LA SINDROME DI FONZIE

C’era solo una parola che Setti doveva pronunciare oggi: scusatemi. Poi ci sta tutto. L’annata storta, gli errori sul mercato, la buona fede. Il presidente ha fatto capire invece che avrebbe rifatto tutto. Riconducendo le colpe di questa stagione agli infortuni. Setti però non è riuscito, come Fonzie, a dire quella parolina. Ha giustificato gli errori suoi e del suo staff. Ha dato la colpa alla sfortuna. Ha solo detto, che forse, doveva esonerare prima Mandorlini. Ci ha ripetuto che abbiamo lo scouting più importante d’Italia. Tranne poi dire che non si sa chi prendere a gennaio.

Le scuse erano dovute. Come atto di umiltà e anche di umanità. Perché avrebbero ammesso che il Verona è ultimo in classifica per una serie di errori e non per il fato avverso. Se si continua su questo tasto, lo dico oggi che siamo a gennaio, giustificando tutto quello che è successo con l’argomentazione del destino cinico e baro, andremo incontro a molte amarezze in futuro.

Il Verona non è passato dall’essere una delle rivelazioni del campionato ad una squadra con il peggior record negativo della storia solo per colpa del diavoletto che ci ha messo la coda. Ci è arrivato perché in primis Setti ha toccato violentemente gli equilibri della società, sbagliando poi le scelte successive. E’ mancata un figura forte nello spogliatoio e uno che lo facesse ragionare sul mercato. Sono mancate le idee vincenti delle stagioni scorse, quell’attenzione a tanti piccoli particolari che fanno la differenza.

Mi dispiace: questo Verona non è migliorato in nulla: ha fatto le più brutte maglie della storia, non ha attenzione ai propri tifosi, nemmeno quando sono fatti denudare, è ultimo in classifica, ha gestito gli infortuni con dilettantesco agire (che fine ha fatto per esempio la convenzione con l’Uls di Treviso? Perchè rivolgersi ai medici di quella città?). Non aiuta di certo aver saputo che quello che era il colpo di mercato (Pazzini) era destinato alla panchina (sic), mentre su Viviani, l’altro oneroso acquisto è meglio soprassedere tanto oscura e misteriosa è la vicenda, quanto chiare sono le poi le dichiarazioni: semplicemente da luglio Viviani aveva la pubalgia e aver puntato (solo) su di lui in questo stato e a quel prezzo è stata una follia. La chiave è tutta qui e voler ancora una volta negare tutto ciò, è un brutto segnale. Il rischio di commettere gli stessi errori è dietro l’angolo.

Prendiamo di buono l’impegno di Setti: “Faremo una squadra competitiva anche in serie B” e “Non faremo la fine del Parma”. Non è molto, ma ci contiamo.

FALLIMENTO

I miracoli non sempre succedono. Delneri ci ha provato, ma il Verona che gli era stato lasciato in eredità sembrava uno paziente di ER. L’encefalogramma non è piatto, ancora. C’è anche un filo di battito cardiaco. La speranza si sa è l’ultima a morire. Delneri ha dato al Verona coraggio, gioco, intensità. Ma il Verona non segna e un errore dietro lo fa sempre. Non meritava di perdere nè con l’Empoli nè oggi con il Palermo. Ma ha perso e ora la situazione è disperata. Questo è il peggiore Verona di sempre in serie A e cercare di dare la colpa solo alla sfortuna è cercare di sfuggire alle proprie responsabilità.

Setti e Gardini ne hanno di enormi. Hanno purtroppo toccato equilibri sottilissimi, hanno giocato al piccolo chimico, l’intruglio che hanno creato è diventato una bomba che ora gli è esplosa in faccia. Ne hanno fatto le spese prima Sogliano, poi Mandorlini, adesso Bigon. Non si scherza con queste cose e le valutazioni errate coperte da pretesti a raffica, ancora prima delle sparate (“E’ la miglior stagione di sempre”) si pagano caro.

Setti ha peccato di presunzione. E’ nel suo carattere ma non sarebbe male si cospargesse il capo di cenere. Lui non ha inventato il calcio, aveva solamente creato un’ottima organizzazione societaria (non mi smentisco certamente) che poi ha contribuito a distruggere. Ognuno era complementare all’altro e il Verona aveva ottenuto grandi risultati.

