VALUTAZIONI

Credo che Maurizio Setti, Filippo Fusco e Fabio Pecchia debbano nei prossimi giorni chiudersi in una stanza e parlare seriamente tra di loro. Alla luce di tutto quello che hanno visto di buono (moltissimo) e di cattivo (abbastanza) in questa prima parte del campionato devono fare delle valutazioni. In quella stanza nessuno dovrà barare. Non se la dovranno raccontare. Perchè dopo questa sosta lunghissima inizierà un campionato nuovo. E il Verona dovrà affrontarlo per una volata infinita in cui non dovrà rischiare nulla. Il difficile di questa riunione è capire dove sta la verità: tra il Verona meraviglioso che ha incantato e quello brutto che ha sbandato pericolosamente. Bisognerà modellare e non rivoluzionare, supportare e non smembrare, investire e non scialacquare. Di sicuro, non andare sul mercato a gennaio è un rischio che nessuno dei tre può prendersi. E nessuno meglio di loro sa che cosa fare.

Pecchia che avrà esigenze tecniche, Fusco che dovrà interfacciarsi con il suo allenatore e cogliere le occasioni del mercato, Setti che dovrà mettere a disposizione dei due e quindi dell’Hellas l’adeguato budget. Il passaggio è cruciale, lo dico da qualche settimana e bisogna attraversarlo senza rischi e facendo appunto le giuste valutazioni. Prendiamo la difesa: che cosa serve? E’ chiaro che qualcosa serve perchè non è possibile che quando mancano Pisano e Souprayen, Pecchia debba fare una mezza rivoluzione, spostando pedine come Napoleone in Russia. Un destro e un sinistro, quindi, necessitano senza dubbio.

E poi c’è il discorso dei centrali. Qui bisogna capire come sta Cherubin che ha un serio problema al piede e che potrebbe anche stare fuori qualche mese. E’ vero che Boldor ha fatto vedere cose importanti e che Bianchetti finalmente pare sulla strada maestra. Ma è pur vero che il reparto ha ballato troppo e che la coperta è sembrata sempre troppo corta.

Poi c’è il centrocampo: Zuculini, è un giocatore fortissimo ma sfortunatissimo e cagionevole su cui Pecchia non ha potuto puntare. Maresca ha deluso molto ma sono stati trovati e lanciati due ragazzi come Zaccagni e come Valoti che hanno reso alla grande. L’investimento su Bessa è un capolavoro di mercato, Fossati un architrave, Romulo un giocatore pienamente recuperato. Forse non sarebbe male pensare a un centrocampista di grande quantità con doti fisiche importanti.

Arriviamo all’attacco dove Pazzini ha imperato ma dove ci sono molte delusioni. Siligardi è inghiottito dai suoi fantasmi, non riesce a trovare quella “frustata” che gli faccia girare umore e stagione. Gomez è un giocatore bandiera, non incide nella lista ed era nelle intenzioni di Pecchia, il titolare. Non c’è quasi mai stato, se recuperato può essere un acquisto importante. Troianiello è invece in lista, ma nel momento più delicato Pecchia non lo ha mai impiegato. Dalla sua ha il fatto che è importante per lo spogliatoio e costa poco. Poi c’è Luppi che il suo l’ha sempre fatto. Infine c’è Ganz. Il Verona non vuole lasciarlo andare e se lo farà, questo è certo, sarà solo per un giocatore di uguale prospettiva/valore. A mio avviso è su questo reparto che Pecchia, Fusco e Setti dovranno fare le valutazioni più approfondite. Se sceglieranno di restare così, metteranno nelle mani di Siligardi, Luppi, Troianiello, Ganz e Gomez un pezzo di serie A. Potrebbero vincere la scommessa ma anche perderla di brutto. E’ giusto rischiare?

GRANDE REAZIONE, STRADA RITROVATA

Mi è piaciuto terribilmente il secondo tempo del Verona. E’ mancato solo il colpo del ko, ma quello che noi tendiamo a fare è dimenticare che in campo ci sono anche gli avversari. Nella fattispecie: una squadra rognosa, brutta che pensa solo a distruggere il gioco e a commettere falli sistematici a centrocampo.

Un calcio “sporco” da cui è emerso il Verona, le sue trame di gioco, la sua capacità di giocare palla a terra. E’ mancato il gol e non è poco, ma bisogna saper leggere dentro le prestazioni. Quella di oggi è molto importante, perché c’è stata una reazione netta alle avversità (uscita folle di Nicolas, gol del Carpi) e il gioco ritrovato.

