MILANINTER

 

M: “Piacere Moratti”.

B: “Piacere Berlusconi”.

M: “Io sono imprenditore nel campo del petrolio”.

B: “E io ho tre televisioni, ho fondato Mediaset, sono editore. Quindi anch’io sono un imprenditore”.

M: “Io ho l’Inter”.

B: “E io il Milan”.

B: “E siamo due imprenditori”.

B: “Senti Massimo, visto che siamo due imprenditori ho avuto una grande idea…”

M: “Dimmi Silvio…”. “Due imprenditori devono guadagnare no?”

B: “Certo…”. E tu quanto guadagni ogni anno nell’Inter?”

M: “Perdo quasi 200 milioni di euro. E tu per il Milan?”

B: “Più o meno la stessa cifra… Una follia, francamente…”.

B: “E siamo imprenditori, vero?”.

M: “Certo”.

B: “Allora senti la mia proposta…”

M: “Dimmi Silvio”

B: “Che ne diresti di unire Inter e Milan?”

M: “Ma stai scherzando?”

B: “Per niente…”

B: “Guarda, ho già parlato io con la Moratti che è anche tua cognata ma è il sindaco del Pdl. Possiamo costruire un nuovo stadio alla Bovisa da mezzo milione di spettatori. Potenzialmente, pieno tutte le domeniche, raddoppiamo i ricavi e i costi vengono dimezzati perchè invece di pagare due squadre ne facciamo solo una con la metà dei giocatori”.

M: “E poi?”

B: “E poi pensa ai ricavi pubblicitari. Anche qui il doppio. E i diritti televisivi… Stavolta Murdoch lo facciamo saltare. E comunque se non li prende lui c’è sempre Mediaset…”.

M: “Vero, un affarone…”.

M: “Potrei anche starci. Ma scusa Silvio e chi mettiamo come presidente?”

B: “Beh, il Galliani una volta ha visto una partita dell’Inter…”

M: “Noooo dai Galliani no. Semmai si potrebbe mettere Suarez”.

B: “Ma stai scherzando? Suarez… Mi viene l’orticaria solo a pensarci. Perchè no Ruud Gullit?”

M: “Gullit? Mammamia, che brutta cosa che ha detto Silvio… Gullit? Proprio lui, non se ne parla nemmeno. Io pensavo a Mazzola”.

B: “Con quel baffetto? Mazzola? Non è televisivo, non è adatto. E poi è interista…”.

M: “E allora? Qualcosa contro gli interisti?”

B: “Certo. Sapete vincere nei derby solo segnando con la mano…”

M: “Intanto io ho vinto. E sono in testa al campionato…”

B: “Bella forza, io ho altro da fare, adesso che pensare al Milan… Ma il prossimo anno…”

M: “Il prossimo anno? Ah ah ah, mi vien da ridere. Già mi immagino Ibra sotto la curva dei Boys… 3-0 per noi, piglia e porta a casa”.

B: “Altro che Ibra, il futuro è nostro con Pato… Ho tenuto anche Ka

STURM UND DRANG

 Dicono: il calcio è cambiato. Bella scoperta. L’avete cambiato voi che l’avete ridotto a fenomeno da play-station, tenuto a galla non dalla passione della gente, non dagli stadi colmi di tifosi, ma dai diritti televisivi "gonfiati". La domanda da farsi non è "è giusta la fusione?". La domanda vera da fare è "esiste ancora la parola sport?". Se esiste, pur scritta in caratteri sempre più piccoli, allora la parola fusione è solo un purgante.

Se invece diciamo che quello è il "circo Orfei" e che andiamo allo stadio così come si va a vedere il cinema alla domenica allora possiamo parlarne. Ma di sicuro quello non è il mio calcio. E’ il calcio di qualche imprenditore che non avendo di meglio da fare nella vita s’è messo a fare di professione il presidente di una squadra di calcio.

Il fenomeno pallone se non ha la base della gente, del pubblico, dei tifosi è nulla. La fusione è nulla. Stiamo discutendo sul nulla. Non si dovrebbe nemmeno star qui a parlarne, perchè nel momento stesso in cui lo facciamo stiamo facendo un piacere a qualcuno che vuole che ne parliamo. E’ aberrante e francamente non so nemmeno perchè sto sprecando tempo a scrivere queste righe. Esiste la parola "sport"? No se pensiamo a Moggi e agli arbitri con i cellulari esteri, se pensiamo a Zamparini che un giorno fa calcio a Venezia e il giorno dopo va a Palermo. Sì se pensiamo che due domeniche fa eravamo in quindicimila ad assistere a Verona-Cremonese e pensiamo alle emozioni provate per una vittoria nel derby.