Poi qualcuno (Gardini) non è più rimasto al suo posto, il presidente ha cambiato valutazioni, la società è diventata una polveriera. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ripeto: questo è il peggiore Verona di sempre in serie A, Mandorlini è stato silurato dopo avergli costruito la “squadra più mandorliniana di sempre” (meno male allora che prima non era stato così…), Bigon fa persino tenerezza. Così si è mandato allo sbaraglio anche un bravo allenatore come Gigi Delneri, forse la miglior scelta di questa dirigenza (ma ricordo che la prima scelta di Gardini era stato Corini, fermata a furor di popolo), sebbene a tempo scaduto e quando i buoi erano ormai scappati dalla stalla. E’ evidente che dopo l’inevitabile esonero di Mandorlini, la società non si è compattata attorno al nuovo tecnico.

L’ultima settimana, quella più importante del campionato, non ha visto uno straccio di dichiarazione della società a sostegno di Delneri e del suo lavoro; ma non solo: a parte Emanuelson arrivato dopo l’addio di Rafa Marquez,  non ha agito sul mercato ed ha iniziato a parlare con lo Spezia di una possibile cessione di Moras, creando un clima destabilizzante all’interno dello spogliatoio.

Ora si tratta solo di salvare la dignità. Poi toccherà a Setti.

ULTIMA SPIAGGIA (E SPERIAMO CHE LA SABBIA NON SIA FINITA)

Tante cose non mi sono piaciute in Juve-Verona. Non m’è piaciuto il secondo tempo. Troppo blando con il solito problema della tenuta fisica. Non m’è piaciuto Siligardi che non riesce a essere un valore aggiunto nonostante Delneri gli stia dando fiducia e continuità. Naturalmente bisogna parlare anche di Calvarese che s’è inventato una punizione assurda quando la gara era ancora viva. Il gol del 2-0 è sua responsabilità, ma anche i nostri difensori ci hanno messo del loro.

M’è piaciuto invece Pazzini. Solo un super Buffon gli ha tolto la possibilità di esultare, ma al di là della pregevole giocata, il Pazzo è stato dentro la partita fino all’ultimo. Wszolek, pur con tutti i suoi limiti, è uno che si sbatte, Ionita rischia di diventare l’unica vera plusvalenza di questa squadra. Bene anche Gollini. Il ragazzo sta crescendo in mezzo ad un mare di difficoltà.

Arriva il Palermo che solo le sciocchezze di Zamparini hanno posto in zona salvezza. Ora il presidente rosanero ha richiamato Iachini, ma nel frattempo ha venduto Luca Rigoni che era il fidatissimo di Iachini.

E’ l’ennesima ultima spiaggia. L’incredibile sequenza di errori della società ha prodotto il peggior Verona di sempre in serie A. Non era mai successo che a questa giornata il Verona non avesse mai vinto. Si rischia la serie B, ma anche l’onta di un record negativo che non ha paragoni. Aver giocato con la squadra e gli assetti societari come Topolino nell’apprendista Stregone ha ridotto il Verona in questo stato. Dare la colpa alla sfortuna e agli infortuni è un alibi che non si può sentire. Le responsabilità di chi ha diretto la baracca è enorme. Voler girare la testa da un’altra parte sarebbe l’ennesimo fatale errore. I responsabili ci sono. Spero pagheranno per questo scempio.

ADDIO 2015

Si chiude il 2015: a trent’anni dallo scudetto di Bagnoli (voto 10 per sempre), il Verona ha cambiato i colori sociali. Dal gialloblù (voto 10 e lode) si è passati al nero-fluo (voto 0) o per dirla alla Roberto Puliero (voto 10 alla carriera di radiocronista, 8 per quella di attore che qualche volta si è “sprecato”) al nero-verdevomito fluo (sempre voto 0). La dirigenza (voto 7 per i primi tre anni di gestione, 0 per questo) ha banalizzato la questione che era già affiorata negli anni precedenti. Quest’anno però ha passato il limite sbagliando anche la prima maglia (con le righe della Juve Stabia). Tra l’altro maglie che portano sfiga, visto come vanno le cose dal punto di vista sportivo.

Neanche Luca Toni (voto 9) sembra più in grado di fare miracoli, mentre Mandorlini (voto 4) è stato esonerato dopo aver avvallato tutte le scelte: dal sì a Pazzini (voto 4) alla sopravvalutazione della vecchia guardia. Ricordare ogni tre giorni in un’intervista che lui ha un contratto ancora di un anno e mezzo e che la sua testa è ancora al Verona, non aiuta Delneri (voto 8 per come ha cambiato mentalità alla squadra) né il Verona nella corsa verso la salvezza. Poichè è ancora un tesserato, pare strano che possa parlare così a ruota libera senza che la società (Gardini dove sei?), dica nulla.

