IN POLE POSITION

 Non ce l’ho fatta. Ho sbirciato il sito e che mi trovo? Due acquisti! E che acquisti! Due obiettivi primari che, prima di partire, credevo fossero ormai sfuggiti a Bonato. Ed invece eccoli. Russo ed Esposito mettono il Verona in pole-position e confermano che la società non vendeva fumo quando diceva di voler costruire una squadra di vertice. Ora manca solo l’ultima ciliegina sulla torta. E lo sapete a chi mi riferisco. Spero arrivi alla prossima sbirciatina… Intanto mi godo questo primato conquistato sul mercato…

PANE ED HELLAS (ANCHE IN FERIE)

 Cari amici, sono in ferie e solo ora riesco a connettermi. 

Per quindici giorni vorrei staccare la spina ma so che sarà praticamente impossibile. Troppo grande la mia passione per la nostra squadra del cuore per non "cibarmi" della mia dose quotidiana di pane e Hellas.

Lo farò di nascosto dalla mia famiglia a cui ho assicurato: "Niente calcio per le prossime due settimane". Ogni tanto mi troverò un internet point per leggere i vostri commenti e per sapere tutto sui gialloblù. Devo dire che da lontano apprezzi un casino quello che abbiamo creato con Tggialloblu.it. Uno strumento eccezionale, lasciatemelo dire per chi è lontano dalla nostra città.

Quando tornerò mi piacerebbe trovare un Verona che ha già un’identità precisa, una squadra tosta, combattiva ma anche con qualche giocatore che sappia farci sognare. Ho visto che Carrus se n’è andato al Mantova: peccato. Ma il suo nome credo che sia servito a Bonato per far capire a che altezza posizionare l’asticella in quel ruolo. Insomma se non è Carrus sarà un "pari-valore" e quindi sto tranquillo. 

Mi piacerebbe vedere poi un sussulto dalla campagna abbonamenti. Il mio "sogno" personale è arrivare a quota dodicimila, una cifra raggiungibile con l’entusiasmo che registro tra i tifosi.

E’ bene sapere che questo dato è in realtà un dato che vale tantissimo: è il vero valore aggiunto di una società.

Dodicimila abbonamenti in Prima Divisione significano tante cose. Anche che il Verona in questa categoria non ci deve stare. Ma sarebbero una spinta a Martinelli, il suo primo vero socio e a mio avviso lo spingerebbero ancora di più a dare forza al suo progetto.

E diventerebbero un vincolo di sangue con la nuova squadra costruita da Bonato: noi ci siamo ora tocca a voi. 

Aspetto e vi leggerò appena possibile. Buone ferie a tutti

ORA C’E’ UNO STILE

 "Dillo, dillo". L’invocazione-invito del tifoso che ha chiesto a Remondina di abbandonare ogni cautela, anche se scaramatica, e la successiva ammissione del tecnico ("E va bene, abbiamo un sogno, andare in serie B"), è stato il riassunto della presentazione di questa mattina a Sandrà. Una presentazione sobria, ma carica di significati. Direi che se si cercava uno stile in questa società, lo stile è una delle caratteristiche che Bonato, Martinelli e Siciliano hanno portato.

Senza trionfalismi, consci che la concretezza è la base di tutto, il nuovo Verona è pronto a tuffare la propria prua nel mare. C’era emozione, sentimento nobilissimo, in molti dei presenti. Persino un navigato politico come il sindaco Tosi ha fatto fatica a parlare. Martinelli ha spiegato che lui era abituato a stare dall’altra parte, Pensalfini aveva quasi il magone.

A tutti brillavano gli occhi per l’opportunità di giocare in questa piazza. Semmai ce ne fosse bisogno, questa è la miglior prova che il Verona ha girato pagina. Ora, la parola al campo. Ma i segnali sono buoni (toh, una parola con la B…)

 

GLI ABBONATI DEL VERONA, FEDELI NEI SECOLI

 Come i carabinieri. C’eravamo, ci siamo, ci saremo. Per sempre. Fedeli nei secoli. Senza i tifosi, il Verona probabilmente sarebbe già polvere. Un baluardo contro qualsiasi tentativo di porcheria. Un freno alle speculazioni. Un muro invalicabile.

Non ho mai appoggiato, per principio, i boicotaggi degli abbonamenti. L’ho sempre considerato un dispetto fatto alla moglie. Un tagliarsi da soli gli attributi. Anche se ho capito che dietro al boicotaggio della scorsa stagione c’era solo un enorme, disperato e laconico grido d’amore.