Ci chiamano romantici solo perchè abbiamo fede, passione e crediamo nei valori di uno sport. Solo perchè accettiamo le sconfitte e applaudiamo quando veniamo retrocessi. Ci chiamano romantici perchè seguiamo la nostra squadra in cinquemila in uno spareggio per la salvezza dalla C2. Ci chiamano romantici perchè siamo dell’Hellas e vogliono cambiare questo nome e questa storia. Non ci riusciranno. Perchè rinasceremo. Mille volte. E non ci ammazzeranno mai con il loro calcio finto da play-station e i loro maledetti diritti televisivi. Scusate la retorica, ma sapete: sono un romantico. Sturm Und Drang.

IL MIRACOLO DI SANT’ANTONIO

 Non aveva la faccia di un "imprenditore abile negli affari" e quindi "cinico" oggi Giovanni Martinelli. Entrato negli spogliatoi dell’Hellas Verona, Martinelli si è sciolto. Ha abbracciato i suoi ragazzi e poi i suoi collaboratori. Martinelli ha conquistato i primi tre punti da presidente del Verona e la sua faccia era quella di un qualsiasi appassionato, di un tifoso, che corona il sogno della sua vita. Questi sono i miracoli del calcio o se volete, il miracolo di Sant’Antonio. Perchè solo oggi è partita veramente l’avventura di Martinelli nel Verona. Un’avventura che lo porterà sicuramente a tanti successi, che lo "ferirà" per le delusioni, che lo farà soffrire e gioire. Scrivo queste righe perchè è proprio di fronte a questa passione che si fermerà qualsiasi discorso sulla fusione-acquisizione-inciucio-porcheria ed è su questa passione che noi tifosi facciamo leva. A mio avviso Martinelli se n’è già reso conto e vorrei proprio chiedergli stasera se in cuor suo sarebbe ancora così vago davanti alla domanda. Perchè una cosa è sicura. Da oggi pomeriggio il Verona ha nuovamente un presidente-tifoso alla sua guida. Un presidente che è anche imprenditore ma che sa benissimo che un tifoso dell’Hellas non può accettare assolutamente nessuna fusione-acquisizione-inciucio-porcheria. Un presidente che ha capito quanto bello sia vincere un derby. Anche se in Prima Divisione… Come diceva quella pubblicità? Ah sì… Certe soddisfazioni non hanno prezzo. Vuoi mettere andare in A da soli senza aiuti e senza porcherie che con la parola sport nulla hanno a che vedere?

SALVIAMO IL SOLDATO TIBONI

 Christian Tiboni è stata una delle cose belle della prima parte di campionato del Verona. Ha segnato sette gol e fatto palpitare i cuori. Il cucchiaio sul calcio di rigore è stata una "mattata" degna di Zigoni. Il Tibo-gol si è affezionato ai colori dell’Hellas come pochi giocatori ho visto fare negli ultimi anni. Dopo l’ultima gara del 2008, Tiboni si è infortunato. E da allora non ha trovato posto nell’Hellas. Spezzone di partita a San Benedetto, spezzone domenica scorsa.

Nel frattempo abbiamo ritrovato Girardi. Due doppiette, cinque gol in totale. Vuol dire che Girardi e Tiboni, insieme hanno già segnato dodici gol. Un patrimonio per l’Hellas che però non si riesce a sfruttare contemporaneamente. E questo francamente è incredibile anche perchè i due non hanno caratteristiche simili. 

Guardate la tipologia delle reti. Tiboni segna sempre (quasi) lanciato con la faccia rivolta alla porta, aggredendo lo spazio, andando in profondità. 