In questo finale di anno, dopo un fisiologico calo fisico, è un’iniezione di fiducia non indifferente e suggella il buon lavoro che ha fatto Pecchia su questa squadra. Il gol meraviglioso di Pazzini dopo quattro tocchi di prima è stata la cornice della giornata.

Ovviamente ci sono anche delle considerazioni critiche che non vanno dimenticate. Considerazioni che la società non potrà non fare a gennaio nel momento in cui ci sarà da ridisegnare una squadra che poi non avrà tregua sino a maggio. Valutazioni da fare con calma e da non sbagliare perchè poi non saranno rimediabili e con quel materiale umano Pecchia dovrà condurre la barca in porto. Ma oggi la cosa più importante è fare più punti possibili e chiudere alla grande questa andata. Con queste premesse e dopo la gara di oggi si può affrontare il Cesena con maggiore ottimismo.

GLI ESTETI

Non capisco tutto questo storcere il naso… Non mi pare che il Verona prima di questo sia stato il massimo dal punto di vista estetico, eppure non sentivo tutti questi mugugni sul bel gioco.

Si è sempre detto che la serie B è una categoria bastarda, difficile, rognosa, in cui bisogna strappare ogni vittoria con i denti, in cui anche un 1-0 striminzito fa brodo e classifica. Ecco… L’1-0 è arrivato però dal Verona di Pecchia si pretende sempre bel gioco, lucidità, gol a grappoli e divertimento.

Io credo invece che questi tre punti, come quelli acciuffati con il Bari, alla fine faranno la differenza e saranno quelli fondamentali per arrivare in serie A. Torneranno pure i tempi delle goleade, della forma brillante, del gioco che scorre liscio e felice. Così saranno appagati anche gli esteti che popolano il Bentegodi come se fossero a vedere Rogue one al cinema. Applausi per un bel film. Ma questa signori è la B… Forse ce l’eravamo dimenticata. Ma è quella dell’altra volta, tale e quale. E allora, se ricordate bene, si diceva che era importante la concretezza e non il bel gioco. Ora cos’è cambiato?

CARO MISTER TI SCRIVO…

Caro mister

seguo da questa estate il tuo lavoro e lo faccio con obiettività. Mi ha conquistato il tuo modo di lavorare, la tua serenità, il tuo modo di fare con la squadra. Hai cambiato in pochi mesi la mentalità di tutti noi, ci hai fatto apprezzare metodi di allenamento diversi e rivoluzionari. Come ogni rivoluzione sapevo che sarebbe arrivata l’epoca del rigetto che in Storia, si chiama Restaurazione. Ci sono processi che richiedono tempo, forse anni, ma come sai nel calcio non c’è tempo. Si vuole tutto e subito. Risultati, gioco e divertimento. Forse ci siamo illusi che tutto questo fosse stato possibile ottenerlo in uno spazio temporale irrisorio. Tanto era bello il tuo Verona, tanto eravamo devastanti. Poi è arrivato il tempo della Restaurazione. I vecchi fantasmi del passato sono riapparsi, il gioco è sparito e con esso i risultati.

La convinzione che tu fossi l’Uomo della Provvidenza si è incrinata, ora bisogna ricominciare tutto daccapo, dopo questo derby bruttissimo e giocato molto male. Via via abbiamo perso certezze e oggi ci chiediamo se ciò che avevamo visto era vero o frutto solo di un abbaglio. Io non ci credo che il Verona sia stata solo un’illusione. Ti ho visto lavorare, so quanto sei onesto intellettualmente, non credo di essermi sbagliato.

Però ci sono cose che ora tu devi rimediare. Questo campionato, il tuo primo da capo tecnico dopo gli anni come vice di Benitez, è bastardo. Ci sono squadracce che mettono in campo l’anima quando giocano contro di noi, e se noi non mettiamo in campo qualcosa in più oltre alla raffinata tecnica non andiamo da nessuna parte. Ecco, mister… Ho come la sensazione che questo gruppo non sia ancora un Gruppo. Manca qualcosa, un’identità, una cattiveria. Giocare bene non basta. Come non basta il possesso palla, l’analisi del match, le fredde e aride cifre. C’è bisogno che il Verona, il tuo Verona si cali in serie B, che sia sordo alle sirene, che non cada nel tranello di chi ci adula per poi affondarci.

