UN PUNTO ALLA META

Manca pochissimo. Niente. Un punto. Da prendere in casa del Cesena già salvo. Facile? Niente è facile nel calcio. Saranno novanta minuti ad altissima tensione giovedì prossimo. L’ultimo capitolo su una stagione sofferta e tormentata in cui nulla è mai stato dato per scontato.

Nemmeno davanti all’enorme quantità di denaro che Setti ha percepito come paracadute finanziario e che avrebbe dovuto rendere il Verona l’avversaria da battere. Invece l’Hellas, costruito al risparmio e pieno di scommesse ha fatto fatica, terribilmente fatica, affascinando talora per l’estetica, ma altrettanto facendo arrabbiare quando sembrava essere risucchiato dalle inseguitrici. Non è finita, però, e di mezzo c’è ancora il Cesena, dove in passato non valse un esodo di massa per salvare il generoso Verona di Bagnoli.

Là si chiuse il meraviglioso ciclo dello scudetto e si aprì ufficialmente la grande crisi che poi ci ha accompagnato negli anni novanta e duemila. Non sfuggirà che Bagnoli, prima di venire a Verona aveva portato in serie A proprio il Cesena, dove oggi lavora un vecchio amico come Rino Foschi. Vorrei ricordare anche che Arvedi ebbe il terribile incidente proprio tornando dalla trasferta di Cesena che dunque non è e non potrà mai essere una gara normale.

UNA BOLGIA

La Curva Sud riapre con uno di quei provvedimenti in cui i legulei italici sono maestri. Sospensione della sanzione in attesa di approfondimenti. Diciamo che visto l’andazzo è una grande vittoria del Verona e del suo legale, Stefano Fanini, ormai espertissimo dentro al Palazzo. Non lesiniamo critiche quando la società se lo merita ed è quindi giusto anche sottolineare i meriti e il buon lavoro in occasioni come queste.

Ora ci possiamo concentrare su quello che è il vero obiettivo. Sostenere il Verona in questa determinante partita contro l’ostico Carpi, formazione brutta quanto concreta che verrà a Verona per giocare a calci più che a calcio.

Una volta di più, il Verona dovrà essere una bolgia infernale, per creare quella magica simbiosi che spesso rende il Bentegodi uno stadio fatale.

Non sarà sfuggito che l’arbitro è il signor Pasqua di Tivoli, lo stesso che ha generosamente regalato la partita al Frosinone contro la Salernitana. Chissà mai che cosa passa nella testa del designatore (Farina) quando decide queste designazioni. Ancora una volta cercheremo di scacciare dalla testa l’idea di complotti o di disegni squallidi. Sperando che basti il campo per decretare chi merita di andare in serie A.

LA NOSTRA SQUADRA

Conta solo vincere. Nient’altro. E il Verona ha vinto. Contro tutto, contro ogni ingiustizia. Nella settimana più assurda della storia recente, dopo il derby vinto all’ultimo secondo, gli arbitraggi discutibili, la chiusura della Curva Sud, la trasferta di Cesena vietata, il guardalinee di Frosinone, solo i tre punti potevano lavare la sensazione di un gigantesco disegno contro il Verona. Dice bene Pecchia: non consumiamo energie mentali per dare spiegazioni a tutto questo, mettiamole in campo, se noi vinciamo, possono fare quello che vogliono. E’ pur vero, che aver vigilato è servito.