Quest’anno per fortuna non siamo in quelle condizioni. Se Dio vuole, il buon Giovanni Martinelli ci sta facendo trascorrere un’estate tranquilla. Nessun problema d’iscrizione, solo polemiche da bar sport (Remondina sì, no, forse…etc). 

Ed allora, secondo me, quest’anno deve uscire la forza vera del popolo gialloblù. Dopo anni in cui farsi l’abbonamento è stato un vero e proprio atto di fede, quest’anno essere al Bentegodi è qualcosa in più.

Siamo alla vigilia di un anno zero, di una possibile rinascita. Certezze, è chiaro, non ce ne sono. Ma mille segnali ci fanno capire che l’aria è cambiata. Che è ora di tornare a prenderci delle soddisfazioni. E’ ora di tornare a vincere.

Io credo che dodicimila abbonamenti sarebbero un bel segnale. A Martinelli e a tutta la città. Un segnale importante: siamo qui. C’eravamo e ci saremo. A San Siro come a Busto. Scommettete che ci arriviamo?

PATTI CHIARI, AMICIZIA LUNGA

 Non m’interessa discutere di Pensalfini (buon giocatore) o Selva (mi dice Tiboni che ci ha giocato assieme, ottimo bomber). So che questo è quello a cui i tifosi tengono di più e so che le cinque X sullo schema di Bonato, sono la differenza tra una discreta campagna acquisti e una ottima.

Ma sinceramente adesso mi interessa di più il corso che questa società ha inaugurato, dopo un avvio, diciamolo francamente, in mezzo alle nebbie. Quel "mai dire mai" di Martinelli alla fusione con il Chievo, l’addio di Bovo e di Ficcadenti in circostanze "misteriose", non sono stati il miglior biglietto da visita.

Oggi però, fugati i dubbi sulla fusione (speriamo…) il nuovo Verona di Martinelli e Bonato  è uno spettacolo che assistiamo dietro ad un vetro cristallino.

Mai, francamente, mi era successo in molti anni di lavoro e di calciomercato, di vedere un ds aprire un foglio e pubblicamente spiegare come sarà la prossima squadra. Lo ha fatto Nereo Bonato e a lui va un sincero applauso.

Primo, perchè ha dimostrato di essere veramente convinto del proprio lavoro, secondo perchè ha spiegato con chiarezza il perchè delle sue mosse, terzo perchè questo riporta il Verona tra le società "normali". Anzi no: perchè nessuno ha mai fatto una cosa del genere e c’è sempre chi depista, chi nega l’evidenza, chi nasconde. Ed invece Bonato ha inaugurato un nuovo modo di fare calcio, diverso da tutti gli altri. Un modo di fare che potremo chiamare "patti chiari, amicizia lunga". Secondo me, un bel modo per tornare a vincere. In questo, almeno, il Verona è già un esempio da seguire.

IL VERONA GLOCAL

 Il mondo del calcio sta cambiando. C’è la crisi che martella duro (Kakà ieri ha detto di essere stato venduto per quello), soldi non ce ne sono più. Inter, Milan e Juve hanno cambiato strategie. La Juventus non arriva a D’Agostino dell’Udinese perchè costa troppo. Il Milan fa passare per due colpi di mercato l’acquisto di due bravi giovani come Zigoni e Beretta. L’Inter vorrebbe disfarsi di Ibrahimovic perchè costa troppo ma non trova nessuno nel mondo disposto a pagare quelle cifre allo svedese.

Parlo delle grandissime per arrivare a noi. Bisogna ripensare al modello calcistico, lontani i tempi in cui due società si scambiavano sette volte un giocatore aumentando ogni volta il suo valore nel bilancio.

Oggi bisogna stare attenti ad ogni euro che esce dalle casse. Ci sono una valanga di squadre che non si iscriveranno al prossimo campionato con gli attuali parametri.

Il nuovo modello può essere quello indicato dal Verona di Martinelli. Un Verona "glocal" fortemente radicato sul territorio, con dirigenti veronesi, un Verona a chilometri zero.

E’ una vecchia via, se volete, ma può essere molto efficace. Non serve spiegare a Bonato cosa voglia dire essere il ds del Verona. E neanche a Fattori. E nemmeno a Terracciano. Tantomeno di deve spiegare a Martinelli che valenza ha essere il presidente del Verona.