I migliori Verona sono stati quelli che si sono identificati con la tifoseria, quelli che hanno interpretato l’umore dei tifosi, che hanno sofferto con loro, con noi. Ecco… Per ora il tuo Verona non è ancora questo. Non ha i crismi della sofferenza addosso, ma solo l’etichetta data dal paracadute di 25 milioni di euro, di squadra da battere. Dovete nutrirvi di Hellas, nutrirvi della passione dei tifosi, della nostra passione e sofferenza, comprendere che qui ce ne hanno raccontate di ogni sorta, ne abbiamo viste di tutti i colori, che siamo disillusi forse, ma terribilmente pronti a innamorarci ancora di un’avventura, di una squadra orgogliosa, che sappia dimostrare amore e rispetto nei confronti dei colori gialloblù che sono quelli del gonfalone della nostra città. Permettimi di dirti che oggi questo non è avvenuto ed è molto grave. Non avete perso una gara normale e l’esagerata esultanza vicentina a fine partita forse ti ha dato l’idea di quanto questa gara fosse importante per noi e per loro.

Immergi il Verona dentro la città, fai più allenamenti all’antistadio (se non altro per la cabala, controllare se dico la verità…), evolvi il gioco senza snaturarlo. Ora il momento è grave, è duro e difficile, tutto è cambiato nella percezione della gente, negli umori. Ora è tutto negativo, ora dovete lottare contro voi stessi e contro chi tenterà di dimostrare che è tutto sbagliato, che il progetto era folle, che tu sei inadeguato.. Ma non può essere stato tutto sbagliato quello che abbiamo fatto fino ad oggi. E’ il momento di ritrovare certezze. Porta avanti la tua Idea (volutamente maiuscola), ma guarda anche concretamente alla realtà. Fai scelte nette nello spogliatoio, ricolloca i giocatori nei loro ruoli naturali e pensa a fare risultato per ricreare fiducia e autostima. Sono sicuro che ce la farai e forza Verona.

MANO AL PORTAFOGLIO

Questa parte del campionato permette, al netto di errori tattici, atteggiamento generale e fisiologico calo, una valutazione più oggettiva sul valore della rosa messa a disposizione di Pecchia.

Credo, con molta serenità, che la squadra sia di buon livello ma molto lontana da quello squadrone che si poteva immaginare. Fusco ha lavorato bene in estate, con un occhio all’aspetto tecnico e due al bilancio.

La rosa ha evidenti limiti. La coperta è corta e ormai appare evidente che là dietro, serve un profondo maquillage.

Setti deve mettere in condizione Fusco di operare al meglio a gennaio, aprire i cordoni della borsa, mettere mano al portafoglio o come diciamo a Verona, al quaia.

Pensare di andare in A, affrontando questa canea senza il mercato di gennaio, sarebbe un rischio eccessivo che mi auguro nè il presidente nè Fusco abbiano voglia di correre.

In fondo, il Verona ha sempre i 25 milioni del paracadute in saccoccia e gran pochi di questi, facendo i conti della serva, sono stati spesi per l’ultima campagna acquisti, che semmai è servita a intascare altre plusvalenze.

 

VITTORIA FONDAMENTALE

Al gol di Pazzini ero in un centro commerciale americano. Il commesso ispanico che mi stava servendo non capiva perchè ad un certo punto ho cominciato ad urlare. Il rasu dall’altra parte del telefono mi teneva aggiornato addirittura con una videochiamata whatsapp con il cellulare puntato sulla tv. Una volta di più ho capito l’enorme sofferenza di tutti i tifosi dell’Hellas sparsi per il mondo. Non ho visto la partita ma vi dico cosa penso. Non mi importa se si è giocato bene o male, non mi importa se non è stato il Verona delle prime giornate, non mi frega di come cavolo siano arrivati questi tre punti. Stavolta la cosa più importante era vincere. Anche un pareggio sarebbe stato salutare, ma i tre punti inevitabilmente sono una grande iniezione di fiducia. Gufi, fenomeni da tastiera, vecchi arnesi in malafede, sono per il momento serviti.

