, avevo la scorsa settimana avvertito che non era il caso di urlare al fallimento se la partenza del Verona non fosse stata al fulmicotone. Conoscendo quando infima e paludosa sia la categoria, immaginavo che la gara con il Foggia, potesse essere diversa da una comoda passeggiata in via Mazzini.

Coerentemente con quanto scritto, quindi, dovrei oggi dire che il Verona m’è piaciuto al di là del risultato e che davanti a noi c’è una strada lastricata di rose e viole.

Istintivamente e non razionalmente però non posso dire di essere soddisfatto di quello che ho visto oggi. E che questa insoddisfazione fa rima con la delusione che inevitabilmente si è fatta largo dopo un mercato così stracolmo di aspettative. 

Ebbene sì: in cuor mio me l’aspettavo diversa questa partenza. Avrei voluto vedere un Verona con più personalità, con più fame e rabbia di vincere, meno rassegnato e meno sulle gambe. Me l’ero immaginata sulla falsariga di quella con il Piacenza questa partita con il Foggia, imbottito di ragazzini e incapace persino di tirare verso la nostra porta. Certo, la musica non è la stessa della scorsa stagione. Questo lo si capisce perfettamente. A centrocampo straborda la qualità, in difesa c’è sicurezza, in attacco fantasia.

Ma c’è sempre una certa aria di sufficienza unita ad un pressapochismo che non mi piace. C’è sempre qualcuno troppo avanti o troppo indietro, un giocatore che sbaglia i tempi, poche idee sui calci piazzati. Questi "particolari" lo dico e lo ripeterò sino alla nausea, si provano, riprovano e sistemano duranti gli allenamenti settimanali. Tanto più quando si ha una squadra con "qualità" e con giocatori che sanno come e dove far viaggiare la palla. Ma non solo: c’è anche un "carattere" generale della squadra che deve riflettere questo lavoro. Una squadra deve avere sì esperienza e qualità, ma anche "rabbia" e "fame".  E non bastano sessanta minuti su novanta per dimostrarlo. 

Attenzione: il mio non vuole essere un atto d’accusa, un "attacco" a qualcuno (tipo mister Remondina…) o un prendere in esame solo il famoso bicchiere mezzo vuoto. Ho visto, come credo avranno visto molti  di voi, cose egregie e anche un po’ di sfiga. Però, quella sottile vena di delusione che mi è entrata nella pancia finita la gara esigeva di essere messa nero su bianco. Sperando venga rimpiazzata al più presto dalla gioia di un’impresa in trasferta.

MAI STA COME ‘STANO

 Ve lo ricordate? Era uno striscione che apparve in una bella curva all’inizio degli anni ’90 (mi pare con Mutti…). Era uno striscione ironico: "mai sta come ‘stano" mi è tornato in mente in questi giorni dovendo scrivere della nuova stagione che attende il Verona. In effetti è un bel po’ di tempo che non siamo come quest’anno.

Ricapitolando: c’è una società nuova che ha fatto le cose con i controfiocchi. Una squadra molto cambiata che pare perfetta per la categoria, che ha cambi in tutti i reparti e che tranne un paio di piccole magagnette (da risolvere entro il 31/8…) è pronta a salire.

C’è un pubblico meraviglioso che ha testimoniato il proprio affetto abbonandosi in massa e che è pronto, ancora di più a riversarsi allo stadio quando ce ne sarà bisogno.

C’è un entusiasmo ritrovato come da anni non si sentiva e non si vedeva. Come sempre, ora la parola passa al giudice supremo, cioè al campo. E’ lì che si vedrà di che pasta è realmente fatta questa squadra. Ma l’impressione giusta resta quella sintetizzata da quel famoso striscione: "Mai sta come ‘stano".

PS: Il prossimo anno, il 12 maggio 2010, ricorre il 25° dalla vittoria del tricolore… La regular-season termina il 9 maggio… E non dico altro…

L’OBBLIGO DI VINCERE

 Da tre anni assistiamo ad un triste e penoso spettacolo chiamato Prima Divisione. Una punizione ingiusta per una società che toccherà un record d’abbonati che la pone tra le prime dieci società calcistiche italiane.

I motivi per cui l’Hellas è caduta così in basso sono ormai noti. Ma il fatto che siano noti non assolve per niente chi ha ridotto questa società in queste condizioni.

Ora però il Verona è tornato ad essere una società "normale". Ho più volte ribadito questo concetto durante questa estate, perchè in realtà questa normalità mi pare essere la notizia più straordinaria che ci sia. Un presidente NORMALE, un ds NORMALE, un’organizzazione NORMALE. Il giusto premio per questa normalità sarebbe tornare subito in una categoria appena, appena NORMALE.

Ma vincere, purtroppo, non è mai semplice. E non è semplice affatto quando sei condannato a farlo. Purtroppo però è così. Remondina e i nostri ragazzi, quest’anno avranno quest’obbligo a cui giustamente non si sono sottratti. 

Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal mister scaligero quando ha rotto tutti gli indugi durante la presentazione di Sandrà della squadra. Perchè in realtà Remondina si è caricato sulle spalle, oltre a tutti gli altri pesi, anche questa ulteriore pressione. Una pressione che nessuno vorrebbe avere addosso e che inevitabilmente andrà a complicare le cose in una stagione dura e difficile come questa.

E’ vero, dunque, che c’è l’obbligo di vincere, perchè non ne possiamo più di questa triste e brutta categoria che non ci appartiene. Ma è bene sapere che non sarà possibile vincere tutte le gare da qui alla fine.

Che ci saranno i momenti no, i cali di forma, i torti arbitrali e non possiamo, se vogliamo essere vincenti, alzare il livello della critica fin da subito. Un po’ di indulgenza e di pazienza, nel nome della normalità finalmente acquisita sarà bene metterla in campo.