Bigon (voto 3) ha pesanti responsabilità  ma ha comunque un merito: ci ha sempre messo la faccia, anche nei momenti più duri (voto 8). Il cerino che Gardini (voto 2) gli ha messo in mano rischia di bruciarlo. Il mercato di gennaio potrebbe essere il suo personale riscatto. Ma le colpe, è bene dirlo, non sono tutte sue.

Setti (voto 3) invece ci rimetterà un sacco di soldi. Gli errori si pagano, se poi sono seriali (perserverare diabolucum est…) rischi di fare un capitombolo da cui non ti rialzi più. Si rassegni: non è il miglior anno della sua gestione. Speriamo ritorni presto il Setti visionario di qualche anno fa (voto 8). Altrimenti sono guai seri.

E’ stato l’anno dell’addio a Sogliano (voto 8 per quanto fatto a Verona, ingiudicabile a Carpi, incomprensibile per la scelta di Genova) e quello del turista Marquez (voto 10 alla carriera, 3 per l’esperienza veronese). L’uscita di scena del messicano  è stata pessima, l’ultimo atto di un’avventura che non lo ha mai visto coinvolto fino in fondo. Un peccato. Addio anche a Saviola (voto 10 per la professionalità) eccezionale esempio di campione che ha accettato la panchina e che ha risposto sul campo quando lo facevano giocare.

Una sola immagine per chiudere: il gol di Toni contro il Sassuolo nello scorso campionato (voto 10 e lode). Portiamocela nel cuore e speriamo che il 2016 (anno bisesto…) sia un po’ migliore. Buon anno a tutti.

 

 

PALLA A BIGON

Finisce l’anno, il Verona non riesce a vincere, la squadra denuncia limiti oggettivi, figli degli errori estivi. La stagione ha avuto dei connotati disgraziati, ma la sfortuna ha solo evidenziato alcuni equivoci. Se si vuole sperare nella salvezza bisogna a dare a Delneri gli uomini giusti e valide alternative.

Il nuovo allenatore ha avuto il merito di “allargare” la rosa, attingendo anche nei serbatoi che Mandorlini aveva dimenticato. Non è sufficiente. Bisogna inserire qualità in questa squadra, bisogna avere idee di mercato, bisogna anche allargare i cordoni della borsa.

Questo è il primo vero mercato che Bigon è chiamato a fare. Ora potrà far vedere la validità del suo (costoso) staff, unita alle capacità di scouting. A occhio e croce il Verona ha bisogno di un paio di esterni (destra, sinistra), di una punta giovane, di un portiere (se Rafael partisse). Non sarà facile convincere gente di qualità a venire in una squadra con un piede in B. Ma si può fare. Basta avere credibilità e denaro.

Iturbe è rimasta una chimera, se ne già andato ed è un peccato perchè il ds ci ha davvero provato fino all’ultimo. Ma quella non era un’idea di mercato, era solo un’opportunità.

Bigon deve rimediare a una sequenza pazzesca di valutazioni sbagliate. Non ultima la disastrosa condizione fisica in cui versa la squadra, figlia di allenamenti a bassa intensità. Non è tollerabile per un tifoso scoprirlo ora. Non lo doveva essere a maggiore ragione per un dirigente che ha lavorato a stretto contatto con il precedente allenatore. Aver messo per mesi la polvere sotto il tappeto non ha contribuito a pulire la casa. Anzi. Ora il liquame è sotto gli occhi di tutti. Meno cene e più allenamenti, Delneri pare essere di questa idea.

Bigon deve inventarsi un miracolo anche per non compromettere del tutto la sua carriera, perchè anche lui non può permettersi un altro fallimento dopo quello napoletano. E’ il suo momento. Suo, non di Gardini che lo ha portato qui e che probabilmente ha contribuito a creare questa disastrosa situazione. Assieme a Delneri può salvare il Verona. Io ci credo ancora.

LUCE A SAN SIRO

La notte è ancora buia e fredda. E’ cambiato solo che oggi a San Siro si è accesa un piccola lucina. Magari serve a poco ma almeno si distinguono i contorni, qualche viso amico, qualche faccia conosciuta.

Era ora. Anche un punticino fa morale, soprattutto se conquistato in questo modo. Solo Mihajlovic ha visto un’altra gara, ma lo capiamo: potrebbe essere anche essere stata la sua ultima panchina al Milan, doveva cercare qualche alibi per spiegare perchè la squadra che ha speso più soldi questa estate avesse pareggiato contro l’ultima in classifica.