Mettere un avvenimento sotto i riflettori induce ad avere più attenzione. Pensate, ad esempio, se oggi il guardalinee di Frosinone avesse sbagliato, che cosa sarebbe successo. Invece è filato tutto liscio perchè c’era giustamente quell’attenzione che siamo riusciti a creare dopo l’ennesimo torto. Buoni si ma non coglioni…

E ora mancano 180 minuti e tutto è ancora nelle nostre mani. Oggi non si giocherebbero i play-off, vincere con il Carpi potrebbe anche significare serie A matematica. Lascio a voi ogni calcolo possibile, a me piace pensare che questa squadra sia vicinissima all’obiettivo, con tutti i suoi limiti, con tutti i suoi difetti, ma anche con una carica di simpatia che è nei tiri di Bessa, nell’indolenza di Siligardi, nella tenacia di Pazzini, nella durezza di Bruno Zuculini, nell’anarchia di Romulo, nell’agonismo di Pisano, nella determinazione di Souprayen, nei tackle di Zaccagni, nelle sgroppate di Luppi, nelle soluzioni di Fossati, nei sorrisi di Troianello, nella timidezza di Bianchetti, nella rudezza di Caracciolo, nella freschezza di Ferrari, nelle verticalizzazioni di Valoti, nei tuffi di Nicolas, nel ginocchio malandato di Franco Zuculini, nel folle e affascinante progetto tattico di Pecchia e Fusco. Brutta o bella è la nostra squadra, e ora, a due giornate dalla fine, lo è un po’ di più.

 

CAMPIONATO AD HANDICAP

Nella settimana in cui un giocatore esce dal terreno di gioco perché esacerbato dagli insulti, lo stesso giocatore che nel 2014 vestiva la maglia del Milan e che grazie anche alla sua testimonianza contribuì a far togliere un’analoga quanto scandalosa decisione di chiusura della curva Sud, il giudice sportivo condanna l’Hellas a giocare la gara più importante del campionato senza la propria tifoseria più calda.

Un timing perfetto che fa seguito alle “strane” sensazioni che ormai accompagnano l’ambiente gialloblù da qualche mese.

Come una sorta di assurda compensazione per il paracadute finanziario ricevuto dalla società, il Verona viene penalizzato praticamente ogni domenica attraverso decisioni arbitrali che lasciano sempre più perplessi e che ora arrivano persino a toccare la squadra nel suo cuore pulsante, la tifoseria, spesso dodicesimo uomo in campo.

Siamo perfettamente abituati alla giustizia ad orologeria di questi signori. Sappiamo perfettamente che le loro orecchie dentro uno stadio da oltre ventimila spettattori riescono a captare ogni piccolo gemito, tramutandolo poi in pena esemplare e nella vetusta etichetta di città razzista.

Toccherà alla società smontare ancora una volta tramite i filmati queste accuse, ma stasera quella strana sensazione sta diventando una vomitevole certezza: dopo l’espulsione e la squalifica a Pazzini, i rigori non dati, i cartellini mirati, i tempi di recupero che confermano che Einstein aveva ragione nella teoria della relatività, questo è un campionato ad handicap. Per vincerlo bisognerà essere più forti di loro, più forti di tutti, di tutto.

VITTORIA LEGGENDARIA

Una vittoria epica, la prima dell’era Pecchia. Una vittoria che finirà nella storia del Verona quando andremo a leggere l’infinita sfida con il Vicenza.

Bello, bellissimo semplicemente perfetto. Ognuno di noi avrà sognato di vincere così il derby, in rimonta, al cinquantesimo.

Ogni considerazione tecnico-tattica passa inevitabilmente in secondo piano

Ho detto più volte che quando il Verona e Verona uniscono i loro sentimenti nulla è impossibile. Non è un caso che quando questa alchimia si riesce a creare Verona diventi la “fatal Verona”.

Forse solo oggi questa squadra ha capito che cosa è il Bentegodi e i suoi fantastici tifosi.

Poi non si può non parlare di Bessa, Romulo e Siligardi. Il primo un campioncino che il Verona ha già pagato all’Inter e che può davvero essere il futuro.

Gli altri due tra i giocatori più criticati. Non a caso. Sapendo il loro valore, non era tollerabile vederli addirittura diventare pesi morti. Finalmente, magari in ritardo, i due hanno affermato la loro classe.

