L’OBBLIGO DEL PROSSIMO VERONA

Cosa ci aspettiamo dal prossimo campionato del Verona? Una cosa sola: bisogna vincere, anzi, l’Hellas dovrà stravincere. Nessuno si azzardi ad abbassare l’asticella che per forza di cose, deve restare altissima.

L’abnorme massa di denaro che Setti intascherà porrà il Verona in una situazione di assoluto vantaggio rispetto a tutte le altre squadre. Non ci sono né se né ma. Il Verona dovrà costruire uno squadrone capace di ammazzare letteralmente il campionato. Senza voler parafrasare affermazioni nefaste del passato, ma stavolta, davvero, l’Hellas sarà la “Juventus della serie B” (Cannella dixit, in Lega Pro). Il paragone non è campato in aria. Tra Verona e le altre della B ci sarà esattamente la stessa distanza che esiste tra la Juventus e le altre della A relativamente ai soldi incassati.

L’obbligo è anche morale, ovviamente. Dopo una stagione tra le più sciagurate di sempre, il Verona e Setti, hanno solo questa via per riscattarsi davanti alla città. Un progetto diverso da questo non può essere contemplato.

Già la scelta dell’allenatore la dirà lunga sulle volontà della società. E’ ovvio che se il tecnico fosse stato una garanzia come Iachini, ad esempio, questo avrebbe sottinteso  la costruzione di una squadra molto competitiva proprio perché l’allenatore stesso l’avrebbe richiesto.

Pensare o solo ipotizzare che il Verona possa la prossima stagione fare un campionato di transizione o al ribasso farà a pugni con le attese dell’ambiente e soprattutto con il più grande paracadute che una squadra retrocessa abbia mai ricevuto. Bisogna vincere, in sostanza. O meglio: stra-vincere.

LA CHIAREZZA

Non è stata una stagione sfortunata. Smettiamola con questa litania tesa soprattutto a far dimenticare errori e responsabilità. Questa è stata una stagione sciagurata in cui gli errori si sono ripetuti all’infinito e che ha prodotto il risultato che abbiamo sotto gli occhi. Come ho già avuto modo di ripetere tante volte: se il presidente non riuscirà davvero ad avere una visione oggettiva e distaccata di questa stagione, gli errori si ripeteranno. Non ho niente contro il ds Bigon che non conosco personalmente e di cui ho solo visto il lavoro. Mi permetto però di dire che continuare con lui può essere il primo errore del Verona che riparte dalla serie B.

Qualcuno mi dice che è ora di guardare avanti, di non rimestolare nel passato. Ma la storia, serve proprio a questo. A non ripetere gli errori. Quindi sapere come sono andate le tante vicende di questo campionato che noi abbiamo sempre portato alla ribalta della pubblica opinione, è un atto di amore nei confronti di questa società. Chi nasconde le notizie, chi salta un giorno di qui e un giorno di là, chi non esprime mai il proprio pensiero e si adatta come l’acqua al contenitore, non fa il bene del Verona.

Certo, si può dare fastidio, non c’è dubbio. E l’istinto di sottoporre al silenzio chi critica, se non di dare la responsabilità del proprio fallimento a coloro che non sono d’accordo, appartiene ai deboli o di chi è in palese malafede.

Ma se una società è forte, se ha le idee chiare, se è pronta veramente a ripartire, non deve avere paura di niente e anzi, deve trarre spunti di riflessione da quelle denunce.

Lo è il Verona di oggi? Urge, davvero una forte azione di Setti. Il tempo delle favole è finito. Ora, e non è retorica, è tempo di parlare chiaro. E se ci aspettano altri giorni di lacrime e sangue, come disse Pastorello il giorno dopo la retrocessione in B, è bene saperlo.

PIENI POTERI A LUCA TONI

Non ha molte alternative Setti per ridare slancio ed entusiasmo alla piazza demotivata: se vuole uscire dall’impasse in cui s’è cacciato e risalire subito in serie A, deve approfittare di avere ancora a disposizione un grande campione come Luca Toni.

Toni può essere il primo mattone della ricostruzione del Verona: a patto che sia messo nelle condizioni di poter prendere delle decisioni, ovviamente.

