QUELL’IMBECILLE DI MIO CUGGINO

 Arieccole. Ci risiamo. E’ dicembre. E come ogni anno ci sono tradizioni che non possono mancare. Accanto ai banchetti di Santa Lucia, immancabile come la Notte santa e la Stella Cometa, ecco la tradizionale cerimonia della "cessione dell’Hellas". Sempre così, sempre uguale, ormai da duemila anni a questa parte.

In principio fu Pastorello. Si avvicinava dicembre e la chiusura dei bilanci ed ecco che l’abile uomo d’affari vicentino allestiva il suo personalissimo teatro in cui andavano in scena memorabili commedie. Un giorno il Pastorello venne proprio al mio microfono e disse una frase che ancora oggi è scolpita nei nostri cuori: "Manca solo la firma". Duemila anni dopo quella firma la stiamo ancora aspettando, come stiamo aspettando conferma a quello che le grancasse di allora (oggi come allora nulla è mutato nel tempo…) avevano annunciato: cambio di consegne in una gigantesca cerimonia alla Gran Guardia. Omettiamo per pura decenza di fare nomi e cognomi.

E venne il tempo della cessione a Percassi, anzi che dico a Berlusconi in persona… Vi ricordate. Era proprio dicembre dello scorso anno. Fiumi di inchiostro e di parole. E non mancava nemmeno mio cuggino, mio cuggino… Massì dai perchè come dice Elio, tutti noi abbiamo un cuggino informatissimo che la sempre più lunga di noi. Mio cuggino è quello che si alza una mattina e ti dice al bar: hai sentito? Il Verona è venduto. Di più: manca solo la firma. Me l’ha detto mio cuggino. Mio cuggino, un giorno, ha deciso di spararla grossa. Ha detto che il Verona l’aveva preso un imprenditore dei trasporti capace di fare a cazzotti con l’"itagliano" che quando gli hanno riferito la notizia per un pelo non prende a cazzotti anche chi gliel’aveva riferita.

E poi abbiamo scoperto che il Berlusca non c’entrava nulla e neanche il Percassi, tantomeno l’imprenditore dei trasporti. C’era solo un truffatore falsario che pagava i beni comprati con valigiate di "euri" falsi e che in cantina teneva pomodori andati a male. Speravamo di essercela cavata, speravamo che la lezione fosse servita. E invece no. ‘Sto maledetto informatissimo cuggino continua a parlare. Ogni giorno. Vomita informazioni a vanvera, fa cifre è sicuro di tutto. Cioè di niente come al solito. Il fatto è che se veramente ci fosse qualcosa di vero, con tutto il can can innescato si rischia di far saltare tutto. Perchè qui basta mezza parola, mezzo sibilo che l’affare va per aria.

Già il Conte Arvedi di suo ha un carattere terribile. Un giorno è bianco e un giorno è nero, l’altro è grigio. Un giorno è depresso per l’Hellas che perde e vuole cacciare via tutti e l’altro vuole restare pronto a giocarsi un’altra paccata di milioni di euro (ei toi i schei? Ti chiede quando cerchi di fargli capire che così non può più andare avanti). Se poi si aggiunge anche mio cuggino a fare confusione è davvero finita. E l’affare salta anche stavolta, proprio quando (direbbero Pastorello e i suoi amici) mancava solo la firma.

A questo punto mi viene un dubbio: ma siamo sicuri che il cuggino oltre ad essere un imbecille disinformato non sia anche un (pelino) in malafede e che alla fine del Verona a lui non importi nulla e che tenda solo a impedire che il vecchio Hellas diventi una società più forte e più solida perchè magari così avvantaggia qualcun altro? E’ l’unica domanda a cui mio cuggino non sa rispondere, ma io un’idea ce l’ho.

 

TIBO-GOL

Non m’importa di nulla e di nessuno. Non me ne frega un’acca se abbiamo rischiato di pareggiare, se Remondina ha sbagliato i cambi, se il Verona sembra un’altalena invece di una squadra.

Per una domenica accantono la depressione cronica che ci attanaglia da anni, la dietrologia da spy-story (vendenonvendeachivende?), i delinquenti e i falsari che abbiamo visto scorrere qui in Piazza Bra.

Per una domenica voglio cogliere l’attimo e godermi questo piccolo sprazzo di felicità che mi ha regalato ‘sto ragazzone biondo, alto imponente, un brao-butel come diciamo noi a Verona.

Per una domenica, un attimo forse sfuggente, posso urlare TIBO-GOOOOOOOOOOOOOOOOOL?