Chiudo, stremato da un pomeriggio esaltante come non accadeva da anni. Sapete già cosa sogneremo stanotte…

LA CHIAREZZA CHE CHIEDE IL POPOLO DELL’HELLAS

Senza entrare nel merito di quanto scritto stamattina dalla Gazzetta penso sia indispensabile da parte del presidente Maurizio Setti un chiarimento sincero e pubblico per spiegare fino in fondo, con dati cifre e documenti lo stato finanziario del Verona.

Troppo importante l’Hellas per accantonare la notizia e riservare la replica al solito comunicato stampa e alle dichiarazioni informali.

Con assoluta serenità e senza nessun intento polemico credo che Setti lo debba alla città di cui il Verona è uno dei simboli.

Potrebbe essere l’occasione per dissipare ogni dubbio che dopo il vergognoso campionato scorso, la richiesta affannosa del paracadute finanziario, le dichiarazioni di un pittoresco ma importante presidente della Lega di serie A come De Laurentiis, e ora questo articolo della Gazzetta dello Sport, sono affiorate nell’opinione pubblica.

Ci pare la via più semplice per zittire gufi e avvoltoi.

CASSANATA

Parlare di Cassano a quattro gare dalla fine del campionato di B con la serie A ancora tutta da conquistare pare un esercizio totalmente privo di logica. Però Cassano si propone al Verona e da quello che sappiamo c’è stato già anche un contatto. La notizia quindi c’è, è reale, è vera e non è solo una suggestione. Ora dire se Cassano sarà sicuramente al Verona nella prossima stagione è impossibile. Però certamente Cassano piace al Verona e il Verona piace a Cassano.

Il fascino di avere un giocatore simile è pari al rischio di averlo in rosa. Cassano è famoso per le “cassanate” e spesso diventa un soggetto da emarginare nello spogliatoio. E’ indubbio che classe e talento non si discutono al pari dell’impatto mediatico che un ingaggio del genere si porterebbe dietro. Innamorati da sempre di Zigoni, i veronesi potrebbero trovare in Fantantonio un nuovo idolo da adorare.

Ma Cassano non deve diventare una foglia di fico da tirare in faccia alla gente per nascondere una campagna acquisti di basso cabotaggio. In caso di A, credo che ognuno di noi ne sia conscio (speriamo lo siano anche i costruttori della prossima squadra), il Verona avrà bisogno di pesantissimi ritocchi. Servono giocatori veri, adeguati alla A e anche una revisione del progetto “tecnica-tecnica-tecnica” con importante immissione di massa muscolare. Dalla difesa all’attacco, il Verona ha bisogno di quattro, cinque, qualcuno dice sei, sette, nuovi acquisti. E di questi, Cassano può solo rappresentare la ciliegina sulla torta, non il fumo da seminare per nascondere altre deficienze.

 

GHE LA FEMO?

Chi non avrebbe firmato prima di queste due trasferte per avere quattro punti? Dai siamo seri: Bari e Perugia erano due avversari durissimi e il Verona ne è uscito alla grande. Se rimpiangeremo qualcosa alla fine di questo campionato non sarà sicuramente per il pareggio del Curi. Anzi: magari il Verona ne avesse raccolti prima di questi punticini persi per strada (Latina? Avellino? Giusto per ricordarne un paio).

Il Verona è in questo momento in vantaggio sul Frosinone che ha tutta la pressione addosso. Certo, anche noi ne abbiamo e dobbiamo cercare di non sbagliare la fondamentale tappa del derby. Vogliamo parlarne? Per favore: dimentichiamoci contestazioni e fischi e stiamo accanto al nostro Verona per questa partita che è fondamentale e che naturalmente riveste l’importanza che deve avere un derby. Da Bari e Perugia torna un Verona che si è ripulito nello spirito e che è secondo in classifica, in piena corsa promozione.