COL BARI GIOCHIAMO DA AUZZAIDER

Mi perdonerà Sean Sogliano se gli rubo un concetto: in questa gara contro il “suo” Bari, spero che sia il Verona a fare l'”auzzaider”. Ve la ricorderete tutti quella famosa conferenza stampa in cui l’ex ds coniò quel neologismo. Fu un passaggio basilare per la risalita in serie A. Anche in quel momento c’era pressione. Pur con diversa prospettiva rispetto a questa stagione, anche quell’Hellas non poteva permettersi di sbagliare o di fallire la serie A. Sogliano parlò di squadra che doveva giocarsi il campionato con una mentalità diversa, non da squadra che doveva vincere a tutti i costi, ma da squadra affamata che rappresentasse la sorpresa del campionato.

Non può essere sicuramente il caso di questo Verona. Il paracadute da 25 milioni di euro è un argomento che crea ovvia aspettativa oltrechè enorme disparità di valori.

Ma è vero che in questa prossima partita dopo due scoppole come Novara e Cittadella, è proprio il Verona che può diventare l’outsider.

Un bagno di umiltà importante, che se gestito farà molto bene al Verona da qui in avanti e che sarà servito a far capire a tutti che di semplice non c’è nulla e che anche le vittorie del precedente filotto erano frutto di lavoro, passione, attenzione.

Ora l’Hellas, Pecchia e Fusco devono ripartire da zero, ricostruire autostima e credibilità. Hanno perso la patina da invincibili e paradossalmente questo può permettergli di vestire più facilmente i panni dell’outsider. Pardon, dell’auzzaider…

IL VERONA DI PORCELLANA

Era bellissimo. La finissima e preziosa porcellana denotava l’abilità dell’artigiano che l’aveva costruito. Ed era stato dipinto altrettanto bene da un’altro abile artigiano che lo aveva arricchito con deliziosi disegni di oro zecchino. Esposto ogni settimana aveva presto attirato l’attenzione e ricevuto numerosi attestati. Fino al giorno in cui incautamente issato su un piedistallo più alto degli altri qualcuno lo spinse. Un tonfo pesante. Cadde sul tappetto, un piccolo pezzo scheggiò via, lasciandone comunque intatta la forma. Ma data l’altezza da cui era caduto continuò a rotolare sbattendo poi sul pavimento. E stavolta andò in frantumi. Dimostrando una fragilità che nessuno immaginava…

Dopo la gara con lo Spezia, il Verona era la squadra più bella e ammirata del campionato. Si era issata in vetta, era ammirata da tutti. Complimenti e applausi si sprecavano alla pari dei paragoni. “E’ la Juve della B”, “Non ha rivali”. Poi venne la gara con il Novara, un primo scrollone. E ora questa sconfitta con il Cittadella, brutta, pesante che ha mandato in frantumi tutto.

Nove gol in due partite ci hanno detto che si deve ripartire da zero. E tutte le certezze che ci eravamo costruiti in tanti mesi di lavoro ora sono là per terra. In frantumi. Il Verona è fragile, come un vaso di porcellana. Incapace di reagire ad un’avversità, inghiottito dentro un incubo. La partita di Nicolas ne è un riflesso. Incredibile che un portiere professionista possa finire dentro un simile pasticcio, sciolto come la neve di marzo. Sul tappeto restano ora gli interrogativi. Dov’è la verità, ci siamo sbagliati prima o è questa la vera faccia del Verona? Cosa è successo tra Novara e Cittadella? E quel famoso gruppo che pareva essere la vera distonia con la sciagurata stagione passata che fine ha fatto?

Dirò il mio pensiero: dopo Spezia è partita a livello inconscio una sbornia che ha allentato l’attenzione e forse la concentrazione. Fantasmi del passato sono riaffiorati. Episodi avversi hanno fatto il resto. Per Pecchia un dilemma. Questa squadra deve andare sempre a mille all’ora senza mezze misure. Quando abbassa il ritmo è esposta a figuracce. Il tecnico deve trovare una quadra, qualche accorgimento che permetta di affrontare indenne qualche scadimento di forma che è naturale in una corsa fatta di 42 partite. Accorgimento non significa cambiare modo di pensare o fare un calcio sparagnino. Vuol dire essere meno fessi.

Fusco, che ama Pecchia ed è amico di Zeman, mi diceva qualche settimana fa: “Zeman poteva essere ancora più grande se avesse appena appena cambiato modo di pensare. Il suo male sono stati gli zemaniani”. Direi che è sufficiente per trovare le adeguate contromisure a questo momentaccio.