Toni è stato uno dei più grandi della storia del Verona, da oggi è un ex. Non ha esperienza come dirigente, certo, ma è un ragazzo intelligente, che da trent’anni fa calcio ad alto livello. Opportunamente accompagnato può essere un importante risorsa per questa società. Le tecnicità si imparano, le sfumature dello spogliatoio (che Luca conosce perfettamente) no.

Quest’anno Toni è andato oltre il suo ruolo. Lo ha fatto per generosità e perché senza argini l’acqua tracima. L’argine ovviamente sono i dirigenti e la società che non si è presa le proprie responsabilità (cioè le decisioni). Lo ha fatto in buona fede, è stato un errore, ma non è colpa sua.

Dietro Toni si sono riparati un po’ tutti. Dal ds al precedente allenatore, ai compagni. Logico che poi Toni sbottasse. Lo ha fatto vestendo la fascia di capitano, ma dicendo la verità. Due volte: la prima dopo Carpi, la seconda nella conferenza stampa d’addio. E’ andato oltre il suo ruolo, ma lo ha fatto in buona fede e non per sola sua responsabilità.

Ora però serve un Toni con pieni poteri, che applichi al Verona la sua idea calcistica. Un Toni usato come una figurina non servirebbe a niente. Lui stesso rifiuterebbe questo ruolo, lo ha detto chiaramente. E’ tempo che al Verona torni gente forte, che sappia prendere delle decisioni e si assuma delle responsabilità. Luca non accetterà mai di fare una squadra non competitiva, ad esempio. E ciò è una garanzia anche per i tifosi. Vedremo a breve se Setti vuole questo.

LETTERA APERTA A SETTI

Caro presidente Setti,

ormai da qualche settimana le chiacchiere stanno a zero. Il nostro Verona è sprofondato in serie B in modo tanto traumatico quanto disastroso. Non è stata una stagione sfortunata, come hai sostenuto nel tentativo, credo umano, di difendere le tue scelte. Questa stagione così fallimentare ha responsabilità ben precise e un unico colpevole: tu.

Ma non m’interessa ora fare un processo. Non avrebbe nessun giovamento se non quello di rimestare il coltello nella ferita. Mi interesserebbe di più un confronto, guardarti negli occhi, vedere se c’è ancora traccia di quel bravo imprenditore che credevo di aver incontrato tre anni fa al tuo arrivo a Verona. Un imprenditore che, da un anno a questa parte, è quasi scomparso lasciando il posto a un uomo che appare in confusione e non più in grado nè di analizzare la situazione nè di trovare la strada giusta. Per di più malconsigliato.

Quest’anno è stato un anno costellato di errori a ripetizione e la sfortuna che si accanisce sempre quando manca la capacità di reagire, ha fatto il resto. Le tue certezze si sono disintegrate al pari di quella società che Gardini ha costruito a sua immagine e somiglianza. Una società senza passione, senza professionalità, senza, quindi, risultati. Cinismo e personalismo hanno corroso il tuo bel giocattolo. Per questo è necessario una tua presa d’atto, anche un atto di umiltà, mi sento di suggerirtelo, perchè è un atto dovuto ad una piazza che tu hai potuto apprezzare nel suo più sincero atto d’amore: stare accanto a una squadra fallimentare, condotta da dirigente fallimentari. Non dimenticarlo mai questo, perchè non lo ritroverai da nessun’altra parte.

Conscio che tu non hai nè i soldi di uno sceicco nè quelli di un cinese, apprezzavo le tue idee. Alcune brillantissime. La scelta di alcuni collaboratori ad esempio, la visione ambiziosa, la voglia anche di intraprendere un business grazie al Verona, che non significa però fare mercimonio ma solo ricavare profitti dopo adeguati investimenti.

Ancora mi chiedo perché hai interrotto quel percorso, cosa ti sia mai saltato in mente di scassare quella struttura che semmai aveva solo bisogno di un’aggiustatina, non certo di una rivoluzione che ha disgregato quanto di buono fatto in questi anni e che ti è stato abbondantemente e ritengo giustamente riconosciuto.

Hai ancora un po’ di tempo per dimostrare che non sei il solito mercante venuto a Verona per fare il solito affarone sulle nostre spalle. Ma dopo questo campionato il credito che ti eri guadagnato e quindi il tempo a tua disposizione per dimostrare il contrario si è quasi esaurito.