L’ORA X PER ARVEDI E PER L’HELLAS

 

Chiedi ad Arvedi: scusa Piero ma il Verona è in vendita? E lui risponde: “E’ sempre in vendita”. Ma stavolta pare proprio vero. Il Verona è in vendita, Arvedi è arrivato ad un bivio. O spende ancora, tanto tantissimo per tenere a galla l’Hellas o molla tutto, frena l’emorragia di soldi, accettando di aver perso comunque una valanga di denaro ma mettendo la parola fine alle sue perdite che stanno diventando di proporzioni bibliche.

Siamo all’ora X, dunque, una delle tante ore X che abbiamo incontrato in questi anni di racconti sulla telenovhellas. L’operazione riduzione dei costi imposta da Previdi, assieme ad una rifondazione della squadra scaligera, è conclusa. Ora il Verona ha bisogno di energie fresche (leggi denaro) per tornare grande.

Arvedi al momento non può (o non vuole) garantire questo. Tra pochi giorni ci sarà da compiere un’altra ingente ricapitalizzazione del bilancio dell’Hellas e poi Arvedi dovrà spendere ancora per la gestione ordinaria. A quanto si sa il Verona è regolare con gli stipendi dei giocatori (restano fuori ottobre e novembre) assolutamente in posizione migliore rispetto a tante altre società. Ci sono stati comunque dei ritardi con gli stipendi delle giovanili e qualche scricchiolio che forse sono piccoli campanelli d’allarme. Per tornare in serie B, Arvedi dovrebbe inoltre allargare ancora i cordoni della borsa.

Si è vociferato di un suo contatto con Foschi nei giorni scorsi. L’ex ds ha effettivamente parlato con Arvedi. Difficile però accetti un programma al ribasso e senza soldi da spendere. Foschi non è tipo da accettare programmi triennali. Se arriva a Verona vuole vincere subito. Può Arvedi garantire questo? Non da solo, forse con qualcuno a fianco. Per questo Foschi ha cercato qualche imprenditore di buona volontà. Ricevendo (a quanto sappiamo) solo gentili rifiuti.

Una trattativa resta in piedi. Importante e slegata da Foschi. Pare fortemente sponsorizzata dalla banca con cui il Verona lavora da anni e che oggi vorrebbe dare alla società calcistica una “visione” più industriale (nel senso di progetto) e meno volta al mero patto bancario firme-garanzie-credito.

Un’offerta al Conte non alta magari quanto vorrebbe lui,  ma la certezza di ripianare il bilancio, di fermare l’emorragia e di ripartire forte a gennaio con una grande campagna acquisti. Nomi è meglio non farne per non turbare l’ambiente in un momento così delicato. Per questo è molto importante, quasi fondamentale che la squadra resti attaccata al carro play-off. L’ora X si sta avvicinando.

GENNAIO SI AVVICINA…

 Il Verona m’è piaciuto. La squadra cresce, Remondina non è Salvioni. Sono buone notizie. L’Hellas è a ridosso delle prime a una manciata di punti in una situazione tutta diversa rispetto a quella della scorsa stagione. L’operazione repulisti si sta concludendo felicemente.

Alcuni gialloblù stanno mantenendo le attese. Altri stanno emergendo. L’occasione di creare finalmente un nucleo vincente è a portata di mano. La Prima divisione di quest’anno mi pare di livello medio basso. Se la Pro Patria è prima in classifica, allora anche il Verona può dire la sua. Parlare di anno di transizione a questo punto rischia di diventare una bestemmia. La Cremonese ha perso anche oggi, il Padova è stato battuto dal Monza, non s’intravvede all’orizzonte un’ammazza-campionato. La lotta è apertissima e il Verona ci deve far parte.

L’Hellas può e deve puntare ai play off e alla serie B già quest’anno. La società ha il dovere a questo punto di crederci. A gennaio deve dare il segnale. Dopo la rivoluzione estiva bisogna fornire a Remondina i giocatori giusti per rafforzare la squadra. Ma sul mercato bisogna andarci con i soldi. Non ne servono molti ai costi attuali. Diciamo una mezza milionata di euro. Per non buttare via l’occasione della vita. 

LA SERIE A, I GIORNALISTI, TIBONI E GLI SPECIALISTI DEL “CTRL C-CTRL V”

Vorrei parlarvi di un aspetto della mia professione. Ieri, martedì, sono andato allo stadio Bentegodi per fare le interviste.

Al di là del fatto delittuoso di vedere il Verona in una categoria assolutamente non consona, devo dirvi che è veramente emozionante intervistare questi ragazzi.