 

GLI ERRORI DA EVITARE

Non farei un dramma per questa sconfitta. Ci sta, anche se le proporzioni sono eccessive. Vorrei, con serietà e pacatezza, però porre alcune questioni che chiamano in causa più la società che non i giocatori.

Venerdì scorso mi sono accorto che della partita con il Novara non avevamo mai parlato. Se andate a rivedere il tggialloblu di quel giorno dicevo: “Tutti meritati, tutti giusti. Complimenti, elogi applausi. Il Verona che vola in vetta alla classifica che liquida lo Spezia con un 4-1 roboante, che non conosce pause. Cifre, numeri, che ci hanno dato la testimonianza di un Hellas forte, costruito bene, pilotato ancora meglio. Eppure… eppure non è finita e forse tutto questo fiato alle trombe non è ancora giustificato. Il Verona non ha ancora vinto niente, non è ancora stato promosso, non ha fatto, in pratica nulla”.

Non mi era piaciuto come la società aveva affrontato la scorsa settimana. Tra una cena di beneficienza del Rotary e telecamere di Sky in diretta per tutto il giorno, le interviste a Setti e quelle al “solito” Pazzini (potrei aggiungere che manca anche un po’ di fantasia giornalistica, magari sarebbe anche bello raccontare una storia come quella di Bessa o di Fossati, invece delle solite e scontate interviste al “Pazzo”…) c’è stata la visita di Pecchia in Gazzetta (e perchè no un inviato della Gazzetta a Verona?) e lo “shooting” dei calciatori in un negozio di moda. Come se fosse maggio e si stesse solo aspettando la fine del campionato dopo la matematica. A volte, ve lo dico per davvero, vorrei proprio sbagliarmi. Ma penso di aver accumulato una “sensibilità” su questi argomenti che raramente mi fa sbagliare. Non c’era il clima giusto. Qualche dirigente dell’Hellas, onostamente, potrà solo darvi conferma delle mie parole, visto che gliel’ho fatto presente.
Purtroppo è arrivata la domenica e il Novara ce ne ha rifilate quattro. Ora non so se è stata colpa di questa settimana, non ne avrò mai una riprova, dico solo che unicamente i tifosi possono farsi cogliere dall’entusiasmo (e ci mancherebbe dopo il letame della scorsa stagione…), ma mai la società. Non si può fare questo errore. La società deve sapere benissimo, e meglio di tutti noi, che solo alla fine potrà stappare le bottiglie. E tra l’altro senza nemmeno esultare troppo. Sarebbe il minimo dopo lo scempio a cui abbiamo assistito.

L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE

Darwin ci ha insegnato che la natura plasma se stessa. Adeguandosi all’ambiente e mutando geneticamente gli animali, facendo sopravvivere solo quelli più adatti. Si chiama evoluzione. Mi piace pensare che anche il Verona si stia adeguando, una squadra che migliora e che è in grado di uscire rafforzata da ogni partita. Pecchia ha dato al Verona un’identità, un gioco, un’idea tattica, ma giornata dopo giornata il Verona dimostra straordinarie doti di adeguamento all’ambiente circostante, alle squadre avversarie. A La Spezia abbiamo visto un Verona inedito. Siamo passati dal calcio orizzontale, al calcio verticale. Un calcio tra l’altro bellissimo, fatto di rapidi tocchi, triangolazioni di prima, profondità. Un Verona che ha cambiato pelle, che è “mutato” pur non perdendo identità. E’ un lavoro straordinario quello del nostro allenatore e che, come si diceva qualche settimana fa, porterà a costruire una squadra con solide fondamenta e concetti che stanno diventando sempre più sofisticati.

Spezia era il primo esame di maturità dopo la gara con il Frosinone. Ne è uscito un 4-1 fantastico in cui la squadra di Pecchia ha fatto vedere un’altra faccia ancora. Una faccia divertente ma anche umile. Un Verona che ha “assorbito” il gioco alto e intenso dello Spezia e poi si è disteso con una qualità e con un progetto di gioco che non si vedevano da anni. Ma soprattutto il Verona è una squadra che ha acquisito un’intelligenza superiore, nel senso di “intellegere” la partita, l’avversario. Un Verona “mutato” e “mutante” i cui destini, ovvero margini di miglioramento, francamente non riusciamo a scorgere.