Io spero, nel profondo del mio cuore di tifoso, perennemente innamorato del Verona, che tu riprenda la via diritta, quella strada che avevi tracciato e che ci avrebbe portato in breve verso l’Europa in pochi anni. Ma devi farlo in fretta, cacciando chi ha creato questo disastro, riprendendo gente fidata, collaboratori pronti a buttarsi nel fuoco per il Verona. Non puoi più sbagliare Maurizio, perchè questo, se non te ne sei accorto, è stato il peggior anno di sempre in serie A e non un episodio isolato. Anche le bugie, come le chiacchiere, ora stanno a zero.

Buon lavoro e forza Verona!

CLAMOROSAMENTE LA PIU’ BELLA STAGIONE DI SEMPRE

Chi sbaglia paga. E magari chiede anche scusa. Chi sbaglia non può avere una seconda chance. Chi sbaglia deve andarsene. Avesse un minimo di dignità, darebbe le dimissioni.

E’ una regola che dovrebbe valere ovunque, nel calcio, dove il risultato è il supremo giudice, ancora di più. Confermare chi ha retrocesso il Verona, buttato nel cesso milioni di euro, svalutato la squadra è una follia.

Bigon non è il principale responsabile di questa sciagurata retrocessione. E’ uno dei responsabili. La sua inerzia, il suo basso profilo, che ben si addicevano alle manovre di Gardini, sono stato il propulsore verso la cadetteria. E’ il prodotto della faida interna al Verona, sposata dal presidente Setti. Il suo staff non ha aggiunto nulla. Il mercato di gennaio ha indebolito ancora di più la squadra. Bigon non ha dato una linea, non ha imposto una regola nello spogliatoio, ha sempre tirato la pietra e nascosto la mano.

Troppo facile così. Ora, grazie al ricco contratto, tiene in ostaggio Setti che non può, per mero calcolo economico cacciarlo.

Mi auguro che questa immensa farsa finisca in fretta, che Setti, quello vero, ritorni in fretta a Verona e mandi via questo suo fratello gemello, confuso e perdente.

Torneremo con la solita dignità e la solita passione a giocare a Ferrara e probabilmente a Benevento. Grazie a Gardini, Bigon e ai favolosi ideatori delle maglie giallofluo. E’ clamorosamente la più bella stagione di sempre.

IN CADUTA LIBERA

Mentre il Chievo ci ha fatto capire che poca cosa era il Frosinone, il Verona continua la sua caduta libera. Ormai questo campionato se n’è andato, c’è poco ancora da chiedere e da dire.

Sarebbe bello, ma forse troppo nobile, che qualcuno di questi signori desse le dimissioni, ma sarebbe appunto troppo nobile e troppo alto.

Sarebbe anche bello che il presidente Setti decidesse di parlare, ma dopo tre giorni dall’invito publico che gli ho fatto non ho ricevuto nessuna risposta. Non la deve a me, sia chiaro: la deve ai tifosi del Verona. Sarebbe bello parlasse e ci spiegasse che cosa ha intenzione di fare il prossimo anno, perchè su questo (campionato), c’è poco da dire: ha sbagliato tutto. Il che rende anche più facile, per lui, prendere delle decisioni. Basta che faccia il contrario di quello che ha fatto negli ultimi quindici mesi e sicuramente farà meglio di adesso. Se Setti avrà invece intenzione ancora di barare con se stesso, negando gli errori, sono certo che il peggio non l’abbiamo ancora visto.

Non è una questione economica: nessun presidente del Verona degli ultimi anni ha gestito tanto denaro certo e assicurato come Setti. Nè i Mazzi, nè Pastorello, nè Arvedi, nè Martinelli. Setti era in in una posizione privilegiata che gli era stata garantita con la promozione in serie A (merito suo) e dalle due abbondanti salvezze (ancora merito suo). Nonostante la sequela di errori, il paracadute gli garantisce un atterraggio morbido. Ma non indolore. Ha scelto gli uomini sbagliati e il Verona ne ha pagato pesantemente le conseguenze. Non può più sbagliare.

Ora in B ha ancora “one shot” per non rovinare tutto. Un solo colpo. Non lo può fallire. O fallirà.

