Siamo forti, è indubbio. Molto forti. Ma non siamo la Juve della B. Ecco, questo è meglio mettercelo bene in testa tutti. Società, squadra, allenatore, tifosi. Non è per spegnere l’entusiasmo, sia chiaro. Sono stato il primo a evidenziare l’enorme e imbarazzante differenza tra noi e gli avversari. Ma dire che siamo la Juventus della serie B è fuori dimensione e rischia di creare aspettative esagerate.
Voglio dire: se domenica si vincesse solo 1-0 con il Brescia? Sarebbe deludente? E se pareggiassimo? O peggio perdessimo? Sarebbe una catastrofe? Evidentemente no, essendo solo all’ottava giornata di campionato, ma proprio per l’enorme aspettativa che si è creata magari una battuta d’arresto sarebbe vista in questa ottica.
Il Verona è naturalmente la più forte di tutte non per dna, ma perché, semplicemente, ha fatto ottime scelte di mercato, e affidato la squadra ad un allenatore che ha lavorato molto in profondità, con un’idea di calcio spettacolare e ambiziosa ma che è frutto di lavoro, applicazione, sudore e sacrificio. Non è una banalità né tantomeno retorica. Pecchia ha saputo ricreare l’entusiasmo dell’ambiente con l’unica strada che in questi casi va percorsa. Quella dell’allenamento e del lavoro. Che poi, come abbiamo visto in quella splendida clip del gol di Troianiello con la rabona, diffusa dalla società, si traduce in divertimento e quindi in circolo virtuoso.
Ma se ci dimentichiamo solo per un istante da dove arriviamo, tutti ripiomberanno nella mediocrità come nella scorsa stagione. E se proprio vogliamo imitare la Juventus imitiamola proprio in questo. Non sentirsi mai arrivati, avere sempre una fame feroce, la voglia di vincere scolpita dentro. Essere grandi, non pensare di esserlo.