A Frosinone da un po’ di tempo succedono cose strane: rigori regalati, gol non convalidati agli avversari: non è un bel clima per giocare le ultime quattro partite che si spera siano il massimo della limpidezza e della regolarità. Delle tre di testa, l’Hellas è stata la più penalizzata dagli arbitri fino ad oggi. Abbiamo visto un museo degli errori da far saltare la mosca al naso. Si spera che sia finita perchè ora la posta in palio è veramente alta e di fischietti pessimi ne abbiamo visto fin oltre misura.

Potremo star qui a discutere un anno sui cambi di stasera, sul gesto di Pazzini, sul muso lungo di Luppi. Ma servirebbe a qualcosa? Francamente chissenefrega. L’importante è che il Verona sia lì, nonostante tutto, nonostante tutti. Come sempre ci sarà da soffrire. Ghe la femo?

SQUADRA VERA AL MOMENTO GIUSTO

Chapeau. Il Verona è tornato grande quando il campionato lo richiedeva. Le insidie che nascondeva questa trasferta in terra pugliese erano immense, ma, come si dice, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E il Verona ha giocato e vinto. Uno strappo decisivo verso la serie A, che scaccia fantasmi e mugugni. Il Verona è rinato e lo ha fatto con la forza del proprio spogliatoio, superando a piedi uniti il momento più basso e complicato della stagione, quella serataccia con lo Spezia, in cui un’attonito Pecchia pareva arrivato al capolinea.

In realtà, come spesso lo sport ci insegna, quello che sembrava il momento della disfatta, è stato il momento dell’unione. Da lì il Verona è risorto, pur senza incantare, ma con maggiore concretezza. Così ha pareggiato a Novara, ha vinto con il Cittadella, e, adesso, ha vinto con il Bari.

Nulla è ancora conquistato, e questo è bene metterselo in testa: a Perugia sarà un’altra battaglia terribile, da superare con la stessa gioiosa forza che l’Hellas ha messo in campo a Bari. Nel frattempo il Frosinone è crollato, non solo è stato risucchiato dalla squadra scaligera ma ora dista a tre punti che in realtà sono quattro visto lo svantaggio nello scontro diretto. Solo la Spal sembra veleggiare con tranquillità verso la A, ma ancora tutto può accadere.

Il Verona di Bari ha avuto ancora un difetto su cui farebbe bene meditare. Rispetto alle occasioni create non è riuscito a chiudere il match in anticipo. Un male che oggi la vittoria per 2-0 rende meno visibile ma purtroppo c’è ed è congenito in questa squadra che ancora non ha imparato a capitalizzare quanto costruisce.

Infine un sincero applauso a Pecchia: qualcosa ha sbagliato anche lui, senza dubbio. Ma non è certo il coglione che qualcuno ha voluto dipingere in questi mesi.

O CONTESTATE PECCHIA O CE L’AVETE CON SETTI

Logica stringente: chi contesta Pecchia lo fa perché evidentemente ritiene il Verona uno squadrone capace di ammazzare il campionato. Quindi ritiene il lavoro della società ineccepibile e i soldi del paracadute ottimamente spesi.

Chi contesta Setti, invece, non può avercela con Pecchia. Perché vuol dire che non ritiene la squadra all’altezza e ciò significa che Pecchia sta facendo un ottimo lavoro visto che la squadra è seconda e oggi, virtualmente in serie A.

Non si può però contestare Pecchia e avercela anche con Setti.

Io credo che il Verona sia stato assemblato in qualche maniera a luglio, vendendo tutto ciò che c’era da vendere e scommettendo su un sacco di giocatori. Alcune di queste scommesse sono state vinte, altre clamorosamente perse. Pecchia ha una squadra che vale le altre che sono in corsa ed infatti è in piena lotta per la A. La società è colpevole per aver volutamente sottovalutato il mercato di gennaio dove si imponeva un’azione di rinforzo molto più profonda di quella che Fusco e Pecchia hanno avvallato.

Colpevolizzare Pecchia significa guardare il dito che indica la luna (Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito. Vecchio proverbio cinese).