Girardi ha segnato tutte le reti alla Paolo Rossi, dentro l’area di rigore, spesso quella piccola, magari dopo una spizzata di testa. Possibile, mi chiedo, che Tiboni e Girardi, cioè il meglio del nostro attacco (in attesa del rientro di Rantier) non possano giocare assieme? Possibile che ora che funziona Girardi, Tiboni sia costretto a restare in panca per giocare mezz’ora alla fine, lui che non è un giocatore da mezz’ora finale? Boh… Fosse per me, salverei il soldato Tiboni e a Padova affiderei a lui e a Girardi le chiavi dell’attacco. E senza nemmeno grandi riflessioni.

GUARDIAMOCI ALLE SPALLE

 

Potrei essere arrabbiato ma non lo sono. Ho scoperto poco fa che Riganò pesa più di me… 107 chili mi hanno appena detto. Così mi consolo… Anzi no… Porca vacca abbiamo preso gol da Riganò? Da uno di 107 chili? Mi sembra incredibile. E abbiamo perso. Mi sembrano evidenti gli errori di Remondina.

Insomma, se hai uno come Rantier in serie C, non ci sono discorsi… Lo devi far giocare. Tanto è stato evidente il cambio di passo che Rantier ha dato nel secondo tempo che non averlo inserito dall’inizio è stata una bestemmia. Gomez con Girardi non ha mai dato profondità, la squadra era piatta, i tiri in porta, gol a parte, sono stati zero.

Rantier ha fatto espellere Bianchi, ha dato vivacità, ha creato quella superiorità numerica che nel calcio moderno è merce rara. La sua espulsione è stata ingiusta, quasi che l’arbitro a compensare quelle della Cremonese, avesse voluto togliere all’Hellas il migliore per mettersi l’anima in pace.

C’è poco da dire e da fare se non l’essere realisti. L’aggancio ai play-off ormai viene rimandato da troppe domeniche, la squadra deve mettere fieno in cascina per non cadere troppo indietro, poi se avanza tempo e partite si può anche provare a fare il salto di qualità che ora non appare ancora possibile.

La Cremonese non è squadra di fenomeni. A parte Riganò, Morfeo ha toccato tre palloni e fatto fare due gol. Il Verona come all’andata ha preso tre reti. Questo vuol dire qualcosa. Siamo nella parte destra della classifica. Guardiamoci le spalle. Così, giusto per evitare l’uccello padulo.

CHE LA FESTA COMINCI

 

Penso che sia giusto togliere il cancro del razzismo. Mi rifiuto però di dire che le tristezze di questi anni siano colpa dei tifosi. I tifosi dell’Hellas sono stati in questo periodo l’unico baluardo contro porcherie di ogni tipo. E sono convinto che continueranno ad esserlo. Senza i tifosi il Verona sarebbe sparito da tempo.

E’ importante capire che questi sono due piani ben distinti. I delinquenti sono una cosa, i tifosi dell’Hellas sono un’altra. E quando parlo di delinquenti lo faccio a 360 gradi. Non è meno delinquente chi rovina una storia centenaria per affari personali rispetto a chi compie una rapina o picchia una ragazza una sera d’inverno vicino ad una delle piazze più belle del mondo. Magari in guanti bianchi e con una faccia presentabile ma sempre un ladro rimane.

Questo per essere chiari. A prescindere dai vari "gestori" dell’Hellas Verona, i tifosi restano il patrimonio più grande e per certi versi "sono" l’Hellas Verona. Come detto: un baluardo, un ostacolo magari, per qualcuno. 

Domenica Giovanni Martinelli andrà sotto la curva dell’Hellas Verona, così come ha fatto Piero Arvedi. Martinelli se la guardi bene quella Curva e quello stadio tutto, cerchi di assorbire ogni vibrazione che percepirà, ogni emozione, ogni sentimento.

E quando farà delle scelte, mi auguro, che immetta quelle vibrazioni, quei sentimenti, quelle vibrazioni. E si ricordi: con quei sentimenti, con quelle emozioni, con quell’amore non si può giocare, nè scherzare. L’Hellas è questo, gente orgogliosa che sa cos’è la sofferenza, che non ama "scorciatoie". Sportivi veri, forse gli ultimi "romantici" rimasti in Italia.

E adesso che la festa cominci. E che sia una grande festa!

 

 

TUTTO IL BLOG INVITATO STASERA ALLA PUNTATA SPECIALE DI TGGIALLOBLU CON MARTINELLI

 

E’ la prima volta in assoluto che un avvenimento televisivo si intersecherà così strettamente con il mezzo Internet.