Un team di questo tipo sebbene con risorse finanziarie non eccezionali (ma chi ce le ha ora?) può fare la differenza. Bonato sta lavorando 15 ore al giorno. Terracciano ha la tenda canadese in sede. Fattori mangia pane e Hellas da una vita. Sanno benissimo che responsabilità c’è sulle loro spalle, sanno perfettamente che non si può prendere in giro nessuno. Per questo, fino ad oggi, hanno parlato chiaro e venduto poco fumo. Secondo me bisogna apprezzare questo cambio di rotta. Non hanno preso scorciatoie ma alla fine arriveranno a destinazione. Meritano fiducia, se non altro perchè sono veronesi. Come noi.

IL PDP

 

 C’è un partito silenzioso a Verona che è sempre in ebollizione, 365 giorni all’anno, anche quando non lo vedete e non lo sentite. E’ il partito che vorrebbe unire la storia delle due squadre di calcio della città. Per comodità lo chiamerei il Partito della porcheria, il Pdp. Questo partito è molto forte, ma anche molto debole al tempo stesso. E’ un partito che ha “sostenitori” ovunque. Tra i politici, tra i banchieri, tra gli imprenditori fino ad arrivare dentro le redazioni dei giornali. Il principale problema del Pdp è far digerire questa porcheria alla gente. Ecco perchè sono sempre al lavoro. A questo partito non piace chi fa “rumore”, chi racconta la verità, chi fa le domande scomode. Pensate un po’ che tra loro ci sono gli stessi che ancora oggi offrono vetrine televisive ai loro amici, dove entrano solo telefonate amiche, nessuna reale, altrimenti i “capi” del Partito potrebbero irritarsi e loro perderebbero il ruolo che gli è stato assegnato.

La Storia per questa gente è solo una “gabbia” da cui liberarsi, perchè “tiene prigionieri” i tifosi. Prigionieri di un’idea assurda (secondo loro): essere tifosi per sempre, nel bene e nel male, di una sola squadra di calcio. Argomenti ne hanno per carità: ad iniziare da quei contributi televisivi che lieviterebbero fino a garantire un futuro “radioso”. E poi ci sono le esposizioni bancarie che verrebbero “anestetizzate”, il futuro stadio, il marketing, gli abbonamenti… Il problema però resta: come far digerire la porcheria? Ed allora ci provano: gli argomenti usati ormai li conoscete. Partono da lontano, prendendo in esame la storia del Verona: in fondo, dicono, questa squadra ha già avuto delle fusioni. Sperando in questo modo di “minare” la nostra resistenza. Poi creano confusione: parlano di un giocatore del Chievo e lo paragonano ad uno del Verona del passato, come se fosse la stessa cosa. Fanno circolare l’idea che “il problema del Verona siano i suoi tifosi”, ghetizzando così i supporters più appassionati, quelli cioè che potrebbero opporsi fortemente alla loro porcheria. Teorizzano infine “alleanze” strategiche per creare quel clima di amicizia che potrebbe sbocciare nel fine ultimo da loro desiderato.

Quello che manca al Partito della porcheria è lo stessa qualità che mancava a Don Abbondio. Il coraggio. Tirano il sasso e nascondono la mano. Hanno paura. Paura della reazione della gente e paura dei tifosi. Per questo non sono rispettati da nessuno. Uscissero allo scoperto e dicessero: noi la pensiamo così: e voi? Magari aprirebbero un dibattito. Invece no. Agiscono nell’ombra, subdolamente, colorano le loro dichiarazioni di ambiguità, zone grigie in cui poter agire. Appaiono e scompaiono velocemente. Ma ci sono, credetemi, ci sono. E continuano incessantemente a scavare. Non sapendo, poveri loro, che le radici profonde non gelano. Mai.

SERVE UN ATTACCANTE CHE FACCIA LA DIFFERENZA

 Sarà anche l’uovo di Colombo. Ma da qui non ci si scappa. Per puntare a vincere, in qualsiasi categoria, bisogna avere un attaccante forte. Un bomber che faccia la differenza. Se ce l’hai hai già fatto il salto di qualità. Perchè poi, diciamocelo francamente, il resto può anche essere sufficiente. . Ecco perchè la questione della punta diventa di vitale importanza per il Verona.