Cercate di non fraintedermi: non è la favoletta della volpe e dell’uva. Non vorrei che qualcuno subito dicesse, "ma come Vighini, meglio intervistare Tiboni che Ronaldinho?". La questione non è questa. E’ che in questi anni il nostro lavoro è molto cambiato. In peggio.

Filtri assurdi imposti dagli uffici stampa, televisioni a pagamento che la fanno da assolute padrone, addirittura un presidente di Lega che tira le orecchie ad un allenatore per aver (legittimamente) mandato a quel paese un giornalista. E solo perchè quel giornalista parla da una tivù che sborsa milioni di euro per avere un’intervista. Prima di quell’episodio Matarrese non aveva mai alzato un dito per fermare i mille silenzi stampa.

Luca Fioravanti domenica scorsa al Meazza non ha intervistato Ronaldinho. Ha intervistato Di Carlo e Bentivoglio in uno scantinato (guardare le immagini, prego…). A Verona l’ufficio stampa della Fiorentina non ha portato Prandelli e solo perchè un collega si è incazzato, Gilardino è arrivato ai nostri microfoni.

In serie A alla domenica vedo giornalisti della carta stampata prendere (ricalcare) le interviste dalle tivù satellitari. Sulla Gazzetta (non sull’eco della Val d’Ossola) leggiamo sempre più spesso le cronache di un’intervista televisiva invece di leggere le domande del cronista della rosea.

Non è più possibile avvicinare un campione. Durante la settimana gli uffici stampa decidono chi far parlare. Mai un giocatore in difficoltà. Per esempio: al Chievo adesso sarebbe interessante sentire Pellissier. Ed invece ecco Malagò e Luciano.

Tutto questo senza che la nostra categoria muova un dito. Non c’è nessuno che si lamenta e che prende posizione. Due anni fa dopo che Del Neri decise per motivi suoi di non parlare con i giornalisti presi la decisione che Telenuovo non lo avrebbe più intervistato. L’iniziativa fece scalpore ma non m’importava. Era una questione di principio per far capire a Del Neri che senza media e senza tifosi lui non sarebbe andato da nessuna parte.

Tutti si adeguano. Si è perso il gusto di sentire direttamente i protagonisti, di andare alla fonte. Oggi con internet i giovani giornalisti sono diventati schiavi del ctrl c e del ctrl v. Uno fa le domande gli altri copiano. Il bello è che una notizia sbagliata viene replicata all’infinito. L’anno scorso di questi tempi c’era chi reputava la panzana della cessione un "buco". Nessuno che si è chiesto se fosse vera, se veramente ci fosse Percassi o se il Lancini di cui si parlava era veramente quello che si pensava.

Ho ancora registrata una telefonata all’ufficio stampa di Percassi in cui si smentiva quella cessione, e uno alla moglie dell’imprenditore edile Lancini che diceva che loro con quella storia non c’entravano niente. Per questo sono sempre stato scettico su quella cessione. Bastava semplicemente andare alla fonte, invece di correre dietro alle notizie di qualche buontempone (chiam

IL VALORE DI UNA VITTORIA

No, stavolta non è una vittoria come le altre. Primo perchè il Novara è stata la più bella squadra che abbiamo visto al Bentegodi. Secondo, perchè i tre punti erano indispensabili per la classifica. Terzo, perchè dopo tanta sfiga anche al Verona è toccata un po’ di fortuna.

E poi c’era quella "minaccia" di Arvedi che voleva esonerare Remondina in caso di sconfitta. Una decisione che avrebbe avuto lo stesso effetto di una guerra nucleare, ricacciando il Verona all’età della pietra.

Le intenzioni del vecchio proprietario hanno in realtà avuto lo strarordinario effetto di "cementare" il gruppo, come mai si poteva immaginare.

Tutti (o quasi…) coalizzati attorno a Remondina e una volta tanto senza star lì a parlare del 4-4-2, del 4-3-3 o di altri numeri ameni. Perchè alla fine il calcio è una scienza semplice. Tu fai gol e vinci. Gli altri sbagliano e perdono. Spesso è capitato a noi, oggi è successo al Novara.

Oggi sono convinto che non sia una vittoria come le altre. Oggi abbiamo scoperto che Tiboni è davvero quel talento di cui si vociferava qualche anno fa, che Parolo è un centrocampista di qualità, che Bellavista, non sarà Pirlo, ma quando gioca così fa paura a tutti. E persino Campisi, buttato dentro al posto del capitano ha fatto una buona partita.

