Quindi dove sta la verità? Siamo scarsi o no? E soprattutto Zanetti doveva essere esonerato o no? Era colpa del modulo, della difesa a tre? O piuttosto era colpa di una squadra in cui una parte aveva staccato la spina e l’altra non aveva ancora capito niente del calcio italiano? Certe gare, certe sconfitte sono così brutte che ridurre tutto sulle spalle di una persona è eccessivo. L’allenatore è il primo responsabile ma senza la squadra non c’è allenatore al mondo che possa uscirne. La gara con l’Empoli è stata un abominio e il 99 per cento dei direttori sportivi di questo pianeta avrebbe risolto la questione facendo saltare la testa del tecnico. La soluzione più ovvia, più logica. Ma non per Sean Sogliano che è uomo d’altri tempi, abituato a prendersi le proprie responsabilità e a metterci “cocones”, soprattutto quando è convinto che le cose non siano come appaiono a tutti.
Sean sapeva che i problemi del Verona non dipendevano da Zanetti. Non tutti almeno. Aveva annusato l’aria, aveva visto i vecchi dello spogliatoio poco focalizzati, distratti. Fin dall’estate. E questo non ha aiutato i giovani (molte scommesse) a inserirsi e a Zanetti a trovare il bandolo della matassa. E del resto cosa fa un giovane e nuovo allenatore quando arriva in una squadra come il Verona? Ovviamente si appoggia alla vecchia guardia, ai senatori. Ecco l’inghippo. Ecco dove Sogliano voleva arrivare. Ci aveva provato prima con il ritiro “punitivo” e poi con questa settimana di riflessione che ha avuto il merito di mettere tutti con le spalle al muro. Anche Zanetti, restato tra color che stan sospesi per due giorni e forse anche lui ritornato ad allenare con testa nuova e con più lucidità.
Sean è più “fine” e machiavellico di quello che molti pensano di lui. E anche il “circo” di questa settimana secondo me non è stato un caso. Ha avuto il potere di mettere sul lettino dello psicanalista il Verona, di togliere alibi alla squadra, di continuare con Zanetti ma creando una frattura temporale che è servita anche allo stesso allenatore. E così si spiega anche la mancata presenza del tecnico all’allenamento del martedì e successivamente alla cena sociale. Un sorta di esonero “virtuale” con successivo ritorno, senza che in effetti nulla apparentemente sia cambiato.
Se sia la gara della svolta, si capirà le prossime settimane. Ma se ci serviva un’ulteriore prova (oltre a quelle in abbondanza già fornite in passato…) stavolta possiamo parlare di certezza: fidiamoci di Sogliano. Di certo anche quest’anno lotteremo fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Visto il periodo chiuderei così: in Sogliano we trust.