Io credo che tanto più si spenderà in questo settore, tanto più il Verona avrà chance di salire in serie B. Non penso che "basti una punta di categoria". E credo che per quanto riguarda la punta centrale non si possano fare scommesse.

Almeno qui Bonato e Martinelli non dovrebbero badare a spese a mio avviso. Insomma, secondo me, se un colpo va fatto, va fatto proprio qui. E per colpo penso a quei nomi di categoria superiore che si sono letti. Bruno, Sforzini ma anche Varricchio, che non farebbe schifo…

A guardare bene anche Bonato, che ha portato a Sassuolo Zampagna nella scorsa stagione, la pensa così. Una squadra affidabile dalla difesa in su e una garanzia in fatto di gol là davanti.

Per anni Verona non ha avuto un bomber degno di questo nome. Per questo mi aspetto tanto da Martinelli: anche per far capire (con i fatti, mica con le parole…) che l’Hellas ora punta veramente in alto.

LA PAZIENZA DEL RAGNO

 Non sono mai stato una persona paziente. Chi mi conosce sa benissimo che questa virtù non mi appartiene. Ma nel corso degli anni ho voluto "sforzarmi" e ho apprezzato questa dote. La pazienza è uno stato d’animo che ti permette di assaporare le cose. E’ anche una "tattica". Paziento prima di attaccare, paziento invece di buttarmi a capofitto. La radice della parola riporta al latino patire e al greco pathos che vuol dire "soffrire". In quanto a sofferenza credo che come tifosi del Verona ne abbiamo "patita" fin troppa. Quando parlo con Nereo Bonato, ds del Verona, la parola "pazienza" viene abbondantemente usata. "Ci vuole pazienza" mi dice Nereo "perchè non possiamo sbagliare niente". Vorrei dirgli che di pazienza qui non ne abbiamo più, che ci siamo rotti le scatole di avere "pazienza" con tutte le dirigenze che si sono succedute, vorrei anche spiegargli che abbiamo avuto "pazienza" con Cannella e con Arvedi e prima ancora con Pastorello e abbiamo avuto "pazienza" quando siamo finiti in B dopo aver assaporato l’Europa e abbiamo avuto anche pazienza quando Remondina ha buttato via i play-off in questo finale di stagione. Ma capisco Nereo e capisco che ha ragione lui. Questo è un mercato dove serve pazienza, bisogna saper attendere il momento giusto, "puntare" un giocatore senza farlo sapere in giro e portarlo al momento giusto. Oltre tutto non possiamo far ricadere su Martinelli e il suo ds Bonato quanto è disgraziatamente successo al Verona sino ad oggi. Francamente loro di colpe non hanno, se non quella di aver acquistato il Verona salvandolo dal fallimento. Quindi prometto: sarò paziente, aspetterò di vedere la squadra di Remondina, Bonato e Martinelli, non griderò allo scandalo se perderemo una gara tra le prime tre o quattro. Pazienterò almeno dieci gare prima di dare giudizi definitivi ma sia chiaro che in quel momento guarderò la classifica. E quando la guarderò vorrò vedere un Verona tra le prime due, tre della graduatoria. Vediamo se la pazienza stavolta sarà premiata.

IL PRIMATO DEI SOLDI (E DELLE IDEE)

Il Cesena e il Padova vanno in serie B. Può avere questo risultato una valenza per il Verona? Sì, a mio avviso. Il Cesena e il Padova erano le due squadre favorite dai pronostici dopo l’ultimo mercato e alla fine sono state promosse.

Hanno speso, investito e sebbene con percorsi diversi sono arrivati all’obiettivo. Diversamente dagli altri anni in cui erano state premiate squadre che "venivano da lontano" (Sassuolo su tutte, ma con la multinazionale Mapei alle spalle…), questa volta il primato dei soldi (come sempre più spesso succede in serie A e in serie B, guardare le classifiche per credere) è uguale al primato sportivo.

Certo, il calcio è ancora fatto di idee, di buoni propositi e di progetti seri. Ma, ugualmente, è fatto di investimenti e di forza economica. E’ fatto anche da gente che sa spendere i soldi che ha a disposizione. Che senso hanno a Cremona le operazioni Morfeo e Riganò? Mentre a Padova Cesar, Patrascu e Jidayi alla fine hanno fatto la differenza.

Il nuovo Verona dovrà essere un impasto di tutto questo. Idee, ma appunto anche un bel po’ di soldi. Per essere vincenti subito come hanno spiegato Bonato e Martinelli.