Ora la cosa più importante è non rompere questo fragile cristallo che miracolosamente si è venuto a creare. Il Verona è bello così: un po’ sbarazzino, un po’ folle. Se ricominciamo a fare calcoli, a voler "gestire" le partite", a alterare gli equlibri, mandiamo tutto a monte.

E Pierino Arvedi se ne stia fermo, calmo, tranquillo. Chiarisca con se stesso cosa vuol fare dell’Hellas (ricapitalizza? vende? rilancia?) ma senza scuotere l’ambiente. Anzi, no. Visto quello che ha ottenuto stavolta, faccia sapere a Remondina che anche per la prossima gara resta in bilico. C’è la Pro Patria, vuoi mai…

CARO ARVEDI, NON PUOI AVERE LA BOTTE PIENA E LA MOGLIE UBRIACA

L’anno scorso, grazie a Cannella, Arvedi ha sborsato una valanga di milioni di euro. I contratti "regalati" ad alcuni giocatori erano di vergognoso livello considerato il rendimento. Quella squadra costata un’esagerazione per la serie C, ultima dal primo all’ultimo minuto del campionato, salva solo perchè qualche volta i miracoli avvengono, ha costretto Arvedi a ricapitalizzazioni forsennate.

Impossibile continuare con quel trend. Il Verona non è un ramo d’azienda per Arvedi, è solo un’idrovora mangia-soldi, soprattutto se gestito nel modo in cui è stato gestito. Insomma per evitare al Verona il fallimento e riportarlo (forse) sul mercato (nel senso di un’azienda che possa ancora essere acquistata da qualcuno) era necessaria una cura da cavallo.

Previdi e Prisciantelli hanno fatto questo. Hanno ridotto di un terzo gli stipendi, favorendo l’uscita di quei giocatori che costavano di più. Hanno acquistato giovani cercando di coniugare risultati e costi. Il Verona avrà dei soldi per le valorizzazioni e altri soldi arriveranno dal conteggio dei minuti giocati dai baby.

Ma non solo: se Arvedi vorrà, c’è anche la possibilità di costruire qualcosa per il domani. Campagna, Parolo, Bergamelli, Ceccarelli, Moracci, Tiboni, Gomez possono diventare l’inizio di un ciclo. Tutte le squadre vincenti degli ultimi anni sono state costruite così. Sassuolo, Cittadella, ma anche il Grossetto che sta veleggiando verso la serie A dopo essere stato vincente in C.

Non credo sia una bestemmia dire che, pur non brillando in modo particolare, a questo Verona manchino tre, quattro punti. La gara casalinga con il Lecco era da tre punti, quella con il Ravenna almeno da pareggio, forse si poteva vincere a Sesto, non era scandaloso pareggiare a Cremona. Con tre, quattro punti la classifica avrebbe tutt’altro sapore.

Nell’analisi critica possiamo imputare qualcosa a Remondina (deficit di personalità, preoccupanti alti e bassi, tanta confusione sia tattica sia "ideologica), ma nel giudizio dobbiamo tenere presente anche gli ostacoli con cui l’allenatore ha lavorato: tanti giocatori giovani, molti dei quali da costruire sia tatticamente, sia tecnicamente e una squadra rivoluzionata (a Sesto sono andati in campo sette undicesimi diversi rispetto alla scorsa stagione).

Arvedi, mi dicono, non è contento. Non lo siamo neanche noi e non credo lo sia Previdi. Però Arvedi nella sua analisi deve anche tenere conto di quello che lui ha speso per questa squadra. Se non lo facesse barerebbe con se stesso. Capisco se avesse preso Guidetti, Corona, Rantier, Biasi, Varricchio, Rabito e si trovasse a 12 punti: sarebbe giustissimo puntare l’indice su management e allenatore. Ma in questo momento "tagliare" il tecnico sarebbe una mazzata destabilizzante fino a provocare conseguenze pesantissime. Di tutto ha bisogno il Verona meno di una nuova rivoluzione societaria. Lo dico ora in tempi non sospetti. Così com’è il Verona, senza Previdi e Prisciantelli rischia di precipitare in Seconda divisione e senza nemmeno passare dal via. 

 A meno che Arvedi non abbia già pronti due o tre milioni di euro da buttare sul mercato a gennaio per rinforzare la squadra. Allora sarebbe tutta un’altra musica. Ma dubito che questi soldi ci siano in questo momento in casa Hellas…

PUNTI DI VISTA

Dipende dai punti di vista. Se pensi che eri sotto per 2-0 e alla fine hai portato a casa un punto è andata bene.

Se guardi alla reazione della squadra, al gol di Scapini, a quello di Tiboni, all’orgoglio che ad un certo momento è venuto fuori, allora puoi essere fiducioso.