PEGGIO DEL PARMA FALLITO

Per far capire quanto enorme sia il disastro sportivo vi consegno un dato: l’anno scorso alla giornata numero 33, il Parma, fallito e praticamente senza dirigenza aveva in classifica 16 punti. Ma il Parma era penalizzato di sette punti, quindi la sua “vera” classifica sarebbe stata di 23 punti. Uno in più di questo vergognoso Verona in cui la presunzione non finisce mai e dove gli alibi continuano a campeggiare. E mentre la “fuga” dirigenziale continua, dopo l’addio di Giovanni Gardini, il padre di questo scempio, probabilmente se ne andrà anche Bigon.

Setti non parla, aspetta la fine del campionato, ma la sua voce sarebbe importantissima in questo momento. Nemmeno il presidente del Real Madrid aspetta fine campionato per commentare un momento del genere. Offro al presidente, tramite Telenuovo, un’ampia platea televisiva. Venga a parlare, a spiegare a rispondere alle domande della gente.E soprattutto venga a spiegare come intende ricostruire il Verona. Con Bigon e Gardini che continua a farsi sentire da Milano? Con questi fallimentari dirigenti? Con altri, magari amici di questi? Con Toni? Con o senza Mandorlini che ha ancora un anno di contratto? Quando vuole, ma il più presto possibile. Questo è un invito pubblico, spero non cada nel vuoto.

Stasera ha chiamato a 91′ una telespettatrice. Emozionata e arrabbiata per lo scempio sportivo compiuto, è scoppiata in lacrime. E’ stato un momento toccante, tra i più emozionanti che io abbia mai vissuto durante una mia trasmissione televisiva. Quella signora è l’emblema di tutta la tifoseria, di chi il Verona lo sente dentro, di chi si sente tradito. A questa gente, alla signora Susi in lacrime, Setti deve rispondere.

Un’ultima cosa: Delneri con le sue scelte oggi si è rimangiato tutto. Della sua filosofia calcistica non resta niente. Questo suo Verona non sa più di nulla. Non è lui il colpevole principale, ma in questo fallimento ci ha messo anche del suo. Ha appoggiato per esempio una campagna di gennaio che invece di rafforzare la squadra l’ha indebolita, tesa solo a fare cassa. E poi l’assurdo tiramolla con Toni e Pazzini, corredato da fantasiose motivazioni tecniche. Fossi in lui rassegnerei le dimissioni. Sarebbe un atto di dignità. Ed oggi ce n’è molto bisogno nel putrido stagno che è diventato il Verona.

GRANDE E’ LA CONFUSIONE…

“Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”. E al Verona la confusione è enorme. Gli errori sono come le ciliegie: uno tira all’altro. Ricapitolando: il fiore all’occhiello del mercato, Giampaolo Pazzini, arriva a Verona con un contratto quinquennale, sponsorizzato dal compagno di squadra Luca Toni e dal procuratore comune: Tullio Tinti.

Anche Andrea Mandorlini è rappresentato da Tinti e sebbene non abbia nessuna intenzione di far giocare assieme i due, dice sì all’operazione. Il miglior acquisto va così a sedersi in panchina, perché lì c’è Toni e Bigon, il ds, dice che il 32enne è un acquisto fatto per il futuro. Poi quando Pazzini potrebbe giocare perché Toni si fa male, si infortuna pure lui.

Quando però torna, Mandorlini continua con il 4-3-3 anche se gli interpreti del ruolo sono logori e mezzi rotti. il Verona fa sei punti in 14 partite, sbaglia la gara con il Frosinone (in campo Toni, Pazzini in panchina, dentro solo nel secondo tempo…), Mandorlini viene cacciato e arriva Delneri. Il discorso programmatico del baffo di Aquileia è chiaro e va dritto a sbattere sugli zebedei di Mandorlini: Pazzini e Toni possono giocare assieme. Tiè.

Dopo qualche tentativo andato a vuoto, finalmente la coppia dell’anno è pronta a spaccare il mondo per salvare il Verona. Poi succede però che il Verona perde contro il Carpi e Luca Toni, amareggiato dice la sua. Cioè che la squadra è scarsa e che non merita la A. Solitamente chi crea scandalo è sempre chi si accorge che il re è nudo, e infatti Toni da quel momento è escluso. Per scelta tecnica, dice la motivazione ufficiale, anche se l’addetto stampa, fa trapelare ad un giornalista che c’è una verità che solo la società custodisce. Ovviamente la frase, pronunciata ad un giornalista, viene rettificata, anzi no. Nella stessa dichiarazione di smentita si spiega anche che il virgolettato non è stata concordato. Due smentite, in fondo, è meglio di una. E vabbè.