Piuttosto c’è da chiedersi se il Verona la poteva vincere. E la risposta è sì. Ovvio che non si può chiedere a Delneri tutto e subito: cambio di mentalità, bel gioco, gol e risultati. Il vecchio vizio del braccino corto con conseguente arretramento è rispuntato nell’ultimo quarto d’ora. Si può concedere dopo quattro sconfitte di fila e un totale sbandamento. Ma tantissimo è stato fatto. Non ho memoria di un allenatore che senza neanche beneficiare di una sosta abbia cambiato così faccia e ritmo al Verona. Delneri ha fatto un lavoro incredibile sia a livello tattico sia a livello di motivazioni.

Mi pare diventato molto saggio, ma anche molto carico. Senza aver perso lucidità. Credo che abbia meditato molto sulla sua carriera nel tempo che è rimasto fuori e che abbia metabolizzato anche gli insuccessi. In mezzo a tanti errori, questa di Setti è stata la miglior mossa della stagione. L’avesse fatta prima il Verona non sarebbe in una penosa condizione. Ora tocca al presidente difenderla fino in fondo perchè se c’è una chance di salvezza questa passa solo attraverso il gioco che Delneri ha portato. Purtroppo è andata così, ora bisogna solo guardare avanti e dare a al Verona e al suo tecnico tutti i rinforzi di cui necessita.

L’OSSERVATORIO (ASTRONOMICO)

Avevano detto: fatti la tessera del tifoso, non ci saranno più trasferte vietate. Era il 2009 o giù di lì, c’era Maroni al ministero dell’interno. Ci hanno schedati tutti, tifosi e anche giornalisti. Hanno messo i tornelli, entrare allo stadio è diventata una delle cose più complicate che ci sono. In nome dell’Hellas Verona e per l’amore che hanno sempre avuto nella loro squadra (ma anche credo, per far scoppiare le contraddizioni di quella tessera) i tifosi gialloblù si fecero quel pezzo di carta.

Essendo l’Italia un paese ameno in cui una legge è aggirabile come una rotonda su una tangenziale, eccoci alla vigilia di Milan-Verona. E ancora non si sa se i tifosi del Verona a San Siro potranno andarci. Anche se hanno la tessera del tifoso. La decisione deve prenderla l’Osservatorio (notate come anche la semantica abbia un suo fascino in questo paese), un organismo che forse è dotato di telescopio per vedere le cose più nitidamente dal pianeta Marte dove è stato ubicato.

Indiscrezioni riferiscono che la trasferta sarà vietata, ufficiosamente per quello che è accaduto a Frosinone. Il che non sta né in cielo né in terra. Se qualcuno ha sbagliato a Frosinone, deve pagare, ma perché devono pagare tutti? Una scorciatoia per evitare problemi?

L’Osservatorio, intanto “osserva” e speriamo deciderà. Magari prima di domenica alle 15. Così, solo per rispetto dello stato di diritto. Esiste ancora su Marte?

COLTIVARE LA SPERANZA MENTRE TUTTO VA MALE

Come fare a coltivare la speranza a sei punti, in fondo alla classifica con il Carpi, penultimo che adesso, terminata la gara con il Milan, è addirittura staccato di quattro lunghezze? E’ un esercizio che solo i più ottimisti, i più fedeli, o forse solo i più folli, possono fare. E allora proviamoci. Il Verona rivitalizzato dall’incredibile cura Delneri, è apparso tutto d’un tratto una squadra, dopo quattordici partite in cui era apparsa un assembramento variegato e con poca qualità.

Quali interrutori abbia toccato Delneri non si sa, ma si sa che il suo calcio ha prodotto la migliore gara della stagione. Ma zero punti. Questa è la verità tragica che dobbiamo accogliere e che purtroppo non sposta di una virgola la nostra classifica. Delneri non si è appellato alla sfiga che è una prerogativa dei deboli e sinceramente sarebbe stato l’unico a poterlo fare visto quanto prodotto (e sprecato) dal Verona. Ha invece cercato di dare fiato a tutto quanto di buono ha visto e che è oggettivo per tutti (o quasi…). Se solo il Verona avesse cambiato prima, forse il disastro sarebbe meno evidente e meno doloroso…

Ma, solitamente, dietro al gioco, alla lunga arrivano anche i risultati. Il calcio, materia bastarda quanto semplice, offre qualche volta una seconda chance, speriamo l’abbia anche Delneri, che non ha raccolto niente al debutto, sciupando quell’effetto talvolta benefico del cambio di panchina. Sarebbe sciocco e deleterio se ora la squadra smettesse di seguirlo, perché il tentativo in realtà merita un lavoro più profondo, visto quanto fatto in una manciata di allenamenti. Stasera il Verona è virtualmente retrocesso e negarlo sarebbe illudere la gente.