Se invece guardi al primo tempo, al primo gol di Berretta dopo tre minuti, a quelli sbagliati da Scapini, al gol annullato dall’arbitro che poteva essere ko definitivo, c’è poco da stare allegri.

Se infine pensi che sei il Verona, che questa è la Lega Pro Prima Divisione e che la classifica comincia a prendere una piega non felice, c’è di che incazzarsi.

Questione di punti di vista.

Appunto.

LA TRAPPOLA

 Lo so, lo so. Le insopportabili provocazioni della presidentessa della Pro Sesto (quella che ha aggredito recentemente un arbitro, con relativa squalifica fino al 4 novembre scorso…) sarebbero da pedatoni nel sedere per tutta la durata del tratto autostradale che divide Verona da Sesto.

Alla ricerca del suo personale quarto d’ora di gloria la signora ha trovato facile materiale da cui decollare per le prime pagine dei giornali accusando i veronesi di razzismo. Tutti i veronesi, non pochi scemi ululanti.

Facile, facilissimo. 

Siccome giocheremo di nuovo contro la squadra del presidente Pasini, il rischio che la signora voglia aumentare il suo quarto d’ora di gloria fino a farlo diventare una mezz’oretta è dietro l’angolo. 

Conoscendo l’abilità di certa stampa nel trattare le notizie, stereotipandole in una marea di luoghi comuni, la trappola è ben visibile, credo, a tutti.

Ora secondo me solo un imbecille con la patente, sapendo tutto questo ci andrebbe a finire dentro.

Poichè è anche ora di dire che ci siamo rotti con i quattro deficienti che strumentalizzano la nostra passione a fini politici, si sappia fin d’ora che questi signori, se vorranno finire nella suddetta trappola lo faranno provocando un danno enorme a tutti noi che amiamo l’Hellas e vogliamo bene alla nostra fantastica città.

LE PAROLE DI PREVIDI E… LA CARTA DELLA DISPERAZIONE

 

Sto ancora cercando di trovare una chiave di lettura alle parole di Nardino Previdi. Sollecitato da Tggialloblu.it a tracciare un bilancio, passate dieci gare di campionato, come lui aveva promesso Previdi ha in sostanza detto che:

  1. al Verona mancano tre, quattro punti in classifica.

  2. non si può tanto star lì a piangere sul latte versato e che se la classifica è questa lui è deluso (anche se parzialmente)

  3. Remondina continua a godere della sua fiducia perchè sta lavorando bene

  4. è deluso dal comportamento di più di un giocatore

  5. è deluso dal comportamento degli attaccanti

  6. Arvedi è più ottimista di lui visto che ritiene questa squadra in grado di fare il salto di qualità

  7. Arvedi non mollerà il Verona da perdente.

Non sono esattamente le parole che mi aspettavo da lui. Spero di sbagliarmi ma mi pare di aver intravvisto un piccolo segnale di resa. Guardando la cosa da un altro lato, non è escluso che Previdi faccia leva sull’orgoglio che la squadra scaligera ancora non ha tirato fuori. Dirsi deluso delle scelte fatte a settembre è da una parte un’ammissione di colpa, ma dall’altra anche un pungolo nei confronti di quei giocatori che non stanno rendendo come la società si aspettava.

Francamente leggendo i giornali (esempio l’inchiesta della Gazzetta di venerdì scorso con relativo elenco delle squadre che non pagano gli stipendi), mi pare che questi ragazzi abbiano pochi alibi per giustificare certe prestazioni (Ravenna, certo, ma anche Reggio Emilia e Portogruaro). Pro Patria, Crotone, Pescara (per fare tre esempi) e molte altre vivono in condizioni disperate, cosa che a Verona non succede. Lunedì Ceccarelli mi diceva: “Sono stato a Spezia e a Catanzaro: qui a Verona mi pare di essere in paradiso”. Quando sento qualcuno (anche amici del blog) che mi descrivono una squadra “moralmente a terra” non capisco. A terra perchè? Ecco da Previdi mi sarei aspettato un segnale più forte in questo senso, un colpo d’ala, una scossa. Spero che almeno nello spogliatoio si sia fatto sentire.


Ps: a mali estremi, estremi rimedi. Sabato pomeriggio durante la diretta di Tuttocalcio io e il collega Rasulo abbiamo deciso di giocare il tutto per tutto. Estrarremo dalla naftalina l’ormai “mitica” giacchetta bianca da “gelatar” e l’orrenda cravatta verde (verde?) con disegni etno-cino-afro-indo-europei. Cosa non si fa per l’Hellas…