Intanto c’è il Napoli e Toni non c’è. Ma guai a parlare di caso. Toni viene paragonato da Delneri a Furman e a Romulo, due ufo che transitano in questo momento in riva all’Adige. Ma il bello è che anche il vice Toni, il 32enne arrivato per il futuro, cinque anni di contratto, fiore all’occhiello della campagna acquisti resta in panchina, perchè lì gioca Gomez che, come tutti sanno è un centravanti nato.

Il Verona ne incassa tre e in pesantissimo ritardo, dopo tutti i torti arbitrali subiti (ma forse non si poteva andare contro all’Inter del dg Gardini e alla Lazio dell’amico Lotito…) tira fuori la questione arbitrale. Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente diceva il buon Mao. Che teorizzava appunto la Rivoluzione. La stessa che speriamo Setti stia preparando al Verona.

TONI UBER ALLES

Può darsi che siano state le parole durissime e amarissime pronunciate dopo il Carpi, oppure che sia tutto concordato. Nei fatti il Verona ha vinto senza Luca Toni da cui era stato dipendente per due anni. L’esclusione del bomber fa discutere, non può essere altrimenti. Non m’importa qui sapere chi ha ragione, se ha vinto la linea di Delneri e se questa linea sia stata concordata a pranzo con Setti. Anche il ruolo di Luca Toni viene ridimensionato. Da uomo simbolo, trascinatore, capitano a semplice giocatore.

Forse, ed è l’unica considerazione che mi sento di fare in questa vicenda, doveva sempre essere stato così. Il problema di Toni, magari anche per un peccato di generosità, è stato quello di essere andato oltre i suoi compiti. Ha occupato degli spazi che la società gli aveva lasciato forse per mancanza di personalità, forse per mero calcolo (che ottimo ombrello poteva essere…).

Toni ha così fatto la balia, il consigliere del presidente e del precedente tecnico, l’uomo con le chiavi dello spogliatoio, non si muove foglia che Toni non voglia, tutto meno che il bomber che era quello che serviva al Verona. Un potere che stava dilagando verso il futuro, dove non si può sapere se Toni sarà ancora un campione anche come dirigente o solo uno dei tanti mediocri ex che si mettono dietro ad una scrivania. L’errore è stato non arginare il Toni factotum.

Toni doveva pensare a giocare, a segnare, a recuperare come aveva fatto nei due anni precedenti, finendo nei libri di storia. Con il suo carisma, la sua professionalità, la sua esperienza, che andavano usati e non ab-usati.

Invece abbiamo saputo di un Toni procuratore (“ha portato lui Pazzini”), di un Toni che decide le sorti del tecnico (Mandorlini resta, anzi no), di un Toni che decideva tempistiche degli allenamenti e persino il recupero degli infortunati, e che alla fine, travolto da tutte queste responsabilità, eccessive anche per uno come lui, si è  lasciato andare ad uno sfogo che, sebbene pronunciato con sincerità, non può appartenere al ruolo di un capitano.

Toni è stato vittima, forse inconsapevole, forse cosciente, del suo gigantismo. C’era lui perché nel Verona non c’erano dirigenti in grado di decidere. E questa è anche la triste storia di questa stagione.

E’ VERO: UN’ANNATA STORTA CI STA. MA NON QUESTO DISASTRO

Dice Setti: un’annata storta ci può stare. Può anche essere vero. In effetti può succedere di retrocedere all’ultima giornata con 39 punti e due risultati su tre a disposizione. Successe al Verona e Pastorello fu crocifisso per quello.

In quindici anni, da quando è arrivato alla serie A, il Chievo ha avuto una sola annata storta. Anche lì una retrocessione a 39 punti all’ultima giornata con due risultati su tre da cogliere.

Questa però non è un’annata storta. Due sole vittorie in tutto l’anno, una lunga, incredibile sequenza di errori, dirigenti che abbandonano la nave a metà, le parole di Toni, gravissime, non sono un’annata storta. Ricordando, oltretutto, che si sta retrocedendo nella stagione in cui sono arrivate in serie A Carpi e Frosinone che parevano due morbidi cuscini su cui dormire sonni tranquilli. Questa non è un’annata storta, è semplicemente un disastro.