Come annunciato stasera, dalle 21 alle 23.15, Giovanni Martinelli nuovo presidente del Verona sarà negli studi di Telenuovo per una puntata speciale di Tggialloblu.

Due ore in diretta con il presidente ad altri importanti ospiti che interverranno anche telefonicamente.

Naturalmente la trasmissione sarà aperta alle telefonate in diretta ma sarà soprattutto aperta a tutti gli amici del blog Vighini che vorranno intervenire con le loro considerazioni.

Postate, fate domande al presidente, discutete. Stasera siete tutti ospiti di Tggialloblu.

LA CHIAVE DELLO STADIO

Martinelli  l’ha detto chiaro e tondo dopo l’incontro con Tosi. Mentre si parlava di un possibile avvio di un progetto stadio con il sindaco, qualcuno ha buttato lì una battuta: "Sì ma non faremo mica uno stadio nuovo per giocare con la Pro Patria…". Martinelli ha sorriso e poi ha detto: "Certo che no, sarebbe uno spreco. Per fare lo stadio nuovo, prima di tutto bisogna fare un Hellas Verona forte".

Ecco, questa è la chiave di tutto. Un Hellas Verona forte, solido, un Verona che sia in una categoria adeguata (per me solo la serie A è categoria adeguata…). Mi piace da matti questo tipo di approccio che è lo stesso che Massimo Ficcadenti aveva dato qualche anno quando in un titolo del Gialloblù Illustrato disse: "Prima il Verona forte, poi lo stadio", bloccando in qualche modo l’agitarsi di Pastorello che anteponeva la questione. Errore madornale che ha fatto anche Arvedi. Il buon Piero probabilmente aveva sbagliato proprio l’approccio alla questione. Lui sosteneva: "Se mi fate fare lo stadio, faccio un Verona forte". Il che faceva presagire che dietro l’Hellas si agitasse una "spectre-affaristica" che usava l’Hellas per arrivare a mettere le mani su appalti milionari. In realtà sono convinto della buona fede di Arvedi che intendeva costruire una specie di "Fondazione" in modo che la società calcistica non avesse più problemi a prescidere dalla proprietà.

Ma appunto il suo progetto poggiava su un’errata valutazione. Solo un Verona forte può permettere al sindaco di affrontare la questione senza il sospetto che dietro alla costruzione dello stadio ci sia il solito partito degli affari.

Devo dire che in questa "comunicazione" così aperta, diretta e senza sotterfugi il sindaco ha evidenziato veramente un modo diverso di fare politica. In altri tempi queste questioni le dibattevano in tre, quattro persone di questa città e noi saremmo stati informati solo quando il progetto stava per prendere il via. Oggi Tosi e Martinelli l’hanno fatto davanti alle telecamere di Telenuovo. E con Martinelli consapevole che prima di tutto bisogna risollevare il Verona dalla melma in cui è finito. Che poi è la cosa che interessa di più a noi tifosi.

ARIA NUOVA

Sarà il campo a dire se Ficcadenti ha lavorato bene al calciomercato. Di certo c’è che era impossibile fare di più e credo di meglio.

Le operazioni che Massimo aveva preparato già alla fine di dicembre sono tutte svanite. Impossibile agire senza avere la certezza di avere in mano il Verona.

La cosa più strana di questa giornata è stata sentire che i giocatori sono arrivati a titolo definitivo. Per un istante (anche lungo) mi pareva di non lavorare più con interlocutori del Verona. Tanto ero abituato alla formula consueta: prestito con diritto di riscatto, comproprietà, prestito secco. Non avevo ricordi di giocatori acquistati a titolo definitivo. Ficcadenti ha lavorato per portare una seconda punta ed è arrivato Rantier. Un terzino sinistro ed è arrivato Pugliese dal Monopoli. Ha poi scommesso una cifra su Simon Vanderhoeght che mi dice essere un talentuoso centrocampista con passaporto comunitario. E’ riuscito anche a liberare la società di un ingaggio come quello di Morabito per avere un altro difensore come Axel Vicentini.

Da quello che ho capito oggi è l’ultima volta che vedremo un calciomercato all’ultimo giorno. Da oggi in poi le parole d’ordine in casa Hellas saranno programmazione, progettazione, investimento. Per i ragazzi dell’attuale rosa, un’occasione d’oro. State certi che chi se lo meriterà di più continuerà a vestire la maglia dell’Hellas anche il prossimo anno perchè questa società ha intenzione di creare basi solide.