Ma poiché ci sono ancora molte gare da giocare e la squadra che ha perso con l’Empoli ha giocato bene, provarci non costa niente. Senza contare l’onore e la dignità di una tifoseria calpestata dagli errori dirigenziali. Ci sarà tempo per parlarne. A Milano non abbiamo mai vinto, il Carpi ha fermato il Milan e “miracolo a San Siro” è anche un bel titolo per un film natalizio. Di quelli che ti scaldano il cuore e coltivano la speranza.

PIANO RAGAZZI, UN WINCK NON FA PRIMAVERA…

Capisco che la notizia sia ghiotta: a segnare, al debutto sulla panchina del nuovo allenatore, è il giocatore che l’altro tecnico non ha mai nemmeno preso in considerazione.

C’è da scriverci un libro. Ma purtroppo la rete di Winck non è una rondine. E non fa primavera. Il Manifesto Programmatico di Gigi Delneri è evidentemente completamente opposto a quello di Mandorlini. Lo si è capito bene. Ma il Verona che ha giocato con il Pavia è stata l’identica cosa. Non per colpa di Delneri, sia chiaro. Ritmo basso, poche idee, molta confusione.

S’è visto veramente poco di quello che Delneri vorrebbe dalla sua squadra. Forse solo qualche timido tentativo della difesa di alzarsi velocemente. Il resto è stata noia. E mortale anche.

Dico ciò non per spegnere gli entusiasmi. Ma solo per far capire che servirà tempo (che purtroppo non c’è) alla squadra per digerire il Delneri pensiero. Servirà un impegno supplettivo da parte di tutti, tanti allenamenti (noto con piacere che la squadra si è allenata ieri, giorno della partita e si allenerà anche oggi), un po’ di pazienza.

L’impresa che Delneri ha davanti è titanica. Deve cambiare pagina, fare risultato, ma deve farlo, stretto tra un impegno e l’altro. Nemmeno da sottolineare la follia societaria in questo senso.

Intanto apprezziamo i giovani lanciati in squadra che possono dare delle scelte in più e il gol di Winck che Mandorlini non considerava pronto. Per ora altro non c’è.

L’IMPRESA CHE ATTENDE DEL NERI

Gigi Del Neri ha detto un sacco di cose di buon senso. Ha parlato di Toni e Pazzini che possono coesistere assieme, ha parlato di una difesa che deve restare fuori dall’area, ha detto che contro le grandi tanto vale giocarsela, perché a stare tutti indietro si perde lo stesso, ha parlato dell’intensità degli allenamenti e del recupero degli infortunati.

Come manifesto del suo pensiero è stato perfetto. Il problema è che Del Neri arriva in una situazione compromessa in cui non c’è spazio per la progettualità nè tempo per applicarla. La tardiva risposta della società ha prodotto questa situazione e solo un miracolo ora può permettere al Verona di salvarsi. Del Neri ha giustamente parlato di un cammino che deve essere di oltre un punto a partita, cioè un andamento da Europa League o giù di lì.

Lo scherzetto del biennale a Mandorlini e il nuovo contratto a Del Neri, costerà a Setti un paio di milioncini, per non parlare di quanto costerebbe una serie B, tra svalutazione del parco giocatori, crollo degli introiti dei diritti televisivi, necessità di allestire comunque una formazione molto competitiva. Setti, non c’è dubbio, si starà morsicando la lingua ripensando alle dichiarazioni fatte su Sogliano e ai soldi spesi in passato. Rispetto alla montagna di denaro che dovrà metterci, quelle erano pinzellacchere. Ma vabbè. Toccherà a lui a fine stagione, valutare con la stessa ferocia con cui ha trattato l’ex ds, l’attuale dirigenza.

Ora bisogna pensare al Verona. Del Neri è un tecnico che ha fatto cose eccezionali, proponendo un calcio innovativo e spregiudicato. I concetti che ha espresso in conferenza stampa sono sempre quelli e sono in completa antitesi con quello che è stato il calcio di Mandorlini. Ma appunto sono concetti. E al Verona invece servono i punti. Se i pensieri si traducono in rimonta, allora l’Hellas si salverà.