Infine le parole di Martinelli sul razzismo. Le ha pronunciate con semplicità ma con chiarezza. Non per alzare polveroni nè polemiche ma per mandare con amicizia un messaggio chiaro a tutti. In fondo è l’uovo di Colombo. Fare buuh, essere razzisti ed esternarlo allo stadio, penalizza la società. Punto. Non ho difficoltà a pensare che Martinelli fermerà il suo progetto se stancato o tirato in mezzo a polemiche di questo tipo. Oggi chi fa buuh è nemico dell’Hellas. Altro non ho da aggiungere.

ANDIAMOOOOO

 

La telenovela è finita. Il Verona è di Giovanni Martinelli.

E’ dura per me descrivervi in che stato d’animo vi sto comunicando questa notizia. Non riesco a essere distaccato, come magari bisognerebbe essere.

Ho visto nascere, progredire, naufragare e poi rinascere questa trattativa. Ho vissuto mille momenti, mille retroscena che, magari, un giorno, vi racconterò.

Oggi non è questo l’importante. Oggi la cosa importante è avere salvato il Verona ed è avere trovato un imprenditore veronese che lo abbia fatto.

Mi sarebbe piaciuto che tutta la città avesse accompagnato con più spinta e più ardore il suo tentativo. Invece ad un certo punto è sembrato quasi che Martinelli desse fastidio e che si volesse ostacolarlo. Ho archiviato come "invidie" provinciali certi stupidi commenti. Mi sono chiesto se ci fosse un disegno e dove si volesse arrivare. Purtroppo stupidi quaquaraqua hanno continuato a insinuare dubbi e false notizie di cui un giorno, almeno davanti alla pubblica opinione dovranno rendere conto.

Già gli ostacoli… Ce ne sono stati sino all’ultimo, proprio all’ultimo secondo. Oggi per un paio d’ore abbiamo vissuto un dramma. C’è stato un tentativo di far naufragare la trattativa, un "disturbo" vergognoso che pareva uscire da un copione di un film. Per fortuna, niente e nessuno hanno fermato Giovanni Martinelli.

Credo che tutta la città debba dire grazie al giudice Gattiboni, al commercialista di Martinelli,Luigi Belluzzo, all’avvocato di Arvedi Luca Giacopuzzi, all’onorevole Fogliardi e all’avvocato Emanuele Rimini che ha dimostrato alla fine della trattativa di essere quello straordinario professionista che sapevamo essere.

Non si può scordare adesso Piero Arvedi. Esce da sconfitto, purtroppo, perchè i risultati non l’hanno premiato. Arvedi si è fidato di gente della peggiore risma e questa è la sua colpa. Ma non possiamo dimenticare quello che Arvedi ci ha rimesso in questa avventura e il fatto che per seguire il suo Hellas, oggi sia su un lettino d’ospedale a lottare tra la vita e morte. Con Arvedi ho avuto mille scontri ma alla fine gli ho veramente voluto bene come si vuole ad un nonno testardo che fa più marachelle di una bambino. Lo aspettiamo allo stadio perchè, comunque, il Verona resta sempre anche un po’ suo.

Infine voglio salutare il ritorno di Massimo Ficcadenti. Cannella mi fece una telefonata dopo aver portato il Verona in serie C, accusandomi di essere "amico" dell’allenatore da lui esonerato, quasi che questo fosse una colpa.

Beh, lo dico forte e chiaro perchè tutti possano sentirlo. Sono ONORATO di essere amico di Massimo Ficcadenti, l’unico in mezzo a mille mercenari, che ho visto amare il Verona in modo viscerale. E altrettanto sono fiero di NON essere MAI stato amico di uno come Peppe Cannella. Questo non toglie che nei miei giudizi futuri vincerà sempre l’onestà intellettuale e morale che tento sempre di alzare come mia personale bandiera.

 Ma soprattutto continuerò a lottare per il bene dell’Hellas Verona come ho fatto strenuamente negli ultimi vent’anni. 

E adesso, perdonatemi ma devo tirare uno dei miei urli che presto tornerò a fare anche allo stadio

ANDIAMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO